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Rai: ovvero come raccontare l’Italia

In tutto il Nostro Essere quotidiano, ci sono dei momenti che sono quelli precisi per ‘dire’ delle cose. Ora (tra gli altri) è il momento che la RAI racconti qualcosa di sé. E lo fa in maniera splendida attraverso la mostra allestita per l’occasione (anniversario della televisione e della radio) al Complesso del Vittoriano: 1924 – 2014 La Rai racconta l’Italia.

Una mostra che celebra una delle più importanti istituzioni culturali del Paese, attraverso i sessanta anni della sua televisione e i novanta anni della sua radio.

L’esposizione aperta al pubblico il 31 gennaio 2014, si svolge nella Gipsoteca del Complesso Monumentale del Vittoriano di Roma, per trasferirsi il 29 aprile prossimo alla Triennale di Milano. Si apre con una ricca selezione di costumi di scena attraverso lo stile italiano dai primi Anni Sessanta a oggi. Si prosegue con materiali d’archivio e di promozione, raccontando, con i simboli dall’URI all’EIAR fino alla RAI, anni di attività. Otto sono le sezioni o canali tematici come quello dell’Informazione, dello Spettacolo, della Cultura, della Scienza, della Politica, della Società, dell’Economia e dello Sport. Inoltre una sezione a parte racconta la storia della Radio. Un set televisivo degli anni Settanta è allestito nello spazio espositivo centrale. Conclude l’esposizione l’area dedicata al prossimo futuro tecnologico televisivo e radiofonico. Portando il mondo in casa degli italiani, la Rai è divenuta specchio delle loro vicende narrandone la vita quotidiana. Nello scrivere queste parole, rischio di essere retorico, ma d’altra parte la realtà che la Rai ci ha ‘servito’ è proprio questa. D’altronde è inutile scomodare polemiche che non portano a nulla. Altre televisioni sono venute dopo la Rai e quindi l’archivio e la storia che la Televisione pubblica detiene, è a tutto tondo. Questo bisogna riconoscerglielo.

Nel catalogo, che è a cura di Costanza Esclapon, Alessandro Nicosia e Barbara Scaramucci, i titoli dei vari capitoli passano da: ‘Una bella impresa italiana’, a ‘Novant’anni di radio-la mamma, la sorella e la figlia della TV’, all’’Informazione’, allo ‘Spettacolo’, alla ‘Politica’, alla ‘Società’, all’’Economia’, allo ‘Sport’, ai ‘Costumi’ e a ‘Il Museo’, con un apparato iconografico veramente degno dei sessanta anni passati per la televisione e dei novanta per la radio.

Ricchissima visione a tutti voi.

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Mostre Rai ovvero come raccontare l’Italia1924 – 2014 La Rai racconta l’Italia

Dal 31 gennaio al 30 marzo 2014

Roma

Orario:

dal lunedì al giovedì

dalle 9.30 alle 18.30

venerdì, sabato e domenica

dalle 9.30 alle 19.30

 

Ingresso:

gratuito

 

Informazioni:

tel. 06/3225380

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Un Gusto davvero particolare

La mostra che sono andato a vedere, è particolare perché particolare è il posto nella quale è stata allestita. Mi riferisco a quel gioiellino romano del Museo Praz. In questo luogo, nelle cui sale sono raccolte oltre mille opere, tra sculture, dipinti, arredi e oggettistica varia, vengono esposte una selezione di arredi e di dipinti raccolti da Alessandro Marabottini (1926 – 2012) nel corso della sua vita, spesso acquistati presso gli stessi antiquari che era solito frequentare con l’amico Praz (1896 – 1982).

Vedute e paesaggi, ritratti d’interni e di personaggi, miniature riportate anche nelle pagine del catalogo.

Questa mostra è stata possibile grazie alla disponibilità della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, affidataria della proprietà, della gestione e della valorizzazione da parte dello stesso Marabottini attraverso lascito testamentario. Il catalogo della De Luca editori Gusto Romantico rende bene quello che si andrà a vedere o quello che si è appena visto non solo attraverso l’impianto iconografico, ma anche attraverso gli scritti riportando quel ‘gusto’ e la visione estetica che accompagnarono Praz e Marabottini nel loro lavoro di storici dell’arte e della cultura.

