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Un Festival in Esilio

L’imperante presenza degli islamisti e l’instaurazione della sharia nel nord del Mali ha rischiato di far saltare l’edizione del 2013 del Festival au Désert. Un festival che aveva trovato, dopo le prime 3 edizioni itineranti, nella località di Essakane, a 65 chilometri da Timbuctu, il luogo ideale dove festeggiare internazionalmente la musica, le danze e i giochi legati alla tradizione tuareg.

Fin dalla sua nascita nel 2001 il Festival au Désert si è distinto per lo spirito di tolleranza e apertura verso tutte le tradizioni delle popolazione del Mali.

Fondata sulla festa tradizionale Tuareg – Tamashek -, quando i clan nomadi si incontravano nella stagione più fresca, per celebrare la loro cultura, la loro musica e le loro storie di peregrinazioni.

Quest’anno il Festival torna al suo spirito nomade. Manny Ansar, il direttore del festival, ha scelto per questa tredicesima edizione un luogo lontano dalle intolleranze delle bande islamiste che occupano Timbuktu e dalla loro avversità verso la musica e per i monumenti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Una carovana di pace – “carovana di artisti per la pace e l’unità nazionale in Mali” viaggiando dalla Mauritania al Mali e nei campi profughi tuareg in Burkina Faso.

Un viaggio attraverso il Sahara con partenza 20 gennaio per arrivare il 7 febbraio a Ziniaré, nel Burkina Faso, per essere vicino alle persone che sono in esilio.

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Festival au Désert in Exilé

Dall’8 febbraio al 6 marzo 2013

http://www.festival-au-desert.org/

 

Giorno della Memoria 2013

domenica 27 gennaio 2013

La “Giornata della Memoria” è stata istituita nel 2000 dal Parlamento Italiano per ricordare le vittime delle persecuzioni fasciste e naziste degli ebrei, degli oppositori politici, di gruppi etnici e religiosi dichiarati da Hitler indegni di vivere. La data prescelta è quella dell’anniversario della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia, ad opera dell’ Armata Rossa il 27 gennaio 1945. La ricorrenza del 27 gennaio, in ricordo della Shoah, è celebrata anche da molte altre nazioni, tra cui la Germania e la Gran Bretagna, così come dall’ONU, in seguito a una risoluzione del 2005.

Anche una scatola di fagioli può fare festa

La solidarietà alimentare verso i meno fortunati non si limita all’annuale Giornata Nazionale della Colletta Alimentare nell’ultimo sabato di novembre, ma viene portata avanti dall’operosa attività quotidiana della Fondazione Banco Alimentare, nel recupero delle eccedenze alimentari da destinare ai più poveri del nostro paese.

Nella XVI edizione della raccolta di quest’anno sono stati coinvolti 130mila volontari e raccolte 9.622 le tonnellate di prodotti alimentari in 9.000 supermercati in tutta Italia. Una generosità che non conosce crisi, nell’edizione 2011 erano state 9.600 le tonnellate raccolte, nessuna flessione, anzi in leggera crescita.

Ogni giorno alcuni supermercati e ristoranti forniscono del cibo in scadenza per le mense o per essere distribuiti nei centri organizzati appositamente, evitando che vadano ad ingrossare i numeri di tonnellate di cibo gettate annualmente.

In questo impegno di raccolta troviamo in prima fila non solo il Banco Alimentare, ma anche la Caritas con il suo Emporio, con il suo impegno nell’aiuto ai più deboli. D’altra parte Andrea Segrè, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari, con Last Minute Market prova ad educare ad un utilizzo consapevole del cibo.

Probabilmente in Europa la maggioranza della popolazione ignora, per non distrarci con gli indigenti più lontani, che sono quasi 120milioni di europei soffrono di povertà e, nonostante il periodo poco felice per i bilanci famigliari, non pensa di ottimizzare le proprie risorse per evitare sprechi alimentari.

Potremmo comunque, anche se non siamo ancora stati coinvolti in problemi economici, evitare gli sprechi almeno come rispetto verso le altre persone meno fortunate. Se non siete avvezzi a fare delle donazioni in denaro alle organizzazioni che vi appaiono lontano, potete venire incontro alle necessità della parrocchia vicino casa che si è attrezzata per raccogliere confezioni di alimenti non deperibili.

Sono le parrocchie ad essere l’ultimo argine alla disperazione dell’indigenza più oscura e dove ognuno può dare un aiuto al prossimo.

Potrebbe essere un bel gesto ed essere il proposito per festeggiare il 2013.

 

Verso un’altra idea di città

Con l’appuntamento al Teatro del Vascello del 15 dicembre continua, dopo l’incontro del Testaccio, il cammino verso le primarie capitoline del 20 gennaio per definire un programma imperniato sulla cultura e il suo sviluppo nell’ambito economico, oltre alla scelta del candidato sindaco di Roma per il centro sinistra.

Evitando di confondere l’ufficialità degli Stati Generali della Cultura messa su dal Sole24Ore a metà di novembre scorso, con il trovare la quadratura del cerchio nell’economia e non nell’investire sulle generazioni future, si dovrebbe riflettere se allungare le ore di apertura dei musei può attirare una maggior frequenza nei musei. Il personale è poco continuare ad affidare servizi a Zetema non risolve il problema, se non quello finanziamo della società, e graverebbe sul bilancio capitolino. Affidare a delle cooperative? È un patrimonio pubblico e il personale capitolino potrebbe accogliere delle collaborazioni esterne. Si può diversificare gli orari e non inflazionare gli spazi museali con mostre tanto costose quanto di poco spessore culturale. Rinvigorirebbe l’interesse del pubblico per i musei dedicare uno spazio per mostre tematiche realizzate con le opere conservate nei magazzini.

