Tutti gli articoli di Paolo Cazzella

Quando Pietro diventa un’icona

Non lontano da Tolmezzo, dove ci si arriva in pullman da Udine, esiste un piccolo paese di nome Illegio, anch’esso raggiungibile con pullman, all’interno di quel meraviglioso ambiente naturale dei monti della Carnia. Illegio è un piccolo paese dove risiedono poco meno di quattrocento abitanti. In questo piccolo luogo è stato creato uno spazio espositivo, la Casa delle esposizioni, sede d’importanti mostre che si organizzano ogni anno tra la primavera e l’estate. L’esposizione di quest’anno: Il Cammino di Pietro ha avuto come prima fase espositiva Castel Sant’Angelo di Roma.

Nella mostra si va da Lorenzo Veneziano a Garofalo, dal Guercino a Luca Giordano, a Mattia Preti fino a Simon Vouet, per dire solo una gran parte di quei pittori (le opere sono quaranta) che hanno riportato sulla tela la percezione di cosa è davvero la fede, vale a dire cosa veramente può fare la fede e cosa la fede può fare di un uomo, come recita la presentazione nel catalogo.

Nel visitare la mostra mi sono soffermato su alcuni quadri come quello di Gerard van Honthorst L’Angelo libera Pietro dal carcere proveniente dal Museo Civico di Prato. Ebbene in questa tela, al di là degli ovvii e apprezzabili riferimenti di natura caravaggesca, ho trovato la raffigurazione di un momento  sacro sapientemente riportato sul quadro dall’autore, nell’entrata dell’Angelo che indica a Pietro. Ma poi c’è il Vouet con San Pietro visita sant’Agata in carcere, dove l’atteggiamento di Pietro nell’indicare la Santa rivela un corpo femminile che richiama una bellezza soprattutto terrena.

Una bella mostra da visitare con attenzione anche perché non ci sono solo oli su tela, ma tempere su tavola e poi sculture in legno di cembro intagliato.

Il catalogo delle edizioni Skira di oltre trecento pagine è accompagnato da un supplemento di sessantina di pagine. Una utile edizione anche perché oltre a contenere le immagini delle opere in mostra, raccoglie altri riferimenti iconografici utili per comprendere al meglio l’avvenimento espositivo. Importante, infine, la bibliografia delle schede.

Felice e serena visione a tutti.

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06 Mostre Un Cammino importante catalogo cammino di pietroUN CAMMINO IMPORTANTE

Dell’11 maggio al 6 ottobre 2013

Illegio (Udine)

Casa delle Esposizioni

Orario al pubblico:

dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.00

domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.30

Ingresso:

intero 8 €, ridotto 6 €

Informazioni:

tel. 0433/44445 – 2054

sito web

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 06 Mostre Un Cammino importante 306 Mostre Un Cammino importante 806 Mostre Un Cammino importante G.van H

Tiziano e il papa

L’occasione è da non perdere, infatti per l’esposizione dedicata a Tiziano viene prestata in Italia per la prima volta il dipinto “Il vescovo Jacopo Pesaro e papa Alessandro VI davanti a San Pietro”. Grazie ad una recente pulitura, si può apprezzare meglio questa tela, che fa da fulcro alla mostra allestita a Palazzo Cosmo in Pieve di Cadore. Ho avuto il piacere di visitare questa esposizione che oltre all’importante dipinto del giovane Vecellio offre l’opportunità di visionare una decina di opere di riferimento e di confronto attraverso dipinti, disegni, silografie, gemme, armature, documenti preziosi così da poter comprendere meglio, esaminando gli avvenimenti nell’ambito della commissione, l’opera proveniente dal Museum voor Schone Kunsten (Museo di Belle Arti) di Anversa. La grande tela del Pittore di Pieve di Cadore, fu eseguita in un’unica soluzione su una tela coperta da un sottile strato di gesso sul quale Tiziano ha abbozzato la composizione con il carboncino.

