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Silvana Leonardi: Le Grandi aspirazioni

In mostra un ciclo di ventuno dipinti su carta (olio e mixed media) di varie dimensioni: sono i volti di scrittrici, poetesse, artiste, scienziate che hanno saputo sfidare i pregiudizi della società, conquistarsi un ruolo di primo piano nel mondo tutto maschile del pensiero, delle arti. Sono appunto le MAESTRE, donne come: Anna Maria Ortese, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Louise Bourgeois, George Sand, Grazia Deledda e tante ancora.

Silvana Leonardi promette nel vernissage anche una sua LECTURE PERFORMANCE dal titolo: “Volti di sapienza”, che presenta con queste parole: “La mia testimonianza non è solo celebrazione, benché anche questa sia legittima, come riconoscimento e tributo al fiume carsico del sapere femminile, ma anche una indagine all’interno del mio percorso, una sorta di confessione che ha la funzione quasi di esorcismo per riuscire ad accettare e ad accertare coralmente la nostra fragilità, la nostra identità, la differenza e la diversità dalla madre/maestra …..”

Silvana Leonardi, pittrice e scultrice romana, dopo aver vissuto e lavorato a Monaco di Baviera ed a Piacenza, tornata a Roma ha iniziato anche un’attività di promozione culturale nel suo studio in Trastevere, “ZU SPÄT?”

“Raffinata e colta, la ricerca artistica degli ultimi anni di Silvana Leonardi è rivolta ad esplorare il mondo femminile- i suoi volti, i suoi caratteri, le sue storie- con un’indagine che è anche un suggestivo luogo di rispecchiamento. L’artista, narrando, narra di sé attraverso l’immagine, testimoniando una forte consapevolezza esistenziale ed intellettuale”scrive Giorgio Agnisola, disegnando le tappe del percorso di Silvana Leonardi. Infine a proposito di questo ciclo di ritratti, osserva che questi “si leggono non tanto nella loro realistica e riconoscibile fisionomia, quanto nel tratto interiore o almeno in ciò che l’artista percepisce e ci vuole restituire …. ella punta al particolare, al  tratto caratterizzante la figura, dentro  ed oltre il dato realistico, anteponendo in superficie una sorta di trama segnica, quasi una velatura, che copre ma non deforma lo sguardo e che tuttavia separa lo spettatore dalla figura. Che, pure intensa, di fatto risulta inarrivabile, confinata in un suo tempo e in un suo spazio. Da cui pure comunica, trasmette l’anelito del suo spirito, conservando tuttavia il mistero. Quello che in definitiva ci avvolge tutti, indistintamente.”

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Silvana Leonardi
MAESTRE
Dal 7 al 31 marzo 2018

Movimento Aperto
via Duomo 290/C
Napoli

Informazioni:
+39 3332229274

Orario:
lunedì e martedì 17-19
venerdì ore 10.30- 12.30
e su appuntamento

Testo di Giorgio Agnisola.

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Giovanni Albanese nell’officina delle meraviglie

Solo roba per bambini, è un progetto inedito a cui l’artista lavora da più di 10 anni: una serie di personaggi costruiti nel tempo e con pazienza, abitano lo spazio di VOLUME! come sospinti da un moto costante. Vota Antonio, Pantani, Cecchino, Giudice, Uno che fa buchi nell’acqua sono solo alcuni degli strani automi realizzati con materiali di recupero, abitanti di uno spazio che diviene, allo stesso tempo, scenario e attore del racconto fantastico messo in scena dall’artista, animato dalla presenza dello spettatore e dalla sua immaginazione.

Un banco da lavoro con gli strumenti del mestiere è il luogo dove avviene l’atto creativo e dove relitti senza vita suggeriscono l’intervento dell’artista demiurgo e parlano a chi sa prestare attenzione. Come scrive Ascanio Celestini nel testo che accompagna la mostra: “Non esistono oggetti muti, ma solo persone sorde che non li sanno ascoltare. E Giovanni cammina in mezzo a questo cimitero del presente. Parla coi morti del suo Spoon River. Elettrodomestici del passato, chiavi avanzate dalla galera, biciclette scassate. Ci parla e traduce per noi la loro lingua scomparsa”.

VOLUME! si fa custode di un’atmosfera in cui luci, ombre, presenze surreali e suoni di movimenti meccanici e improvvisi si mescolano e accompagnano lo spettatore in un percorso straniante che, passo dopo passo, svela il procedere della narrazione.

