Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del Kunsthistorisches, ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario.
La mostra riporta infatti ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.
Una mostre itinerante da sud al nord, partendo dal centro, che Silvana Leonardi si è fatta carico di promuovere con una sessantina di Taccuini d’artista, dalle ispirazioni più diverse e dalle fogge più accattivanti.
Ora la mostra è arrivata a Milano, in occasione della manifestazione “Fiori e Sapori d’Autunno sul Naviglio Grande, con un nucleo originario integrato dall’apporto di altri artisti e la significativa presenza di opere appartenenti all’Archivio dei Libri d’Artista di Fernanda Fedi e Gino Gini.
Il taccuino è un oggetto che coniuga la creatività e la manualità con la voglia di fissare i pensieri di un racconto che si matura pagina su pagina.
Appunti d’artista o opere compiute che ne fanno dei preziosi cofanetti di immagini e scritti, oggetti della tradizione che propongono una versione attuale, in qualche modo anche autonoma e declinata in materiali diversi e con diverse modalità d’uso e destinazione, fornendone una sorta di campionario quanto mai vario e articolato di tutte le possibilità e le potenzialità espressive.
Francesco Muzzioli, nel suo testo, introduce alla mostra milanese con l’illuminante e veritiera affermazione su “Un taccuino non è altro che un portatile di prima generazione. Come dimensioni si può dire che sia tra uno smartphone e un tablet. È superato? Sì e no. La mostra dimostra che è molto più malleabile.”
Taccuini d’Artista di: Elio Alfano, Bruno Aller, Carlo Ambrosoli, Anna Maria Angelucci, Maria Cristina Antonini, Chiara Armellini, Vincenzo Aulitto, Antonio Baglivo, Antonio Barbagallo, Claudia Bellocchi, Luciano Benini Sforza, Mirella Bentivoglio, Rosetta Berardi, Tomaso Binga, Michiel Blumenthal, Anna Boschi, Carlo Bugli, Claudio Calzavacca, Antonio Carbone, Giovanni Castaldi, Andrea Cesari, Elettra Cipriani, Anna Coppola, Laura De Carli, Adriana Del Vento, Prisco De Vivo, Lucia Di Miceli, Gabriella Di Trani, Luigi Domenicucci, Giovanna Donnarumma, Fabio Fabiani, Marisa Facchinetti, Fernanda Fedi, Mavi Ferrando, Daniele Ferroni, Giovanni Fontana, Gino Gini, Salvatore Giunta, Gennaro Ippolito, Mario Lanzione, Gianleonardo Latini, Silvana Leonardi, Francesco Lucrezi, Mario Lunetta, Giorgio Moio, Mattia Morelli, Daniela Nenciulescu, Carlo Oberti, Giorgios Papaevangeliu, Peppe Pappa, Beatrice Pasquet, Lucia Pescador, Adriana Pignataro, Lamberto Pignotti, Luciano Puzzo, Antonio Raucci, Maria Teresa Romitelli, Giovanni Ruggiero, Lucia Sapienza, Eugenia Serafini, Grazia Sernia, Ilia Tufano, Vittorio Vanacore, Nanni Varale, Piero Varroni, Oriano Zampieri, Lorenzo Zangheri.
Taccuini d’Artista
Il 5 e il 6 ottobre 2019
Archivio dei Libri d’Artista Fernanda Fedi – Gino Gini Palazzo Galloni Alzaia Naviglio Grande 66 Milano +39 3480357695
Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del Kunsthistorisches, ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario.
La mostra riporta infatti ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.
Magnifici Ritorni
I tesori aquileiesi conservati al Kunsthistorisches Museum di Vienna
Dal 8 giugno al 20 ottobre 2019
Tenendo per mano il sole è il titolo
della mostra e della prima Fiaba cucita realizzata. Sia nel titolo che nell’opera
sono presenti molti degli elementi tipici della ricerca di Lai: il suo
interesse per la poesia, il linguaggio e la parola; la cosmogonia delle sue
geografie evocata dal sole; la vocazione pedagogica del “tenere per mano”. Non
una classica retrospettiva, ma piuttosto un racconto che non si attiene a
vincoli puramente cronologici e asseconda un percorso biografico e artistico
peculiare, caratterizzato da discorsi e intuizioni apparentemente lasciati in
sospeso per poi essere ripresi molti anni più tardi.
Attraverso un’ampia selezione di opere,
in buona parte inedite, la mostra presenta il poliedrico mondo di Maria Lai e
la fitta stratificazione di idee e suggestioni che ha caratterizzato il suo
immaginario. Il percorso si snoda attraverso cinque sezioni, che prendono il
nome da citazioni o titoli di opere di Lai, mentre nel sottotitolo vengono
descritte modalità tipiche della sua ricerca; ogni sezione è accompagnata dalla
voce di Maria Lai attraverso un montaggio di materiali inediti realizzati dal
regista Francesco Casu. C’è anche un’ultima, ideale, sezione, che documenta le
opere di arte ambientale realizzate nel territorio e in particolare in
Ogliastra. La sezione Essere è tessere. Cucire e ricucire documenta le prime
prove realizzate negli anni Sessanta, un decennio in cui decide di abbandonare
la tecnica grafica e pittorica per dedicarsi alla sperimentazione con i
materiali. Nascono così i primi Telai e le Tele cucite: oggetti funzionali del
quotidiano, legati all’artigianato sardo, vengono privati della loro funzione
pratica per essere trasformati in opere che dimostrano una fervida ricerca
espressiva. Il filo rappresenta anche un’idea di trasmissione e comunicazione,
Lai vede l’arte come strumento e linguaggio capace di modificare la nostra
lettura del mondo, un’attitudine che le deriva dalla sua storia personale di
insegnante e che si manifesterà in seguito nei Libri e nelle Fiabe cucite.
