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Julie Polidoro: dipingendo lo smarrimento

Quella di Julie Polidoro si può definire “una pittura anche senza pittura”, nel suo lasciare alcuni spazi della superficie pittorica senza pigmento, per evidenziare le luminosità dell’opera e per raccontare le differenti realtà.

Realtà di una Terra vista da un oblò, con le cromachie che fanno risaltare i momenti e le condizioni dello “scatto”, una diversificazione dei colori per i cambiamenti atmosferici, in una geografia geopolitica in continuo cambiamento, con nazioni che scompaiono e altre che si formano, in un continuo scindersi di stati liquidi dove l’unico elemento stabile è il cielo.

Poi le tele che catturano le immagini filtrate dallo schermo del pc, per una riflessione sulla condizione umana, sia di profughi che di lavoratori in condizioni di sfruttamento, ma in entrambi i casi viene raffigurata un’umanità sradicata dal suo abituale contesto per essere in ampi open space, dove ognuno cerca il suo angolo di quotidianità.

Le opere di Julie Polidoro, oltre ad essere caratterizzate da tele con dei “vuoti” di pigmento, portano in evidenza le pieghe del tessuto, come dei punti di riferimento, come delimitazioni, come delle coordinate geografiche che non esaltano solo i lavori cartografici, per ritrovare il luogo, ma anche per uscire dallo smarrimento dei continui cambiamenti distruttivi del clima, della disumanizzazione dei centri di detenzione.

Tele che si piegano per essere trasportate ovunque e poi srotolate, una sorta di moderna versione del cantastorie, aggiornato ai giorni nostri, accantonando le storie di paladini e nobili traditi, per illustrare ciò che l umanità riesce a fare ai propri simili e all’ambiente nel quale vive.


Julie Polidoro
Today is Yesterday’s Tomorrow
Dal 24 maggio al 20 settembre 2024

Dicastero per la Cultura e l’Educazione
piazza Pio XII 3
Città del Vaticano

Le visite alla mostra, tutte su prenotazione, potranno essere riservate scrivendo all’email eventi@dce.va


Alla ricerca degli artisti perduti 8

William Merritt Chase (1849 – 1916)

Fu pittore americano celebrato con molte onorificenze in patria, ritrattista famoso molto richiesto da varie personalità; stabilì a New York una sua personale scuola di pittura.
Decisivo il suo viaggio in Europa (un classico irrinunciabile per la formazione degli artisti americani nell’ ‘800), dove ammirò i grandi impressionisti divenendone in un certo senso un seguace.
Ma l’impressionismo di Chase è un limpido e contenuto richiamo dei rivoluzionari parigini. La sua pittura risente molto di quel tardo romanticismo inglese, e di un certo classicismo che si ritrova anche in un altro grande artista americano: John Singer Sargent.
Aggiungerei anche James Whistler in questo celebre drappello, anche se quest’ultimo si distingue per maggiore sintesi e originalità.
La pittura di Chase, innamorata anche di strani richiami tardo-rinascimentali (vedi qui illustrato il “ritratto di giovane donna in costume giapponese”), vive di ottime qualità chiaroscurali e di quella solida impostazione che è tipica della scuola americana fine ‘800)

l’immagine rappresenta un dipinto di Afro Basaldella

L’Astratta l’Informale et Similia

Specifichiamo, altrimenti mi becco la nomea di cieco e retrivo formalista!…C’è il buon astratto, il cattivo e anche cattivissimo astratto, fino all’astratto/distratto!
C’è una bella differenza fra gli astrattisti che sono giunti all’astrazione attraverso l’esperienza del figurativo ( Afro, Klee, Mondrian ecc.) e gli astrattisti che esordiscono con l’astratto!( Ci si arriva all’astratto,non si esordisce!)
Mi dispiace, ma il sospetto fondato dell’improvvisazione e il solito alibi: che anche i grandi hanno usato in “libertà” colori e linee, sia ” il tana,libera tutti”! che giustifichi anche l’assoluta banalizzazione dell’astratto!
Non è così; la totale imperizia di una sia pur minima costruzione figurativa incentiva solo il sedicente astrattista confusionario e superficiale che non ha diritto di cittadinanza nel mondo dell’arte.
Chi è passato attraverso l’esperienza del figurativo, pur deforme, manipolato, dissolto e ricomposto, nelle leggi fondamentali dei rapporti spaziali e costruttivi, può accedere a buon diritto ad una astrazione significativa e di valore.
Il resto è paccottiglia presuntuosa e immotivata!

