Tutti gli articoli di Marco Pasquali

Non chiedermi chi sono

Un romanzo di formazione da non perdere di cui non accennerò minimamente alla trama  che non renderebbe giustizia delle continue invenzioni, degli inserti musicali o filosofici (Il Gran Consiglio dell’Archipianta), degli oggetti che assumono un significato nuovo secondo la persona (le bambole di Alice, la spazzola per capelli di Amanda, il coltello e la katana di Frankie); della Memoria sotto forma di epifania (citiamo Joyce?); della lenta presa di coscienza dell’identità di genere e del proprio corpo da parte ella protagonista, che scopre di valere qualcosa nel momento le chiedono il suo nome (Frankie risponde lei, perché ha letto Frankenstein, come ha preso coscienza di sé leggendo Piccole donne). Conosce l’amore quasi per caso, come casuali sono i suoi incontri in ambienti di frontiera, con personaggi che per fortuna la proteggono – almeno alcuni lo fanno. Impara a difendersi, a scrivere poesie, a organizzare in modo responsabile la propria vita. Il romanzo per fortuna lascia al lettore ampio margine per immaginare luoghi e ambienti secondo la propria fantasia. Il ritmo è quello dei romanzi picareschi e infatti il libro si legge tutto d’un fiato, visto che non sappiamo proprio cosa troveremo nella pagina successiva. Aspettiamo anzi un regista che prenda spunto dal libro e lo traduca in immagini. Immagini già presenti nel libro a mo’ di storyboard. Noi abbiamo visto le tavole originali e sono stupende. Del resto l’autrice si esprime da anni non solo con la scrittura di racconti, anche con la pittura, la radiofonia, le performance teatrali e qui scrittura e immagine si compenetrano a vicenda. Questo è il suo primo romanzo e pare davvero che la storia non finisce qui.


Non chiedermi chi sono
di Claudia Bellocchi
Editore: Robin, 2022, pp. 256
Prezzo 14,00 €
EAN: 9791254672914
ISBN: 1254672915


Demoniache presenze

Dalla vampirografia un elemento risulta chiaro: la persistenza (stavamo per dire l’immortalità) del conte Dragula. In quanto archetipo, il vampiro esiste da sempre e riesce a sopravvivere anche senza scrittura: ne fanno fede film di serie B di cui neanche si conosce il nome del regista, più migliaia di fumetti e di romanzi di consumo, pubblicati in decine di lingue. Inoltre, pur condizionato dalle sue insolite esigenze fisiologiche, il vampiro presenta notevoli capacità di  adattamento ambientale: tanto per fare solo due esempi nella Russia zarista de La famiglia del Vurdalak di A. Tolstoij, i nostri oscuri amici non possono muoversi oltre i confini del loro terreno, in quanto servi della gleba come i vivi, mentre in Vamp (1986) sono perfettamente inseriti in un ambiente metropolitano. Anche la connotazione di classe si adegua: l’aristocratico conte Dracula è affiancato ora da figure più comuni, figlie tutte della democrazia. E le vampire?

Certo Lucy o Clarimonde o Vespertilia sono ben più raffinate della volgarotta Vampirella o dell’impresentabile Sukia. Ma è il principio quello che conta.

Tuttavia, in mano al grande artista, Nosferatu (il non-morto) attinge al Sublime: diventa Eroe, Antieroe, Titano, Lucifero: Stoker, Dreyer e Murnau riscattano da soli tutti gli altri.

La chiave di volta è nell’aver creato una tensione morbosa, un meccanismo demoniaco di attrazione e repulsione che attira il protagonista, immancabilmente venuto da fuori, in una sorta di ragnatela. Si può arrivare a una forte intellettualizzazione: nelle Rivelazioni in Nero di Karl ]acobi la vittima di turno viene attirata dalla lettura del diario di un vampirizzato. Né mancano i manoscritti, l’ultimo dei quali è, stato … scoperto da Marin Mincu. Ora, Jerome K. Jerome l’autore di Tre uomini in barca) afferma çhe i personaggi delle tragedie mancano sempre di buon senso. Ma nell’Horror siamo a livelli ben peggiori: gli avvertimenti sono inutili, ci si avventura da soli di notte per tombe e cripte, si irridono tutte le maledizioni incise sulla pietra.

