Tutti gli articoli di Alessandro Borghesan

La via verso se stessi

Millie è una giovane ragazza dal passato triste e burrascoso messa ai margini di una società che sembra non notarla. L’unica salvezza che lei vede a questo suo status è la finestra aperta del suo appartamento in fiamme che Millie non esita a cogliere “al volo”, anche se proprio quel volo ha degli esiti del tutto inaspettati. Che direbbe se al suo risveglio in ospedale le venisse offerta l’opportunità di ricominciare? Di rifarsi una vita?

Il signor Mike è invece un homeless con un passato da soldato. Qualcosa lo ha spinto a disertare dall’esercito fino a portarlo a vivere nel portone di un palazzo laddove altri senzatetto mirano ad avere il suo “comodo” angolino riparato. Qualcuno sembra riuscire a soffiarglielo e il Signor Mike si ritrova senza un luogo dove dormire e, peggio, con alcune lussazioni in varie parti del corpo. Penserebbe mai che una buon’anima gli si presentasse con una proposta di lavoro adatta alla sua persona?

Mariette è una moglie, una madre e, soprattutto, un’insegnante. Quel che è peggio però è che Mariette è stressata da un marito dittatore, dai figli menefreghisti e da alcuni alunni indisciplinati, talmente indisciplinati che uno di loro si prende uno schiaffo che lo fa cadere dalle scale, e a tirarglielo è proprio la sua maestra. Mariette ha raggiunto il limite e ha bisogno di cure per ritrovare se stessa. Si aspetterebbe forse di trovare molto di più in sé dopo queste cure?

Tre storie destinate ad incrociarsi in questo romanzo intitolato “l’Atelier dei miracoli” scritto dall’autrice francese Valèrie Tong Cuong. Un incrocio voluto da un benefattore di nome Jean Hart, un altro personaggio del libro e proprietario dell’Atelier, che si è posto degli obiettivi nella vita: rimettere in sesto gli altri e far riscoprire il proprio valore alle persone che lo hanno smarrito. Come tutti però anche lui ha i suoi misteri, i suoi scheletri nell’armadio, e l’autrice ha delineato per questo personaggio una personalità ambigua, a volte preoccupante, come se tutto ad un tratto il romanzo dovesse cambiare di colpo il corso degli eventi… come in effetti fa, ma a in modo forse imprevisto.
E i tre protagonisti? Anche per loro Valèrie Tong Cuong ha costruito un passato e un presente problematici, diversi per ognuno di loro ma simili nel destino che li accomuna, ovvero quello di ritrovare dei valori, dei principi di vita e una personalità che sembra scomparsa.
Ma per far ciò l’ostacolo più duro da superare è, come sempre, la verità, una verità che perseguiterà ogni protagonista fin dall’inizio della storia, compreso Jean che è poi la chiave di tutto.
I valori che l’autrice vuole esaltare in questo romanzo sono senza dubbio nobili, ma i mezzi utilizzati dal Centro di recupero per raggiungere certi obiettivi non sembrano del tutto “onesti”. La fragilità dell’animo umano è nota a tutti, ma Valèrie Tong Cuong vuole dimostrare come le vie e i risvolti che possono ridare dignità e amor proprio ad una persona siano a volte le più inaspettate. L’Atelier dei miracoli è un viaggio introspettivo nell’animo umano che ha lo scopo di analizzarlo fin nel profondo dove forse risiedono quelle risposte in noi stessi che a volte fatichiamo a trovare.
La domanda da porsi allora è: quale sarà mai il metodo utilizzato nell’Atelier?

Libri l'Atelier 9788867154821_latelier_dei_miracoli******************************

Titolo: L’Atelier dei miracoli
Autrice: Valèrie Tong Cuong
Edizioni: Salani (Collana Romanzo), 2014
P. 215
Traduttore: R. Fedriga

Disponibile anche in ebook
http://www.valerietongcuong.com/

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Una ruota che gira

Nel 2012 gli amanti del fantasy ebbero un assaggio delle straordinarie innovazioni sul genere, proposte da Joe Abercrombie grazie al suo romanzo The Heroes pubblicato in Italia dalla casa editrice Gargoyle. Oggi per tutti coloro che sono stati catturati da quel romanzo è possibile assaporare l’universo originario che lo scrittore britannico ha creato con la trilogia, da cui The Heroes è derivato, intitolata La prima legge.

