Tutti gli articoli di Paolo Cazzella

La storia dei mesi importanti e di quelli meno

Tanto tanto, ma taaaaaaaaanto tempo fa………………………..
C’erano alcuni mesi dell’anno che….non erano importanti.
Essi erano…………………..ma forse sarebbe meglio elencarli insieme:

Allora:

– Gennaio………è importante perché è il primo mese dell’anno e poi contiene il primo giorno che è il primo dell’anno – capodanno;
– Febbraio………bè direi che anche questo è importante perché c’è il carnevale……….con le
maschere, le stelle filanti, i coriandoli;
( mettersi in tasca stelle filanti e coriandoli per poi tirarli fuori )
poi rivolto ai bambini: Voi vi mascherate? E a cosa vi mascherate?

Bene passiamo a………………….

– Marzo………bè è il mese dove entra la Primavera……il 21 marzo, quindi penso che sia importante, no?;
– Aprile………ad Aprile c’è Pasqua, poi pasquetta……………;
– Maggio……..il mese di maggio è poco importante.. o comunque veniva considerato poco importante;
– Giugno……..entra l’estate, il 22 giugno e quindi importante;
– Luglio – Agosto………poi c’è Luglio e Agosto, non tanto importanti, si, si è in vacanza però…;
– Settembre….mentre a Settembre il 23 entra l’Autunno con le foglie degli alberi che da verdi diventano gialle e che cadono piano piano giù (mettersi in tasca foglie gialle e verdi)
– Ottobre – Novembre….per Ottobre e Novembre vale lo stesso discorso di Luglio e Agosto;
– Dicembre….poi Dicembre invece considerato importante per il Natale e per l’ultimo giorno dell’anno il 31.

Allora ricapitoliamo………….tanto, ma taaaaaaanto tempo fa venivano considerati importanti i mesi:
Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Giugno, Settembre e Dicembre.

Mentre sempre………….tanto, ma taaaaaaanto tempo fa venivano considerati poco importanti i mesi:
Maggio, Luglio, Agosto, Ottobre e Novembre.

Come vedete 7 mesi su dodici erano importanti e 5 su dodici no.
Questo creò una grande crisi ai mesi poco importanti, i quali si riunirono e decisero di fondare da soli un anno tutto loro.
I mesi considerati importanti, quando seppero della riunione dei mesi non importanti si riunirono anche loro dicendo che erano i più forti perché erano in maggioranza e c’avrebbero pensato loro a fare un anno da soli.
Ma prova e riprova, una riunione di qua………….una riunione di là, non riuscivano a fare una anno da soli. La stessa cosa valeva per i mesi poco importanti che nonostante una riunione di qua………….una riunione di là, non riuscivano a fare, anche loro, una anno da soli.
I mesi importanti, infatti, si scontrarono fra loro perché dicevano che Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile erano vicini compatti mentre gli altri mesi erano sparsi Settembre e poi Dicembre che si sentivano soli e volevano anche gli altri mesi quelli considerati meno importanti come ad esempio maggio e poi luglio e agosto, ottobre e novembre.
Eppoi c’è da dire che pensarono ai bambini che sarebbero nati chi nel gruppo dei mesi importanti chi in quello considerati non importanti.
Si sarebbero, così, create delle fratture, delle gelosie anche all’interno di una stessa famiglia.
Ma ve lo immaginate voi il bambino nato a gennaio con suo fratello nato a luglio? Quello nato a gennaio avrebbe detto che lui, si, era più importante a differenza del fratello.
E tutti, mesi importanti e non, si chiedevano come si potesse fare un anno con così pochi mesi.
Poi d’un tratto, come per magia, come tante cose che succedono nella nostra meravigliosa vita, i mesi importanti vollero fare una grande riunione……………..ma che dico grande, una grandissima riunione, ma, è questa la novità, non la vollero fare da soli, ma la vollero fare…….con chi?…..esattamente con i mesi meno importanti, i quali mesti mesti accettarono.
In questa grandissima riunione dove erano da una parte i mesi importanti e dall’altra quelli meno, si deliberò che non dovevano esserci divisioni, che non dovevano esserci differenze né tantomeno mesi più importanti degli altri.
Si deliberò, anche, che bisognava essere tolleranti e accettare il diverso tra loro. Ogni mese aveva la stessa importanza perché l’uno non poteva fare a meno dell’altro.
Tutti capirono che solo rimanendo uniti, solo essendo solidali tra loro si poteva vincere.
Così fecero e piano piano, i mesi si riunirono tutti insieme dando vita ad un anno intero.
Dando vita, soprattutto, ad una unione anche tra gente non uguale a noi.

