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Koons e la costosa bigiotteria

La mostra dedicata a Koons, che dalla metà degli anni Settanta a oggi si è insinuato nell’arte contemporanea, ospita una selezione delle più celebri realizzazioni, prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali.

Autore di opere entrate nell’immaginario collettivo, con il concetto di “shine” (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo.

Jeff Koons trova nell’idea di “lucentezza” (shine) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.


Jeff Koons. Shine
Dal 2 ottobre 2021 al 30 gennaio 2022

Palazzo Strozzi
Firenze

Orario mostra:
tutti i giorni 10.00-20.00
giovedì fino alle 23.00

A cura di Arturo Galansino e Joachim Pissarro


Oltre gli spazi “sicuri”

Il tema di Arteporto 2021, “Fuori Confine”, parte dalle necessità di uscire dai propri spazi sicuri, di andare oltre, ritrovando nel lavoro a più mani un nuovo slancio vitale, dopo questo periodo di isolamento, che ci aiuti a ripensare al mondo come comunità.
L’iniziativa è anche l’occasione per riflettere sulla millenaria vocazione di “porta di Roma sul mondo” che caratterizza l’area ospitante la mostra: prima sede degli antichi porti imperiali, oggi, in buona parte, dello scalo aereo internazionale di Fiumicino.
Una zona di (s)confine, di partenza e accoglienza, che da secoli mette in relazione genti, luoghi, identità e culture differenti.
La mostra si presenta come un fuori confine espositivo: le opere escono dagli spazi chiusi degli studi e delle gallerie per essere collocate all’aperto a diretto contatto con la rigogliosa vegetazione e all’azione degli agenti atmosferici, immerse in una storia millenaria potentemente evocata dai monumentali resti archeologici presenti nel sito. È anche un fuori confine generazionale, con artisti di ogni età, dagli studenti delle Accademie di Belle Arti, selezionati dai loro docenti, ad artisti di fama e esperienza decennale.
Artisti e artiste partecipanti
Pasquale Altieri, Santo Alessandro Badolato, Luigi Battisti, Flavia Bellavia, Paolo Bielli, Enrico Borghini, Carlo Brignola, Gianmaria Brizzi, Flavia Bucci, Caltanino, Tommaso Cascella, Angelo Colagrossi, Publia Cruciani, Mauro Cuppone, Cecilia De Paolis, Yvonne Ekman, Stefania Fabrizi, David Fagioli, Marco Fioramanti, Gianluca Fiorentini, Nazzareno Flenghi, Elizabeth Frolet, Pino Genovese, Marina Haas, Alfonso Maria Isonzo, Susanne Kessler, Antonio La Rosa, Giovanni Longo, Franco Losvizzero, Mauro Magni, Elisa Majnoni, Susanna Micozzi, Valentina Palazzari, Alberto Parres, Francesco Petrone, Ascanio Renda, Josse Renda, Giulia Ripandelli, Massimo Ruiu, Sandro Scarmiglia, Thomas Spielmann, Alberto Timossi, Mara van Wees, Fiorenzo Zaffina, Giulia Zincone.


ARTEPORTO
Fuori Confine
Dal 18 settembre al 17 ottobre 2021

Fiumicino (Roma)
Porti Imperiali di Claudio e Traiano
Parco archeologico di Ostia antica

A cura di Sandro Polo e Silvia Calvarese
promossa da GAF – Glocal Art Factory APS


Cambellotti: L’artista e il territorio

Una mostra di novantatre opere e di un interessante repertorio di fotografie d’epoca, messe a disposizione dall’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti, per costruire un percorso dall’andamento antologico che segue l’attività del poliedrico artista-artigiano dalla fine dell’Ottocento, l’epoca del suo esordio come disegnatore di manifesti teatrali e pubblicitari, alla fine degli anni ’40. Un lungo cammino nel corso del quale la sua torrentizia creatività viene assoggettata alla missione di produrre arte totale per tutti. Cambellotti si esprime nel campo delle arti applicate realizzando mobili, ceramiche e vetrate, è illustratore, incisore, grafico pubblicitario, scultore, scenografo, non pone limiti alle sue incursioni nel campo dell’arte. Sullo sfondo, il costante richiamo a una terra amatissima, la sua inesauribile fonte di ispirazione.

