Tutti gli articoli di Luigi M. Bruno

Una piccola avventura

Roma. Città antica di inenarrabili glorie. Archi di trionfo, teatri, circhi, templi. E poi lo scorrere dei secoli nell’alternarsi di novità e rinnovamenti: paleocristiano, romanico, gotico, bizantino e poi il succedersi luminoso della Rinascita, e il Manierismo, i tormenti del Barocco, il Seicento, il Settecento, fino ai rifacimenti dell’ altro ieri, dal Liberty al Razionalismo. E ogni volta l’antica e nobile Signora a rifarsi il trucco, accogliere generosa le nuove rivoluzioni, e di buon grado rifarle sue e farsene ornamento. Questa città non è certo la più antica del mondo ma è certo la più ricca in sé di stili, motivi, gusti, tendenze, in cui tutte le civiltà o mistiche o guerriere o barbare o raffinate, han portato i ricchi doni delle loro tradizioni, ogni volta accettate e fatte proprie dall’universale metropoli. Stile antico che si rifà ai tempi dell’Impero in cui razze, tradizioni, fedi, si inurbavano comodamente nell’esaltazione cosmopolita dell’Alma Mater. Ma forse più commuove e affascina, lasciati i trionfi e le glorie scoprire nei vicoli nascosti, nelle dimenticate penombre, nelle pieghe trascurate dal rumoroso e superficiale turista, i frammenti, le tracce che chi ama questa città va amorosamente indagando.

Porticine misteriose murate e quasi invisibili nel corpo delle maestose mura Aureliane, o fontanelle ormai mute, sorelle minori delle pompose scenografie acquatiche, o teste di sconosciuti senatori o condottieri ridotti a far da silenziosi custodi negli angoli bùi, come a mendicare perdute nobiltà. Così chi si allontana per un tratto dalla trafficatissima Porta Pinciana e si dirige, seguendo all’interno le mura verso piazza Fiume, s’imbatte tra anditi e architravi inglobati nel laterizio, nella discreta fontanella detta “Fons Ludovisia” come detta l’inciso della pietra: tre rustiche lesene a far da corona allo sgocciolare della semplice cannella e una rudimentale vaschetta in cui s’accoglie la nobile Acqua Marcia. Essa fu posta là a decorare uno dei primi squarci del tratto murario, necessità della nuova città e del nuovo traffico, ma prima ancora, addossata alla cinta Aureliana, faceva parte scenografica della vasta e perduta villa Ludovisi, oggi scomparsa o ridotta e arretrata fino al limite di via Boncompagni. Alcuni frammenti marmorei la decorano modestamente se non fosse per l’architrave quasi pomposo addossato alla nicchia più antica. Quasi non vista, come discreta, muta testimone di un tempo remoto, di piccole glorie nell’accavallarsi senza tregua di innumerevoli stagioni, essa rimane a parlarci di questa straordinaria città in cui tutto si perde e si ritrova, in cui i fasti marmorei s’accompagnano al rude laterizio e al frammento sconosciuto. Più in là, in un nicchione, campeggia un busto enorme in stile alessandrino cioè somigliante all’iconografia del mitico condottiero macedone, o forse di un dimenticato generale romano (Ezio? Belisario?), anch’esso una volta a far da fondale glorioso della perduta villa Ludovisi.

Una piccola avventura, una affettuosa indagine, per chi ama cercar piccoli tesori nell’ esplorare l’infinita ricchezza che a tutti dispensa la Città delle Città

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Sopra il cielo, in fondo al cielo, con Alessandra Celletti

Con Above The Sky Alessandra Celletti ricompone attraverso una frammentazione di notturni percorsi profusi di enigmi e cangianti nebbie sonore un miracoloso labirinto cui ci fa dono del suo filo rivelatore.

Senza luci abbaglianti e folgorazioni improvvise la sua spirale ci conduce per mano fino in fondo alla notte, notte magica di pene segrete e dolcissime, fino alle soglie dell’alba, dove il profondo blu di Prussia si stempera nell’acqua marina che è trasparenza di un’innocenza infine riconquistata.