Questa serie di opere arriva come una naturale evoluzione del percorso di Albanese, che, dopo le macchine calcolatrici e i lavori fatti con le “lampadine a fiamma”, mette il suo lavoro al servizio di questi strani automi. A questi l’artista trasferisce tutta la sua poesia e li trasforma in “pupazzi”, riportando nella nostra quotidianità l’elemento ludico e offrendoci una nuova prospettiva da cui osservare il mondo, con lo sguardo tipico di chi sa ancora lasciarsi sorprendere.

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GIOVANNI ALBANESE
Solo roba per bambini
Dal 31 gennaio al 16 marzo 2018

VOLUME!
via di San Francesco di Sales, 86|88
Roma

Ingresso:
gratuito

Orari:
dal martedì al venerdì
dalle 17.00 alle 19.30
sabato su appuntamento

Catalogo:
Edizioni VOLUME!

Informazioni:
tel. 06/6892431

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Complementari visioni

Partendo da posizioni e stili apparentemente distanti, anche Katharina Grosse e Tatiana Trouvé hanno creato, per quest’occasione, un dialogo inedito e inaspettato. Con i loro rispettivi progetti, diversi eppure complici e complementari, le due artiste, nate entrambe negli anni Sessanta, hanno ribaltato i confini delle superfici di Villa Medici.

Se Katharina Grosse elegge la pittura, intesa come membrana, a suo principale mezzo espressivo, Tatiana Trouvé indaga le infinite variabili e possibilità del disegno: la potenza imprevedibile del colore s’intreccia con la seduzione di un oggetto scultoreo ricontestualizzato. “In entrambe — scrive Chiara Parisi — emerge una radicalità condivisa, fondata sull’idea di rovesciamento. Nel caso di Katharina Grosse, lo spazio in ogni sua manifestazione è esaltato dalla pittura. Non è più la tela a ospitare un paesaggio, ma è il paesaggio a farsi superficie pittorica. Con un orientamento analogo, Tatiana Trouvé architetta assemblaggi e accostamenti imprevedibili. Così nascono opere che, sebbene partano da elementi concreti, ci fanno perdere la familiarità che abbiamo con determinati oggetti.”

Il percorso espositivo si apre con le sculture di Tatiana Trouvé Notes on sculptures, September 15th, “Jill” 2016 e “Peter” 2016 in dialogo con la seta dipinta Ohne Titel(2013/2018) di Katharina Grosse. Da un lato, gli appunti tridimensionali — sculture e frammenti di altrettante installazioni — che Tatiana Trouvé definisce “annotazioni sculturali”, dall’altro, la manifestazione tangibile da parte di Katharina Grosse di un insaziabile appetito per lo spazio plasmato dalla pittura, congiunto alla sua grande capacità di moltiplicare gli spazi architettonici. Uniti e sovrapposti, questi quattro lavori rappresentano il paradigma di un corpo a corpo, di un confronto sorprendente e originale da cui emergono condivise irregolarità.

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LE NUMEROSE IRREGOLARITÀ
Katharina Grosse e Tatiana Trouvé
Sino al 29 aprile 2018

Accademia di Francia (Villa Medici)
Roma

Informazioni:
tel. 06/67611

Le numerose irregolarità. Tatiana Trouvé & Katharina Grosse

A cura della direttrice Muriel Mayette-Holtz e di Chiara Parisi

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UNA NUIOVA CASA PER L’ARTE E LA CULTURA

Spazio di grande respiro

TIBALDI ARTE CONTEMPORANEA

si apre alla quarta mostra della stagione e della sua storia.

Dopo i viaggi fantastici e misteriosi

di FLAMINIA MANTEGAZZA:

luoghi immaginari in miriadi di minuscole sfere

come a rimodellare il tempo divorato dall’implacabile “giornale”

la parola torna clamorosamente alla figura

riportandoci ad altro mondo diversamente fantastico e complesso:

gioco d’azzardo firmato Mauro MOLINARI.

E dunque la mostra in atto: PLAYS curata da Carlo Fabrizio Carli

al di la della parvenza giocosa risulta inquietante

provocatoria e tragicamente surreale.

Potrà capitare di riconoscersi in personaggi sibillini

che ci aggrediscono sbucando fuori da luoghi impensati

facendosi beffa di noi assomigliandoci o interpretandoci

come noi non sospettiamo di essere e tanto meno di apparire.

Tra narrazione pittorica e spettacolo multimediale

il gioco appare insolito e stranamente famigliare.

Merito di antiche figure clownesche tragicamente attuali?