Figura del tutto eccentrica nel contesto dell’arte italiana del ‘900, tenacemente impegnato in una ricerca dai modi arcaizzanti ma in realtà d’avanguardia, Duilio Cambellotti è un artista difficile da inquadrare. Francesco Tetro, curatore della mostra, sceglie di iniziare il racconto della sua carriera dall’incontro che cambierà la sua vita, quello con i paesaggi, la gente, gli animali e la storia del paludoso, malsano, affascinante territorio immediatamente a Sud di Roma, lungo il rettilineo della via Appia.


Duilio Cambellotti.
Al di là del mare
Dal 24 luglio al 20 novembre 2021

Ex Chiesa di San Domenico
Terracina (Lt)

A cura di Francesco Tetro


Soshana e Giacometti

Soshana – artista dalla vita intensa e drammatica, nata a Vienna nel 1927 con il nome di Susanne Schüller, emigrata in America in seguito alle leggi razziali naziste – utilizza per la prima volta il suo nome d’arte nel 1948 per una mostra al Círculo de Bellas Artes dell’Avana. A Parigi, negli anni Cinquanta, usa come studio gli spazi che furono di Derain e Gauguin; conosce artisti come Brâncusi, Calder, Chagall, Ernst, Klein, Picasso, intellettuali come Sartre, e naturalmente Giacometti, con cui nasce una profonda amicizia

A quest’artista esule e donna pittrice libera, che la stampa parigina definiva “Cassandra della tela”, il Centro Giacometti di Stampa dedica dal 4 luglio al 29 agosto 2021 la mostra I volti di Soshana e Giacometti, a cura di Virginia Marano (Università di Zurigo), con allestimento dello Studio Alder Clavuot Nunzi Architekten GmbH ETH SIA (Soglio, Svizzera): attraverso 9 opere su carta, 27 tele – tra cui un celebre ritratto dell’artista svizzero, intitolato Giacometti (1962) – e parte dell’epistolario tra Giacometti e Soshana, provenienti dalla collezione di Amos Schueller, figlio dell’artista, la mostra restituisce non soltanto la poetica della pittrice ma anche la storia di un’amicizia.

Le opere esposte indagano il rapporto tra spazio, storia, genere e sessualità in cui il legame con l’opera di Giacometti si manifesta nello studio figurativo inserito in uno spazio immaginario.

Una galleria di ritratti, volti, figure sottili che si appoggiano a tende scure o si proiettano su sfondi dorati, e si possono dividere in tre gruppi. Il primo, che comprende il ritratto di Isaku Yanaihara– filosofo giapponese di riferimento per Giacometti– rappresenta una riflessione sul ruolo della memoria; il secondo, in cui i volti ritratti richiamano il profilo dello scultore e sottolineano l’incontro tra i due artisti, riguarda il mistero dell’assenza; il terzo è dedicato al trauma della guerra, in cui entra prepotente il continuo esilio vissuto dall’artista in quanto ebrea.

Nel documentare e testimoniare il rapporto esistenziale tra i due artisti, ancora per molti versi poco approfondito, I volti di Soshana e Giacometti racconta la loro comune ricerca dell’assoluto inteso non come perfezione artistica, ma come possibilità di rendere il visibile, da un punto di vista artistico.

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I volti di Soshana e Giacometti
Memoria, Assenza, Trauma
Dal 4 luglio al 29 agosto 2021

Centro Giacometti
Cantone Grigioni (Svizzera)
Strada cantonale 119

Informazioni:
tel. +41 81 83401 40

A cura di Virginia Marano


Arcimboldo Oggi

La mostra dedicata a Arcimboldo, nata da un dialogo tra l’artista Maurizio Cattelan e Chiara Parisi (direttore del Centre Pompidou-Metz) e la curatrice Anne Horvath, propone una visita unica, al contrario di ogni cronologia, nei meandri del pensò a questo misterioso pittore del Cinquecento, per bucare l’attualità del suo vocabolario.

