Tutti gli articoli di Gianleonardo Latini

Arabia Saudita: Le donne si ribellano al controllo maschile

olo-le-donne-si-ribellano-al-controllo-maschile-35938970_303Nel 1963 Lesley Gore cantava, con voce suadente e ferma, You Don’t Own Me (Tu non mi possiedi) e nel testo si ribadisce: «E non dirmi che cosa fare / E non dirmi cosa dire / Per favore, quando esco con te / Non mi mettere in mostra».

Un remissiva Mina, nel 1966, invece pubblica il 45 giri Sono come tu mi vuoi, per la tranquillità di un “sano” rapporto di abituale dipendenza.

Mezzo secolo è passato, ma non è cambiato molto nel vedere la donna come trofeo e proprietà esclusiva, ed è su questo concetto che le donne saudite hanno proposto una petizione contro la tirannica custodia maschile delle loro vite.

Un primo risultato si è avuto con il tweet del principe saudita Alwaleed Bin Talal, noto miliardario e filantropo da sempre schierato in favore delle donne, con il quale chiede di rimuovere il divieto alle donne di guidare, ma non tanto per una questione di eguaglianza, o almeno non solo per questo, ma soprattutto perché toglie forza all’economia del Regno.

Si deve calcolare l’inutile spreco di tempo e denaro che comporta olo-le-donne-si-ribellano-al-controllo-maschileall’oltre 1milione e mezzo di donne saudite nel dover raggiungere il proprio posto di lavoro con i trasporti pubblici, taxi o autisti stranieri, senza contare le volte che i parenti maschi si vedono costretti a dover prendere un permesso dal lavoro per accompagnare mogli, figlie e sorelle, per un ricovero in ospedale o una visita specialistica.

La dura risposta di Riad ai sempre più numerosi atti di sfida alla “tutela” maschile è l’arresto di una ragazza che si è fatta fotografare con abiti occidentali e pubblica l’immagine sul web.

Dall’altra sponda del Mar Rosso, al Cairo, le donne manifestano per tornare a indossare liberamente gli abiti occidentali come negli anni’60 ( né per questo le donne venivano molestate ) prima che il velo aspettasse il titolo di difensore della moralità.

È dagli anni ’70 che già la propaganda islamista consigliava l’uso del velo alle donne per proteggerle dagli sguardi indiscreti, ma il risultato stranamente è nell’aumento dei casi di violenza.

Quello del controllo è una mania che l’Oriente e l’Occidente maschilista condividono, nell’imporre o vietare il velo, senza chiedersi cosa le donne vogliano.

Un’ossessione che ha un esempio traumatico con la “cerimonia dello svelare” che il potere coloniale francese impose ad alcune donne musulmane, obbligandole a sottomettersi nel bruciare il proprio velo in una piazza d’Algeri il 13 maggio del 1958, in una sorta di “missione civilizzatrice”.

Missione che ieri era rivolta all’emancipazione delle indigene, oggi è per volerle liberare dal giogo dell’islamismo maschilista, ma cosa vogliono davvero le donne ?

La spiaggia diventa il campo di battaglia per chi vuol vietare il bikini, ma anche per gli altri che chiedono di togliere il divieto di prendere il sole in topless.

Le donne possono essere coperte o nude, ma ciò che le accumuna in Africa come nel subcontinente indiano, nelle Americhe come in Europa, è il poco rispetto che ricevono per quel che è loro dovuto, come per l’eguaglianza di genere in ogni ambito.

A woman holds a banner reading "Equal pay women/men now" as people take part in a march as part of the annual May Day workers' events on May 1, 2011 in Paris. Hundreds of thousands of people around the world attended May Day rallies today to defend workers' rights many say are under fresh attack, and to press for social justice and democratic reform. From Hong Kong to Indonesia, Moscow to Paris, protesters marched and rallied in largely peaceful demonstrations for international Labour Day. AFP PHOTO / MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

A Parigi le donne sono scese in piazza per rivendicare l’uguaglianza di salario, in Argentina manifestano contro i femminicidi non solo perpetrati nel Sudamerica, con lo slogan Ni Una Menos, olo-le-donne-si-ribellano-al-controllo-maschile-argentinaQahera l’eroina del fumetto egiziano, combatte le discriminazioni con il velo, mentre le scacchiste vogliono boicottare i mondiali di scacchi in Iran per l’obbligo che viene fatto loro indistintamente di coprirsi con l’hijab (il velo), in programma per il febbraio del 2017 a Teheran.

