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La coscienza di Zeno” al Quirino

“MA LA VITA NON È DIFFICILE…LA VITA È ORIGINALE”

In coincidenza con la moda della sigaretta elettronica,

nasce la nuova messa in scena de “La Coscienza di Zeno”

ad opera di Maurizio Scaparro.

Tra le due cose c’è quasi un nesso se si pensa che Zeno, protagonista della storia,

individua nella dipendenza dal fumo la prima delle sue “incurabili debolezze”

e la sigaretta sarà l’alibi che lo porterà a sottoporsi alla tirannia del dottor S.

La versione teatrale è quella che Tullio Kezich, scrittore e critico Triestino,

aveva tratto, nel 1963, dal famoso romanzo di Italo Svevo.

Nel 1923, alla prima uscita del libro, la psicanalisi non aveva ancora compiuto trent’anni

ma la fama di Freud e la curiosità per la sua fascinose teorie

stava lievitando tra gli intellettuali e presso certa borghesia mitteleuropea.

“La vita attuale è inquinata alle radici”  è l’ amara considerazione di Zeno che…

per quanto riguarda la storia dell’uomo potrebbe considerarsi valida da sempre.

“Ma la vita non è difficile… la vita è originale” in quanto imprevedibile.

Potremmo aggiungere che la vita ci appare unica e irripetibile

e da qui “ il male del vivere” di cui autori e personaggi, reali e del Teatro,

sono affetti inguaribilmente con scarse prospettive di salvezza.

Se é vero che ognuno, sotto infinite maschere, non possa raccontare che se stesso,

Svevo è scopertamente autobiografico già nel suo primo romanzo: “Un inetto” ,

titolo fin troppo esplicito, che verrà sostituito prudentemente dall’editore

col più invitante e generico: Una vita” ( pubblicato  nel 1892,

quando il triestino Italo Svevo, ha poco più di trent’anni.)

 

L’attuale messa in scena, segretamente inquieta, del capolavoro sveviano

rivela dall’inizio l’impegno misurato di Scaparro, regista romano-cosmopolita

che nulla mai concede al facile piacere di un “effetto”.

Già l’idea blasfema iniziale di una seduta psicanalitica gettata in pasto al pubblico,

è resa con disinvolta eleganza da un Giuseppe Pambieri perfetto nel ruolo di Zeno Cosini

E mentre nei ritmi garbati del “salotto buono” si colgono tensioni e contrasti

di una Trieste fremente per natura, tra asprezze carsiche e immensa voluttà del mare,

il bel protagonista incarna con eleganza ansie e tormenti di una terra di confine

che ben esprime un nuovo secolo di incognite stagioni.

Così, tra rischiose imprese mercantili, scontri culturali e ineluttabili obblighi sociali,

(come il “dovere” di prender moglie a tutti i costi, oltre un filo latente di misoginia)

Zeno riconosce in se ed esprime la fatale inettitudine di un mondo folle,

crudele, bonario e lamentoso che fatalmente si appresta ancora una volta,

e con impegno, a celebrare il rito di una nuova guerra.

Attorno all’ombra tormentata e dominante di Zeno-Nievo-Pambieri

ruotano sei attrici e quattro attori: Anna Paola Vellaccio, trepidante madre…

di tre signorine da marito, più una “tenera” fanciulla “dispettosa”:

(Antonia Venzella, Guanda Goria, Livia Cascarano e Silvia Altrui)

immagini tardo romantiche ben disegnate con giusta misura di ironia.

Sesta donna è Carla Greco, l’immancabile cantante, amante dell’eroe,

(forse il personaggio più moderno e reale, giustamente interpretato da Marta Ossoli)

Enzo Turrin gioca egregiamente nel duplice ruolo del dott.S e di Giovanni Malfenti,

mentre Giancarlo Condé è altrettanto abile nei panni del dott.Coprosich e di Enrico Coppler,

e infine Guido Speier, forse il vero folle, sfortunato cognato di Zeno impersonato da Francesco Wolf,

né possiamo dimenticare Raffaele Sinkovic nei panni del genuino segretario Luciano.

Tredici personaggi, guidati sapientemente da Maurizio Scaparro

e accuratamente abbigliati da Claura Ricotti rivivono

nel quadro di un passaggio d’epoca, dove il tempo che va…

prescinde i grandi orologi dorati che accompagnano…

il suono ineffabile dell’ immancabile, pianoforte verticale.

Oltre la bella vetrata madreperlacea, le scene sono opera di Lorenzo Cutùli

mentre le preziose musiche sono firmate da Giancarlo Chiaramello.

Il tutto come a continuare e concludere il grande discorso cecoviano…

di un tempo che fatalmente trascorre… nell’apparente immobilità.

