Tutti gli articoli di Luigi M. Bruno

L’opera totale nella ricerca di Ugo Bongarzoni

arte-lbm-ugo-bongarzoni-2Nella ricerca intensa, appassionata di Ugo Bongarzoni c’è il fervore e la pienezza di raccontare e raccontarsi tutto. C’è l’urgenza delle entusiasmanti scoperte: il Mito, la favola eterna dell’uomo e dei suoi sogni.
Dovrei dire ricerca essenzialmente pittorica, ma anche plastica, materica, tanta è la necessità dell’artista di usare l’elemento tridimensionale, l’oggetto, l’apporto massiccio e continuo del bassorilievo e del mosaico, dell’intarsio o del collage, come se l’esclusivo uso del segno e del colore non bastasse ad andare fin nel profondo dell’idea.
L’artista coniuga la materia e il colore in un sovrapporsi di elementi che rimanda ad antiche tradizioni di nobili artefici, coloro che nell’opera individuavano la totalità di tutte le esperienze percettive e cognitive.
L’opera di Bongarzoni trascende le rarefazioni e le eleganze formali legate ad un unico itineris.
Nell’artista c’è lo slancio di comunicare l’intuizione di un mondo rivelato, un sogno che si manifesta con la misteriosa prepotenza quasi della necessità profetica.
arte-lbm-ugo-bongarzoni-3E attraverso il tripudio cromatico, la generosità dinamica di una struttura complessa eppur felicemente armonica perché ogni sua parte si completa e si richiama in un tutt’uno, si realizza infine nell’artista il concepimento dell’opera totale, epopea e proclama di una indiscussa fede nell’uomo e nella sua inesausta necessità di capire e trasformare il mondo nel miracolo del suo molteplice manifestarsi.

Le legioni romane sconfitte dai “marines” americani

adn-lmb-le-legioni-romane-sconfitteAscolto allibito durante uno dei tanti “quiz” a premi la stupefacente risposta di un concorrente (adulto, serio) alla domanda: “A quale popolo i romani devono la sconfitta detta poi proverbialmente delle forche caudine?”.
Il concorrente, incerto e compassato risponde: “… Agli americani?”. Ora, non contesto la libertà di essere miserevolmente ignorante (poteva almeno rispondere genericamente; i cartaginesi, gli egiziani, o altri popoli dell’antichità), in tal caso costui se ne resti tranquillamente a casa, ma come si può arrivare a vertici così grotteschi di totale insipienza?..
C’è da dire che questo episodio non è affatto isolato: in altre occasioni ho udito altre inarrivabili meraviglie che qui non dico…
Anzi no, vi delizio di un ricordo personale: ai tempi dell’Accademia di Belle Arti (corso di scenografia teatrale!) uno studente affermò, a proposito di Shakespeare, trattarsi di un famoso scrittore francese!…
Ma torniamo al nostro concorrente.
Se penso ai quiz d’altri tempi da “Lascia o raddoppia” in poi, in cui specialisti e ferratissimi individui stupivano ammirati dall’italico pubblico televisivo con risposte precise e pertinenti a domande complesse e tortuose!
Altri tempi. Anche nel campo leggero e disimpegnato del quiz si assiste allo sprofondare qualitativo sia delle domande (facili, spesso facilissime) sia delle risposte talmente assurde e inadeguate da far pensare che si è arrivati a profondità di ignoranza ormai abissali. Eppure….. questa è la domanda da porsi, eppure…. come può giustificarsi tanta tragica grossolana ignoranza nell’epoca gloriosa di internet che mette a disposizione di tutti (chi non possiede un computer, un tablet, uno smartphone?) una possibilità infinita di conoscenza storica, letteraria, musicale, geografica, scientifica? Chiunque può con un clic trovare risposta pertinente e precisa praticamente a tutto!.. Che uso dunque si fa di questi preziosissimi mezzi?
A che serve avere sottomano l’uso di questa immensa biblioteca planetaria se poi non c’è alcun interesse o volontà o anche curiosità di aprirla?… Dunque, beati i tempi della faticosa ricerca cartacea tra pesanti enciclopedie, rarità libresche, manuali, fino alle pur corrive letture “popolari”!
A che servono le straordinarie innovazioni tecnologiche se si sguazza nella bestiale innocenza della più totale ignavia?…
Ci viene data la possibilità di salire sulle nuvole, ma la volontà si aggira purtroppo nelle buie e tiepide caverne primordiali, una specie di materno grembo protettivo che deresponsabilizza totalmente il cosiddetto “comune” individuo da qualsiasi apertura mentale……
Cosa diceva il povero Dante?:”Fatti foste non per vivere come bruti, ma….. ecc. ecc.”