Se i ritratti compositi di Arcimboldo sono oggi universalmente conosciuti, restano da scoprire la ricchezza e la diversità della sua opera. Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) è un inventore e pensatore le cui riflessioni e opere vanno oltre la questione della rappresentazione del volto nella pittura. La mostra quanto il suo lavoro abbia irrigato la storia dell’arte per cinque secoli e getta luce su una serie di dibattiti filosofici e politici attuali.

Oltre all’eccezionalità della presentazione delle famose Stagioni al Museo del Louvre e alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid, l’attenzione è rivolta alle sue opere più sorprendenti: le vetrate che ha creato all’inizio. della sua carriera al Duomo di Milano, i disegni a penna e tempera blu della Galleria degli Uffizi per le feste e i tornei della corte asburgica, nonché Il Bibliotecario, che colpisce per il suo linguaggio profondamente concettuale.

Inaugurando il programma di Chiara Parisi, alla guida dell’istituzione dal dicembre 2019, Face à Arcimboldo è stato immaginato in linea con la prima mostra dedicata all’artista in Italia, a Palazzo Grassi a Venezia nel 1987, L’Effet Arcimboldo. Le trasformazioni del volto nel Cinquecento e nel Novecento disegnate da Pontus Hultén, primo direttore del Centre Pompidou, con Yasha David.

Face à Arcimboldo incarna la novità artistica attraverso gli occhi di 130 artisti , la cui scelta è stata guidata dall’influenza – presunta, inconscia o fantasticata – che il maestro lombardo esercita sul loro pensiero e sulla loro arte. Ognuna delle 250 opere in mostra porta l’impronta della libertà creativa di Arcimboldo e segue un filo conduttore che attraversa i secoli fino ai giorni nostri.

Progettata in cemento cellulare, la scenografia degli architetti Berger & Berger suggerisce la cartografia di una cittadella in cui si scontrano generazioni, geografie e medium.

Entrando nella Grande Nave del Centre Pompidou-Metz, il visitatore si confronta con l’esperienza dell’installazione di Mario Merz, ricomposta nelle sue tre parti per la prima volta dal 1987 – Omaggio ad Arcimboldo, Cono e La Table de Chagny – dove frutta e le verdure si susseguiranno una dopo l’altra, al ritmo delle giornate. Head VI (1949) di Francis Bacon è vicino ai collage di Hannah Höch, Anders (Brighton Arcimboldo) (2005) di Wolfgang Tillmans è accanto a Study in the Catacombs of Palermo (1924) di Otto Dix, Untitled (# 155) ( 1985) di Cindy Sherman in dialogo con La Poupée (1935-1936) di Hans Bellmer. Altrove, gli affreschi di Pompei illuminano le maschere della bottega in cui James Ensor trascorse la sua vita.

Con le sue ampie aperture, il percorso architettonico permette di attraversare le nuove creazioni di Fernando e Humberto Campana, la monumentale fontana fosforescente Hills and Clouds (2014) di Lynda Benglis, l’imponente Guardiano del giardino (XVII secolo), l’unico arcimboldesco esistente scultura, o il gabinetto segreto di Praga del leggendario regista surrealista contemporaneo Jan Švankmajer. Più avanti, il ritratto di Antonietta Gonzalez (1594-1595) di Lavinia Fontana, dal castello reale di Blois, il video di Pierre Huyghe, Untitled (Human mask) (2014) e i ritratti di Zoe Leonard intorno alla donna barbuta del Museo dell’Orfila (1991) si uniscono.

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Face à Arcimboldo
Dal 29 maggio al 22 novembre 2021.

Metz (Francia)
Centre Pompidou-Metz

A cura di Anne Horvath