Jacopo Robusti detto Tintoretto (1518 – 1594)

Jacopo Robusti, detto il Tintoretto: altro pittore visionario e delirante; originalissimi i suoi dipinti ( di enorme estensione!),dove le figure si stemperano perdendo consistenza plastica, come fantasmi o ectoplasmi! ( come qui illustrato nella sua “Ultima Cena”)

Gustav Klimt (1862 – 1918)

Klimt – Un erotismo bizantino: un mosaico aureo che impreziosisce le usuali, teatrali perversioni di uno splendido figlio dell’ultimo capitolo del languente Romanticismo.
Chi verrà da lui e dopo di lui ( Schiele ) vivrà di un erotismo crudele e disperato..

Alfonso Simonetti (1840 – 1892)

Già figlio del pittore Giuseppe e formato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ottenne una borsa di studio nel 1864 per un pensionato a Firenze. Noto per un ritratto dal vero a Giuseppe Verdi.
Ma fu sopra ogni altra cosa famoso per i suoi paesaggi notturni di ispirazione decisamente romantica, tanto da ricordare il tedesco Caspar David Friedrich. Ma nei suoi paesaggi prevale un lirismo contemplativo dove la luce lunare espande da protagonista una magica luminosità quasi surreale.
Curioso il suo “Paesaggio all’alba con treno”, dove la locomotiva quasi evocata dal buio albore ricorda stranamente un celebre dipinto di Turner.

Qui è il ” don Chisciotte” di Daumier

Pittori o Illustratori?

Esiste la tipica pittura “illustrativa”, che cioè illustra con finalità diverse dalla pittura “pura”: è cronaca, o illustra un libro, o favole, o vari “fumetti” e storie…. Ovviamente è su un piano inferiore dal punto di vista estetico alla pittura autonoma, a sé stante, che non illustra né documenta una storia, una moda, un testo…
Ci sono illustratori anche d’alto livello come Gustave Doré, ma che non raggiunge gli apici espressivi per esempio di un pittore “puro” come Monet!… E poi ci sono gli “equivoci” estetici: il pittore dei “ciccioni” Botero,sebbene sia compreso tra i veri pittori, per la sua limitatezza espressiva e la sua ossessiva ripetitività, appartiene invece agli illustratori (e neanche tra i più prestigiosi a mio parere..), mentre invece Honoré Daumier, catalogato tra gli illustratori e caricaturisti, per la sua qualità e originalità è sicuramente un pittore sic simpliciter!
Si può passare da una schiera all’altra?… Sì, se si è Sironi, scatenato caricaturista divenuto poi uno dei pilastri della pittura del ‘900; o Tolouse Lautrec che disinvoltamente, dai pur bellissimi “affiche” pubblicitari, passa poi a dipingere da maestro la sua Parigi ” Belle époque”!

Picasso( 1881 – 1973)

Fu certo un grande innovatore, o meglio sperimentatore, grande fantasia, grande immaginazione, ed anche un notevole umorismo!…Ma confesso che aldilà del suo coraggioso, e se vuoi anche sfrontato rimettere in discussione tutto, la sua pittura non mi commuove, intendendo per questo non riuscire a “chiamarmi” dal profondo con l a forza, la bellezza e la passione del vero genio artistico…. E’ poi da considerare che, anche per sua stessa ammissione, molte sue cose sono intese come pure provocazioni, talvolta al limite dell’impudenza e geniale ciarlataneria……
Aveva certo tecnica e capacità pittoriche risolutive, insomma non era un cialtrone come molti suoi epigoni incapaci di strutturare una forma decente e che si rifugiano nell’improvvisazione informe….
Ma, ripeto, confesso di non essere mai rimasto folgorato emotivamente (se mi si passa questa espressione un po’ “romantica”) davanti a una sua opera (salvando forse solo “Guernica”, dove si manifesta un sincero pathos tragico)… Ma in quasi tutto il suo percorso c’è molto artificio e molta voglia di stupire, ma non c’è quella che in termini allusivi chiamiamo poesia!

