Tutti gli articoli di Paolo Cazzella

UNA BIENNALE DIVERSA

I motivi per cui, vale la pena di entrare a ‘vedere’, quello che c’è alla 13° Mostra Internazionale di Architettura a Venezia, sono svariati più uno. Tolgo subito quell’uno, che si riferisce alla città di Venezia.
Venezia, infatti, non ha bisogno di motivi per visitarla, dal momento che è Essa stessa un validissimo motivo.
Ma vengo subito ai motivi per cui ognuno di noi, io l’ho già fatto, dovrebbe visitare l’interessante Esposizione sull’Architettura.
Uno dei primi è che, a differenza delle precedenti (se pur valide) edizioni ci si trova, ora, di fronte ad una mostra dal senso (finalmente) compiuto.
Mi spiego meglio.
Così come sapientemente presentata dal Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, questa mostra sana la frattura tra addetti ai lavori e il pubblico normale. Una mostra che parla di architettura per aiutare gli architetti a uscire dalla crisi d’identità che stanno vivendo.
Infatti si trova il rapporto tra architettura ed ecologia, tecnologia e urbanistica. Per fare questo, ad esempio, gli architetti hanno trovato l’interesse diretto per essere partecipanti per la città con particolare attenzione al recupero di edifici esistenti e alla riqualificazione di spazi urbani.
Altro motivo è l’interesse che i partecipanti hanno nutrito attingendo ispirazione da un forte legame con i maestri del passato, remoto o recente.
O, ancora, sperimentando le architetture costruite in scala 1:1 di edifici realizzati come Anupama Kundoo, che ha letteralmente trasportato materiali dall’India alle Corderie dell’Arsenale, alla fluidità di forme e spazi che Zaha Hadid fa emergere da equilibri di forze strutturali fino alle strutture nate in collaborazione con Alvaro Siza de Moura.
Le iniziative della Biennale, per far divenire la Mostra un riferimento per le nuove generazioni, hanno creato l’evoluzione di un pubblico più importante non solo numericamente ma, soprattutto, qualitativamente. Infatti, quest’anno, oltre sessanta università, italiane e straniere, partecipano alla Mostra di Architettura grazie al progetto ‘Biennale Sessions’, attraverso facilitazioni per visitarla e organizzando un seminario.
La Mostra, che è curata da David Chipperfield, è distribuita su diecimila metri quadri in un unico percorso dal Padiglione Centrale ai Giardini, all’Arsenale e comprende sessantanove progetti realizzati da architetti, fotografi, artisti, critici e studiosi.
Con il tema di quest’anno, Common Ground (terreno comune), si torna a parlare di architettura come ha spiegato Paolo Baratta.
Si offre, infatti, al pubblico la possibilità di guardare dentro l’architettura, rendendola familiare.
La mia personale impressione, che ho avuto nel visitare l’edizione di quest’anno, è che si è tornati ad una fase ricca di progettualità attraverso la presentazione reale di modelli, senza esporre inutili elaborazioni concettuali che tanto ‘male’ hanno fatto nel passato nel ‘mondo’ dell’espressione artistica.
Infatti, Chipperfield, si è ispirato a orientare questa Biennale attraverso la continuità, il contesto e la memoria. Questa di Chipperfield, è una mostra che invita gli architetti ad essere partecipi per la città, ispirandosi, anche, al legame con i maestri del passato.
Cinquantacinque sono le Partecipazioni nazionali che affiancano la Mostra tra le quali, per la prima volta ci sono nazioni come l’Angola, la Repubblica del Kosovo, il Kuwait e il Perù.
Il Padiglione Italia all’Arsenale è curato da Luca Zevi.
Gli Eventi collaterali ufficiali sono diciotto oltre alla partecipazione per il terzo anno dei due appuntamenti: Biennale Sessions e i Meetings on Architecture.
Biennale Sessions è un progetto per le Università, le Accademie di Belle Arti, istituzioni di ricerca nel settore dell’architettura e delle arti visive.
Meetings on Architecture è un programma di performance, conversazioni e dibattiti dedicati all’architettura. Attraverso queste due iniziative si è voluto, così, creare un riferimento per le nuove generazioni.
Mi sembra di aver elencato una serie di motivi utili a invitare tutti a visitare questa interessantissima Mostra (la tredicesima) Internazionale di Architettura.

Una produttiva visione a tutti.

