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Cibo: senza disuguaglianze e sprechi

La visita del Presidente della Repubblica all’Expo milanese è stata l’occasione per introdurre anche in Italia una regolamentazione che eviti lo spreco alimentare quando nel Mondo intere comunità sono vittime della carestia e sotto le nostre case, nell’opulento Occidente, c’è chi setaccia nei cassonetti in cerca del cibo “scartato” dai più.

Sergio Mattarella ha dato voce all’indignazione di molti per lo spreco privato e pubblico del cibo e, facendo seguito alla recente approvazione francese per combattere la dissipazione alimentare nella grande distribuzione, si dimostra solidale con chi ha promosso in Italia una petizione online su Change.org per una legge contro gli sprechi alimentari.

Lo spreco di cibo, destinato al consumo umano a livello globale nel 2014, è di 1,3 miliardi di tonnellate (fonte FAO). Mentre lo spreco domestico annuo quantificato nel 2014, nel nostro Paese, è di 8,1 miliardi di euro (fonte Osservatorio Waste Watcher). In Europa sono 100 milioni di tonnellate lo spreco alimentare, escluse le perdite nel settore agricolo e nella pesca (Fonte Commissione europea salute e consumi), quantificato nel 2014.

Carlo Petrini, fondatore di Slow food, profetizza lo spreco alimentare come reato, mentre da anni Andrea Segre, con Last minute market, è impegnato nella raccolta di cibo dei supermercati per trasformare lo spreco in risorsa.
Contro lo spreco alimentare è stata anche messa appunto Breading App, una piattaforma digitale gratuita che ha lo scopo di recuperare le eccedenze alimentari e distribuirle alle associazioni del terzo settore in Italia.

Ora anche due deputati del Pd (Maria Chiara Gadda e Massimo Fiorio) hanno presentata lo scorso 17 aprile “una legge per limitare gli sprechi, utilizzare consapevolmente le risorse e promuovere la sostenibilità ambientale”. Una proposta di legge che vuol limitare gli sprechi, per l’uso consapevole delle risorse, da diversi punti di vista, aumentando l’offerta dei beni in donazione che non si limita al cibo, ma ampliando le categorie merceologiche per la sostenibilità ambientale.

La Francia ha indicato la strada per imporre ai supermercati la distribuzione del cibo invenduto ai poveri, ma non basta circoscrivere il problema ai supermercati, è anche necessaria una rieducazione individuale che ridisegni le politiche ambientali ed energetiche, magari con il promuovere l’uso delle doggy bag – i pacchetti da portare via con il cibo che non si riesce a consumare al ristorante – e soprattutto non comprare più cibo di quello che necessita.

Alla Dogana Food di Roma il cibo è ritenuto una risorsa da non sprecare e l’offerta all you can eat – senza limiti – proposta dal ristorante riguarda il cibo effettivamente consumato dal cliente e sarà addebitato un sovrapprezzo nel caso restino dei piatti non consumati.

Il monopolio del cibo inasprisce le disuguaglianze, fomentando le guerre, condannando alla fame intere comunità, inducendo a migrare migliaia di persone, mentre il “pane” e l’acqua dovrebbero diventare un diritto di tutti, un bene condiviso, come ha auspicato Enzo Bianchi nella Lectio Magistralis del 29 maggio, in occasione del Festival Biblico di Vicenza.

Il Pontefice Francesco esorta a cambiare lo stile di vita, per superare la cultura dello scarto in tutte le sue sfaccettature e non solo per quanto riguarda il cibo nella società consumistica, ma anche verso il prossimo meno fortunato, per una nuova condivisione delle risorse, evitando uno sfruttamento indiscriminato della Natura. Una sicurezza alimentare che il Nord del Mondo lo raffigura con l’eliminazione del grasso superfluo, mentre per il Sud è focalizzata sul procurarsi almeno un pasto al giorno. Un ammonimento che Papa Francesco ha rinnovato in occasione del suo discorso alla Fao, esortando a fare di più per garantire cibo e acqua per tutti.

 

AdN Cibo Mattarella sostiene una legge contro gli sprechi alimentari

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Spreco Alimentare: iniquità tra opulenza e carestia

Spreco Alimentare: iniquità tra opulenza e carestia
Gli Orti dell’Occidente
La ricchezza della povertà

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Temi: #Cibo #Lotta allo #spreco #Alimentazione di #Sostenibilità

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AdN Cibo Mattarella sostiene una legge contro gli sprechi alimentari image_resize.php

 

Rifugiati: Pochi Euro per una Tenda come Casa

“Casa dolce casa”. Più che un modo di dire, per molti di noi, questa frase è una certezza. Fatta di calore, affetto, condivisione. Ma per oltre 50 milioni di rifugiati e sfollati la casa è solo un ricordo spezzato dalla guerra e dalla violenza.