Alberto Giacometti ( 1901 – 1966)

Vedo un dipinto di Giacometti più che dignitoso…Poi passerà tutta la sua vita con i suoi bronzetti filiformi, certo eleganti, originali….originali? Non direi: Giacometti riprese pari pari formulazioni plastiche da antiche figurine rituali molto stilizzate…Basta per essere originali?…E basta poi, per essere artista, essere solo e comunque originali?…Questa è la domanda!

Odd Nerdrum (Helsingborg, 8 aprile 1944)

Fuggito in Svezia con i suoi genitori dalla Norvegia occupata dai nazisti, ritornò poi alla fine della guerra in patria, dove completò i suoi studi artistici all’Accademia di Oslo.
Influenzato dall’esoterismo teosofico di Rudolf Steiner, si manifestò subito la sua insofferenza ai principi dell’arte contemporanea, rifugiandosi in un mondo interiore, fuori dal tempo, segnato dallo spiritualismo steineriano e nel rievocare modalità classiche ispirate agli amati Rembrandt e Caravaggio, con in più e di suo un clima sognante impregnato di forte misticismo simbolico.

Le immagini e le parole di Blumenthal, Paravel, Reggio

Un complesso progetto ideato e realizzato a più mani, in cui luoghi e persone, volti e interpretazioni di volti, tra foto, parole e disegni, hanno intrecciato un dialogo a distanza tra gli autori e i soggetti/oggetto della rappresentazione: da Milano a Roma a Lione ad Amsterdam, per approdare infine in questo spazio romano.
Graziella Reggio, i cui ritratti fotografici di artisti-amici costituiscono l’incipit, nel cenno d’occhio condiviso muove alla ricerca di volti e anime, di cui percorre le rughe e le andature, così come i segni e i gesti, alla maniera dei segni e dei simboli delle Carte Astrali.
Dominique Paravel, declina attraverso un cenno verbale parole che svelano le anime e le ombre segrete nascoste nei ritratti in b/n, di cui dà la guida per percorrere le tracce dei loro sogni, delle loro trappole, dei loro fallimenti.
Michiel Blumenthal, attraverso disegni, che nascono “ingenui” di fronte a tutti i personaggi, ne traducono in immagini, quasi sogni disegnati, gli accenti, che nascondono i loro volti segreti, rivelando la leggerezza sorridente dei loro caratteri intimi.
Al tempo stesso, questo gioco di riflessi moltiplicati – quasi che la camera oscura fosse invece una camera a specchi – suscita la domanda, da un lato, su quale sia la natura dello sguardo di cui ciascuno dei soggetti in gioco diventa l’oggetto misterioso, e, dall’altro, nel gioco di sguardi multipli, che cosa la ricerca svela degli investigatori stessi, a loro stessi ignota, fino all’istante in cui hanno preso in mano – macchina fotografica, parola, disegno – l’intimità altrui.


Michiel Blumenthal, Dominique Paravel, Graziella Reggio:
“traits pour traits”

al 11 maggio 2024

Storie Contemporanee
Studio Ricerca Documentazione

via Alessandro Poerio 16/b
Roma

A cura di Anna Cochetti

Inaugurazione:
Domenica 19 Maggio 2024 dalle 11.30 alle 13.30

Finissage:
Venerdì 31 Maggio 2024
dalle 17.30 alle 19.30
In occasione dell’Inaugurazione verrà presentato il Libro d’artista realizzato a stampa in edizione limitata, numerata e firmata dagli autori.