 

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Qualcosa di più:

Donne e Primavera araba. Libertà è anche una patente

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olo-le-donne-si-ribellano-al-controllo-maschile-argentina-fumetti-qahera

La piccola bottega dei ricordi

mostre-ateliers-a-trastevere-e-i-suoi-artistiQuando ci s’impegna nel dare uno spaccato di Roma e della sua intellighenzia è sempre difficile sapere se si può ritenerlo esaustivo, ma è più facile se si prende in considerazione solo la cosiddetta “economia emersa” e non quella “sommersa”.

C’è sempre chi sguscia tra le maglie della rete del “censimento”, anche se in un’area ben delimitata come quella di Trastevere e con lo sguardo rivolto più verso il passato che guardando al futuro, ed ecco che mancherà sempre qualcuno per rendere il panorama soddisfacente, tanto da far supporre una superficialità nel mostrare luoghi e protagonisti di una certa Roma trasteverina.

È quello che sembra sia successo con la mostra pensata da Andrea Fogli, e con una lunga gestazione, per accogliere in un grande abbraccio i frequentatori dei luoghi trasteverini.

L’iniziativa espositiva si può definire una piccola bottega dei mostre-ateliers-a-trastevere-e-i-suoi-artisti-1ricordi, nel museo, per aprirsi all’esterno in una sorta di esposizione diffusa sul territorio di Trastevere, difficile da afferrare nella sua completezza perché, ma a fiuto, tra i numerosi andirivieni, qualcuno sembra mancare.

Forse manca qualcuno perché era troppo impegnativo condurre delle indagini accurate e ci si è accontentati dei conoscenti o magari perché c’è chi ha trovato l’iniziativa vagamente vintage e ha deciso di snobbarla.

Per fare solo qualche nome su chi sembra essere scivolato tra le maglie, Anna Maria Angelucci su via Dandolo, poco prima di Daniele Luchetti che ha realizzato 12 piccoli ritratti sugli artisti romani “Dodici pomeriggi”, come anche Silvana Leonardi, Augusto Pantoni (via Emilio Morosini), Lydia Predominato |(vicolo del Cinque), Alberto e Raphael Gasparri (via degli Orti d’Alibert), Eughen (Eugenio Floreani vicolo del Bologna), Leonetta Marcotulli e Carlo Montesi (via della Lungara), ma anche Pietro La Camera che risiedeva vicino a piazza san Cosimato.

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TRASTEVERE. INTRECCI D’ARTE E DI VITA
Dal 18 novembre al 26 febbraio 2016

Museo di Roma in Trastevere

Informazioni:
tel. 060608
(tutti i giorni ore 9.00-21.00)

Orario:
da martedì a domenica
dalle ore 10.00 alle 20.00
chiuso lunedì

La biglietteria chiude alle ore 19.00

Ingresso:
intero € 6,00
ridotto € 5,00

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Marche: Arte e battaglie a suon di fisarmonica

Richiamano alla memoria i pergolati e le tavolate delle trattorie di campagna, le feste nelle piazze di paese con piadine e ballo liscio, i cori stonati dai “giri” di buon vino. È la fisarmonica: strumento che in Italia, a Castelfidardo, nelle Marche, viene prodotto ancora artigianalmente. Seguiamone le note lungo un itinerario di gran pregio.

La cittadina marchigiana dl Castelfidardo è entrata nella storia per la battaglia che in quel luogo si consumò tra le truppe piemontesi e quelle pontificie nel 1860, uno scontro di modeste proporzioni che permise alle truppe regie di avere aperta la via per Napoli, ma per i cultori italiani, e non solo, della musica popolare è la patria della fisarmonica.

Di origine viennese [di Damian, 1829], appartenendo alla famiglia degli armonium, la fisarmonica ha trovato una patria adottiva in quel di Castelfidardo, come si suol dire una ridente cittadina della provincia anconitana, in posizione panoramica, protesa verso la costa Adriatica. Della battaglia resta per la memoria dei posteri la grande opera bronzea di Vito Pardo, raffigurante il generale Cialdini a cavallo che guida i piemontesi all’assalto di un roccione, della fisarmonica le diverse fabbriche e attività artigianali per la richiesta nazionale e per quella estera. Ben presto questo strumento, che si diffuse nei vari paesi compresa l’Italia, dove è nota anche con il nome di organetto, trovò nel popolo cultori appassionati e valenti suonatori. La fisarmonica infatti si presta moltissimo alle danze popolari o per riprodurre canzonette, arie di ballo; un raro esempio nella cosiddetta musica colta si ha nel secondo atto del Wozzeck di Alban Berg.