Questo perché il protagonista sente sempre la profonda affinità che lega i vivi ai morti. Quel che è peggio, intuisce o scopre non solo l’essenza del Vampiro, ma anche la propria. Non è solo Dracula ad aver paura dello specchio: il rischio maggiore lo corrono i vivi, che infatti diventano vampiri.

Basta un dettaglio del genere per capire l’antichità del culto: il carnevale stesso o Halloween fanno uscire i morti trai vivi, e questi ultimi non trovano soluzione migliore che mascherarsi da morti, cioè diventare morti. Ma esiste l’altra soluzione: è l’Eros, unico antagonista appunto della Morte, di Thanatos, Nosferatu viene intrattenuto dalla moglie della vittima fino all’alba: la donna – si chiami Ellen ci Lucy Harker non importa – conosce infatti la vera debolezza dei vampiri.

Nosferatu davanti alla Luce svanisce: in realtà è stato integrato e assimilato.

Ma sentiremo parlare ancora di lui…

EcoTipo – L’Evasione Possibile

Le aristocratiche pratiche

Prima di Lolita le bambine si comportavano meglio?

Questo piccolo manuale, scritto all’inizio del secolo da un raffinato scrittore francese, fa supporre che le ninfette la sapessero molto lunga. I consigli ricalcano (in parodia) i centinaia di manuali per le varie educatrici governanti, scuole di monache e altro.

Alcuni consigli (“Se scoprite che siete figlia dell’amante e non del marito di mamma, non chiamate quella persona ‘papà’ davanti a venticinque persone”) potrebbero ben figurare nei manuali di cui sopra.

Infatti la parodia non distrugge mai lo spirito originale della legge: lo rende più chiaro.

La perfida bambina cui tale manuale s’indirizza non è infatti uscita dal riformatorio: dal testo si desume che la ninfetta ha un autista, un’istitutrice inglese, una cameriera, più domestici.

E’ insomma una viziata ragazzina dell’alta borghesia.

E qui due osservazioni. E’ quasi facile trasgredire un codice se questo è ferreo, anche se usi e costumi privati possono essere ben lontani da quelli praticati in pubblico. La trasgressione richiede comunque un codice da trasgredire, e questo è il motivo perché l’erotismo d’epoca è più piccante.

Altra osservazione: l’erotismo, come ben altri diritti civili, riguardava solo una ristretta parte della società, e lo dimostra proprio questo galateo.

La lettrice precoce e procace, al patì dei suoi genitori, certe trasgressioni se le può permettere senza che l’equilibrio sociale o morale venga appena scalfito. Possiamo immaginare anzi la sua vita futura: moglie e madre borghese, ben realizzata in famiglia, ma degna di Girotondo di Schnitzler o di qualche pochade francese.

Il tradimento è fedeltà alla Legge, ma a quella della Natura.

Corollario: se l’erotismo attuale è volgare, è perché ha vinto la democrazia.

E’ chiaro che poche centinaia di aristocratici (e non di arricchiti) intenditori avevano un gusto più raffinato di noi. Ma non bisogna mai dar giù a chi è arrivato solo adesso a godere (!) dei diritti civili.