E come tutte le più belle favole…………….vissero tutti felici e contenti.

20 Marzo 2012

Un diverso modo di concepire la fotografia

Si è conclusa l’interessante esposizione di fotografie del contemporaneo moscovita Joseph Badalov.
La mostra si è svolta a Palazzo Ferrajoli, in Piazza Colonna a Roma, dal primo al quindici novembre duemiladodici.
Difficile è nel ventunesimo secolo dire non solo qualcosa di nuovo, ma di particolarmente costruttivo nel fantastico mondo delle arti. Nell’ambito della fotografia, a me sembra, che Badalov ci sia riuscito benissimo, creando scene visionarie attraverso ritratti e composizioni ‘nude’. Infatti, essendo entusiasta del metodo delle ‘casualità fondamentali’, Badalov applica alla propria opera quella forza intima della suggestione.
Suggestioni e visioni che guidano da sempre ogni artista nella sua ricerca del raccontare le emozioni dell’anima. Tutto questo, viene avvalorato dal fatto che il fotografo moscovita crea in quella sfera del visibile, che non essendo più comprensibile diventa semplicemente riconoscibile. Vale a dire il fisico limite tra realtà e “non realtà”.
Lo splendido catalogo documenta ampiamente l’esposizione appena conclusasi con fotografie e l’inserimento di Sonetti di Shakespeare che fanno da particolare cornice ad una mostra particolare.
Serena continuazione a tutti.

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Sonnet CXIX
JOSEPH BADALOV
Dal 1 al 15 Novembre 2012

Roma
Palazzo Ferrajoli
Piazza Colonna 335

 

 

 

 

 

 

 

 

PEGGY GUGGENHEIM OVVERO TUTTO PER BENE

Il titolo di una famosa commedia di Luigi Pirandello, ‘Tutto per bene’, è possibile unirlo alla Figura di Peggy Guggenheim, che diceva essere suo dovere proteggere l’arte del suo tempo.
Parte da questo basilare concetto l’idea di creare un museo d’arte contemporanea all’insegna della ‘determinazione ed immaginazione’, qualità queste che ereditò dal nonno Meyer. La fortuna di Meyer proveniva da investimenti fatti nel campo manifatturiero e dalle importazioni, sfruttando particolarmente le miniere di metalli.
Ma pur non possedendo abbastanza denaro, la giovane Peggy studiava il modo di ridurre le spese personali, anche per evitare di interrompere gli impegni che aveva preso con diversi amici di vecchia data e con artisti che manteneva da anni.
Nata nel 1898, inaugurò la prima galleria dopo quaranta anni, a Londra. Marcel Duchamp le insegnò la differenza tra arte astratta e surrealista. Da allora, con consigli dello stesso Duchamp e di altri artisti, inaugurò una serie di mostre e acquistò, anche, diverse opere. Ma stanca di inaugurare mostre, decise di aprire un museo di arte contemporanea arricchito dagli acquisti fatti nel frattempo. Incoraggiata da Duchamp e da Herbert Read iniziò a collezionare arte cubista, astratta e surrealista.
Nel frattempo dopo Londra, approdò a Parigi per poi arrivare a New York, sempre organizzando mostre. Ritornata in Europa nel 1947, andò a cercare casa a Venezia e nel 1949 acquistò l’incompiuto Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande nei pressi della Salute. La denominazione ‘dei Leoni’ è dovuta alle grandi teste di leone scolpite in pietra e poste lungo la facciata.
Dopo la partecipazione alla Biennale del 1948 dove espose, per la prima volta in Europa, opere di Gorky, Pollock e Rothko, Peggy fu invitata a presentare la sua collezione a Palazzo Strozzi a Firenze, e a Palazzo Reale a Milano.
Nel 1950 espose l’intera collezione di 18 quadri di Pollock al Museo Correr di Venezia. Peggy, trascorse così il resto della vita a Venezia dove potè realizzare il museo d’arte contemporanea. Acquistò anche opere di pittori astratti veneziani come Tancredi.
Ma negli anni ’60, il costo sempre più alto dell’arte contemporanea la portò ad interrompere la collezione. Pur avendo donato, sia il Palazzo che la collezione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim creata dallo zio, ottenne che rimanesse a Venezia.
Allo spettacolo indiscusso di Venezia e del Canal Grande, che ho già descritto in altri articoli, si unisce anche quello del Museo d’Arte Contemporanea della Collezione Peggy Guggenheim.
È una tappa obbligata per chi viene a Venezia, perché oltre al fascino dell’aura che emana la storia del Museo, c’è quello di poter vedere le opere di tanti artisti non solo astratti, si passa da Karel Appel ad Alexander Archipenko, da Arman a Jean Arp, a Bacon, a Baj, a Balla fino a Boccioni. E poi Brancusi, Braque, Calder, Campigli, Chagall, Dalì, De Chirico, Duchamp, Ernst e Giacometti. E poi ancora Gorky, Klee, Malevich, Marino Marini, Mirò, Moore, Ricasso, Pollock, Rothko e Severini. C’è anche Tancredi, Vedova fino a Villon e tanti tanti altri. Ci sono, poi, le sculture dall’Africa, dall’Oceania, dalle Americhe, dal Giappone, da Corfù.
Mi sembra che ci siano validissimi motivi per venire a guardare un certo tipo di Arte.