La presenza, in mostra, dell’apparato multimediale aiuta il visitatore a leggere in pieno il capolavoro della fase giovanile di Tiziano. Quindi una mostra a tutto tondo. Il luogo dell’esposizione non poteva essere altro che il simpatico Paese di Pieve di Cadore che ha fornito i natali a Tiziano Vecellio. Proprio in una lettera scritta alla Magnifica Comunità di Cadore verso la fine del 1572, Tiziano affermava: “… io ho amato la cara patria et cercato d’honorarla sempre et favorire le cose sue”. Nel dipingere la tela, Tiziano si è avvalso di pigmenti di alta qualità. Quei rossi, i verdi, i gialli possono tranquillamente essere paragonati agli altrettanto rossi, verdi e gialli di un Cima da Conegliano o di un Giovanni Bellini.

Ma Tiziano fa di più, istituendo delle tecniche personali consistenti nella fluidità delle forme, nella consistenza materica delle superfici. Tutto questo è stato possibile grazie alla volontà non solo delle istituzioni locali, ma anche da parte di quel mondo dell’associazionismo e del volontariato. Una mostra quindi, se possibile, da visitare confortata anche dal catalogo dei Fratelli Alinari, garanzia di una perfetta edizione e che testimonia attraverso la delicata riproduzione di tutte le opere in mostra e non solo quanto visto personalmente.

Colorata visione per ognuno di voi.

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06 Mostre TizianoTIZIANO, VENEZIA E IL PAPA BORGIA

Dal 29 giugno al 6 ottobre 2013

Pieve di Cadore (Bellunno)

Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore (Palazzo Cosmo)

Orario:

dal lunedì alla domenica

dalle 10.00 alle 19.00

Ingresso:

intero 8,00 €, ridotto 6,00/4,00 €

Informazioni:

tel. 0435/212170 – 501674

sito web

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06 Mostre Tiziano 1

Un déjà vu Enciclopedico

Eh no, non ci siamo, questa volta proprio non ci siamo. Frequento Venezia da più di dieci anni e con essa le varie Biennali d’Arte o di Architettura, anno dopo anno vengono chiamate con nomi più o meno accattivanti. Quest’anno la 55. Esposizione Internazionale d’Arte ha come sottotitolo Il Palazzo Enciclopedico. Il Palazzo Enciclopedico venne ideato da Marino Auriti, artista naif auto-didatta italo-americano, venuto a mancare nel 1980 e che nel 1955 immaginò un museo che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, raccogliendo dalla ruota al satellite le più grandi scoperte del genere umano, mai attuato praticamente. Quest’anno, però, nell’Esposizione veneziana, non solo non si è riusciti nell’intento dell’Auriti, ma ancora peggio, infatti se un rimprovero deve essere fatto, questo va ai curatori in senso lato, non tanto a chi espone. Chi espone fa il suo mestiere bello o brutto che sia. I curatori, invece, dovrebbero fare il loro mestiere consapevoli delle esposizioni e/o errori del passato. Questa volta, lo dico con cognizione di causa, avendo visitato la Biennale. Non ho mai visto un ripetersi di déjà vu, passando da padiglione a padiglione, in quelle che vengono chiamate le partecipazioni nazionali.

Un’occasione persa, perché pur essendo queste Biennali (una volta definite d’Arti visive) un concentrato di una parte dell’avanguardia o della contemporaneità, pur essendo ormai da anni un affastellarsi di performance, installazioni, videoarte e altro (ormai la Pittura e la Scultura non esistono più in questi tanto agognati luoghi espositivi, o se esistono sono in piccola percentuale rispetto a tutto il resto che pare che non ci siano), questa volta è stato solo e unicamente un noioso ripetersi di cose già viste.

Lo so creare è difficile, essere innovativi pure, ma BASTA, BASTA, BASTA con le solite proiezioni video (tra l’altro per essere originali, ho visto anche i televisori che proiettavano video sistemati al suolo, per poterli vedere bisognava letteralmente sdraiarsi per terra). Basta con le performance, con le espressioni di natura concettuale posta all’estremo.