Ai rifugiati e agli sfollati che non hanno più un posto sicuro dove stare è dedicata la campagna di comunicazione e raccolta fondi “Casa Dolce Casa” che l’UNHCR lancia dall’8 al 28 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Con la campagna l’UNHCR vuole sensibilizzare e raccogliere fondi per quattro fra le più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni: Siria, Iraq, Repubblica Centroafricana e Sud Sudan.

Donando al 45507 è possibile fornire a migliaia di rifugiati e di sfollati in Siria, Iraq, Repubblica Centroafricana e Sud Sudan una tenda per 5 persone, un kit di pentole e una tanica per l’acqua, oggetti essenziali per sentirsi al sicuro in una situazione di emergenza.

Una mobilitazione che raggiungerà il picco massimo il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato con il maxi evento concerto “World Refugee Day Live”, che si terrà a Firenze presso Il Parco delle Cascine (Ippodromo Del Visarno).

Dalle 15 in poi, l’attore Francesco Pannofino e la giornalista di Piazza Pulita Valentina Petrini chiameranno a esibirsi sul palco diversi big della musica italiana, tra i quali Elisa, Bandabardò, Enrico Ruggeri, Virginiana Miller, Jaka Djset, Cecco e Cipo, Didiodato, Dimartino, Piero Pelù, Brunori Sas, Sandro Joyeux, Gatti Mezzi, Appino, Street Clercks e Francesco Guasti.

Con l’acquisto di ogni biglietto si garantirà acqua per un mese ad un rifugiato che vive in condizioni di emergenza.

Protagonista e simbolo del concerto, una chitarra speciale realizzata da un liutaio di Cortona, che in questi giorni sta spopolando sul web e sui media.

Si tratta di “Mare di mezzo”, una chitarra realizzata con il legno di un barcone naufragato a Lampedusa, che suonerà al “World Refugee Day Live” per ricordare le vittime delle tragedie nel Canale di Sicilia.

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Casa dolce casa
Dona 2 o 5 euro al 45507

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UNHCR

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AdN Migrazione Rifugiati UNHCR Casa dolce casa casa-dolce-casa2

 

Bottega del Misantropo: Tutti in cucina!

00 AdN Bottega del Misantropo_logo_1È luogo comune, comunissimo, che delusi e frustrati negli affetti, nella ricerca del successo e di quant’altri fondamentali desideri, ci si “butti” per consolazione nelle tiepide braccia dei conforti cibari. Beffati dalla sorte nella testa e nel cuore, ci si rivolge alla pancia.. Già, la famosa “gratificazione orale”, ve ne ricordate?
Eravamo piccoli infanti e il cibo era molto di più che una necessità di mera sopravvivenza, era sicurezza, amore, dolce mammella, infantile, innocente orgasmo. Ne sa ben di più di qualcosa il vostro misantropo, più di chiunque per sua natura deluso, amareggiato, schifato dalla circostante umanità, nel suo amore, ma che dico amore… passione! per cibi, ricette, fornelli, odori e sapori, domestiche e rassicuranti nicchie di antichi baci materni. E se così è ecco spiegarsi l’alluvione, il profluvio ovunque e dovunque di chef, presunti chef, massaie in azione culinaria, gustatori e gustatrici e di innumerevoli trasmissioni incentrate sullo spettacolo gastronomico. Che di vero e proprio spettacolo ormai si tratta; lo show delle dispute e delle gare mangerecce ha travalicato ogni limite, inondando di sé ogni recinto circostante. Se una volta era solo uno spazietto umile e dimesso senza pretese intellettualistiche, siparietto per grigie massaie, ora è un oceano che ha surclassato quiz, talk show, dibattiti d’arte storia e filosofia, invadendo financo il semiproibito spettacolo erotico: anche la pornostar, il politico, il calciatore, l’attrice, il mistico, indossano la “parannanza” e si gettano felici nella mischia gastronomica.
Si spadella a tutte l’ore, un persistente odor di soffritto ha invaso stazioni pubbliche e private, ha oscurato sesso e politica (grandi delusioni!).
Maestri e boss della dietetica imperversano infliggendoci dall’alto della loro mutria pseudoscientifica una ridda, un balletto di diete, regimi, calcoli calorici e bilancini psicoalimentari litigando e contraddicendosi come nelle dotte dispute dei maggiori filosofi. Insomma se la piccola nicchia consolatoria, lo spaghetto di mezzanotte, o la semplice pastarella divorata di nascosto è ormai aperta e assordante questione planetaria, vuol proprio dire che siamo tutti tornati in braccio a mammà, anzi alla nonnina, e alla loro fragrante cucina che curava le nostre lacrimucce, i primi calci e schiaffi presi per strada. Ma le umiliazioni e le piccole ferite della nostra infanzia ormai sono una totale, divorante frustrazione globale, un inganno generale nel quale restiamo tutti orfani e abbandonati senza niente a cui aggrapparci. Crisi è parola ancor troppo generica: è una voragine, un buco nero che ogni giorno inghiotte speranze, affetti, entusiasmi, progetti, desideri. Non ci resta nulla o quasi. Miseria e angoscia bussano alla porta?…
Niente salotti o anticamere, tutti in cucina! Se ci stiamo ormai troppo stretti bisognerà allargarla…