da EcoTipo – L’Evasione Possibile
del marzo 1993

Il bellicoso Putin

L’operazione speciale di Putin è proprio tale, visto che dura da sei mesi. Ma è una storia che parte da lontano, e questo libro – 150 pagine in formato tascabile – ce la racconta per intero, in forma di domande e risposte (standard molto diffuso nel mondo americano). Sorta di biografia non autorizzata, riscostruisce una carriera nata in sostanza come reazione al caos ladrone (cleptocrazia per chi ha fatto il classico) permesso da Eltsin in seguito al confuso periodo seguito al maldestro tentativo della Nomenklatura di far fuori Gorbaciov, a tutt’oggi stimato in Europa quanto non compreso e odiato a Est. Quanto a Putin, detto in breve ha ricostruito lo Stato, prima identificato nel Partito e crollato insieme proprio per questo. Seconda azione: mettere ordine con l’aiuto dei Siloviki (i potenti funzionari di Stato) e del KGB da cui Putin proviene. A questo punto viene ridimensionato lo strapotere degli Oligarchi, ex dirigenti del Partito che in aste riservate avevano comprato al ribasso gli enti di Stato con l’aiuto di banchieri privati. Cosa fa Putin? Li legittima e quindi li lega a sé, ma chiede loro parte dei loro profitti. E soprattutto, vieta loro di entrare in politica, mandando in Siberia chi si presenta alle elezioni, che vince ogni volta modificando anche le regole costituzionali. In quelle del 2014 il nostro Berlusconi esalta la vittoria elettorale di Putin ma dimentica di dire che non c’erano più avversari autorizzati. Qui emerge anche il Putin cupo agente del KGB a Berlino: chi non è d’accordo prima o poi sparisce: giornalisti, imprenditori, intellettuali. Gli attentati dei Ceceni poi sono l’occasione per operazioni militari a dir poco brutali quanto efficaci. Ma da chi sono stati realmente organizzati? Anche il recente attentato a Dugin presta il fianco a interpretazioni non verificabili. Già, perché l’apertura degli archivi di Stato è durata solo una decina d’anni, dalla fine dell’Unione Sovietica all’ascesa di Putin, il quale riporta la nostra idea di Russia a qualcosa di immanente, primordiale: uno Stato con un potere esclusivo e mistico. Esclusivo perché di fatto resta gestito da un gruppo di potere limitato (Putin ha abolito anche l’eleggibilità dei presidenti provinciali) e in parte impermeabile alla società, che peraltro non riesce mai a far crescere i c.d. corpi intermedi su cui si basa la nostra democrazia. Mistico e visionario perché legato alla religiosità ortodossa, alla grande letteratura russa e all’idea della Terza Roma erede di un Impero. Papa Francesco suggerisce di negare la superiorità di una singola cultura sulle altre, ma questo è un bel discorso accettabile da un antropologo ma mai da un politico, e Putin è un politico. E quello che suggerisce il libro è la continuità della carriera e della personalità politica di uno statista che solo ora che c’è una guerra in corso viene giudicato un autocrate ambizioso, freddo e spietato. Resta ora da capire se e fin quando i vertici industriali e militari lo appoggeranno in una guerra ferma al fronte da mesi. Putin non ha solo costruito e diffuso ad arte la sua biografia, ma ha interpretato il profondo desiderio di rivalsa del popolo russo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. In Cecenia è andata bene, in Georgia e in Crimea pure, utilizzando patrioti e milizie di fatto inquadrate nell’esercito regolare. Qualcosa però in Ucraina è andato storto: la guerra di posizione dura da mesi e ha un costo per tutti, anche se la capacità di resistenza della società russa è notoria e i disagi si vedranno solo nel lungo periodo. Putin può vincere solo accettando di limitare gli obiettivi, mentre invece – un po’ come la Germania nel 1939 – tende ad estenderli al Baltico e al Mar Nero. Ricostruire la mappa della vecchia Unione Sovietica è antistorico. Più senso strategico avrebbe stabilizzare i rapporti con l’Europa e dedicare le forze allo sviluppo delle enormi regioni orientali, vista anche la presenza della Cina, demograficamente ed economicamente più forte ora e in futuro. Ma questo esula dal contenuto del libro, peraltro pieno di aneddoti e dettagli molto sfiziosi sulla vita e la distorta personalità di un uomo politico sottovalutato per anni da noi occidentali.


Le guerre di Putin.
Storia non autorizzata di una vita
di Giorgio Dell’Arti
La nave di Teseo, 2022, pp. 160
EAN: 9788834610701