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COMMON GROUND
13. Mostra Internazionale di Architettura
Dal 29 agosto al 25 novembre 2012

Venezia
Giardini – Arsenale

Informazioni:
tel. 041/5218711
http://www.labiennale.org/it/architettura/index.html

Orario:
10-18
chiuso il lunedì
(escluso lunedì 3 settembre e lunedì 19 novembre 2012)

SENTIMENTO E TORMENTO D’AMORE

“Si dolce è il tormento: l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il vecchio”, è il titolo della mostra inserita nel progetto “Viaggio in Italia. Capolavori dai Musei del mondo”.
Viaggio in Italia è stato suddiviso in tre sedi: quella del Castello di Diramare a Trieste che si conclude il 30 ottobre, quella della Rocca di Gradara che si chiude il 29 ottobre e quella del Castello Normanno-Svevo a Bari che si chiude il 28 ottobre.
Patrocinata dall’Ambasciata di Francia in Italia e promossa dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del Mibac, ideata e prodotta da Alef-cultural project management, vuole offrire una iniziativa destinata a ripetersi ogni anno.
Nel visitare la mostra al Museo Storico del Castello di Miramare a Trieste, ho avuto modo di vedere le tre opere dell’artista del Rinascimento pittorico tedesco: Lucas Cranach.
I dipinti presenti dai titoli: ‘Venere e Cupido’, ‘Il vecchio innamorato o Gli Amanti’, ‘Diana e le ninfe al bagno sorprese da Atteone’. Tutte eseguite su tavola.
Vale la pena raggiungere la città di Trieste, per poter vedere da vicino questi tre capolavori inseriti all’interno dell’affascinante Castello di Miramare.
Infatti, alla suggestione della visita agli arredi storici del castello, costruito a picco sul mare (aristocratica residenza arciducale, voluta alla metà dell’Ottocento da Massimiliano d’Asburgo e Carlotta del Belgio) si aggiunge la visione dei dipinti di Lucas Cranach il Vecchio.
In ‘Venere e Cupido’, realizzata dall’artista tra il 1530 e il 1531, la figura enigmatica di una Venere nuda, ornata di gioielli e cappello, accoglie il dolente Cupido che reca il favo di miele, simbolico rimando al tormento d’amore.
Anche ne ‘Il vecchio innamorato’ il tema sentimentale è trattato splendidamente.
In ‘Diana e le ninfe sorprese da Atteone’, invece, è raffigurata la drammatica conclusione della vicenda che vede legati la dea e il suo innamorato.

Serena visione.

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SÌ DOLCE È IL TORMENTO:
l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il Vecchio
Dal 14 giugno al 30 ottobre 2012

Trieste
Museo storico del Castello di Miramare

Orario: 9.00 – 19.00
(ultimo ingresso ore 18.30)

Informazioni:
tel. 040/224143
http://www.castello-miramare.it/
http://www.beniculturali.it

INTERNI DI ARMONIOSE LUCI

Anch’io, come tanti altri, ho già visto l’esposizione alle Scuderie del Quirinale. A differenza di altre esaurienti recensioni, non darò particolare rilievo al periodo nel quale il “genio” di Delft  si venne a trovare, né dei tanti pittori (si calcola che ce ne fosse almeno uno su settecento abitanti) che andarono a popolare quell’operoso periodo ricco di così tanta ‘Pittura’.

Ecco, di questo proverò a parlare e a suggerire, quanti andranno a vedere l’imperdibile mostra su Vermeer. Una chiave di lettura scevra da aneddoti, dal ‘si dice…’, ‘si ritiene che…..’ e tanto altro.

La mia scelta, non è solo dettata dagli studi accademici con il Maestro Alberto Ziveri, ma soprattutto da quell’educazione che mi ha trasmesso e che ritrovo di pari passo soprattutto nella pittura di Vermeer.

Ma vado con ordine. Un piccolo preambolo è necessario però, infatti la visita alla mostra, necessita di una leggera infarinatura sul periodo storico olandese, cercando così di comprendere meglio il ‘mondo’ dell’Olanda e delle Fiandre, diversi tra loro per svariati motivi. Ormai su internet si trova tutto e una breve lettura cercherà di porre il visitatore con quella sana e doverosa pazienza utile per la visita.

