Come fantasmi provenienti da un remoto passato appaiono nella Villa Caffarelli una novantina di reperti facenti parti della grande Collezione Torlonia. Questa raccolta ha una storia interessante, complessa e talvolta oscura.
I Torlonia, di origine francese, giunsero a Roma nella seconda metà del ‘700 ed esercitarono il commercio e soprattutto l’attività bancaria; questa si rivelò particolarmente lucrosa a fine secolo, durante l’occupazione francese, quando tasse, confische ed estorsioni costrinsero le famiglie nobili romane e i grandi ordini religiosi ricchi di terre, palazzi ed opere d’arte ma non di denaro contante a svendere buona parte del loro patrimonio. Ed i Torlonia che disponevano invece di grande liquidità acquistarono di tutto: titoli nobiliari, tenute, ville ed un gran numero di opere d’arte pittoriche e scultoree; entrarono così in possesso di un cospicuo numero di reperti archeologici romani, ceduti da altre famiglie, e molti altri ne acquisirono promuovendo scavi sistematici nei terreni di loro recente proprietà.
A metà ‘800 avevano la più grande raccolta archeologica privata e costruirono in via della Lungara, vicino a Porta Settimiana, un edificio apposito destinato ad accogliere l’imponente collezione. Nel frattempo i Torlonia si erano inseriti tra la più eletta nobiltà romana acquisendo, nei vari rami, i titoli di Principi di Civitella Cesi, del Fucino, di Poli e Guadagnolo. Il Museo Torlonia non era aperto al pubblico e soltanto studiosi, amici e poche persone selezionate dalla famiglia avevano occasione di visitarlo; tale situazione si protrasse fino agli anni ’60 del XX secolo quando i Torlonia decisero di valorizzare la loro proprietà trasformando il museo in una serie di mini appartamenti di gran pregio.
Il mondo culturale dell’epoca si scatenò in un’epica lotta per impedire il misfatto ma i Torlonia con la complicità o l’ignavia dell’allora Amministrazione Comunale tirarono dritto, effettuarono la trasformazione e celarono la collezione in qualcuna delle loro proprietà. Nella primavera del 1992, presso il Palazzo delle Esposizioni, si tenne una mostra dal titolo “Invisibilia”; erano esposte opere scarsamente visibili perché in depositi o in raccolte private e tra loro appariva una selezione di marmi Torlonia. Nel catalogo poi era presentato un progetto di futura esposizione di parte della collezione in vari piani del Palazzo Giraud Torlonia in via della Conciliazione. A fine mostra i reperti sono tornati nei loro “ascosi recessi” e sui marmi Torlonia è sceso nuovamente l’oblio che ora si dirada con l’apparizione di una novantina di marmi nella mostra a loro dedicata.
Le opere esposte sono bellissime e perfette anche perché in parte provengono dalla raccolta Cavaceppi un abilissimo scultore del tardo ‘700 specializzato nel restauro delle statue romane danneggiate secondo il gusto dell’epoca che prediligeva opere perfette da utilizzare per arredamento di interni e giardini. La mostra è stata organizzata dal Ministero e dal Comune con allestimento a cura di David Chipperfield Architects; i Torlonia con il supporto di Bulgari hanno provveduto al restauro di molte statue. L’esposizione è articolata su cinque sezioni che ripercorrono le vicende storiche che hanno permesso il formarsi della collezione.
Si inizia con il Museo cioè con i primi lotti acquistati ad inizio ‘800 e costituenti il nucleo originario ospitato in via della Lungara, seguono i reperti rinvenuti negli scavi nelle varie proprietà, le statue ottenute con l’acquisto di Villa Albani e della collezione Cavaceppi, l’acquisizione della raccolta dei Principi Giustiniani ed infine opere sparse provenienti da raccolte formatesi nel Rinascimento.
La mostra è conclusa scenograficamente da un tavolo con il piano in porfido antico su cui è esposto il primo esemplare fotografico del catalogo della collezione Torlonia. Grandi sono gli entusiasmi destati dalla mostra ma cosa succederà alla chiusura? Dovremo aspettare altri trenta anni per rivedere qualcosa?
Marmi Torlonia
Dal 14 ottobre 2020 al 29 giugno 2021
Roma
Musei Capitolini