Superstiti del deserto e del mare, compagni di chi è perito durante il cammino o chi è scomparso nel Mediterraneo, sono ora abbarbicati sugli scogli tra l’Italia e la Francia.
Sono centinaia di migranti salvati dalla flotta transnazionale dell’operazione Tridente e che ora vengono bloccati nel proseguire il loro viaggio per raggiungere i parenti e gli amici sparsi per l’Europa.
Alcuni hanno accettato di trasferirsi nei locali della stazione di Ventimiglia, altri sono stati obbligati ad abbandonare gli scogli con blitz della polizia italiana, ma il terreno accidentato degli scogli non ha permesso di completare l’intervento imposto per dissuadere ogni protesta.
Un’umanità affamata e disorientata che può contare solo sulla solidarietà di associazioni del volontariato e dei singoli, non solo sul confine italo-francese, ma anche alla stazione centrale di Milano e quella Tiburtina a Roma, per aiutare donne, bambini e uomini in quei non “luoghi” in attesa di una destinazione.
Una piccola parte di quel popolo di 60 milioni di senza cittadinanza e in attesa di una nuova patria che compone la nazione degli invisibili.
Migranti che fanno litigare l’Ue, una vera zizzania per l’Europa sul cosa fare di questi africani e mediorientali. Un’Europa che prima si è dimostrata ostile a dare un aiuto all’Italia, alla Grecia e a Malta nel salvarli dal Mediterraneo e ora non vuole andare oltre nel fornire mezzi e personale.
Di quei fuggiaschi dai conflitti e dalle carestie non tutti saranno accettati in Francia e in Germania, in Svezia come in Belgio, altri paesi non vogliono neanche ipotizzare di concedere lo status di rifugiato.
Sfamiamoli e curiamoli, ma poi rimandiamoli da dove sono venuti: la loro sorte non è un problema dell’Europa.
Per fortuna non tutti hanno una visione egoistica della vita ed ecco giovani e anziani che portano cibo e prodotti per l’igiene, giocattoli e indumenti.
A Roma le iniziative private hanno trovato in un’ex vetreria industriale dismessa, oggi sede del centro Baobab, un luogo di raccolta dei generi di prima necessità, mentre a Milano è stata l’amministrazione comunale ad affiancarsi velocemente al volontariato.
A Ventimiglia sono arrivati 200 kit alimentari e igienici raccolti da Music For Peace, in sinergia con la comunità di San Benedetto, e qualche associazione francese ha fatto capolino, intimidite dal Front National.
Una solidarietà di cittadini che agisce, lasciando filosofeggiare i paesi dell’Ue sui risvolti del trattato di Schengen e quello di Dublino.
Una situazione quella italiana che da anni esiste a Cale,
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