Giocosa ambiguità dello scherzo e dell’ironia o storia di un dramma annunciato?

Mito del quadrato che torna all’infinito del quadro dentro il quadro

casa come scatola o scatola come casa in equilibri precari dove tutto cade?

Grande virtù dell’artista è anche saper celare insospettate fatiche

e abilità tecniche che, come si dice in teatro, lo spettatore non deve sospettare.

Ma questo non è tutto.

Altra particolarità del Molinari è di aver imposto la figura

In maniera talmente intrigante da dimostrarne l’ineluttabile necessità.

In conclusione, a nostro giudizio: una mostra rischiosa e dunque interessante.

dagli
ITINERARI DI CONTROINFORMAZIONE POETICA
Tracciati da
SARINA ALETTA

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MAURO MOLINARI
Plays
(opere 2007-2017)
dal 10 febbraio al 3 marzo 2018

Tibaldi Arte Contemporanea
via Panfilo Castaldi, 18
Roma

Orari:
dal martedì al sabato
16.30 – 20.30

Informazioni:

HOME

a cura di Carlo Fabrizio Carli

 

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Memún, alla ricerca del paradiso

Accostarsi all’opera di Adrian Levy Memún comporta, da parte dell’osservatore adulto, un attimo di straniamento per l’interrogativo se si tratti o meno di repertori per l’infanzia. Il segno sintetico, che scorre veloce sulla carta a creare figure animali casette e quant’altro in maniera estremamente approssimativa, quasi operazione ad occhi chiusi, si coniuga con un colore-luce trasparente, vivace e gradevolissimo negli accostamenti. È indubbiamente una pittura per “grandi” ma che risveglia quel fanciullino di pascoliana memoria che è l’unico a farci scorgere l’afflato poetico che emana da queste immagini.

La scultura di Adrian ribadisce il concetto. È una scultura fatta col filo di ferro sottile per creare animaletti e figurine al limite del fantastico, quelle stesse che compaiono nella pittura, e che rimandano, anche nella tecnica, ai giochi dell’infanzia.

Opere su carta, cui si aggiungono un libro d’artista e sculturine in ferro, costituiscono i poli d’attrazione della mostra di Memún “A la búsqueda del paraiso perdido – Alla ricerca del paradiso perduto” allestita nello spazio espositivo Studio Ricerca Documentazione di Anna Cochetti ed inserito nella serie di esposizioni dal titolo ”Storie contemporanee” (Arti Visive, Scrittura, Società).

La Cochetti in catalogo correttamente osserva “…le carte e le sculture di Adrian Levy ci invitano a guardare la realtà, individuale e collettiva, scommettendo su un possibile rovesciamento del reale, sulla ricerca di un punto di vista altro, su un pensiero fantastico e visionario in grado di condurre al paradiso perduto”. E l’artista visiva Elena Nieves rileva come l’opera dell’artista ”non sia solamente un desiderio nostalgico di ritornare al passato vissuto, o all’utopia di un Paradiso originale, bensì, forse, di rivalorizzare, per non perderle, le qualità umane più genuine e virtuose.”

Ma chi è Memún? È un artista argentino, classe 1960, che parla l’italiano perché “all’epoca dei desaparecidos, perseguitato approdò in Europa: Parigi e Roma l’hanno accolto e vi ha vissuto per molti anni per poi ritornare nella sua amata Buenos Aires”. A raccontarlo non è l’artista ma una sua amica, Claudia Bellocchi, artista anche lei, che lo ha conosciuto a Buenos Aires una decina di anni fa e che giustamente osserva: “La gioia di vivere, quella dei santi, dei profeti o dei bambini, profonda ed imperturbabile è a volte anche degli artisti che hanno conosciuto Inferno e Paradiso, due facce della stessa medaglia del vivere terreno”. E proprio riflettendo sull’ Inferno, in Memún la nostalgia del Paradiso si è fatta più forte fino ad oggettivarsi nelle opere di questa interessante mostra.

 

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ADRIAN LEVY MEMÚN
“A la búsqueda del paraíso perdido”
Dal 4 al 24 febbraio 2018

Storie Contemporanee
Studio Ricerca Documentazione

via Alessandro Poerio 16/b
Roma

Orario:
martedì – giovedì – dalle 11.00 alle 13.00
mercoledì – venerdì – dalle 17.00 alle 19.00

Catalogo/Libro d’Artista in Mostra.

a cura di Anna Cochetti
con un testo di Elena Nieves

tel. 328 8698229

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