L’intelligente titolo della mostra Gusto romantico dato dalla responsabile del Museo Praz nonché curatrice dell’esposizione, Patrizia Rosazza Ferraris, fa da contraltare a quel Gusto Neoclassico di praziana memoria.

La collezione del Marabottini, accumulata negli anni, fece parte del palazzetto di famiglia a Firenze. Una collezione che emanava un’aura e un clima di natura romantica. In realtà la collezione va da opere del Duecento fino al secolo scorso.

Le scelte della Rosazza Ferraris si attestano soprattutto in quelle opere databili nell’ambito del XIX secolo. L’intera collezione comprende, infatti, poco più di novecento dipinti che dall’appartamento romano all’Aventino, il Marabottini aveva trasferito nelle sale al piano nobile del palazzetto di famiglia in Firenze. È interessante leggere, nel catalogo la storia, ad opera di Caterina Zappia, di come questa collezione si sia andata formando.

Il Marabottini soleva spesso dire: “Compro la pittura non i nomi o le storie”. Nel catalogo c’è anche il dotto intervento di Tomaso Montanari, con riferimenti a Leon Battista Alberti, Lanfranco, Pietro da Cortona, Claude Lorrain.

In mostra vengono esposte alcune miniature in avorio, bisquit, alcuni paesaggi e interni di studio dell’artista come quello di Anonimo francese Interno di studio con modello e pittore al cavalletto, o anche Interno di un grande atelier con due pittori al cavalletto.

Una mostra che consiglio, anche per chi non conosce il Museo Praz, museo da vedere assolutamente.

Romantica visione.

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06 Mostre Gusto Romantico Anonimo Artista Francese GUSTO ROMANTICO

Opere del XIX secolo dalla Collezione di Alessandro Marabottini

Dal 23 novembre al 21 aprile 2014

Roma

Museo Mario Praz

via Zanardelli, 1

Curatore: Patrizia Rosazza – Ferraris

Orario:

dal martedì alla domenica

dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 14.30 alle 19.30

lunedì chiuso

Ingresso:

libero

Informazioni:

tel. 06/6861089

Sito web

http://www.museopraz.beniculturali.it

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 06 Mostre Gusto Romantico Catalogo G.Romantico

Un autodidatta che ha studiato

Ho scritto altre volte come sia importante l’onestà intellettuale in ognuno di noi. Questa ‘onestà’ si riferisce, chiaramente, anche al mondo della Cultura e, nella fattispecie, dell’Arte.

Questo piccolo preambolo mi serve per presentare un autodidatta che ha studiato. E lo studio, e l’applicazione, e l’impegno di Giovanni Bonfiglio, ingegnere di Genova, sono stati accolti con estrema onestà intellettuale. Onestà intellettuale che spesso vedo venire meno proprio da chi (invece) gli studi, quelli professionali, li ha fatti e comunque è arrivato ad essere considerato l’Artista storicizzato.

Vedi chi ha esposto L.O.V.E., scultura monumentale, che raffigura una mano con tutte le dita mozzate eccetto il dito medio, o quanti hanno esposto ed espongono regolarmente senza soluzione di continuità nelle Biennali d’Arte di Venezia opere francamente discutibili. Per carità, qualcosa si salva in queste esposizioni, ma è veramente ben poco. Vengo subito all’onesto Pittore che ha esposto a dicembre 2013 nello spazio culturale Muef Artstudio a Roma.

Una pittura fresca, a volte materica, una pittura di chi crede ancora in questo meraviglioso “mestiere”: quello del Pittore. Un po’ meno convincente (anche se il Bonfiglio predilige questa tecnica) è quando si cimenta nei pastelli. Nel mio molto piccolo sapere mi sono permesso di consigliargli, per l’appunto, di approfondire lo studio dei pastelli.