 

E in finale si vede come l’umano, oltre ardui dialoghi e inutili corali,

si riveli sempre e soltanto nel monologo.

Grandi applausi alla prima e siamo certi che altrettanto successo avranno le repliche.

 

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Teatro zeno A (33)Giuseppe Pambieri, Enzo Turrin“LA COSCIENZA DI ZENO”, prodotto dal glorioso Teatro Carcano di Milano,

resta in scena al Teatro Qurino di Roma solo fino al 14 aprile,

per concludere, il 16 e 17 a Campobasso, la sua prima tournée.

In autunno si riprenderà un nuovo ciclo di spettacoli.

 

Teatro Quirino – Info. 06/6783048 / Botteghino Tel. 06/6794585

http://www.teatroquirino.it/

Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea

 Teatro zeno C (8) Giuseppe Pambieri

 

Itinerari di controinformazione poetica

Alle 15.30, dopo lunghe ricerche e attese telefoniche riesco a parlare con un centralino:

“E’ il reparto ortopedico dell’Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli?

Chiamo da Roma. Vorrei notizie di una signora forse ricoverata da poche ore.

Mi scuso per il disturbo, ma sto cercando di rintracciare una persona disabile

a causa di un recente ictus…che questa mattina è caduta in casa.

Si tratta di una signora molto anziana senza parenti,

tranne una figlia affetta dalla sindrome di down…

chiedo per cortesia di poterle parlare un attimo tramite il telefono dell’Ospedale

dato che la mia amica non ha il cellulare.”

La voce maschile dice che la persona risulta ricoverata effettivamente ma…

al telefono si può parlare solo tramite il cellulare dei pazienti”.

A questo punto ho come un capogiro e non posso credere, insisto, forse ho capito male.

No, ho capito benissimo, mi si chiede di non alzare la voce e la comunicazione viene interrotta.

Ho un vuoto nella testa, possibile che la dittatura dei consumi possa arrivare a tanto.

Possibile che…l’attuale paziente,

colpevole di non essere nato con cellulare incorporato,

come ennesima costola o proseguimento della mano,

sia obbligato a possedere quel famigerato ordigno detto “Telefonino”…

che ogni ospedale serio dovrebbe sconsigliare?

Rabbrividisco e torna il capogiro vedendo che il Sistema, nell’ultima follia,

procede all’impazzata riuscendo perfino a peggiorare.

Infatti l’antico paziente  comunicava normalmente con l’esterno

mentre oggi, se privo del dispendioso ordigno…

non hai speranza di soccorso… né voce amica che ti possa confortare.

E quell’onesto soprammobile scomparso

che troneggiava sul bianco comodino d’ospedale:

il buon amico “fisso” per tutti i pazienti della stanza?

Servizio sociale superato, vago ricordo di una antica usanza.

Ma noi, poveri obbedienti spendaccioni tendiamo a emanciparci

e sognando di sguazzare nella trappola del lusso

incorporiamo fatali giocattoli elettronici

perchè la dittatura dei consumi continui allegramente a stritolarci.

E compriamo compriamo e mangiamo, compriamo e mangiamo a non finire,

compriamo e mangiamo per dimenticare che…  volevamo dimagrire

e comprando e consumando… distruggiamo… foreste, silenzio e poesia…

e distruggendo e mangiando, senza mai saziarci, produciamo maree di scorie,

non solo terrestri, ma palle di fuoco celesti che…torneranno eterne a visitarci.

Si sa, assimilando veleni televisivi può accadere tutto e nel vuoto totale della mente…

potremmo comprare per solo 20 miliardi di euro, uno stormo di caccia bombardieri che,

se pure di tipo scadente, riusciranno in breve…ad eliminare un bel po’di gente.

Tutto scorre in questo mondo ladro secondo la legge del più forte

e tutto scorrerà perfettamente, finché miliardi di poveri come il povero paziente

continueranno ad ingoiare ordigni di morte, così che quattro gatti…

possano continuare ad arricchirsi impunemente.

 

A PROPOSITO DELLA COLONIA FELINA di TORRE ARGENTINA

Una lapide d’amore  per Antonio Crast

attore istriano di Trastevere

scomparso in una mattina di sole

accanto agli amici mici

che lo ricordano ogni giorno

nell’ora del pasto

presso l’Ara Sacra di Torre Argentina

all’ombra del Teatro.

Sarina Aletta
Roma, 21 marzo 1984

 

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Ricordando chi, ora che la colonia di felini è nuovamente a rischio di sfratto, aveva a cuore i gatti di largo Argentina.

Una petizione:

http://www.gattidiroma.com/

http://www.gattidiroma.com/index.html

 

PIZZI CANNELLA: “Il SOGNO DELLE COSE”

Culto mito fascino delle “cose”che ci accompagnano

ci guardano e ci completano

“cose” che amiamo credendole eterne

“cose” che raccontano nel tempo

il nostro sogno di immortalità.