 

 

Bottega del Misantropo: Un poeta … ma come si permette?

00 AdN Bottega del Misantropo_logo_1-ridConfessiamolo. Qualcuno di voi, pur appassionatamente dedito alla scrittura poetica alla quale dedica tempo, ricerca, approfondimento, diciamo pure lavoro di mente di spirito e di corpo, osa ciononostante presentarsi pubblicamente in quanto tale, cioè poeta? — “Buongiorno, molto lieto!.. Non ho ben compreso, di che si occupa?”— “Ah sì, sono un poeta!” — Al che gustatevi il viso dell’interlocutore che rapidamente scolora dallo stupore all’imbarazzante mortificazione. Forse il signore pensa di essere preso in giro e non sapendo come continuare la conversazione abbozzerà un forzato sorrisetto guardandosi intorno in cerca disperatamente di un appiglio esterno. Forse potrebbe, essendo spiritoso, non battere ciglio e replicare: “Ah, bene! Io invece sono un astronauta!.. Incontriamoci qualche volta!” Ma c’è di peggio. Si può avere a che fare con sciocche signore che all’udir ciò, come se aveste detto di vivere nel mondo delle fate e dei balocchi parlanti, si accendono di un sorriso ispirato: “Beato lei!.. Che bello!”, come foste un felice demente che si trastulla con nuvole e fiori ignaro della dura realtà.
Non parliamo poi di altre reazioni addirittura offensive o indecenti, da chi vi prende per un patetico matto, o per un ubriaco o un drogato, o un delirante barbone infiltratosi alla festa senza invito, come quei mattacchioni che vanno ai festini matrimoniali spacciandosi per parenti.
Insomma, non facciamola lunga, poeta sic simpliciter non si dice (anche se lo si è, e ci costa una vita quasi sempre ai margini). Meglio, come pur fecero fior di poeti, denunciare il banale ruolo sociale, il lavoro di cui bene o male si vive: “Sono un ingegnere, insegno, inforno pane, faccio il postino ecc. ecc.”— Probabilmente anche Dante o Shakespeare, sollecitati dal solito importuno o ufficialmente intervistati, si sarebbero ben guardati dal dire:” Sì, sono un poeta!… E lei che fa?” — E che dire delle graziose fanciulle, magari ispirate ad un probabile accoppiamento con voi: “Che fai nella vita tesoro?” — “Ah sì, faccio il poeta!” — Figuratevi la fuga più o meno precipitosa che possono prendere le nostre amiche, o magari vi ridono in faccia cercando in fretta qualcun’altro più “uomo” e sicuro. Perché, fra l’altro, essendo le donne le note depositarie in terra dell’essenziale, solido realismo (non fatevi prendere in giro dai loro finti languori romantici!) dal momento della vostra incauta esternazione non scommetteranno più un centesimo sulla vostra capacità di farvi largo nella vita, e nemmeno forse sulla vostra capacità amatoria!… Che uomo è, diciamolo, un poeta?
Una volta era un decorativo cortigiano confuso al buffone e al saltimbanco, buono per ruffiani panegirici in lode di battesimi matrimoni e funerali. Ma questo ruolo, che benché modesto dava pur da mangiare, oggi in totale abbandono, relega infine il nostro poeta tra gli inutili, superflui, oziosi, improduttivi esseri della nostra felice società… Dirò di più, il tale che si definisce a viso aperto poeta (che faccia tosta!) è sicuramente qualcuno da tenere a bada, un asociale, un instabile, un labile e malsicuro individuo capace di tutto, una pecora nera da cui guardarsi, può rubarvi in tasca o mettervi una bomba in casa, offendere le signore o fare la pipì fuori dal vasino. Si dice: un poeta a che serve? I rari, rarissimi fortunati e privilegiati che con i loro versi hanno incredibilmente raggiunto le vette della celebrità, più che altro vivendo poi di saggi e recensioni, sollecitati in pubblico amano definirsi più genericamente “scrittori”, che è un tantino più rassicurante, quasi una onorevole professione.
Oppure coraggiosamente confesseranno di “occuparsi di poesia” come una materia di studio, da entomologo che osserva le farfalle o un archeologo che scava i ruderi… Eppure, infine eccoci qua, che spudoratamente ammetto di amare e vivere della mia poesia (anche se il pane, si sa, ce lo dà lo stipendio o la pensione). Sì, lo confesso, sono un poeta!.. Ed ecco la signora dilatare gli occhi, corrugare le sopracciglia e torcere le labbra in un moto quasi di stizza: “Un poeta?…… Ma come si permette?”.