L’opera è una serie fantasy-epica che si discosta nettamente dai canoni a cui la maggior parte degli scrittori del genere sono soliti attenersi, dove i sogni ad occhi aperti di bellissime principesse e le gesta eroiche di maestosi cavalieri sono sostituiti da violente e sanguinose battaglie e da guerrieri sfregiati, spietati e disposti a tutto. Una storia imprevedibile dove si accavallano le avventure dei protagonisti e dove nulla è lasciato al caso, seppur molte cose sembra vengano accantonate senza motivo. I tre romanzi che la compongono si intitolano Il richiamo delle spade, Non prima che siano impiccati e L’ultima ragione dei re. La storia si suddivide nei tre libri seguendo una linea temporale di circa un anno e in breve questo è quanto accade:

Nel mondo circolare il grande regno conosciuto come l’Unione dopo anni di pace e prosperità si trova preso tra due fronti di guerra: al Nord c’è l’esercito degli Uomini del Nord comandato da Bethod, auto proclamatosi Re del Nord e deciso più che mai ad invadere l’Unione e a prenderne possesso; mentre al Sud c’è l’imperatore dei Gurkhul che si è posto il medesimo obiettivo. Il Re dell’Unione, colui che dovrebbe guidarla alla vittoria, in realtà non è altro che un fantoccio nelle mani di politicanti avidi di potere e senza scrupoli. Ma tra loro c’è una voce che torna dal passato per ergersi sopra tutti, quella del Primo Mago Bayaz che per la buona sorte dell’Unione è ben deciso a seguire la sua strada con tutti i mezzi e i sacrifici necessari. Non è però lui il protagonista (con beneficio del dubbio) ma altri personaggi che, ognuno a suo modo, si ritroveranno coinvolti nelle macchinazioni sue e dei politicanti. Tali personaggi sono anche coloro a cui l’autore si è affidato in quello che sembra essere il suo stile di narrazione nel raccontare i fatti in metodo POV.

Il primo di questi è Logen Novedita detto il Sanguinario, un temibile guerriero conosciuto in tutto il Nord e una volta campione di Bethod, una volta appunto e ora? Il secondo in ordine di comparsa è Sand Dan Glokta l’inquisitore storpio dell’Unione, un tempo il miglior guerriero dell’esercito caduto purtroppo nelle mani dei Gurkhul che devastarono il suo corpo rendendolo ciò che è diventato. Come non sentirsi poi affascinati dal Capitano Jezal Dan Luthar? Il bel cavaliere, brillante e fiero nella sua armatura ma, a tutti gli effetti, un codardo. Collem West patisce invece la sua non appartenenza alla nobiltà compensandola però con degli ottimi risultati nell’esercito, a volte anche imprevedibili. Dal lontano Nord arrivano Mastino e i suoi compagni Nominati, prima combattenti al servizio di Bethod insieme a Novedita, poi allontanati dal Nord senza tanti complimenti e ora in cerca di una nuova bandiera sotto cui combattere. E le donne? Una sola, Ferro Maljinn, una temibile guerriera dalla pelle nera proveniente dal Sud, con il volto sfregiato e con un odio spropositato nei confronti dei Gurkhul. La sua moneta di scambio è la vendetta contro il loro imperatore, un prezzo che una sola persona è in grado di pagare.

Dagli occhi di questo arcobaleno di personaggi per nulla assimilabili ai soliti protagonisti belli, coraggiosi, valorosi e di sani principi, la storia prende forma come un puzzle da una parte all’altra del Mondo Circolare. Non meno caratteristici sono i personaggi secondari che affiancano i protagonisti e che l’autore ha creato e dettagliato con cura offrendo loro notevole visibilità.

C’è qualcosa in questa trilogia da molti considerata la migliore nel suo genere degli ultimi anni, che colpisce particolarmente oltre ai personaggi e alle battaglie cruente rese nei minimi dettagli (quando la trama lo richiede) e questo qualcosa è quel comune denominatore che unisce le sorti di ogni elemento di cui l’opera si compone. Tutto sembra stato costruito come una ruota che gira, dove il destino di ognuno è già stato tracciato da altri ben prima che la guerra scoppiasse e che le strade si congiungessero, un destino che sembra riportare tutti al punto di partenza.

Joe Abercrombie ha innegabilmente dato vita ad un innovativo concetto di fantasy con un opera in grande stile e di enorme contenuto, per la quale molti auspicano una trasposizione cinematografica. Può darsi che alcuni trovino difficoltà ad apprezzare una storia così particolare dove mancano gli stereotipi tipici del genere ma, con una variante nella chiave di lettura, l’autore sembra aver pensato anche a loro (involontariamente)…

Una cosa direbbe infatti Logen Novedita… Ma detta da lui fa più effetto perciò è meglio non rubargliela. Quindi, se vi va, scopritela.