Orari:
dal martedì al venerdì
dalle 17.30 alle 19.30
(su appuntamento cell. 3288698229)


Alla ricerca degli artisti perduti 7

Pistoletto

Pistoletto,a proposito della sua “Venere degli stracci”,dice:” Una cosa è certa, il mondo contemporaneo chiede più vestiti che Veneri!” –

Non è vero! Non abbiamo bisogno di altri indumenti da ammucchiare!…” La Bellezza salverà il mondo” diceva Dostojievsky, e non è una frase retorica. Significa che l’uomo ha bisogno della sua umanità, non dei reperti del consumismo che tutti usiamo ed abusiamo.

La BELLEZZA è il senso e la qualità del sentire umano, dell’opera d’arte che parli ancora del grande sogno dell’uomo, l’uomo che si innalza dal suo cumulo di stracci per cercare ancora il respiro di un ideale grande, COSTI QUEL CHE COSTI!

Perchè non di solo pane si vive, come disse Qualcuno che conosceva l’uomo e il suo destino, ma della grande opera della Natura che ai nostri occhi si manifesta sublime e terribile, Natura alla quale l’uomo si è sempre ispirato per cercare la ragione ultima del suo vivere: la LUCE, la capacità e la necessità di AMARE, la BELLEZZA!…E se la tragedia incombe, l’uomo ne dia testimonianza lucida, terribile e pur commovente nella sua BELLEZZA ( la tragedia greca, “Guernica”, Michelangelo, van Gogh..).

Se il DOLORE, che pure ci appartiene come inscindibile eredità,lo tradiamo con la sciatteria e la rinuncia della Bellezza, il dolore rimane arido e infruttuoso, perché è seme che non GERMOGLIA!

Eugène Henri Paul Gauguin (1848 – 1903)

Gauguin, un pittore di originale qualità per determinate stesure cromatiche pochissimo modulate, volutamente piatte, con effetto “arazzo”, famoso per la sua ricerca ostinata di un arcaico primitivismo inteso nell’essenzialità dei fondamentali valori umani che solo nella pretesa “innocenza” di una umanità primordiale trova il fascino per attrarre la ricerca dell’artista, logorato e deluso dalla ipocrita “routine” del cosiddetto mondo civilizzato..

Naturalmente era ed è una chimera illusoria, vissuta come fantasia di un liberatorio ritorno alle origini tribali..

Inganno in cui cadde non solo Gauguin, ma tutto un esercito di artisti, scrittori, filosofi, avventurieri, alla ricerca delle presunte pure fonti dell’esistere.

A Tahiti, ieri come ancora oggi, si dirige tutta una falange di creativi, diseredati, smarriti, in cerca della loro veridica identità..

almeno così si pensa e ancora si crede a proposito della leggenda del “buon selvaggio” ( che naturalmente non è affatto buono!) del buon, vecchio Rousseau!

Giovanni Boldini (1842 – 1931)

…E’ inutile: Boldini resta sempre il più “gettonato” dei pittori tardo-impressionista, inurbato francese, molto, molto mondano e “alla page”, cocco dell’aristocrazia parigina e trionfatore dei suoi salotti…Del resto il suo stile da virtuoso-funambolo del pennello, tanto virtuoso, ahimè, da spesso lasciarsi andare a corrive e fin troppo facili pennellate, contentava il bel mondo di allora e il bravo borghese assetato di ritratti “a modo”….E allo stesso modo, e per le stesse ragioni, continua a spadroneggiare il “cartellone” anche oggi….Quando, quando, dico io, ci si accorgerà che l’ottimo Boldini degli inizi macchiaioli fu traviato e travolto dal successo in terra francese tanto da vendersi al Mefistofele del piacevole e gratificante virtuosismo delle sue eleganti “figurine” da catalogo d’alta sartoria?

Vincent van Gogh (1853 – 1890)

…Vedi, nella pittura di van Gogh ( lui, il primo degli espressionisti) c’è una forza dirompente che deriva da una concezione delle cose, oso dire, quasi esistenzialista ante litteram, in cui è la gioia di appartenere e vivere quasi carnalmente nella luce della vita, e nello stesso tempo sentire di non appartenere ad essa se non nel tragico, eterno conflitto eros-thanatos che è la pena e la gioia di questo mondo comunque meraviglioso, come nel nascere e morire si mischia l’agonia e la vittoria di esistere…

Rose Maynard Barton (1656- 1929)

Di quest’artista anglo-irlandese si può dire : ecco, questo è impressionismo, ma con quel tanto di “fumé”, di contegnoso, di costumato e garbato che fa molto ” english “.

