Tutti gli articoli di Roberto Filippi

ICONE “DE NOANTRI”

Icona, dal greco antico “eikon”, immagine, è un’opera pittorica eseguita su supporto mobile, generalmente ligneo, che raffigura un soggetto sacro. L’origine di questa espressione artistica risale al VI/VII secolo in ambito siriaco e da qui si diffuse per tutti i territori facenti parte dell’Impero Bizantino. Lo stile rimase costante per secoli fino ai giorni nostri nelle nazioni dove è diffusala religione Greco Ortodossama oltre che in Oriente le icone e lo stile artistico bizantino giunsero anche a Venezia per i suoi rapporti con il Mediterraneo orientale e nell’Italia Centro-Meridionale soggetta in gran parte sino all’anno 1000 circa all’Impero d’Oriente. L’arte bizantina mantenne il suo predominio finché in Occidente si iniziò a dipingere “alla moderna” grazie a Giotto che inventò un nuovo stile artistico che si diffuse in Europa.

A Roma sono presenti nelle chiese e nei musei diverse icone, gran parte di produzione locale o meridionale databili dall’ XI al XIII secolo mentre alcune sono di origine orientale portate a Roma da fuggiaschi dalla persecuzione iconoclasta. Questa avvenne in Oriente tra l’VIII e il IX secolo allorché gli imperatori della dinastia Isaurica forse per suggestione delle religioni mussulmana ed ebraica stabilirono che il culto delle immagini era “idolatria” e lo vietarono ordinando di distruggere le icone e vietando di continuare a dipingerle; privati e comunità religiose fuggirono spesso a Roma per porsi sotto la protezione del Pontefice portando con se veneratissime immagini che esposero nelle loro nuove sedi. Alcune di queste icone unitamente ad altre di origine locale sono presenti in chiese che fanno parte del patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno e dalla sinergia fra il FEC e la Soprintendenza per il Patrimonio Artistico è nata una mostra che si tiene nella Sala Regia del Museo di Palazzo Venezia. Il FEC è entrato in possesso delle icone insieme a chiese, monasteri, edifici sacri ed ad una rilevante quantità di opere d’arte mobili in seguito alle leggi post-unitarie che decretarono la soppressione di molte organizzazioni religiose confiscandone il patrimonio.

Le opere esposte sono 14 e molte di esse per secoli sono state ritenute miracolose dal popolo romano e oggetto di vivo culto devozionale che spesso ha danneggiato gli antichi dipinti con ridipinture e apposizioni di corone auree ora rimosse.

La prima icona che apre la mostra è la più antica ed ha una storia intrigante: ritenuta della seconda metà del VI secolo e di origine locale si trovava nella chiesa di Santa  Maria Antiqua al Foro Romana, ora esistente al livello di rudere con interessantissimi resti di pitture parietali; fu trasferita poi in Santa Maria Nova, ora più nota come Santa Francesca Romana, sempre al Foro Romano dove a seguito di danneggiamenti forse per incendio fu restaurata nel XIII secolo ponendo  sull’originale pittura a tipo encausto una tela su cui fu dipinta una nuova immagine molto simile alla precedente e che divenne presto nota come “Madonna del Conforto”.

Durante un restauro nella metà del ‘900 il restauratore Pico Cellini scoprì le due immagini sovrapposte riuscendo a separarle ed ora ambedue sono in mostra una accanto all’altra; la più antica è stata appena restaurata a cura dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro. Seguono sulle pareti lunghe dalla Sala Regia altre 11 icone, 8 romane e 3 delle immediate vicinanze, sono tutte di origine locale trannela “Madonna Advocatadi San Sisto Vecchio”, ora a Santa Maria del Rosario a Monte Mario, portata a Roma da monache orientali in fuga dalla persecuzione iconoclasta. Seguonola “Madonnadell’Ara Coeli”la “Madonnadel Sorbo” di Campagnano,la “Madonnadella Catena” dalla chiesa di San Silvestro al Quirinale,la “Madonnadi Edessa” dalla chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino,la  Madonna Advocata” dalla chiesa di Santa Maria della Concezione a Campo Marzio,la “Madonnadi San Gregorio” dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano,la “Madonnadi San Luca” da Santa Maria del Popolo,la “Madonnadi Farfa” proveniente dall’omonima abbazia ela “Madonnadelle Grazie” dalla chiesa di Santa Maria Maggiore a Tivoli.