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Titolo:

Il richiamo delle spade

Non prima che siano impiccati

L’ultima ragione dei re

Anno: 2013, 2013, 2014

Pagine: 679, 703, 811

Autore: Joe Abercrombie

Editore: Gargoyle (collana extra)

Traduttore: B. Tavani

Scrittore britannico con un passato nella produzione cinematografica Joe Abercrombie ha raggiunto un ormai indiscusso successo con le sue opere sia in Italia che all’estero. In madre patria è in uscita il primo libro di una nuova trilogia mentre in Italia dal 30 aprile in libreria è disponibile il secondo spin-off della trilogia qui recensita intitolato Il sapore della vendetta.

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“A volte ritornano”: Federico Fellini

Racconto o sceneggiatura? Non è chiaro in quale tipologia di opera collocare questo “dattiloscritto” di Federico Fellini come lo presenta Augusto Sainati che ne ha curato l’adattamento letterario. Per essere corretti (o quasi) si può dire che è nato sceneggiatura ed è finito racconto. Poco meno di 60 pagine trovate senza copertina ma segnate dall’inconfondibile (per gli esperti) scrittura di Fellini, in una scatola donata da Tullio Pinelli al sopracitato Sainati, nella quale oltre a questo inedito si trovavano numerosi altri documenti legati alla coppia Fellini – Pinelli e finiti per lungo tempo nel dimenticatoio.

Il motivo per cui tra i tanti incartamenti proprio questo abbia colpito il curatore non tarda a venire a galla: il suo aspetto un po’ anonimo e una rapida analisi dei contenuti hanno sollevato in lui non pochi quesiti in merito all’abbandono di questo progetto a cui, a suo dire, non mancava proprio nulla per compiere il passo finale verso la produzione cinematografica. Quesiti che sembrano trovare una risposta esauriente in alcune lettere trovate e nel libro inserite, che la produzione italiana e quella americana si sono scambiate dopo aver letto il progetto dei due autori.

Sainati ha rilevato in esse una sorta di eccessiva “americanizzazione” della sceneggiatura che troppo si discostava dalle idee di un giovane Fellini che, seppur non ancora affermato, dimostrava già una certa fermezza su suoi lavori. Non meno importante è il motivo per cui tale opera non figuri in nessuna delle biografie felliniane, nessuna menzione in nessun testo, ma questo è un mistero destinato a rimanere irrisolto.

Per fare maggiore luce su questo inedito cominciamo con il soggetto: nei sobborghi di una Napoli di fine anni ’40 che ancora porta le ferite di guerra vivono due “scugnizzi” (come li chiama Fellini), poveri e orfani che campano arrabattandosi in mestieri di strada che a malapena bastano per un boccone di pane. Carmine e Celestina, questi i loro nomi, dopo una serie di avventure non proprio positive si ritrovano a bordo di una nave americana prossima a salpare verso il nuovo continente; i due seppur in clandestinità decidono di cogliere al volo l’occasione per fuggire dalla loro città natale verso quel sogno americano chiamato New York. Le loro speranze però verranno presto smorzate dalla realtà di una città per loro immensa e di una società nuova in cui non è facile inserirsi e dove solo il buon cuore di alcune persone potrà salvarli da un triste destino.

Ci sono due frasi all’interno del testo che colpiscono particolarmente, specialmente perché dette da due bambini la cui età non è specificata ma che probabilmente si aggira intorno ai dieci anni.

Carmine sostiene infatti che: “Prima quando ci steveno gli americani, allora c’era da faticà pè tutti… Ma adesso gli americani se ne sono andati… e simme tanti a Napoli, simme troppi…” e Celestina avvalora questa tesi dicendo: “Jammocenne, jammo int’America, a Napoli non ci voglio tornare chiù”. Bambini vissuti quindi, bambini i cui occhi hanno visto abbastanza in una città devastata che altro non promette loro che fame e povertà, alimentando nei loro cuori il desiderio di scappare in cerca di qualcosa di più, e quel qualcosa è rappresentato da quel continente che per tutti (allora come oggi) è noto come il paese delle opportunità.