Cito a caso, dopo i vari Schifano, dopo il new dada e la minimal Art, l’Arte povera, la bodyart, Bill Viola, bisogna fare altro. Ma se questi sedicenti artisti non sanno, più di tanto, cosa inventarsi, che si ritorni a quella sana e pura espressione d’Arte coniugata attraverso il “fare” PITTURA o il “fare” SCULTURA. Infatti in questa edizione si passa da un Charles Ray dal suo iperrealismo fuori misura (l’immagine di una donna in tailleur alta almeno tre metri), a un Damian Ortega che riunisce, a cerchio e sospesi, tanti oggetti di vita quotidiana, alle sculture viste e riviste di Duane Hanson, a Enrico Baj, a un Gianfranco Baruchello, alle rocce sospese di Phyllida Barlow, per parlare solo di alcune espressioni ‘artistiche’ ripetute già nel passato. Non si scomodi, con questo, l’idea dell’Auriti perché si poteva benissimo dare spazio a cose già viste con del nuovo così da poterli mettere a confronto. Ma forse il nuovo non c’è? E se saltassimo un’edizione, per dare il tempo di produrre qualcosa di veramente originale e perché no, di un nuovo modo di concepire la pittura nel senso più materico del termine o di nuove forme della scultura?

Negli interventi di presentazione alla stampa Massimiliano Gioni, curatore la 55.Esposizione Internazionale d’Arte, domanda quale sia il mondo degli artisti?

Comunque v’invito lo stesso a vedere questa esposizione veneziana perché ciò che ho descritto è solo un parere personale.

Mi piacerebbe, infatti, essere INTELLIGENTEMENTE smentito. So apprezzare le critiche solo se motivate e con un senso proprio.

Auguri.

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55. Esposizione Internazionale d’Arte 2013

Il Palazzo Enciclopedico

Dal 2 giugno al 24 novembre 2013

Venezia

Giardini / Arsenale

Orario:

dal martedì alla domenica

dalle 10.00 alle 18.00

Ingresso:

intero 30/25 €, ridotto 22 €

Informazioni:

tel. 041/5218.828

sito web

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Biennale di Venezia Palazzo Enciclopedico Camille Henrot

Emilio Greco: una vitalità tutta da scoprire ovvero la lingua viva della scultura

Gaspare Del Fiore la definì “sensualità immaginativa” e ancora: “La ricerca della sintesi, la voglia di “asciugare” la forma fino all’essenziale, quasi all’astratto…” Per Leonardo Sciascia invece il collegamento vitale con l’antico “l’ha operato, per sua parte, attraverso una visione del mondo essenzialmente erotica, di armonia erotica. Sorgente di quest’armonia è, naturalmente, il corpo della donna; e da lei si irradia in tutte le cose: forma, ritmo, misura del mondo”, parlando …”invece la lingua viva della scultura”.

Ugo Moretti ebbe a dire che fu: “Tra i pochissimi artisti moderni che si rendono conto che l’opera deve essere finita e risolta in ogni suo minimo particolare espressivo, che non lasciano all’abbozzo o al volazzo estroso la funzione del facile effetto…”.

Queste e altre definizioni sono state donate a quell’Artista della forma scultorea che risponde al nome di Emilio Greco.

A questo Artista viene ora dedicata una esemplare esposizione ad opera di quella Fondazione, la Carichieti dove ho già avuto modo di parlare. In occasione, infatti, del centenario della nascita dell’Artista catanese (Catania 1913 – Roma 1995), la Fondazione Carichieti ha organizzato, nel bel Palazzo (restaurato) de’ Mayo a Chieti, una mostra a tutto tondo di Greco dal titolo: La vitalità della scultura. Infatti proprio di vitalità si parla, si ascolta, si guarda, ogni volta che ci mettiamo di fronte, di lato, avanti, dietro ad una scultura di Emilio Greco.

A cura di Gabriele Simongini, con la collaborazione degli Archivi Emilio Greco di Roma e dell’Opera del Duomo di Orvieto, la mostra presenta sculture e disegni, focalizzata sul tema del corpo. Sedici sculture fra bronzi, terrecotte, gessi e cementi, accompagnano un gruppo di 26 disegni di soggetto sportivo che provengono dagli Archivi Greco di Roma, dal Museo Emilio Greco di Orvieto e da collezioni private.

Emilio Greco è stato uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, ebbe il Gran premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1956. Le sue opere sono conservate nei musei di tutto il mondo, dalla Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altri ancora. Fra i lavori più celebri di Greco è sufficiente ricordare le Porte della Cattedrale di Orvieto, il monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro, il monumento a Pinocchio a Collodi.

