Anche se le delegazioni talebane e le istituzioni umanitarie occidentali stanno negoziando per alleviare le sofferenze del popolo afghano, ormai l’Afghanistan è uscito dai media, anche perché siamo ora pressati dalla crisi Ucraina, la quale ci coinvolge assai più della sorte di un popolo povero, lontano ed estraneo. Ed è proprio il concetto di estraneità a guidare un libro appena uscito, di cui ho avuto notizia dal sito italiano di cultura islamica https://www.laluce.news/, dove è presente anche una scheda dell’autore, Sabri ben Rommane, attivista dei diritti musulmani ed editorialista. Il libro si può acquistare via Amazon. L’autore parte dal lavoro di inchiesta del giornalista del Washington Post Craig Whitlock, che negli Afghanistan Papers “rivelano la portata del terrorismo neo-colonialista occidentale”. Si analizzano dunque gli episodi cruciali dell’invasione dell’Afghanistan, rievocandone fatti e protagonisti. Di noi italiani si parla comunque solo in due punti: quando ci è stato affidato il compito di costruire un moderno sistema giudiziario (pag. 13) e a pag. 36, dove si parla della cattura nel 2011 di un esponente di Al-Qaeda da parte dei nostri incursori, episodio già noto (nome a parte) perché descritto in Caimano 69, un libro scritto da un nostro incursore e che ho analizzato su questa rivista nell’ottobre 2020.
Tornando al libro: Islam a parte, sembra di rileggere quei volumetti di controinformazione degli anni ’70 del secolo scorso, dove il “vero” terrorismo era quello dello Stato e del neocolonialismo. Ma a parte questo, il vero limite del libro è di analizzare soltanto documenti americani peraltro già noti (correttamente elencati da pagina 131 a 138), Interessante sarebbe stato leggere anche la documentazione prodotta dai talebani e dalle altre forze di resistenza afghana, che sicuramente esiste e sarà anche accessibile a chi conosce quella gente e ne condivide lingua e religione. Certo, in vent’anni niente ha funzionato: troppi civili uccisi per sbaglio, faide interne sfruttate con cinismo, un fiume di soldi finito nelle mani sbagliate, una ricostruzione civile condotta con criteri estranei alla mentalità locale, la pretesa di governare dal centro un paese enorme e arretrato, tollerare abusi di ogni genere, creare dal nulla un sistema giuridico in una tradizione tribale, investire miliardi in quello che si è dimostrato in assoluto l’esercito peggiore del mondo, costruire infrastrutture delegandone ad altri la realizzazione, appoggiare una classe dirigente corrotta e in fondo pronta quanto i Signori della guerra a venire prima o poi a patti coi talebani. Che tutto questo nel libro sia filtrato e analizzato attraverso una visione islamica può aiutarci ad entrare nel cervello degli altri, ma in fondo poco aggiunge alla realtà dei fatti: quando l’obiettivo è poco chiaro o viene cambiato in corso d’opera e a tutto questo si somma l’ignoranza culturale, i risultati sono comunque impossibili. L’autore giustamente nota che l’Afghanistan è comunque un paese islamico e che per loro saremo sempre degli Infedeli che non capiscono la cultura e la mentalità locale. Su questo argomento è difficile dargli torto. Ma è improprio persino parlare di colonialismo: almeno quello tradizionale gestiva in proprio le risorse, le operazioni militari e la costruzione delle infrastrutture, mentre in Afghanistan (ma anche in Africa) si è alla fine appoggiata una classe di potere lontana dalla gente, corrotta e incapace ma indispensabile per garantire un equilibrio in realtà precario. E i risultati si sono visti: anche se l’autore sembra considerare i talebani “compagni che esagerano”, essi non venivano considerati degli estranei dagli afghani.
Dalla rabbia e l’orgoglio all’umiliazione e la sconfitta. Come gli Afghanistan papers di Craig whitlock rivelano la portata del terrorismo neo-colonialista occidentale
Sabri Ben Rommane
Autopubblicato
Prezzo online: 9,99 €
EAN:9791221001150
ISBN:1221001159