Tutte queste icone sono generalmente attribuite al XIII secolo sia pure in decenni differenti mentre gli storici hanno contrastanti valutazioni sulle icone di Farfa e Tivoli in quanto alcuni le ritengono parziali o totali rifacimenti di epoca posteriore.

Chiudono l’esposizione la ritenuta prima immagine di San Francesco d’Assisi fatta dipingere a cura della devota Iacopa Frangipani de’ Settesoli, forse di mano di Margaritone d’Arezzo, da sempre nel Convento di San Francesco a Ripa e datata a fine XIII secolo ed un altarolo detto di San Gregorio Magno conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme composto di un Cristo in mosaico minuto contornato da una serie di minuscole cavità contenenti reliquie, sul retro un piccolo dipinto fondo oro rappresentante una santa; l’insieme costituito da elementi forse di periodi diversi dovrebbe essere stato assemblato nella prima metà del XIV secolo. Il suggestivo allestimento con illuminazione delle sole tavole suggerisce un’aura di misticismo che ben si accorda al duplice significato dell’icona immagine sacra e oggetto di devozione.

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TAVOLE MIRACOLOSE:
Icone medioevali di Roma e del Lazio del Fondo Edifici di Culto

Dal 13 novembre al 15 dicembre 2012

Roma

Palazzo di Venezia (Sala Regia)

Orario:
9.00–19.00
lunedì chiuso

Catalogo:
L’ERMA di Bretschneider

 