Le biblioteche presenti a Roma sono di pubblica lettura generalista e altre specialiste e l’Amministrazione di Roma Capitale le ha entrambe. Mentre quelle generaliste hanno una direzione unica, quelle specializzate sono disperse in spazi museali e di archivi poco adatti alla consultazione. Raccogliendo e sistematizzando i fondi e le collezioni non solo si offrirebbe un miglior servizio ai studiosi, ma si può investire oculatamente nella conservazione e nell’acquisizione di altre raccolte.

La diversificazione dell’offerta dedicata al libro e alla lettura può essere ampliata distribuendo le iniziative non solo spazi centrali, ma anche luoghi periferici e coinvolgendo le diverse presenze culturali italiane e straniere in una strategia un calendario trimestrale d’incontri da svolgere nelle istituzioni e per pubblicizzarle complessivamente.

Non è culturalmente ed economicamente produttivo avere dei giorni riccamente stimolanti e altri più simili al vuoto di un deserto, quando da decenni a Roma si svolgono convegni e incontri, non solo di parole, ma anche di suoni e immagini nelle istituzioni sparse per la città. Una programmazione il più possibile concordata per evitare inutili concorrenze.

Sono alcuni dei suggerimenti per le persone che si preparano a presentarsi al giudizio dell’elettorato dovrebbero prendere in considerazione, facendo tesoro dei precedenti fallimenti di centri culturali tanto sbandierati e poi ingurgitati da centri commerciali.

La presenza culturale a Roma ha una densità molto alta all’interno delle Mura e nelle zone adiacenti, ma più ci si allontana e più ci si perde nella desolazione di un trasporto pubblico inesistente per arrivare a dei luoghi che spederebbero di luce propria se non soffrissero di traumi d’abbandono precoce.

 

Verso le elezioni del 2013
5 IDEE PER ROMA
Sabato 15 dicembre, ore10:45
Teatro Vascello – Via Carini, 78

 

 

ALZA LA VOCE

Io sono la voce di chi non ha voce

Insieme per difendere i diritti delle donne in Medio Oriente e Nordafrica

Dall’inizio del 2011 migliaia di donne sono scese nella piazze dei paesi del Medio Oriente e del Nordafrica per chiedere libertà e diritti.

Migliaia di donne vengono imprigionate, condannate, torturate, fatte tacere. Perché donne.

Nelle piazze della “primavera democratica” migliaia di donne hanno preso parola, spesso assumendo la leadership delle proteste. Forza ispiratrice del cambiamento, queste donne hanno sfidato – e continuano a sfidare – vecchi e nuovi regimi repressivi per difendere i diritti umani e promuovere le riforme e l’uguaglianza.

Come Nasrin Sotoudeh, avvocata iraniana, incarcerata per aver difeso un oppositore. Razan Ghazzawi, siriana, blogger, perseguitata per aver scritto contro il governo. Salwa Husseini, egiziana, torturata per aver manifestato. Sheima Jastaniah, condannata in Arabia Saudita a 10 frustate per aver guidato da sola un’auto.

Per aiutare a dar voce a chi non ha voce si può inviare un sms al 45509 per dona 2 euro ad Amnesty International.
Le donazioni ricevute consentiranno ad Amnesty International di proseguire nel 2013 la sua principale campagna globale, sui diritti umani in Medio Oriente e Nordafrica, attraverso il potenziamento delle missioni di ricerca nei paesi della regione, il lancio di campagne su temi o paesi specifici, la promozione di appelli per salvare la vita di persone a rischio di tortura o di morte, le pressioni sulle assemblee incaricate di scrivere le Costituzioni e di adottare leggi per porre fine alla violenza sessuale e formare le forze di polizia al rispetto delle donne.

Hanno pagato e stanno pagando a caro prezzo questa loro coraggiosa lotta per i diritti umani.

Nei paesi in cui non c’è stato un cambio di potere, le donne continuano a subire una forte pressione, persino aumentata a causa del loro protagonismo. Tra questi, la Siria, dove tra la popolazione civile, principale vittima del conflitto armato, le attiviste sono prese di mira perché denunciano o perché chiedono notizie dei familiari in carcere o scomparsi dopo l’arresto. In Arabia Saudita, da settembre 2011 le donne possono votare e candidarsi alle elezioni municipali, ma non possono viaggiare né avere un lavoro retribuito, non possono avere un’istruzione superiore né sposarsi senza l’autorizzazione di un uomo. In Iran, attiviste, giornaliste e blogger sono in carcere perché hanno difeso i diritti delle donne, pubblicato un articolo o rilasciato un’intervista. In Bahrein, tra gli attivisti colpiti per il loro lavoro in difesa dei diritti umani ci sono diverse donne.

In quei paesi in cui nuove autorità sono salite al potere, i diritti delle donne sono messi a rischio da forze politiche che mirano a mantenere la loro subordinazione e, in alcuni casi, ad aggravare la discriminazione di genere, come in Tunisia o nell’Egitto del post Mubarak, dove attiviste, studentesse e giornaliste straniere subiscono violenze e molestie sessuali.