ALZA LA VOCE

Io sono la voce di chi non ha voce

Insieme per difendere i diritti delle donne in Medio Oriente e Nordafrica

Dall’inizio del 2011 migliaia di donne sono scese nella piazze dei paesi del Medio Oriente e del Nordafrica per chiedere libertà e diritti.

Migliaia di donne vengono imprigionate, condannate, torturate, fatte tacere. Perché donne.

Nelle piazze della “primavera democratica” migliaia di donne hanno preso parola, spesso assumendo la leadership delle proteste. Forza ispiratrice del cambiamento, queste donne hanno sfidato – e continuano a sfidare – vecchi e nuovi regimi repressivi per difendere i diritti umani e promuovere le riforme e l’uguaglianza.

Come Nasrin Sotoudeh, avvocata iraniana, incarcerata per aver difeso un oppositore. Razan Ghazzawi, siriana, blogger, perseguitata per aver scritto contro il governo. Salwa Husseini, egiziana, torturata per aver manifestato. Sheima Jastaniah, condannata in Arabia Saudita a 10 frustate per aver guidato da sola un’auto.

Per aiutare a dar voce a chi non ha voce si può inviare un sms al 45509 per dona 2 euro ad Amnesty International.
Le donazioni ricevute consentiranno ad Amnesty International di proseguire nel 2013 la sua principale campagna globale, sui diritti umani in Medio Oriente e Nordafrica, attraverso il potenziamento delle missioni di ricerca nei paesi della regione, il lancio di campagne su temi o paesi specifici, la promozione di appelli per salvare la vita di persone a rischio di tortura o di morte, le pressioni sulle assemblee incaricate di scrivere le Costituzioni e di adottare leggi per porre fine alla violenza sessuale e formare le forze di polizia al rispetto delle donne.

Hanno pagato e stanno pagando a caro prezzo questa loro coraggiosa lotta per i diritti umani.

Nei paesi in cui non c’è stato un cambio di potere, le donne continuano a subire una forte pressione, persino aumentata a causa del loro protagonismo. Tra questi, la Siria, dove tra la popolazione civile, principale vittima del conflitto armato, le attiviste sono prese di mira perché denunciano o perché chiedono notizie dei familiari in carcere o scomparsi dopo l’arresto. In Arabia Saudita, da settembre 2011 le donne possono votare e candidarsi alle elezioni municipali, ma non possono viaggiare né avere un lavoro retribuito, non possono avere un’istruzione superiore né sposarsi senza l’autorizzazione di un uomo. In Iran, attiviste, giornaliste e blogger sono in carcere perché hanno difeso i diritti delle donne, pubblicato un articolo o rilasciato un’intervista. In Bahrein, tra gli attivisti colpiti per il loro lavoro in difesa dei diritti umani ci sono diverse donne.

In quei paesi in cui nuove autorità sono salite al potere, i diritti delle donne sono messi a rischio da forze politiche che mirano a mantenere la loro subordinazione e, in alcuni casi, ad aggravare la discriminazione di genere, come in Tunisia o nell’Egitto del post Mubarak, dove attiviste, studentesse e giornaliste straniere subiscono violenze e molestie sessuali.

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