UN PERSONAGGIO SALGARIANO

A cura della Fondazione Roma si tiene a Palazzo Sciarra una mostra dedicata ad un sovrano indiano vissuto quasi mezzo millennio fa e le cui vicende rammentano quelle dei personaggi che popolavano i libri di avventure che facevano sognare i ragazzi delle generazioni presessantottine. Il nostro eroe è Jalaluddin Muhammad Timurid più noto come Akbar “il più grande” che fu Gran Moghul, sovrano cioè di gran parte dell’India dal 1556 fino alla sua morte nel 1605. Nacque nel 1542 figlio di Humayan e nipote di Babur, discendente del Tamerlano, fondatore qualche decennio prima della dinastia che durò per secoli, sia pure in progressiva lenta decadenza, fino a metà ‘800, allorché fu soppressa dagli Inglesi dopo aver domato la rivolta dei “Cipays”, truppe indigene al servizio della Compagnia delle Indie Orientali. L’infanzia del giovane fu tribolata da tradimenti, congiure, rivolte, guerre contro Afgani e Persiani finché il sovrano, abile generale anche se analfabeta, riuscì ad ottenere la supremazia su larga parte dell’India Settentrionale.
Originariamente mussulmano si trovò a regnare su sudditi mussulmani, indù, buddisti e una piccola minoranza cristiana destreggiandosi abilmente e rispettando le varie credenze, tentò anche senza successo di elaborare una religione sincretista che prendesse il meglio della varie fedi ma con scarsi risultati. Sebbene analfabeta, secondo moderne teorie mediche sarebbe stato dislessico, fu cultore di ogni tipo di arte, fece costruire bellissimi edifici e si interessò soprattutto di manoscritti miniati che fece raccogliere, copiare, tradurre. Ebbe contrasti con il figlio primogenito Jahangir, che gli si ribellò più volte, ma sempre lo perdonò e lo designò come successore dopo la sua morte. Spostò più volte la sua capitale ad Agra, Lahore ed in una nuova città che fece costruire in pochi anni e che chiamò Città della Vittoria. Con una serie di vittoriose campagne riuscì a costituire un grande impero che abbracciava gran parte dell’India, del Pakistan e dell’Afghanistan e su di esso regnò con grande saggezza unificando legislazione e sistema monetario. Ma ciò in cui si distinse dai suoi successori fu la politica di tolleranza religiosa nei riguardi soprattutto di buona parte dei suoi sudditi di religione indù, per dimostrarlo sposò come prima moglie una principessa indù che permise mantenesse la sua religione.
La mostra si articola in cinque sezioni che comprendono sia l’intera vita del sovrano che lo sviluppo della civiltà indiana nella seconda metà del XVI secolo. Vengono esaminate in successione la vita a corte, l’edificazione e l’urbanistica, arti e artigianato, guerre e caccia, religione. Gli oggetti esposti sono 130 e consistono soprattutto in miniature, in stile persiano, provenienti dall’India e da vari musei occidentali, tra loro spicca una serie proveniente dal Palazzo a Vienna di Schonbrunn e posta ad arredamento della “Stanza del Milione” allestita nella metà del ‘700 dimostrazione di apprezzamento all’epoca dell’arte orientale. Sono esposte due bellissime teste di leone in bronzo dorato e poi parecchie armi, scimitarre e pugnali finemente lavorati ed ornati di pietre preziose e poi mobiletti ed oggetti con fini intarsi; interessante un tavolino con intarsi in madreperla, una scritta in scorretto latino ed una scena con angeli che adorano il Sacramento, forse un oggetto di alto artigianato destinato alla colonia Portoghese di Goa. Seguono bei tappeti ed una serie di miniature su cotone con inchiostro, acquarello opaco ed oro, ora in museo a Vienna, commissionate da Akbar per illustrare la vita e le avventure di Hamza zio di Maometto. L’ultima sezione, la religione, mostra varie miniature con episodi religiosi di varie fedi e tra loro si notano “Sacra Famiglia”, “Crocefissione” e “Deposizione” in stile indo-persiano.
L’allestimento della mostra è in stile orientaleggiante.
All’esposizione sono collegati due diversi eventi: una rassegna cinematografica dal titolo “Bollywood Film Meeting Roma” che presenta presso il cinema Quirinetta una serie di film della cinematografia indiana ed un ciclo di conferenze che si terranno a Palazzo Sciarra e che illustreranno la vita di Akbar e l’India del suo tempo.

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AKBAR
Grande Imperatore dell’India
Dal23 ottobre 2012al3 febbraio 2013

Roma
Museo Fondazione Roma (Palazzo Sciarra)

Informazioni:
Tel.06/39967888

Orario:
da martedì a domenica
dalle10.00alle20.00

Catalogo:
Skira

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La rassegna di cinema indiano
Teatro Quirinetta
Dal 29 novembre al 9 dicembre 2012

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L’APOGEO DELLA POTENZA DI ROMA

Ai Musei Capitolini, a cura della Sopraintendenza, di Zetema e di MondoMostre e con il coordinamento di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce è stata aperta la mostra “L’Età dell’Equilibrio” avente per oggetto il periodo di storia romana che va dal 98 al 180 d.C.. Si tratta di un’epoca che gli storici successivi definirono felice in quanto la potenza dell’Impero Romano raggiunse il suo massimo estendendosi per tutto il bacino del Mediterraneo, il Nord Africa, parte dell’Europa Continentale, il Medio Oriente. Unico lo Stato, l’organizzazione giuridica e amministrativa, la moneta, la lingua almeno per le classi dirigenti, l’approccio culturale. Pace, commercio fiorente, agricoltura, artigianato raffinato facevano dell’Impero un’isola felice; le legioni vegliavano sui confini, la flotta sui mari, la pax romana regnava indisturbata. Naturalmente si tratta di una visione agiografica, non tutto era perfetto, le tasse erano esose, le condizioni di vita delle plebi e degli schiavi pessime, le incursioni dei barbari erano il prologo di quello che sarebbe avvenuto nei secoli successivi.