La mostra è ormai finita, Giovanni Bonfiglio ne farà, forse, una a Savona. Ma se vi capita di sentire questo nome, andate a vedere e anche voi vi accorgerete della sincerità d’intenti di questo Pittore autodidatta.

Complimenti al Pittore.

06 Riflessioni Un autodidatta che ha studiato Passioni giovanili

Rembrandt e i Mennoniti

La caratteristica principale degli Anabattisti, come dei Mennoniti è la somministrazione del battesimo in età adulta. I Mennoniti, che nell’Olanda del Seicento vivevano a latere del Calvinismo ufficiale, avevano fatto rinascere l’eresia anabattista.

Ma perché inizio questo mio breve testo con questi concetti? Semplicemente perché sono il frutto di una interessantissima presentazione del volume (fanno anche parte del risvolto di copertina del libro) Giovinezza di Rembrandt – La committenza mennonita, avvenuta il 5 dicembre 2013 al Salone di Pietro da Cortona in Palazzo Barberini di Roma.

Il testo elaborato da Silvia Danesi Squarzina, Ordinario emerito di Storia dell’Arte Moderna (Sapienza – Università di Roma) che vanta un lunghissimo curriculum di docenze, attestati, pubblicazioni, curatrice di mostre e di convegni, è stato sapientemente edito da De Luca (editore colto e raffinato) che ha colto letteralmente la palla al balzo, per confezionare un volume di centoventotto pagine, ricco anche iconograficamente. Così in questo appassionante testo, già apparso nel 1993 in un volume dal titolo L’asino iconoclasta (immagine di uomini con la testa d’asino che con bastoni si avventano su una catasta di libri, sculture e varie opere d’arte distruggendole, visione questa che testimonia la spaccatura delle coscienze tra Fiandre e Paesi Bassi del Nord) si viene a conoscenza dell’appartenenza del grande pittore olandese, in età giovanile, di quella minoranza religiosa, i mennoniti, la cui testimonianza appare nel famoso Ritratto del predicatore mennonita Cornelis Claesz Anslo e di sua moglie, del 1641, ma anche attraverso disegni e acqueforti il cui soggetto appare essere uguale o quasi uguale al famoso dipinto.

Il movimento mennonita (che prese il nome da Menno Simons), ebbe larga diffusione in Olanda, lentamente ottenne libertà di culto e si caratterizzò per l’impostazione più silenziosa, attraverso una profonda interiorizzazione della fede fondata sull’individualità. Nell’introduzione, la dotta Danesi Squarzina scrive: «…non più e non solo la finezza in punta di pennello dei fijnschilders, non più e non solo le tele di piccola dimensione, …». Fijnschilders (letteralmente “fine-pittori”), erano pittori olandesi della Golden Age, che tra il 1630 e il 1710, cercarono di creare una naturale riproduzione meticolosa della realtà con estrema attenzione al dettaglio attraverso opere di piccole dimensioni.

Nel XIX secolo divenne un marchio per artisti come Gerrit Dou e i suoi seguaci a Leiden.

I fijnschilders sono più noti per le scene di genere che mostrano la vita quotidiana e le attività, i soggetti notturni a lume di candela, e trompe l’oeil di nicchia dipinti.

L’autrice di questo prezioso volume ci elenca i vari studi, comprensivi anche di schedature accurate sulle opere certe, dove risultano esserci documenti attestanti l’appartenenza di Rembrandt ai mennoniti. L’importanza di questa conoscenza ci porta, non solo, a mettere un nuovo tassello in quel meraviglioso mosaico che è il micro-macro cosmo rembrandtiano, ma anche a farci consapevoli che (cito nel testo): «Le minoranze del secolo d’oro avevano, verso la pittura e la scienza, un atteggiamento più duttile e curioso rispetto alle maggioranze al potere e alimentavano un mercato dell’arte ricco e complesso, con le stimmate della sofferta e vincente modernità».

I complimenti sono doverosi all’autrice e all’editore, per aver contribuito a regalarci tanti elementi in più per comprendere uno dei “geni” della pittura olandese.

