Un Futuro dietro ad un Muro

Agli inizi del Novecento l’Ostiense non era la zona continuamente sull’orlo del degrado, ma era la naturale estensione dell’industrializzazione intrapresa nel vicino Testaccio e si protendeva verso Ostia.

Orti e vigne cominciarono a far posto a fornaci e laboratori artigianali, venne edificato il complesso dei Magazzini generali e grazie alla linea ferroviaria nazionale la fornitura delle materie prime era agevolata, mentre il collegamento su rotaia con Ostia rese il litorale consueto luogo di villeggiatura per i romani.

Sulla via Ostiense trovarono sede l’Anglo-Romana Gas, oggi l’Italgas, con il gasometro e la collocazione di una delle prime centrali elettriche che fornirono energia a Roma.

L’Ostiense, con lo spostamento dell’industrializzazione degli anni Trenta a san Lorenzo, diventa un’area non del tutto marginale al progetto del nuovo quartiere Eur e comincia l’edificazione delle diverse tipologie di case popolari.

L’edilizia popolare nell’area tra il gasometro e via del Porto Fluviale era più “popolare” di quella del Testaccio compreso tra via Marmorata e piazza santa Maria Liberatrice, ma più rifinita di quelle abitazioni intorno all’ex Mattatoio. Mentre i palazzi all’inizio della via Ostiense esprimono una dignità piccolo borghese. In questo contesto di comunità che abitava dove lavorava, nel seguito degli anni, si sono edificati palazzoni senza carattere, spingendo gli inquilini, quando hanno un impiego, ben lontani dall’Ostiense, superando il Testaccio e san Paolo.

Del progettato porto fluviale rimane l’omonima via e tutte le attività produttive che proliferavano tra la Piramide e la basilica di san Paolo fuori le Mura, a cominciare dagli anni ’90, furono sostituite da locali della vita notturna e spazi per iniziative culturali.

Un quartiere dedito alla produzione e al commercio che si trasforma per dare slancio alla cultura oltre che allo svago, con la conversione dei numerosi edifici in sedi della Terza Università e la Centrale termoelettrica della Montemartini nel Polo Museale, valorizzando il territorio già ricco di testimonianze storiche e artistiche con la presenza dell’omonimo sepolcreto e dell’affascinante complesso conventuale della basilica di san Paolo fuori le Mura, sovrastato dalla Garbatella, uno degli esempi di città giardino, realizzata negli anni ’20, come realtà urbanistica autonoma che costella la periferia di un tempo.

Tante energie in campo, ma l’Ostiense appare sempre un progetto incompiuto come l’interminabile cantiere che dovrebbe trasformare il complesso dei Magazzini Generali nella Città dei Giovani. Un progetto che ha subito vari rimaneggiamenti, compreso quello della cancellazione degli studi d’artista.

I Mercati Generali all’Ostiense si trasformeranno invece nella Città dei Giovani per ospitare una mediateca, delle strutture dedicate allo sport e ai sapori multietnici, per fare pendant con la Città delle Arti all’ex Mattatoio del Testaccio da una parte e la Città del Gusto dall’altra.

Anche il ponte pedonale delle Scienze è lì, sospeso sul Tevere in attesa di essere utilizzato come provvidenziale collegamento tra l’Ostiense e Marconi. Il ponte colma una lacuna all’interno del tessuto edilizio, una “ricucitura” tra le due zone della città per collegare la riva della Casa dello Studente con l’Università, la zona dello shopping di viale Marconi con quello dell’intrattenimento e della cultura.

Un collegamento che, oltre a facilitare una scelta ambientalista con le piste ciclabili, amplierà la platea dei fruitori del Teatro India, magari completando la riqualificazione dell’ex fabbrica della Mira Lanza assegnata da tempo all’Accademia di Arte Drammatica, e della multisala cinematografica, promuovendo anche il mistico enorme spazio della Città del Gusto che la pubblicazione del Gambero Rosso da anni ha dedicato ai diversi aspetti della gastronomia.

Un ponte che darà un nuovo significato alla conoscenza e all’opportunità di aprire un nuovo ingresso al complesso museale della Montemartini.

Gloriose prospettive che vanno a scontrarsi contro la mancata urbanizzazione dell’area industriale degradata nascosta dal muro che ostruisce l’accesso dal ponte alla via Ostiense.

Ora questa zona di Roma potrebbe recuperare la dignità di quartiere e uscire dall’isolamento nel quale la carenza di corse del trasporto pubblico su gomma lo ha relegato, mentre il trasporto su rotaia non gode la dovuta pubblicizzazione attraverso la segnaletica.

Il recupero di una dignità coinvolge anche la nuova destinazione d’uso dell’ex Cinodromo di Ponte Marconi, diventando in parte un deposito per tram anche se non si è ancora pensato al tracciato delle rotaie, e l’ex Air Terminal Ostiense in un ennesimo mega centro commerciale.

A caratterizzare l’odierna Ostiense nel suo vivere e interagire con gli abitanti è l’impegno estetico che una serie di writer si sono dati da fare per far uscire dall’anonimato le facciate del quartiere, decorandole con graffiti e stencil. Un impegno visivo in gran parte sviluppato nell’area tra la via Ostiense e il Tevere come il complesso di proprietà del demanio e in parte occupato dalla comunità Fronte del Porto che ha trasformato gli edifici abbandonati dell’aereonautica in un’occasione d’incontro e di vita, mentre la parte strettamente adibita a deposito è stata affidata alla Comunità di sant’Egidio per il suo mercato della città eco-solidale.

Facciate degradate che avevano perso ogni ricordo della loro tinteggiatura originale stanno vivendo una nuova giovinezza, se non fossero per le numerose vetrate “sconnesse”, con il racconto pittorico e multi cromatico che di giorno in giorno si arricchisce di nuovi elementi. Raffigurazioni surrealiste affiancano i frammenti di un immaginario urbano, ritratti di personaggi come Gramsci o Wojtyla s alternano ad astrazioni geometriche.

Graffiti che non hanno nulla a che vedere con gli sgorbi di firme per esaltare l’egocentrismo nel segnare il territorio, oltre a non comunicare nulla al passante.

 

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