Il più conosciuto tra i virtuosi italiani di questo strumento è stato negli anni ‘60 – ‘70 Gorni Kramer. La fisarmonica è composta di un mantice a soffietto che, azionato dal movimento delle braccia del suonatore, si riempie d’aria. Alle estremità vi sono le tastiere, così a destra come a sinistra.

Alla fisarmonica, Castelfidardo ha dedicato un museo con oltre 150 esemplari collocati in un godibile allestimento presso il Palazzo Comunale. Sono di diversa grandezza e variano anche nella forma esterna; il loro timbro è molto simile a quello dell’armonium comune. Presso il Palazzo Mordini trova invece collocazione il Museo Risorgimentale con i cimeli della battaglia. Ma Castelfidardo non è solo fisarmonica e Risorgimento. È luogo di villeggiatura e di cura, ma anche di testimonianze culturali e artistiche nel territorio. Collocata nella valletta dell’Aspio, in vista del Monte Conero, è la piccola stazione termale di Aspio Terme, con le sue quattro sorgenti di acque fredde salso-bromoiodiche, variamente mineralizzate.

Una visita a Recanati si impone, soprattutto per la Pinacoteca  dove sono conservati alcuni dipinti di Lorenzo Lotto. La cittadina è anche il luogo nativo sia di Giacomo Leopardi che del tenore Beniamino Gigli e come Castelfidardo a Recanati nascono delle “scatole della musica”, gli organetti meno ingombranti delle maestose fisarmoniche.. A pochi chilometri da Castelfidardo, verso sud-est, Loreto con il santuario mariano costruito intorno alla Casa Santa, considerata la casa di Nazareth dove Maria era nata e Gesù visse fino al trentesimo anno. Nel Museo-Pinacoteca un gruppo di opere di Lorenzo Lotto e la collezione di ceramiche da farmacia. Verso nord-ovest, Osimo con il suo duomo in romanico-gotico del sec. VIII, con il presbiterio sopraelevato e il pavimento in mosaico di tipo cosmatesco del sec. XII. Molti albi sono gli esempi ben conservati di architettura ecclesiale romanico-gotica presenti nelle Marche. 1982-marche-santurbano-bn-esterno-retro-sxA ovest di Castelfidardo c’è l’abbazia di Sant’Urbano ad Apiro, isolata sulla sponda sinistra del torrente Esitante, affluente del fiume Esino. Ancora un passo verso la Ss. 76 e si arriva alla chiesa di Sant’Elena a Serra S. Quirico, una delle più importanti abbazie sorte lungo il corso del fiume Esino. Saltuariamente utilizzata, per visitarla occorre chiedere alla famiglia che abita a fianco.

In questo 1995, anno delle celebrazioni federiciane, è d’obbligo concludere il viaggio nella medioevale Jesi, dove Federico II venne alla luce nella piazza del Duomo. In posizione dominante, con la sua cinta muraria del ‘300, Jesi riveste il ruolo di guardiana della vallata del fiume Esino.

Gianleonardo Latini
da GAMBERO ROSSO n. 44
settembre 1995 pagina 18

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Aggiornamento:

1982-marche-santurbano-portaleOra le abbazie di sant’Elena e di sant’Urbano non offrono solo due importanti testimonianze della architettura religiosa dell’XI secolo, ma anche una struttura ricettiva, proponendo un pacchetto completo per chi organizza matrimoni.

Il complesso di Sant’Urbano è da alcuni decenni di proprietà del Comune di Apiro e comprende, oltre all’abbazia, vari fabbricati, sparsi su 162 ettari, come la casa di riposo e una country house a gestione familiare che garantisce una piccola struttura ricettiva e di ristorazione, non solo per matrimoni della suggestiva chiesa.

italia-itinerari-marche-arte-1977-08-13-marche-6x6-frati-bianchi-04-ieri-oggi-copiaAnche l’eremo dei Frati Bianchi, o delle Grotte, è un luogo ristrutturato, dopo secoli di abbandono e saccheggio, tra le vittime la ricca biblioteca e l’altare di maiolica della scuola Della Robbia, trasformato in un’imponente struttura per ospitare congressi, eventi culturali, mostre e cerimonie di prestigio.

