Sulle tracce di una Repubblica dimenticata

 

 

Il bel museo delle memorie repubblicane inaugurato da un paio d’anni all’interno di porta San Pancrazio, corredato dalla cronistoria degli eventi dell’assedio francese del 1849, era il necessario promemoria per chi pur romano di nascita (ahimè!) ignora o trascura uno degli episodi più straordinari del nostro ormai negletto e declassato Risorgimento. Nei fatidici giorni del Giugno 1849 invece si consumò il sacrificio bello e inutile (se mai poi è inutile il sacrificio di chi muore per la libertà) di centinaia di giovanissimi volontari venuti da ogni parte d’Italia e d’Europa agli ordini di Garibaldi per difendere la bella utopia di una giovane Repubblica moderna e democratica.

Molti nostri concittadini che tra “footing” e “picnic” godono la bella villa Pamphili poco sanno di quei giorni gloriosi e dei fatti d’armi che proprio lì si svolsero. Proviamo allora a rifar quattro passi sulle tracce di quei giorni lontani, una doverosa archeologia patriottica consumata in poche centinaia di metri. Entrando a villa Pamphili dall’ingresso principale vediamo troneggiare subito sul colmo della collina il mastodontico arco dell’architetto Busiri—Vici: pochi sanno che esso fu eretto sulle rovine del cosiddetto Casino dei Quattro Venti, una specie di forte Alamo perduto, ripreso e riperduto dai volontari repubblicani assaliti dai battaglioni francesi del generale Oudinot (accorsi a ripristinare il potere temporale di Pio IX intanto fuggito a Gaeta). Esiste una rarissima foto dell’epoca dove si vede l’antica palazzina ridotta tra fori di proiettili e cannonate a una specie di ragnatela muraria. Si deve dire che l’assalto notturno di sorpresa dei francesi si attuò penetrando da una breccia nel muro di cinta della villa più o meno all’altezza dell’odierno largo Grigioni, poco prima della piazzetta del Bel Respiro. Così pochi sanno che l’attuale porta di San Pancrazio, restaurata a suo tempo dal pontefice rientrato sulla sua Cattedra, è risorta sulle rovine della porta letteralmente crollata a forza di cannoneggiamenti sulla testa dei volontari garibaldini. Poco distante, sulla destra della porta d’ingresso, più o meno dove oggi è l’Accademia americana, era un terrapieno detto della Montagnola dove era acquartierata una batteria d’artiglieria che prendeva di mira i francesi che da villa Pamphili assalivano la porta, principale punto di forza delle mura gianicolensi. Gli artiglieri della Montagnola, si narra, si sacrificarono fino all’ultimo uomo quando furono aggrediti alle spalle dai francesi che nel frattempo erano penetrati da un’altra breccia (ancora oggi visibile dal tracciato dei mattoncini bianchi nel muro di cinta ricostruito) nell’attigua villa Sciarra. Poi sempre lì, in quei pochi metri, tra porta San Pancrazio e villa Pamphili, oggi residenza del Grande Oriente massonico,i resti della famosa villa del Vascello, eroico avamposto dei bersaglieri di Giacomo Medici, spina nel fianco all’irrompere dei francesi. Difficile immaginare l’impeto di quei giorni memorabili lungo quella strada oggi intasata dal traffico e dalle costruzioni di Monteverde laddove era solo, fuori dalle mura, campagna e vegetazione. Non bastano come muto promemoria i bianchi e cadaverici busti degli eroi disseminati sul Gianicolo o qualche palla di cannone rimasta incastrata qua e là.

Oggi forse si dovrebbe soccorrere la memoria di eventi così clamorosamente eroici eppur dimenticati con l’ausilio di spettacolari illustrazioni magari filmiche, un pò sulla traccia di queste improbabili rievocazioni pseudo storiche oggi in voga molto criticabili ma che con la pratica digitale dilatano ed eccitano l’immaginazione delle nostre platee. E qualcosa di simile è stata fatta, in piccolo, sulle pareti del rinnovato Museo della Repubblica Romana, a San Pancrazio, dove appaiono e si succedono personaggi ed eventi di quei giorni indimenticabili. Infine, promemoria lapidaria e preziosa, il testo integrale della Costituzione Repubblicana che lucidamente precorreva in quei tempi di repressione una società invece democratica e tollerante, è letteralmente inciso sul parapetto della passeggiata del Gianicolo, poco distante dall’enorme statua equestre di Garibaldi. Testo che varrebbe la pena di rileggere per intero per capire per cosa e per chi allora si lottava e si moriva: una specie di magnifico sogno, che di sogni spesso vive la migliore umanità, sogni poi che qualche magnifico pazzo realizzerà!

01 Roma da Conoscere Sulle tracce di una Repubblica dimenticata Arco dei Quattro Venti Il 3 giugno del 1849 garibaldini e francesi si contesero il possesso di villa Corsini01 Roma da Conoscere Sulle tracce di una Repubblica dimenticata Arco dei Quattro Venti villa1001 Roma da Conoscere Sulle tracce di una Repubblica dimenticata Porta san Pancrazio Porta_San_Pancrazio_Rome

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