L’arte è il gioco degli adulti. Giocare e Raccontare raccoglie i giochi
dell’arte creati da Lai, riletture di giochi tradizionali con cui ribadisce il
ruolo fondante della creazione nella società. Gioco come mezzo per conoscere se
stessi e per imparare a relazionarsi con l’altro, un’attività da non relegare
al mondo dell’infanzia, ma da continuare a coltivare in età adulta. La sezione
Oggetto paesaggio. Disseminare e condividere, racconta l’aspetto relazionale
della pratica di Lai attraverso un ampio corpus di oggetti legati a un suo
universo affettivo, tra cui sculture che simulano l’aspetto di un libro o di
singole pagine, forme che richiamano manufatti del quotidiano, rivendicando
però una propria inedita individualità.
Il viaggiatore astrale. Immaginare l’altrove raccoglie la serie delle
Geografie, mappe astrali visionarie e fantastiche che delineano costellazioni,
chimere e infiniti universi immaginari. La felice stagione delle opere
partecipative è infine protagonista della sezione L’arte ci prende per mano.
Incontrare e Partecipare. Come Legarsi alla montagna (1981), considerato il
primo episodio di Arte relazionale in Italia, un intervento ispirato a
un’antica leggenda, con cui Maria Lai riesce a coinvolgere tutta la popolazione
del paese di Ulassai.
La profonda convinzione del potere
salvifico dell’arte, il tema del gioco ritenuto fondante per la crescita di ideali
per la collettività, l’arte come strumento, capace di far incontrare,
immaginare, mettere in relazione: questo, e altro ancora, rende Maria Lai
un’artista tra le più innovative della sua generazione, che ha saputo
intercettare e interpretare agli albori meccanismi culturali alla base della
società di oggi.
Come nei Telai e nelle tessiture a lei
così care, i suoi fili idealmente tesi fra tradizione e contemporaneità hanno
tracciato una fitta trama di relazioni tra le persone, contribuendo a un
profondo cambiamento delle storie e delle identità personali, sociali e
collettive.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da 5 Continents, con testi di Maria Alicata, Antonella Anedda, Franco Farinelli, Luigia Lonardelli, Davide Mariani, Bartolomeo Pietromarchi e Elena Pontiggia.
MARIA LAI
Tenendo per mano il sole
Dal 19 giugno 2019 al 12 gennaio 2020
“Guatemala
è Guatemala” è il nome del progetto artistico nato nel 2014 grazie alla
volontà dell’artista e promotrice culturale Brenda Estrada di portare l’arte
guatemalteca fuori dai confini locali, cercando di stabilire relazioni di
solidarietà e amicizia con l’Italia, attraverso uno scambio culturale.
Con la
mostra “Tempo e Spazio”, lo sforzo più recente di questo progetto,
vedrà la presenza, tra le opere di oltre venti artisti italiani e guatemaltechi,
quelle dell’italiana Elisabetta Bertulli.
Un breve quanto
esaustivo excursus sul lavoro pittorico della Bertulli rivela un mondo
geometrizzato in sfumature di azzurro che si dilatano in visioni che viaggiano
sulla tela, cercando una via di fuga, in un susseguirsi di linee curve.
Opere che
trasbordano dallo spazio pittorico, in cerca di una continuazione in un altro
luogo dell’opera, in una continua espansione e contrazione, un gioco facilitato
dalle tenue pennellate cromatiche, dove l’azzurro è estremamente presente,
solcate da linee decise.
Una dilatazione dei pensieri oltre che dello spazio/tempo che la Bertulli fa suo e si confronta con l’opera di: Francesco Calia, Sonia De Nicola, DiDiF, Micaela D’Onofrio, Silvia Fasani, Enrica Mazzucchin, Irina Petrovna, Paolo Pozzetti, Roberta Ragazzi, Valentina Roma e poi i guatemaltechi Beverley Rowley, Roberto Cohen, Rita Villanueva, Rocio Villanueva, Mere Godoy, Brenda Estrada, Luis Caal, Lisette Giron, Maria Del Carmen Contreras, Mere Godoy, maria Fernanda Garcia, Pellecer, Camilo Almaraz, Sebastian Lopez Duran, Henry Cukier, Hyona Angie Chung, Luisa Ayau, Emilio Karake.
Organizzato da : IIC (Istituto Italiano di Cultura)
Curatrici: Monica Ferrarini e Brenda Estrada
Associazione M.F.eventi, Associazione Guatemala es Guatemala, Colectivo Cinceles
Ingresso : libero
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