Napoli – New York è una storia toccante scritta da un simbolo o forse è meglio dire dal simbolo del cinema italiano: Federico Fellini, aiutato ovviamente dall’inseparabile amico Tullio Pinelli. L’analisi di Augusto Sainati evidenzia come i punti chiave e le linee guida di tutti i film nati dalle loro menti siano presenti anche in questa sceneggiatura che purtroppo non ha avuto la buona sorte di arrivare sul grande schermo. Fortunatamente non tutto è perduto e se non al cinema perlomeno grazie all’immaginazione è possibile ricreare tutta l’avventura vissuta dai due giovani scugnizzi figli del geniale duo che ha fatto la storia del cinema italiano.

 

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04 Libri Napoli New YorkTitolo: NAPOLI – NEW YORK. Una storia inedita per il cinema

Autori: Fellini Federico, Pinelli Tullio

Curatore: Sainati Augusto

Casa editrice: Marsilio (Collana Gocce)

Anno: 2013

P. 157

Prezzo: € 12,00

Disponibile anche in ebook

http://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/3171674/napoli-new-york

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Centomila in Uno

La fantasia non ha limiti e questo è un dato di fatto, ma la creatività che certi scrittori sono in grado di sfoderare è talvolta disarmante. Nora K. Jemisin dà credito a questa tesi scrivendo un romanzo intitolato “I Centomila Regni” dove a sorprendere non solo è la trama avvincente, ma anche le capacità descrittive di questa esordiente autrice che tra personaggi, ambientazioni e colpi di scena ha dato vita ad un nuovo universo fantasy di alto livello. Centomila regni tutti amministrati da un’unica capitale chiamata Sky o meglio, dal palazzo sito nella capitale, che la protagonista Yeine Darr descrive in questo modo:

“Sopra la città, più piccolo ma anche più luminoso, con il colore perlaceo dei suoi livelli oscurato a tratti da nuvole di passaggio, c’era il palazzo, chiamato anch’esso Sky.”

Questa lucente e “celestiale” costruzione che, dalle accurate descrizioni fornite, piccola non sembra affatto, è anche il luogo dove si svolgono quasi tutti gli avvicendamenti che vedono coinvolti i protagonisti e per sottolineare quanto bello esso può apparire nella mente del lettore l’aggettivo “celestiale” non può essere più azzeccato. Tanto grande e tanto ricco di misteri. E qui si arriva alla storia. Yeine Darr è una giovane capo clan orfana di entrambi i genitori che, un bel giorno (non tanto bello per lei), viene invitata a raggiungere il grande Sky dal nonno Dekarta Arameri, niente meno che il re dei Centomila regni, per informarla che è stata scelta come erede al trono. Eredità che dovrà conquistarsi in una lotta senza esclusione di colpi con i due cugini Scimina e Relad, anch’essi designati per la successione. Altri nemici però si annidano nell’ombra perché dentro quella mura si nascondono i segreti sulla morte di sua madre, oltre ad una miriade di sorprese celate dietro ad ogni angolo, come ad esempio certi soggetti alquanto “divini” che abitano il palazzo e con cui Yeine entrerà in contatto. La giovane e indifesa ereditiera verrà messa alla prova con emozioni mai provate prima e fino ad allora inimmaginabili, e scoprirà delle verità su sé stessa che sconvolgeranno molte sue convinzioni ma, soprattutto, la sua vita futura.

Romanzo d’esordio per la scrittrice americana N.K. Jemisin, primo di una trilogia intitolata “The Inheritance Trilogy”. Prima parte il cui finale fortunatamente non lascia grandi quesiti tali da creare una dolorosa attesa per il seguito, offrendo ai lettori l’opportunità di godersi la prima storia nella sua integrità. Notevole come anticipato è l’ambientazione creata che offre immagini mozzafiato di una palazzo nel cielo e di personaggi talmente ben descritti da poterne quasi vedere i lineamenti del volto, per chi un volto ce l’ha… Il profilo caratteriale dei protagonisti è un altro punto di forza della storia, laddove personalità forti si alternano ad altre più deboli o meglio, più ambigue, in un susseguirsi di scambi di battute che portano il lettore ad un coinvolgimento pressoché reale (o ultraterreno).