Gioiosa e creativa visita.

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Collezione Peggy Guggenheim

Venezia
Palazzo Venier dei Leoni
Dorsoduro 701

Orario:
10-18 tutti i giorni
chiuso il martedì, il 9 gennaio, il 20 febbraio e il 25 dicembre
aperto nelle altre festività, 1 maggio incluso.

Informazioni:
tel. 041/2405.411

http://www.guggenheim-venice.it/default.html

UN ECLETTICO ARTISTA DEL NOVECENTO

Degli undici musei civici di Venezia, Palazzo Fortuny, è a mio parere quello che emana un’aura personalissima. Non voglio dire che gli altri siano da meno, come può essere il Museo del Settecento veneziano – Cà Rezzonico o la Casa di Carlo Goldoni.
A proposito della Fondazione dei Musei Civici di Venezia, elenco quali sono, insieme a Palazzo Fortuny: Palazzo Ducale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, la già citata Cà Rezzonico e Casa di C. Goldoni, Museo di Palazzo Mocenigo, Cà Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Museo di Storia Naturale, Museo del Vetro, Museo del Merletto.
Ma torno subito a raccontarvi del Palazzo Fortuny.
Prende il nome da Mariano Fortuny y Madrazo, che con sua moglie Henriette elesse Palazzo Pesaro Orfei a casa laboratorio.
Mariano Fortuny, nato a Granada nel 1871, venne a mancare, alla nostra Vita, a Venezia nel 1949, fu pittore, incisore, scenografo, illuminotecnico, inventore, fotografo, collezionista e uno straordinario creatore di tessuti stampati. Infatti, il piano nobile dell’edificio gotico, testimonia la poliedrica attività dell’artista. I tessuti, sontuosi ed elaborati, tra cotoni e velluti, che vestono le pareti sono tutti opera di Fortuny e gli arredi sono proprio quelli che lui scelse per la sua casa.
Dopo la morte del padre e un periodo vissuto a Parigi, nel 1889 Fortuny si stabilirà, insieme alla madre e alla sorella, a Venezia.
I viaggi di Mariano Fortuny gli daranno l’ispirazione attraverso la grande arte europea, greca ed egiziana. Così come le composizioni musicali di Richard Wagner che lo aiutarono a definire i suoi ideali estetici.
Se, come mi auguro, visiterete il Palazzo Fortuny, ci ritroverete tutto questo, da copie su l’arte greca a spunti di quella egizia, in un’atmosfera veramente commovente di wagneriana memoria.
Mariano Fortuny fu un vero uomo del Rinascimento che produceva da sé la sua carta fotografica, rilegava i suoi libri, progettava le sue lampade e i suoi mobili.
Creò uno dei primi interruttori a reostato, inventò un propellente per barche, fabbricò da sé i suoi colori, le sue tinture, i suoi pennelli. Modernizzò l’illuminazione del palcoscenico.
Nel 1907 entrò a far parte dell’industria della moda, attraverso una sua creazione: l’abito Delphos, ispirato alla scultura greca.
Poco dopo Fortuny iniziò a lavorare sui tessuti che vengono confezionati ancora oggi. La Firenze del quindicesimo secolo, la Venezia del diciassettesimo secolo, la Persia, l’Asia, il Sud America, l’Egitto, la Cina e la Grecia ispirarono la produzione tessile di Fortuny.
Così, Fortuny fece costruire la fabbrica di tessuti nel 1922 su un terreno da lui acquistato nel 1919 da Giancarlo Stucky alla Giudecca.
La visita a Palazzo Fortuny, vi lascerà l’immagine di un Uomo che ha saputo ben mettere a frutto il “tempo” della sua Vita, riempiendola di una infinità d’interessi. Sicuramente vi farà nascere la voglia di fare, vi farà crescere la curiosità di approfondire, attraverso letture, l’interesse per le mostre, l’ascolto della musica.
Così come Fortuny ha saputo bene riempire la sua Vita, alla stessa maniera, la visione del Palazzo a Venezia accrescerà, senza dubbio, la vostra cultura.
Felice e serena visita.