 

 

Aleppo peggio di Sarajevo

siria-aleppoÈ difficile comprendere il motivo di tanto giubilo di Damasco nell’aver riunificato Aleppo est con la parte ovest, quando le truppe che permettono ad al-Assad di imporre la sua dittatura si dimostrano baldanzose verso donne e bambini, ma dei pavidi davanti ai neri stendardi del Daesh.

Aleppo sarà di nuovo tutta sotto l’autorità di Damasco, ma Palmira, con la “ritirata” delle truppe governative siriane, è nuovamente terreno di scorrerie dei fanatici seguaci dello sceicco nero.

Sicuramente in Italia c’è chi come Francesca Paci ha interesse della sorte, con arrivo dei liberatori, di migliaia di persone, ma è certo che in parlamento non siede un solo individuo che abbia alzato la voce in difesa delle vittime.

I pentastellati o quelli della sinistra italiana, ma neanche Giuliano Ferrara e Il Foglio sempre pronti a prendere giustamente le parti delle vittime, non pensano neanche ad un sit-in silenzioso, con delle candele, davanti all’ambasciata siriana.

Le variegate truppe di al-Assad, dopo un durissimo assedio e un incessante bombardamento, si impossessano di Aleppo.

Di quella parte di città dove si erano asserragliati i “ribelli”, quell’Aleppo a est ridotta alle macerie di un cimitero di donne e bambini, di medici e insegnanti, città martoriata sulla quale l’artiglieria e l’aviazione che spalleggia Damasco ha fatto pratica di bersaglio su ospedali e scuole.

Con l’espugnazione dell’altra Aleppo le sofferenze della cittadinanza non sono finite: ora le truppe d’occupazione rastrelleranno in cerca di ogni possibile sospetto che possa essere un “ribelle”.

Se sugli adulti, uomini e donne, si può lasciare anche solo il sospetto di essere terroristi, ma quale colpa devono espiare i bambini?

La Russia, in questo desolante panorama d’incivile convivenza, avalla siria-aleppo-disegno-k2tf-u10901106824934rpc-1024x576lastampa-itse non addirittura si fa promotrice di queste azioni che è difficile non definire crimini contro l’umanità mentre  noi siamo impegnati a far sedere in parlamento delle persone capaci solo di mortificare l’Italia.

Ora stanno cercando di aprire dei corridoi “umanitari” per l’evacuazione, a singhiozzo, dei civili e dei ribelli “moderati”, quelli che non alzano la voce, che camminano con il capo chino e magari faranno ogni tre passi una genuflessione di ringraziamento per tanta magnanimità di aver salva la vita.

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siria-aleppo-ale13-k2tf-u10901106824934yki-680x596lastampa-itQualcosa di più:

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Salvate i conigli dalle Festività Luculliane

festivita-luculliane-coniglio_tenerinoIn queste festività, come in altre festose occasioni, sarebbe bello astenervi dal solito sterminio di conigli e quaglie, magari evitate la polenta con gli osei (uccellini) e fatela con i broccoli o tuttalpiù con le salsicce, ma lasciamo che le lepri scorrazzino tra boschi e prati, liberi di sfuggire se è possibile alla crudele catena alimentare, per il naturale equilibrio della natura.

Non macchiatevi di questa autentica barbarie, lasciate naturalmente il compito a lupi e falchi, risparmiate questi animaletti dal simpatico musetto, ormai quasi candidati a essere equiparati a quelli domestici.

Magari come animali domestici potrebbero essere impegnativi e soffrire l’isolamento in una abitazione, ma sicuramente sono degli ottimi terapeuti nella pet therapy.festivita-luculliane-coniglietto_1440x900

Se per caso il divorare conigli e quaglie o altri innocenti animaletti vi può distrarre dal molestare donne e bambini allora siete eccezionalmente autorizzati a compiere tale sterminio.

festivita-luculliane-bugs-bunny-warner-bross_0Uno sterminio che coinvolge, in osservanza delle tradizioni religiose delle tre fedi monoteistiche di Abramo, anche agnelli e capretti.

Certo, è meglio che si divori un coniglio in salmì che perpetrare una strage di bambini in stile Aleppo o Yemen, per conflitti e carestie conseguenti. Fate quello che volete in cucina, ma non prendete ad esempio Hannibal the Cannibal, perché, come teneva a sottolineare Paolo De Benedetti – il teologo della salvezza degli animali –, “siamo coocreature” per relazionarsi con ogni creatura è posto sullo stesso piano rispetto alla possibilità di salvezza eterna.