Interessante e dottissima lettura a tutti voi.

 

04 Libri Rembrandt Catalogo

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Titolo: Rembrandt: la sua giovinezza nell’ambito della committenza mennonita

Autore: Danesi Squarzina Silvia

Prezzo: € 20,00

Dati: 128 p., ill., brossura

Editore: De Luca Editori d’Arte (collana Trenta nove), 2013

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Come si mangiava

Si è inaugurata la coloratissima mostra dedicata all’immaginario culinario nella pubblicità di un’Italia a tavola, attraverso la creatività degli illustratori, dei grafici, dei pubblicitari che inventando linguaggi, seppero suscitare emozioni. Queste emozioni, per chi ha superato la cinquantina, non possono essere altro che emozioni forti.

Il ricordo, infatti, della propria adolescenza e successiva crescita non può far altro che suscitare una ‘certa’ nostalgia. Ecco il ricordo, la memoria tanto cara a tutti noi. Attraverso le coloratissime immagini pubblicitarie ci si ricorda di un’Italia (pregherei chi mi legge di omettere la retorica, d’ora in avanti, infatti, nominerò concetti e/o frasi di un tempo che oggi non esistono più) che, rialzatasi con ancora qualche ferita post bellica, sperava e credeva nel futuro. Di questa stessa speranza oggi ha bisogno il nostro Paese. Ma per ritornare alla mostra che è per tutti anche per chi ha meno di cinquant’anni, utilizzerò le sapienti parole dell’ideatore e del curatore Marco Panella che insieme alla Coca Cola, al Gruppo Cremonini e a Montana ha confezionato un’esposizione di tutto rispetto. Vengono così raccontati venti anni di vita e costume italiani attraverso non solo l’iconografia, ma anche attraverso stili e linguaggi, di quella pubblicità del cibo che è entrata nell’animo di tutti noi.

Le immagini che sono raccolte nella mostra vengono suddivise in dodici temi: dall’Italia che cambia il paesaggio domestico all’Italia del tempo libero, all’Italia degli intenditori, a quella che sogna con i concorsi a premio, fino a quella che scopre il risparmio e le offerte speciali. Memoria, quindi e linguaggio estetico delle inserzioni pubblicitarie pubblicate sui rotocalchi, o nello scenario della nascente televisione (1954) e dell’ideazione del Carosello (1957) idea tutta italiana. Ma i due media non si sostituiranno mai, anzi si affiancheranno alimentando contenuti l’uno con l’altro. Il catalogo raccoglie non solo tantissime immagini delle pubblicità, ma è ricco anche per quella parte testuale colma di riferimenti statistici sulla popolazione, culturali e pubblicitari. Questa pubblicità alimentare vide all’opera grandi firme di artisti e illustratori. Si veda Boccasile o Savignac, Cassandre o Mauzan. E poi ancora Marcello Dudovich, Marcello Nizzoli e Erberto Carboni. E ancora Armando Testa e Jacovitti. Nella televisione firme autorevoli come Luigi Magni, Sergio Leone, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti, Federico Fellini. Non ultimo la presenza di testimonial come quello di Edy Campagnoli, Peppino De Filippo, Sandra Mondaini, Ugo Tognazzi , Delia Scala e tanti altri.

Marco Panella chiude così l’introduzione: Il tempo della multimedialità e della crossmedialità è ancora lontano.

E io, nell’essere d’accordo su quanto affermato, aggiungo pure per fortuna.

Visione ricca di sentimenti per voi.

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Cibo immaginario copertina catalogoIL CIBO IMMANARIO: 1950/1970

Pubblicità e immagini dell’Italia a Tavola

Dal 3 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014

Roma

Palazzo delle Esposizioni

via Nazionale, 194

Orario:

martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 – 20.00

venerdì, sabato: 10.00 – 22.30

domenica: 10.00 – 20.00

L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura

Lunedì chiuso

Ingresso:

intero € 7,50 ridotto € 6,00

Informazioni:

tel. 06/39967500

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