La Migrazione dimenticata

lmb-la-migrazione-dimenticata-il-cammino-della-speranza-1Per chi ha dimenticato e per chi non sa cosa è stata l’emigrazione degli italiani negli anni ’50 (l’ultimo nostro grande esodo in cerca di lavoro dei poveri dai paesi e dalla provincia), per chi non ricorda o non può sapere la pena, la fatica, l’umiliazione dei nostri fratelli di allora, dovremmo tutti rivedere il film “La ragazza in vetrina” di Luciano Emmer del 1961, dove è descritta la terribile esperienza del lavoro in miniera per chi fuggiva dalla fame per andare a morire in fondo alle gallerie!… (E qui confesso la mia emozione nel riconoscere fra i minatori nientemeno Totò, un bel giovanottone figlio di poveri contadini, Totò che ricordo bene fuggì dal paese, io ero bambino, per andare a lavorare in miniera e che poi, ritornato, ci raccontava di questo film e della particina che aveva avuto nella storia)…. E ancora, per chi ha dimenticato chi siamo e cosa la nostra povera gente ha vissuto, dovrebbe rivedere l’odissea dei solfatari siciliani in fuga verso la Francia nel bellissimo film di Pietro Germi “Il cammino della speranza“.

Sono documenti di umanità e di verità che dovrebbero far rivedere nelle scuole, ai ragazzi che vivono attaccati ai vari tablet e smartphone, e che nemmeno alzano la testa per guardarsi intorno.

Che ne sanno dei nostri padri e fratelli di allora? Della loro pena, del loro coraggio e della loro speranza?… RICORDIAMOLI!

Luci in fondo alla notte

arte-lmb-sabrina-carletti-5118253_body_maps_01L’urlo e il silenzio, notti e fuochi improvvisi, gelo di solitudini e amoroso furore nello stringersi al nodo carnale, intimo senso e appartenenza nell’umano ritrovarsi, circondati da tenebre e penombre siderali, là dove nel cuore dell’oscurità il seme dell’uomo getta il miracolo del suo dolce e straziante esistere.

Così nella pittura di Sabrina Carletti, nella pena corporea di mani e occhi come ciechi cercarsi, così nei crepuscoli di deserte stazioni, grumi notturni di città desolate o nel loro tiepido albeggiare, vive e germoglia la sua forte matrice espressionista, il senso e la fede profonda, viscerale, del proprio vissuto come ragione e nuce di un mondo ora lontano e misterioso come remota costellazione, ora vicino e annodato fin negli umori della nostra pelle.arte-lmb-sabrina-carletti-4328215_copia_di_dis-velo

I grigi azzurrati, ferrosi, solcati da segni crudeli come ferite, così come i caldi accenti di vermigli e terre sono sapienti, consapevoli distillati di una cottura alchemica intima e oscura, là dove nel segreto del suo cercarsi l’artista fà del suo racchiuso orizzonte spazio e respiro di un cerchio più vasto, là dove la pena del proprio esistere si fà germe e concepimento d’universale comprensione.

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Arte Astratta- Arte Distratta 2

arte_astratta_distrattaA proposito della pittura astratta, ancora è in auge la logora e sciocca frase dell’ignaro spettatore; “….Ma questo saprei farlo anch’io!”.
Si deve dire che sì, nel passato e forse ancor più oggi, eserciti di mediocrissimi pseudoartisti si sono rifugiati furbescamente in un “astratto” pasticciato, sciatto e volgare, avvalorando l’antica frase di Nietsche a proposito dei falsi profeti; “…che intorbidano l’acqua del catino perché sembri più profonda…”.
Ma noi sappiamo bene che tutti i grandi astrattisti hanno avuto trascorsi figurativi di alta qualità, esperienza e maturità artistica a tutta prova.
L’astratto non è il “refugium peccatorum” degli incapaci, né il gioco aleatorio di chi ancor oggi tira a stupire l’impreparato spettatore.
Se c’è una ricerca che va nel profondo è la ricerca dell’astrazione, essa non è il puro e semplice pretesto di chi è inadeguato per la Realtà ma, al contrario, è il massimo dell’attenzione per il fenomeno, è un Realismo che va oltre la superficie illusoria delle cose, indagando fino alle ultime conseguenze moventi, connessioni e forze che sono alla radice degli eventi universali, perché sappiamo bene che in ogni frammento, pur apparentemente insignificante, si cela il senso e la ragione del Tutto.
Perché le leggi dell’Assoluto si manifestano allo stesso modo nell’infinitamente piccolo come nell’infinitamente grande.

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Dello stesso argomento:

ARTE ASTRATTA E ARTE DISTRATTA 1

DISINCANTATA RIFLESSIONE SU CERTA ARTE CONTEMPORANEA

EVOCAZIONE ED AMBIGUITÀ NELL’OPERA D’ARTE

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