Merito di tutto ciò che andava bene per gli storici fu dovuto a quattro imperatori che si alternarono per ottantadue anni. Furono chiamati imperatori adottivi perché nessuno di essi era figlio biologico del predecessore ma scelto ed adottato per merito, in realtà su questa scelta così virtuosa pesava il fatto che tra loro intercorrevano rapporti di parentela o di affinità.

La mostra ripercorre il sopracitato periodo di tempo articolandosi in sei sezioni che ne prendono in esame i vari aspetti; la prima sezione “I protagonisti”, dominata dalle statue dei quattro imperatori, ne esamina storia e caratteristiche. Traiano il grande condottiero che conquistò la Dacia e vinse i Parti, Adriano che consolidò i confini e represse duramente una rivolta in Giudea nel 135 d.C., Antonino Pio che eresse il “Vallum Antonini” in Britannia ed infine Marco Aurelio, l’imperatore filosofo che fu costretto a combattere una guerra incessante contro i barbari invasori morendo di peste lontano da Roma. In mostra sono esposti busti e statue degli imperatori insieme a quelli delle loro donne: Sabina, Plotina, Marciana, Matidia, Faustina Maggiore e Faustina Minore, matrone di grande cultura e di corposa influenza sui loro uomini, esposta anche una statua di Antinoo, bel giovane amato da Adriano e morto tragicamente. La seconda sezione “il linguaggio artistico” illustra il passaggio dallo stile realistico dell’età giulio-claudia ad un recupero del classicismo attico. La terza “Ville e dimore” offre una ricca rassegna di reperti provenienti da sontuose dimore imperiali e senatorie in specie da Villa Adriana a Tivoli e dalle ville greche di Erode Attico senatore ed intellettuale di epoca antonina. La quarta “rilievi storici” espone una serie di bassorilievi provenienti da edifici pubblici, tra loro spicca una grande scena di sacrificio proveniente dal Louvre. La quinta “Vincitori e vinti”esamina a fondo l’ideologia imperiale romana basata sull’uso della forza e della guerra; gli imperatori si fanno effigiare in abito militare quasi fossero alla testa delle legioni, interessante un Adriano in corazza che calpesta un barbaro,  quanto a questi ultimi sono proposti sempre come vinti supplici o in catene contraddistinti da un abbigliamento “diverso”, brache, capelli e barbe lunghi, cappelli a cono. Infine dato che ogni umana vicenda ha una fine l’ultima sezione ci parla delle “Tombe” suddivise ad incinerazione e ad inumazione. Il primo sistema nel II secolo stava andando in disuso comunque sono esposte belle urne cinerarie in marmo e in vetro, per l’inumazione sono presentati splendidi sarcofagi riccamente adorni di bassorilievi a soggetto mitologico o bellico; molto interessante un frontone del sepolcro degli Haterii, famiglia di imprenditori edili, che presenta una serie di edifici pubblici costruiti a loro cura e frammenti del sepolcro di Claudia Semne, moglie di un liberto di Traiano, ritratta come una dea. Chiude la rassegna il sarcofago, con scheletro, di Crepereia Tryfaena ragazzina sepolta con un corredo di piccoli gioielli e monili ed una bella bambola in avorio con braccia e gambe mobili.

La mostra è un piacevole viaggio dentro quasi un secolo di un periodo glorioso di storia romana illustrato da un popolo di candide statue, quasi fantasmi dell’epoca. Avvertenza: le statue in mostra si distinguono da quelle esposte al museo in quanto poste su basi verde scuro.

 

Roma
Musei Capitolini

L’ETÀ DELL’EQUILIBRIO

Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio
Dal 4 ottobre 2012 al 5 maggio 2013
Tel. 060606
Tel. 06/39967800
http://www.museicapitolini.org

 

Orario:
da martedì a domenica
9,00/20,00

Catalogo:
MondoMostre