Ci si desta e a tratti ci si riassopisce riguadagnando il sogno interrotto, si va a ritroso e l’infinito è a due passi, l’intero universo è nella nostra stanza, tra la tenda e la finestra, aspetta paziente i nostri passi: bisogna seguirlo, non si deve aver paura.

Alessandra ha maturato il suo viaggio; il nodo dei colori si scioglie cangiante, la storia si racconta ma non è una storia. Sguardi, riflessi, voli, piccoli sorrisi. Dietro le sue mani seguiamo l’avventura. Ci è concesso il privilegio di una preziosa rivelazione: nello specchio nascosto che ci porge ci siamo anche noi, siamo davvero sopra il cielo e abbiamo pure nella terra scure e profonde radici. Fin dove la notte s’insegue, traversando lontane costellazioni, ci siamo perduti o ci siamo ritrovati?

Infine: “Troppo da me / s’allontana / la strada sicura / e troppo dilunga / la luce / nel cercarsi lontano. / Al buio, per tornare / cauto rifaccio / a memoria il cammino”.

Alla fine torniamo indietro e in fondo alla stanza ora schiarita, tra la tenda e la finestra, lo scrigno miracoloso lentamente si richiude.

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OLYMPUS DIGITAL CAMERATitolo: Above the Sky

Artista: Alessandra Celletti

Etichetta: Transparency

Supporto: CD Audio

Prezzo: € 18,50

Transparency 0381 CD digipack deluxe con dieci immagini a colori

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Brani:

1. Three Hexagrams

2. Night Flight

3. There it Rains

4. Vision of a Starry Night

5. Chant from a Holy Book

6. Sacred Geese

7. Lily and the Fog

8. Etude de Sonorité

9. Love Attitude

10. Lyra

11. Starmilk

12. Hologram of a Dream

Video

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Riflessione di fine anno e buoni propositi per l’anno nuovo

Buoni propositi? L’inguaribile misantropo che è in me (muoia Sansone con tutti i filistei!) arriva cinicamente ad augurarsi come rimedio ai bubboni di questa nostra malatissima umanità che la deflagrazione di una prossima stella riduca coi suoi raggi gamma in un istante questo azzurro pianetino in una specie di caldarrosta spaziale!…

Calma, scherzavo!… Vediamo: pirateria finanziaria, corruzione politica, malavita organizzata, inquinamento planetario, morti per fame guerra e terrorismo.. . che altro si porta in dote la nostra gente oltretutto collettivamente “intubata” in una demenza virtuale che la allontana definitivamente dalla sacrosanta realtà?… Chi dice che ci vorrebbe una “decrescita” felice, tornare alle sane origini (ma erano poi così sane le toppe al sedere e i bracieri affumicati?), chi auspica la dittatura etica ed illuminata di un superuomo (ahimè! Il potere illimitato trasforma gli angeli in demoni), chi semplicemente ripete la cantilena: i politici corrotti e non tutti a casa! (e poi? Ci ammazziamo per strada nella libertà indiscriminata del mors tua vita mea?), chi si aspetta dal Papa “buono” un ritorno (ma c’è mai stato?) al francescanesimo planetario. Ma il fatto è che non siamo santi e nemmeno eroi.

Guardiamoci in faccia: magari non uccidiamo né rapiniamo, ma dove la mettiamo l’indifferenza, l’ipocrisia, l’egoismo, la vigliaccheria con cui ci dobbiamo penosamente confrontare ogni giorno?…