Per questo le amiamo come amiamo l’arte

”sublime del falso” figlia e madre che ci supera

che “vive”impregnata di noi come di un profumo

che ci racconta più di quanto sappiamo.

E noi…che amiamo le “cose” chiamandole oggetti,

che le abbiamo avute con passione o distrattamente

che le accarezziamo pensando di spostarle

che le guardiamo essendone gelosi

noi non sappiamo…quanto passiamo in loro

né quanto resta di loro in noi

e attraverso quante vite le cose oggetto

ci continueranno.

PIZZI CANNELLA

evoca l’anima e il profumo delle “cose”

e dal pennello intriso d’ombra

appaiono rimpianti e nostalgie:

visioni di cupole, paesaggi con voli di uccelli,

ventagli e cattedrali, lampade, gioielli, favolose mappe

e sfila un mondo silenzioso

culminante nel sogno delle vesti,

sospiri di colore tra neri e creme doré

mentre affiorano canti di invisibili regine della notte.

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 Al primo incontro…stupiscono e incantano

le creature-oggetto di Piero Pizzi Cannella

elementi animati della “favola”

o poesia di magici amuleti sul filo del ricordo?

Ma quando i quadri virano in racconto

ricreati nel gioco visionario della mente

allora avviene il mutamento e appaiono miraggi

come di volti, mani, corpi in movimento

figure sospese rivelate dall’artista che,

mentre a volte la pittura muore,

soffia su un mondo inanimato

nel quale accende il battito del cuore. 

 

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PIERO PIZZI CANNELLA
Cinquanta opere divise in tre sezioni

Dal 18 ottobre al 20 gennaio 2013
Roma
Galleria Mucciaccia
Piazza d’Aracoeli, 16

Orario:
lunedì 15.30-19.30
dal martedì al sabato 10.00-13.30 / 15.30-19.30

Informazioni:
Tel. 06.69923801

IRONIKA

Ecco una mostra d’arte visiva

che desideri rivedere e rivedere ancora.

Vari sono i livelli di lettura dell’opera

giocosamente seria e mai seriosa di ANNA ESPOSITO

dove ogni volta cogli sfumature nuove e sorprendenti.

Accurata e forte-mente “IRONIKA” l’autrice romana

anche nelle composizioni più affilate,

non prescinde mai da una particolare eleganza:

irrinunciabile piacere per un’artista sensibile, raffinata e colta

amante appassionata e contemplativa della natura e del bello.

Ma come riassumere ineffabili brani di paesaggio

equilibrati tra materiali diversi in danza armoniosa dei contrari

mentre sfuggono in volo oltre i limiti del quadro?

Poi… oltre cieli e mare e amate verzure d’eterna bellezza…

l’artista mostra registri più acuti:

tra impegno a voglia di gioco, ipocrisia e superstizioni,

prevaricazione e violenza, dissonanze sociali e sottili crudeltà,

ANNA ESPOSITO disegna, compone e mette a fuoco,

in rappresentazione forte ammantata di grazia femminile:

La tragedia ridicola del benpensante-consumista.

E colpisce, fra tante, la composizione emblematica quasi severa

tra guerra e pace dove cucurbitacee, elmetti e colombe convivono

in livida assonanza cromatica sul filo di una mai facile ironia.

Sottotitolo della mostra potrebbe essere: “Fiaba dissacrante di denuncia”

oppure “Arte per la vita: rara virtù al tempo del brutto inutile”.

Insomma un lavoro leggiadro e coraggioso quello di Anna Esposito,

componimento d’arte civile che unisce stile, impegno e delizie visive.

Lavoro accurato delle mani e della mente che muta la materia più innocente

in prezioso strumento di analisi sociale. E insisto volutamente sulla parola “lavoro”.

Potremmo dire: quello che resta da fare agli artisti d’ogni disciplina.

Insomma, una mostra di quadri, liberi da ogni moda e condizionamento,

piccoli e grandi talismani da guardare ed “ascoltare” attentamente

perché ANNA ESPOSITO parla di noi, mentre disegna con mano ferma

questo mondo decrepito primitivo e bigotto che sbanda da sempre in preda alla follia.

Un mondo, come diceva Brecht: “…che ha bisogno d’essere cambiato.”

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IRONIKA

SPAZIO 88
Roma
via dei Cappellari, 88 (Campo de’Fiori)
diretto da Laura Maggi
ha avuto il merito di esporre fino a venerdì19 ottobre 2012
la mostra di ANNA ESPOSITO,
a cura di Federico Carlo Simonelli.

Orari:
martedì – sabato
10 – 13  /  16 – 20

Ingresso:
libero

Informazioni:
06.68805846

Video dell’iniziativa

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