Nel panorama editoriale attuale, dove il genere Fantasy è ormai tra i più venduti grazie anche alle innumerevoli trasposizioni televisive che molti romanzi hanno la fortuna di ottenere, è piacevole trovare in mezzo ai “Best sellers” e ai volti noti di altri autori opere di artisti nuovi come N.K. Jemisin. La scrittrice americana, dopo una lunga gavetta fatta di racconti brevi raccolti in antologie multi-autore, è riuscita a raggiungere il mercato che conta con un romanzo ricco di buoni contenuti che ha tutte le prerogative per aprire la strada all’autrice verso uno stabile successo, come dimostrano le candidature a premi come il Nebula e l’Hugo, e i premi già ottenuti come il Locus Award e il Romantic Times Reviewers’ Choice Award. La porta per i Centomila è aperta, non resta che vedere se, anche in Italia, il romanzo sarà in grado di ottenere il successo avuto oltre oceano confermando le buone aspettative. La parola ai lettori.

 

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I Centomila Regni Cover_Icentomila_WEBTitolo: I Centomila Regni Autore: Nora K. Jemisin Anno: 2014 Traduttore: Maccotta S. Casa editrice: Gargoyle (Collana Extra) http://www.gargoylebooks.it/24-prossima-uscita/313-i-centomila-regni

P. 382 Prezzo: € 18,00 Sito ufficiale dell’autrice:

http://nkjemisin.com/

Sfida alla vita ordinaria

“Il rifiuto ad una vita ordinaria” è il tema attorno al quale il noto scrittore svizzero-tedesco Max Frisch scrisse questo racconto, perché di racconto si tratta, nel lontano 1937 ai primordi della sua carriera artistico-letteraria. Un tema che viene sottolineato, ripreso ed enfatizzato praticamente in ogni pagina, esplicitamente o con allusioni, dal protagonista e dagli altri pochi personaggi presenti.

A più di settant’anni dalla sua nascita questo libro viene pubblicato per la prima volta in Italia completo di postfazione a cura di un filologo svizzero di nome Peter Von Matt, che offre con professionalità ed entusiasmo un’analisi approfondita del testo ed i legami che esso ha con la vita dell’autore. Se il racconto già di per sé non delude in quanto a contenuti, la presenza dell’approfondimento finale si rivela provvidenziale per l’apprendimento completo di una storia che è un peccato non sia stata tradotta prima.

Come Von Matt spiega, il protagonista del libro noto per la maggior parte del romanzo come “il Viandante” è in realtà una trasposizione di alcuni avvicendamenti della vita dell’autore che nel periodo precedente alla stesura del testo segnarono profondamente la sua esistenza. Come detto prima questo Viandante tende ad evidenziare e a sottolineare in ogni suo pensiero il suo rifiuto all’ordinario, la negazione di una vita fatta di abitudini e obblighi  comuni da lui considerati solo uno spreco di tempo. Lui che il tempo a sua disposizione vuole utilizzarlo per vivere fino in fondo tutto ciò che la terra offre e che nella vita bisogna sfruttare e trasformare in esperienze uniche, da condividere con se stessi per guardare il mondo a testa alta. Ne è un esempio l’avventura narrata, dove il protagonista vuole mettersi alla prova scalando la famigerata Cresta Nord, una parete di roccia situata nelle Alpi svizzere del Canton Vallese ritenute fino ad allora un vero tabù da molti scalatori. Una prova questa che per tutti ha un unico verdetto: morte. Verdetto che lui non contempla e che è sicuro di poter smentire. Ci penserà un’imprevedibile storia d’amore con risvolti tutt’altro che scontati a tentare di fermarlo, inaspettata tanto per il Viandante quanto per il lettore.

Ma cos’è questo silenzio che spicca nel titolo? E’ un’immagine particolare quella che Frisch ha creato in merito ad esso, ovvero un silenzio che esiste, che è tangibile ma che è attraversato da suoni che lo annullano pur esaltandolo. Un concetto molto contraddittorio questo, che le pagine esprimono con chiarezza cristallina arrivando a catapultare il lettore in quell’ambiente montano fatto di ruscelli impetuosi immersi nella foresta circostante e di paesaggi che tolgono il fiato. Questa reazione sembra averla avuta anche la traduttrice, che in una nota finale intitolata “la scatola nera del traduttore” racconta in due parole il piacere provato (non meno delle difficoltà) nel tradurre questo romanzo. Romanzo tanto attuale allora quanto oggi, ragion per cui, per chi decidesse di leggerlo, la definizione “ non è mai troppo tardi” per questo libro calza a pennello.

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04 Libri Il silenzioTitolo: Il Silenzio. Un racconto dalla montagna

Autore: Max Frisch

Editore: Del Vecchio Editore (Collana Formelunghe)

Traduttore: Del Zoppo P.

P. 118

Anno: 2013

Prezzo: € 13,00

Disponibile anche in ebook

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