No, non siamo santi, e forse siamo anche un tantino disonesti: quel tanto, ci giustifichiamo, per poter sopravvivere in questa laguna di alligatori in cui ci troviamo. Bé, nonostante tutto non disperiamo. Se non crediamo più a Babbo Natale e alla Befana però qualcosa ci resta in tasca. Ogni tanto ci accorgiamo che qualcuno fra noi si butta, rischia la vita per tirarci fuori dall’ acqua ( ma noi diciamo chi glielo fa fare?), un altro si sporca le mani per tirare sù qualcuno sommerso nei suoi escrementi, qualcun’altro rischia malaria leoni e colpi di machete per dar da mangiare a una tribù, qualche pazzo rinuncia al successo e ai piaceri di una ricca professione per medicare piaghe tra capanne di fango e miseria, e c’è anche chi (invece di abbandonare la sua nave!) preferisce uccidersi col suo aereo lontano dalle case piuttosto che salvarsi col paracadute… Insomma, dico che se ci guardiamo intorno qualche buona semente ogni tanto fruttifica fra la molta gramigna. Ma sì!

Forse c’è un Gandhi o uno Scwheitzer sepolto in fondo a ognuno di noi. Preghiamo che prima o poi, almeno una volta, possa venire a galla. Alla fin fine gli angeli che dovevano distruggere Sodoma e Gomorra si sarebbero accontentati di trovare un uomo giusto, una sola pianta sana per salvare tutta la baracca. Speriamo, sì fortemente speriamo in un nuovo anno che ci redima e ci salvi tutti tanto da allontanare i devastanti raggi gamma della stella punitrice Ed io, che dire?

Siccome son piccino mi accontenterò di trovare doni modesti in attesa delle grandi soluzioni. Per esempio sarebbe bello che nel nostro antico e felice paese la gloriosa lingua italica non fosse un maldestro “optional” nel dilagare cafone e provinciale di una anglofonia a tutti i costi. Sarei felice anche che una certa fasulla avanguardia artistica la smettesse di intristirci coi suoi rattoppi presuntuosi e cialtroni!

Sarei felice che la gente tornasse a guardarsi intorno invece che vivere attaccata a un filo o a un “display” ipnotizzante!… Ma sì!

Infine, lo dico?… è una speranza proprio piccina picciò: sarei felice di sentire chiari e limpidi i dialoghi nei film senza assordanti e roboanti colonne sonore che coprono i bisbigli dei protagonisti nel momento decisivo!…

È vero, sembra davvero poca cosa, ma che rabbia chiedersi poi all’uscita: ma che accidenti ha detto lui a lei? Insomma, andiamo al cinema a sentire storie o concerti sinfonici?…

Buon 2014 a tutti!

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Icone e Feticci

Ci giunge notizia che a New York folle quasi in preda ad affannosa isteria corrono, letteralmente corrono ad ammirare la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. (Ricordate? Se ne fece tempo fa anche un film tipo pasticcio sentimentale: soldi buttati via per una storia assurda!). Va bene. Qual’è la novità? Ma non è una novità. Stesso fenomeno (bombardamento mediatico, file e attese ultrachilometriche) lo abbiamo avuto per altre “star”, che fossero i Bronzi di Riace, la Dama con l’ermellino di Leonardo o i Girasoli di van Gogh, per non parlare dell’ eterna, maniacale fissazione per la irridente Gioconda! Fenomeno che ci parla chiaramente dell’attrazione quasi folle che le masse hanno per “l’Icona”, la sacrale Immagine che in sé racchiude pulsioni, desideri, delizioso sgomento per una magica, unica apparizione che prepotentemente ci magnetizza. Non ci interessa il contesto, la somma e l’approfondimento, l’evoluzione estetica e l’analisi del percorso creativo.

Vogliamo solo lei: la primadonna, la protagonista che abbiamo eletto a punto di riferimento assoluto, enigmatico, affascinante “buco nero” in cui si riversano intelligenze, curiosità, stupori. Non abbiamo tempo né voglia (e forse neanche capacità) di interessarci ad altro che non sia l’Immagine che abbiamo eretto a Totem, a Feticcio sacrale e riassuntivo delle nostre manie e fobie. Intorno all’Icona prescelta intoniamo nenie e cortei quasi trovassimo in essa risposte a oscuri disagi e a incertezze identitarie che imperversano sulle nostre folle contemporanee, sempre più povere di autentiche capacità percettive, di scelte e di libertà profonde e motivate.