Prezzo: 14,00 euro


La seconda vita dei libri usati

Ascoltando alla radio i Ricordi di libreria di George Orwell mi sono divertito: figlio di un libraio antiquario, condividevo la delusione di chi lavora con i testi antichi, rari o esauriti e inizialmente crede che tali librerie siano frequentate da bibliofili e collezionisti, salvo prendere atto che entrano per lo più perditempo, ladri di libri e studenti che tirano sul prezzo dei manuali. Personalmente avevo stabilito una regola: se dopo la terza volta lo sfaccendato usciva senza aver comprato almeno un opuscolo, allora non gli rivolgevo più la parola o lo facevo educatamente uscire. Uno addirittura si giustificò affermando di essere “un pensatore strutturale”. Una libreria è un esercizio commerciale (negotium, il contrario di otium); può anche diventare un cenacolo di cultura, ma non una biblioteca pubblica, perché al libraio non arriva lo stipendio a fine mese, ma campa con la merce che vende. La libreria Feltrinelli alla fine levò le poltroncine “di prova”: la gente leggeva i libri senza comprarli (1). Quanto all’esperienza del giovane Orwell, mi fa piacere sapere che tutto il mondo è paese. Quando mio padre neanche trentenne aprì nel 1951 la sua libreria antiquaria in piazza Pasquino “o dei librari” (dietro piazza Navona), la scelta fu felice: se avevi i contanti, nel dopoguerra si potevano comprare intere biblioteche, la gente leggeva molto e le ristampe erano meno frequenti; in più si potevano stampare cataloghi da mandare agli abbonati, pratica comune fino agli anni Ottanta del secolo scorso, quando l’Internet ha sostituito i fascicoli spediti a tariffa agevolata. Conservo qualche foto storica della nostra prima libreria, e ancora mi chiedo come mai un giovane laureato appena sposato abbia pensato di aprire un’attività tipica dei pensionati. Mio padre voleva che la libreria divenisse un circolo culturale e la sua clientela era internazionale. Peccato che una pleurite lo costringesse a chiudere bottega dopo uno o due anni. Nel frattempo ero nato io. Avrei dovuto aspettare quindici anni prima di vedere riaperta la nostra libreria, stavolta ai piedi del Quirinale, dove è sopravvissuta come bottega storica fino al 2018. Dico sopravvissuta perché, morto mio padre nel 2003, mia madre ha voluto continuare l’impresa senza delegarne la gestione ai figli e di fatto invecchiando insieme alla bottega, chiusa definitivamente a pochi mesi dalla sua morte a 91 anni. Ma c’è dell’altro: la zona di Fontana di Trevi e gran parte del centro storico – peraltro limitato dalle ZTL – erano ormai diventate il Luna Park del turismo di massa, ignorante e distruttivo, capace di girare in mutande e fotografare le cartoline per non comprarle. I miei genitori e io stesso eravamo diventati “pittoreschi” e per questo continuamente fotografati, ma il commercio ha bisogno di clienti e non di voyuers. Il libro stava poi perdendo rapidamente la sua centralità: l’epoca d’oro dell’esaurito cedeva il posto alle facili ristampe digitali, quando negli anni 90 la composizione in piombo fu abbandonata per tecnologie più moderne. Le edizioni in linea e altre fonti in rete hanno poi fatto il resto in un paese dove comunque si stampa troppo e si legge troppo poco. Nei mercatini oggi si trovano a meno di un euro volumi che da studente non mi potevo permettere e le enciclopedie oggi addirittura le ritrovi buttate nei cassonetti, tanto c’è Wikipedia, con la quale peraltro collaboro. Mi resta invece l’ingombro di almeno 3000 volumi che non riesco né a vendere, né a regalare a biblioteche: sempre mi rispondono dicendo che non hanno spazio, ed è vero: negli ultimi vent’anni non si è investito nel settore e lo spazio resta sempre quello iniziale. In più c’è il fattore umano: meno libri significa meno lavoro, tanto lo stipendio arriva comunque. E avendo lavorato nelle biblioteche per quarant’anni, certi colleghi li conosco bene.

Ma se il libro usato ha perso qualsiasi valore commerciale, assistiamo a un fenomeno nuovo: l’offerta e lo scambio gratuiti, qualcosa che va ben  oltre il book crossing:. Tanto per fare un esempio, all’interno del mercato comunale Talenti (sulla Nomentana) c’è un ampio spazio dove chiunque può portare i libri che non usa più e prendere quelli che vuole leggere o ritiene utili. Parliamo di centinaia di opere messe in disordine ma non accatastate. Le scaffalature sono state create con le cassette della frutta messe per traverso e impilate, con l’avvertenza di non recuperarle per il mercato. C’è di tutto: libri scolastici, atlanti, romanzi, volumi di enciclopedia, libri per ragazzi, saggistica. Per me ho recuperato un’edizione rilegata de I sette pilastri della saggezza di Lawrence d’Arabia. Perso dunque il valore commerciale, ne resta dunque il valore intrinseco: il libro mantiene ancora il suo valore funzionale prima ancora che simbolico.

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  1. Lo stesso fece la Deutsche Grammophon (stava a via Frattina) con le cabine di prova dei dischi: la gente li ascoltava per intero e poi li restituiva al banco.

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