Bottega del Misantropo: Catastrofi, che passione!

00 AdN Bottega del Misantropo_logo_1Se comete-killer o asteroidi impazziti non faranno scempio di noi come bersagli da luna-park, se non arrostiremo in un immane “barbecue” da megaeruzioni solari o annientati da interstellari raggi-gamma, se non ghiacceremo inglobati nei nevai di prossime glaciazioni… bé, forse ci toccherà morire di noia tramortiti dalla serie infinita (prevalentemente di produzione americana) degli immancabili film-catastrofe! Pare che negli “States” il genere sia richiestissimo, magari iettatorio e di malaugurio nel resto del mondo, ma invece laggiù, nella felice terra della democrazia e delle opportunità il cittadino medio soffre i piaceri e i dolori di una autocastrazione da futuro incerto e tenebroso.
Ebbene, è così: nella terra dell’ottimismo a tutti i costi, degli inevitabili “Happy end”, degli ingenui e zuccherosi idealisti, dei don Chisciotte in jeans lancia in resta contro i cattivi e dai solidi bilanci comunque in attivo, proprio laggiù, per imperscrutabili labirinti di autopunizione e di indecifrabili paure chissà da quanto sopite, il felice popolo dei liberatori, dei rudi e leali cow-boys, dei coraggiosi astronauti, è diventato un popolo di annichiliti spettatori che si crogiola e si fustiga nell’attesa del fatale, apocalittico sterminio! La serie dei film è praticamente infinita, un esercito di sadici sceneggiatori ogni giorno ne sfornano uno per l’orgia spettacolare di un ormai imbarazzante masochismo: se non è il pianeta che sbrocca da sé è un dannato asteroide che ci punta, se non è un’invasione di crudelissimi alieni è un nuovo diluvio universale o magari una schifosa epidemia incontrollabile…
Ma da chi o da che cosa questo ex-felice paese vuole punirsi? Perché invoca continuamente quasi con lascivia la terribile scimitarra divina?… Forse per antiche sopraffazioni e ingiustizie perpetrate sempre in nome dell’equivoca libertà? Forse pr delitti e oscure trame nascosti sotto il tappeto? O non è una specie di catastrofica liberazione invocata dalla corrotta metropoli-gomorra dove di tutto si fa merce in nome del fondamentale profitto?… E se fosse ormai un incubo ricorrente per esorcizzare l’orrore di un indimenticabile 11 Settembre? Certe ferite sono indelebili e lasciano strascichi che è difficile superare. Penso ai reduci dei campi di sterminio che non riuscirono a dimenticare e a ritornare a una vita serena (qualcuno si è suicidato), penso agli incubi dei giapponesi dopo Hiroshima e alla loro filmografia postbellica popolata di mostri orrendi. Penso anche ai disadattati reduci del Vietnam coi loro fantasmi e i loro rimorsi.
Ogni ferita lascia una cicatrice più o meno dolorosa… Ma l’alluvione, l’onda anomala dei film-catastrofe è ormai nell’ordine della quotidianità, della routine, quasi una frenesia compulsiva, irrefrenabile.
Francamente, senza voler rubare il mestiere e le necessarie diagnosi agli agguerriti psicologi, noialtri della vecchia Europa (ahimé…quanto carichi di ferite e rimorsi secolari!) ci rifiutiamo decisamente alla guercia e iettatoria manìa di chi ci perseguita con l’implacabile: “Ricordati fratello che devi morire”. Sì, lo sappiamo bene, ed è per questo che amiamo tenacemente la vita, magari non ricambiati, nonostante tutto, senza volerla inquinare con tetre e punitive autoinquisizioni, abbiamo imparato ad amarla giorno per giorno, fino all’ultimo respiro!