La personalità di Emilio Greco esce ben presto allo scoperto per quella profonda carica di umanità, misura classica e dolce sensualità, rivelatrici di quell’attitudine lirica che lo porterà, anche, a comporre diversi componimenti poetici. Nel visitare la mostra ho ritrovato, così, diversi lavori già visti anni addietro e nel rivederli non ho avuto la sensazione del già visto, non sono opere datate. Ed è questa la grandiosità di un artista, quella cioè di essere sempre contemporaneo anche dopo che la sua attività si è fermata da tempo.

Il corposo catalogo, edito da Allemandi, contiene le riproduzioni delle opere esposte a Chieti, i saggi di Gabriele Simongini ed Elisabetta Cristallini ed un ricordo di Antonella Greco (figlia dell’artista). Contiene, anche, una serie di foto che documentano l’artista al lavoro.

Serena visione.

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05 Mostre Emilio Greco 02_-allestimento-Testa-di-fata-1953-Archivi-Greco-RomaEMILIO GRECO

La vitalità della scultura

Fino al 29 settembre 2013

Palazzo dè Mayo

largo Martiri Della Libertà 1

Informazioni:

tel. 0871/359801

Sito

Ingresso libero

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Penne: l’Arte Moderna

Sono capitato a Penne quasi per caso. Sapevo che era stato inaugurato il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (Mamec). Così appena entrato in questo, apparentemente, piccolo Museo, mi sono subito accorto della sua funzionalità. La gentile Persona che stava alla biglietteria, mi ha fatto da guida. Sono venuto a sapere così che era stato inaugurato nel 2011 dopo una serie di lavori di ristrutturazione, che hanno mantenuto i pavimenti originari attraverso un sistema veramente valido senza per questo operare interventi o demolizioni sulle murature. Così tiranti distribuiti in ogni stanza hanno fatto parte di quella scelta conservativa e, debbo dire, innovativa. Infatti, tutte le integrazioni necessarie hanno trovato collocazione al di sopra dei pavimenti esistenti coperti da una nuova pavimentazione in legno che nasconde tutto. La piattaforma, che è staccata dalle pareti, diventa un elemento aggiunto con parti apribili per la manutenzione. L’allestimento museale ha poi completato l’opera, attraverso elementi scatolari e pannellature idonee. Ogni stanza contiene un sistema di climatizzazione, illuminazione, sicurezza e antincendio. L’ultima stanza, a mio avviso, è particolarmente interessante perché allestita da pannellature scorrevoli con funzione di deposito per i quadri che sono visibili al pubblico. Stesso discorso è stato reso valido per le opere grafiche contenute in apposite cassettiere fruibili al visitatore.

La raccolta comprende pitture che vanno dal vedutismo di fine Settecento fino alla grande pittura napoletana. La ricca collezione Galluppi ci fornisce un quadro importante della pittura dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Tra le opere i fratelli Palizzi, Antonio Mancini, Filippo De Pisis e Mario Mafai. Nelle bellissime sale oggi è possibile ammirare anche le opere di Remo Brindisi e della collezione Fabrizio-Savini. Oltre alle opere già citate risultano esserci i ‘Costumi romani’ di Bartolomeo Pinelli, il ‘Busto di donna’ di Vincenzo Gemito, una ‘Veduta di Orvieto’ di Michele Cammarano e uno scrittoio di Filippo de Pisis. Inoltre una sezione di opere a soggetto religioso tra il XIV e il XVII secolo.

Farebbero bene, architetti e allestitori, in vena di particolari soluzioni originali, cercando con la giusta umiltà, a visitare questo Museo veramente all’avanguardia.

Un Museo dove contenitore e contenuto si valorizzano a vicenda, a differenza di grandi esempi dove il contenitore la fa da padrone sminuendo ciò che contiene. Ma so bene che l’umiltà, a volte, male si sposa con la visione individualista di certi ‘innovatori d’ambiente’ e allora consiglio a tutti voi, persone normali, di andare a visitare questo splendido Museo poco distante da Pescara.

Godibilissima visita a tutti.

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MAMEC – Museo di Arte Moderna e Contemporanea

via Muzio Pansa, 37-39

Penne (Pescara)

Orario:

dal martedì a domenica

dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30

dal lunedì al sabato

dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30

domenica è chiuso

Ingresso:

intero 5,00 €, ridotto 2,50 €

Informazioni:

tel. 085/8210160

Sito web

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