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Venezia
Palazzo Fortuny
San Marco 3958

Tel. +39 041/5200995

http://fortuny.visitmuve.it/

 

IL DIPINTO SCONOSCIUTO

Alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dal 29 agosto è in visione il dipinto del Tiziano. “La fuga in Egitto e la grande pittura veneta” è infatti il sottotitolo de “Il Tiziano mai visto”.
L’opera capitale dell’attività giovanile del pittore cadorino, giunge a noi dall’Ermitage, dopo un lunghissimo restauro ed è accompagnata da un gruppo di dipinti dei grandi protagonisti del rinascimento veneziano come Giovanni Bellini, Giorgione, Lorenzo Lotto, Sebastiano del Piombo e Dürer.
La mostra, curata intelligentemente da Irina Artemieva e da Giuseppe Ravanello, offre a studiosi e non la personale visione che il pittore intese proporre, traendo frutto da precedenti esperienze della pittura veneziana dei grandi maestri. Tutto questo avvenne in un momento cruciale del suo percorso artistico quando lasciando la bottega del vecchio Bellini, passò per quella di Giorgione.
Ho avuto modo di vedere questa grande tela e debbo dire di aver trovato alcune difficoltà iniziali nel riconoscere la pittura di Tiziano. Ma dopo un’attenta visione, si riesce a notare come la composizione abbia attraversato diverse fasi. I colori veneziani degli abiti ben si amalgano con il paesaggio di carattere settentrionale.
Il suggerimento, che modestamente, mi permetto di dare è che, questa, essendo un’occasione unica, per vedere il dipinto che ritornerà all’Ermitage, vale la pena di venire a vederlo. Oltreché rimane interessante notare, attraverso la tela tizianesca, come le influenze dei suoi diretti maestri (Bellini e Giorgione), siano state determinanti in Tiziano per la raffigurazione dei paesaggi naturali e l’esistenza in essi dell’uomo. Infatti, il significato dominante di questa grandiosa decorazione è il paesaggio e tutte le figure sono state dipinte sopra al paesaggio.
Il catalogo edito da Marsilio e riccamente illustrato è corredato da incisivi scritti di Giuseppe Ravanello e Adriano Marinz.
Felice visione a tutti.

 

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IL TIZIANO MAI VISTO
La fuga in Egitto e la grande pittura veneta
Dal 29 agosto al 2 dicembre 2012

Venezia
Gallerie dell’Accademia