Questa mostra antologica di Vittorio Fava, promossa dalla Galleria d’Arte Purificato. Zero, ripercorre 50 anni di lavoro dell’artista romano da anni residente a Poggio Nativo nel Reatino. Il titolo volutamente riprende quello della mostra “Mnemosyne”, tenuta nel 1988 a Palazzo Valentini a Roma.
Nelle otto sale rinascimentali affrescate del Palazzo Rospigliosi-Colonna sono in esposizione circa cento opere: pitture, sculture, incisioni, film dipinti, assemblaggi, leggii, libri d’artista, mobili…L’allestimento prevede una visita anche al grande Museo del Giocattolo, il più grande d’Europa, dove sono inseriti alcuni lavori dell’artista. L’effetto generale è quello di trovarsi difronte lo strano, il curioso, il meraviglioso e di entrare nelle antiche favole con personaggi magici in grotte altrettanto magiche.
Fava così scrive: «l’opera cresce insieme alla scoperta e all’assemblaggio delle materie, giorno dopo giorno, incollando le sue parti come una saldatura amorosa tra due amanti. Per combattere i duri momenti della manualità, quando la carta vetrata leviga il legno, penso di essere un operaio che nell’antico Egitto liscia il basalto divino con la sua pazienza sublime».
Ed Enrico Crispolti, nel testo in catalogo della citata mostra del 1988, così scriveva: «In un certo modo, e anzi a suo modo, Vittorio Fava è un artista sperimentale. Ma non tanto nel senso che si potrebbe subito intendere, e cioè giacché egli nel suo lavoro esce dalla pittura nell’oggetto, e tuttavia praticando questo vi recupera la pittura, quanto perché è intenzionato chiaramente a darsi la libertà di trascorrere da un “medium” all’altro, dalla pittura infatti all’oggetto, che è anche sonoro e luminoso, dalla scrittura poetica al film, dalla scultura all’incisione, dall’oggetto al libro, al mobile. […] Di fatto Fava è sperimentale non attraverso il linguaggio, ma direi piuttosto entro il linguaggio, in ogni sua possibile determinazione sia formale che mediale. […] I libri sono oggetti di sorprendente complessità di presenze magiche iconiche, segniche, materiche, spazi di possibili viaggi fantastici nell’ignoto, ove le sorprese sono ad ogni passo, in ogni episodio di pagina plastica, in ogni trapasso a voragine o invece in legami difficoltosi fra una pagina e l’altra. La scultura vi si connette nei possibili leggii, ricchi anche di interventi di colore, segnici. Fra la scultura e i libri e la pittura Fava ha realizzato anche un mobile dipinto, nei cassetti del quale sono oggetti di memoria, disparati. Perché la memoria è in effetti il tramite dell’evocazione simbolica: una memoria che intreccia la dimensione individuale con quella collettiva, nella sconfinata remota profondità degli archetipi.»
In tutta la vastissima produzione un ruolo fondamentale assumono proprio i libri d’artista, citati già da Crispolti, che Fava realizza da formati minimali a grandissimi, come quello esposto a Palazzo Venezia a Roma, nel 2011, nell’ambito della 54a Biennale di Venezia, padiglione della Regione Lazio.
La mostra è corredata da un catalogo, a cura di Riccardo Pieroni, che è, a sua volta, un vero e proprio libro d’artista.
Vittorio Fava
Mnemosine – La memoria greca delle arti
Opere dal 1968 al 2024
Dal 12 ottobre al 3 novembre 2024
Palazzo Rospigliosi
Piazza della Indipendenza 18
Zagarolo (Roma)
Orari:
mercoledì e giovedì 9.00-13.00;
martedì, venerdì, sabato e domenica 9.00-13.00 | 15.00-18.00;
lunedì chiuso
Ingresso: libero