I soliti stregoni ci imbastiscono la Stella santificata di turno ordinandoci oceaniche genuflessioni. A questo punto la critica artistica come l’effettiva qualità dell’opera in questione conta poco e qualsiasi contraddizione suonerebbe sacrilegio! Quel che conta è correre ed essere lì, aspettando il nostro turno di baciare il Sacro piede e di imbastire una specie di muta preghiera, di essere esorcizzati nel rituale di comune adorazione. Non è forse così anche in altri ambiti? Nello sport non è quel tale campione da cui solo ci aspettiamo miracolosi interventi? Non è quella star nel cinema, morta o vivente che sia, in cui riversiamo sogni e pretese di redenzione? Nella stessa politica non siamo sempre all’affannosa ricerca del Leader carismatico, del Grande Padre o Fratello che poi tante follie e tragedie collettive ha sempre provocato?..

La libertà costa cara: costa fatica, studio, solitudine, incomprensione. Poter capire e scegliere è raro privilegio, rara medaglia che pochi possono appuntarsi al bavero. E’ molto più comodo accodarsi e farsi trascinare nell’orgia della stupefazione ammirativa per la Sacra Immagine di turno: misteriosa Fanciulla, prega per noi!

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Urla nel Buio

Claudia Bellocchi artista già nota, oltre che per la sua ricerca pittorica, per il suo impegno umano e civile, produce e allestisce nei locali de “Il moto della mente” un percorso che si snoda sia attraverso una serie di elaborazioni cromatiche splendide e disarmanti ispirate alla gestualità infantile, sia attraverso una scenografia cupa e inquietante dove balenano al buio strisce di luce come piccole urla: una specie di tunnel degli orrori. Tutto ciò lungo una sequenza di animali fantastici, orchi e ombre che vogliono dar lettura e denuncia degli abusi (in tutti i sensi) e della violenza sui bambini.

E meglio di qualsiasi invettiva o proclama qui grida, nell’immedesimarsi pittorico e poetico, l’orrore stesso del piccolo abbandonato all’incubo dei tormenti subiti. Nel brillare sanguigno dei rossi come fiori carnali, nel pallore improvviso che saetta nell’oscurità, sono le lacrime soffocate di chi rifugiatosi ingenuamente sotto un letto tenta di fuggire alle lunghe ombre di fantasmi crudeli.

Poi, nel buio fattosi totale, imbuto di angosce e orrori, l’attrice Luisa Stagni interpreta, dirò meglio vive e soffre un lungo straziante monologo—confessione (il testo è dell’artista Bellocchi) in cui come ferite aperte e dolenti si ravviva la pena di chi ha vissuto e vive con la carne e lo spirito segnato per sempre dalla violenza subita.

“Volevo solo amore!” esclama e ripete l’attrice—vittima, come lacerazione irrimediabile di chi testimonia su di sé l’indegna persecuzione dell’innocente.

La Chiesa Avventista che da anni combatte contro l’abuso sui minori con la campagna “Sette” è in concreto presente nel promuovere e coadiuvare attivamente la manifestazione, così come ognuno di noi se vuol chiamarsi individuo civile degno di appartenere all’umanità è impegnato sempre e dovunque nel combattere questa macchia oscura che ci degrada tutti.

 

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Dal 27 settembre al 12 ottobre 2013

Roma

Moto della Mente

via Monte Giordano, 43

 

Informazioni;

Tel. 06/6869974

http://www.motodellamente.eu

Orario:

lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 19.00

Claudia Bellocchi

Chiesa Avventista

Video

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Mostre URLA NEL BUIO Sotto al LettoMostre URLA NEL BUIO Luisa Stagni OLYMPUS DIGITAL CAMERAMostre URLA NEL BUIO Luisa Stagni