Si, la pazienza in questo caso ci vuole. Ci vuole perché ci si trova di fronte a tele e/o tavolette dalle dimensioni piccole. Se si pensa poi che la visione è permessa da almeno venti o trenta centimetri  dal quadro, per ovvi motivi di sicurezza, si capirà come non è possibile scorrere via da un dipinto all’altro. Dipinti ad olio dove si nota la differenza con altri maestri che sono nella mostra e che affiancano gli otto quadri di Vermeer. I cinquantuno lavori esposti sono di Gabriel Metsu, Pieter de Hooch, Egbert van der Poel, Quirijn van Brekelenkam, Frans van Mieris, Gerard Ter Borch, Michiel van Musscher, Jan van der Heyden e tanti altri.

La differenza tra Vermeer e i pittori sopra elencati, non sta tanto nei vari soggetti dei quadri, tutti infatti nel periodo che va dopo la metà del diciassettesimo secolo, solevano dipingere figure in un interno con o senza strumenti musicali, interni corredati da drappeggi, da quadri appesi alle pareti, da oggetti che erano nelle abitazioni e soprattutto, elemento da non trascurare, da quel mondo femminile che lo si ritrova magari scrivendo una lettera, suonando il virginale (strumento musicale a tastiera e a corde pizzicate diffuso soprattutto in Inghilterra durante il XVI sec. e la prima metà del XVII.

Si poteva posare su un tavolo, il virginale produceva un suono dolce e delicato.) o ricevendo un bicchiere di vino da un cortese uomo o perché no lavorando ad una maglia.

Non ha importanza che Vermeer possedesse una memoria visiva strepitosa, come da più parti ho letto, la cosa importante è stata quella di creare una atmosfera (personalmente poco credo che fossero immagini tutte o parzialmente inventate).

Il visitatore, se avrà la pazienza che ho richiesto all’inizio, scoprirà, abbandonandosi alla visione di queste immagini, quanto sia difficile poter e dover necessariamente passare ad un altro quadro. Infatti è solo rimanendo immobili o quasi che si riesce a percepire non solo quella tanto decantata ‘luce’, ma i vari tipi di luce che a seconda degli oggetti o delle pareti che va a rifrangersi assume una ‘vita’ propria.

Così nel fissare i dipinti, si avrà quasi per effetto ottico una espansione maggiore della superficie pittorica: il quadro sembrerà più grande, fino a ritornare delle sue dimensioni una volta passati ad altro dipinto.

I fondi a volte molto scuri, non sono quelli del Caravaggio, fanno presagire delle forme, delle figure. La prospettiva spesso data dai pavimenti piastrellati o a riquadri, mi fanno ricordare la pittura dechirichiana, come se si fosse in un ideale palcoscenico. Dalla pseudo finzione del dipinto, si passa ad una vera e propria finzione: il quadro nel quadro.

Sembra quasi che Vermeer voglia dire a tutti noi che ciò che vediamo nel quadro dipinto all’interno di un ambiente è finzione e ciò che stiamo vedendo nella sua totalità è mera realtà. E poi questo rivolgere lo sguardo interrogativo allo spettatore. Queste ragazze, queste donne che mentre cuciono o suonano ci guardano quasi con la curiosità di chiederci perché noi stiamo a guardare loro, rafforza ancora di più il pensiero che ciò che stiamo vedendo sia la realtà e non la pura finzione pittorica.

Ma non solo, ancora altri riferimenti che ci ricordano la pittura precedente, le tende, queste tende che non solo sono dentro gli ambienti, ma anche all’interno di grandi chiese come nel quadro di Hendrick Cornelisz van Vliet. Questi drappi che a volte coprono ulteriori quadri come nel dipinto di Gabriel Metsu e che in parte appaiono al nostro sguardo grazie alla curiosità di una inserviente che scosta la tenda.

Non è una pittura d’effetto, è una pittura studiata, ragionata, sentita ed è soprattutto una pittura che dimostra la visione dal vero come l’ Artista nel suo atelier di van Musscher.

Questa esposizione alle Scuderie del Quirinale è veramente importante per capire cosa è veramente la Pittura, le raffigurazioni nei quadri sono solo un pretesto ma il vero e unico significato è nei dipinti a olio così magistralmente realizzati.

Felice e serena visione.

VERMEER
Il secolo d’oro dell’arte olandese
Dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013

Roma
Scuderie del Quirinale

Orario:
da domenica a giovedì
dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato
dalle 1000 alle 22.00

Informazione e prevendita:
tel. 06/39967500
http://www.scuderiequirinale.it/Home.aspx

Catalogo:
Skira