La pittura di una lady con le giuste e signorili maniere dei buoni salotti….Nulla più della dannazione dell’assenzio, delle rosse prostitute, degli “apache” e dei bistrot malfamati degli impressionisti francesi…

Tarsila do Amaral (1886-1973)

Disegnatrice,pittrice e traduttrice brasiliana. E’ considerata una delle esponenti più significative dell’arte moderna in America latina.

Artista la cui produzione si distingue nell’ambito sudamericano, basata sulla esuberante policromia, tipica di quelle temperature equatoriali, e sulla fantasia figurativa che riecheggia le astruse simbologie precolombiane, civiltà trascorse ma che hanno lasciato impronte indelebili in quelle culture e in quelli artisti a cui inevitabilmente richiama il loro DNA.

Colori accesi, figurazioni grottesche fortemente pronunciate, un certo primitivismo che del resto in quell’inizio del ‘900 trionfa in Europa affascinata dalla sintesi del tribalismo africano.

Pensiamo alla Kahlo, a Diego Rivera: le cromie elementari e le figurazioni piuttosto ingenue sono anche quelle di Tarsila, con la differenza che nella Kahlo emerge una sessualità crudele nella sua visceralità e Rivera è costante nelle sue narrazioni popolar/socialiste.

In Tarsila prevale invece la narrazione indio ricca di elementare musicalità, ma sopratutto quel “ritorno” sciamanico alla magia di una natura primordiale che paradossalmente rimanda all’ingenuità magica del “doganiere” Rousseau.

Alla ricerca degli artisti perduti 6

Antonio Mancini ( 1852-1930)

.. Ecco “Il saltimbanco” di Antonio Mancini.

Qualcuno osa ancora definire Mancini un pittore “minore” della scuola napoletana della seconda metà dell’800,un artista dalle equivoche soluzioni cromatiche (pare che impastasse nel colore frammenti vetrosi per acquisire maggior lucentezza) e dalla morbosa condizione psichica (fu spesso in cura per vari disturbi mentali), come se ciò potesse sminuire l’opera di un artista!…Spesso usava per i suoi “scugnizzi” e “prevetarielli” queste figure di fanciullini malaticci e crespi,esili e dai grandi occhi penetranti,tipici di quella umanità affamata e disagiata spesso illustrata da tanta letteratura tardo ottocentesca della scuola verista. Ma non voglio far cattiva letteratura delle solite deprimenti miserie e disagi di un meridionalismo scontato (ne ha già fatta il buon Fucini a suo tempo nel disadorno e scabro “Napoli ad occhio nudo” che sconvolse e scandalizzò i bravi borghesi umbertini!). A me interessa la bellezza,la straordinaria intensità di questo mingherlino adolescente in procinto di esibirsi sulla corda di un circo forse di guitti di periferia.Seria attenzione, attesa concentrata dell’adolescente vestito di panni di scena,a braccia incrociate,nella muta sospensione che precede l’esibizione. Colori caldi,come usa Mancini, riflessi meridiani e lo spazio che isola e avvolge il piccolo protagonista nel suo momento cruciale.Scuola naturalista? Sì,ma una realtà pur sognante e immobile.Eccessivo pittoricismo che rischia il folclorico?..No, non in questa figura,non in tanti coloriti personaggi manciniani, dove l’umanità si concentra e si realizza in una pittura degna di un maestro secentista,un Velasquez, un Murillo. Vale più questo saltimbanco di tutte le dame eleganti ed altere del “tout Paris” boldiniane!

Lucian Freud (1922 – 2011)

L’Espressionismo di Lucien Freud anticipa certe “sgradevolezze” degli iperrealisti, ma nelle sue livide nudità, nella corporeità nuda e senza infingimenti, nei ritratti che superano “l’urlo” di Francis Bacon, c’è tutta la tragedia umana nel suo disfacimento coraggiosamente rivelata in primo piano, lo spietato “teatro” che sa di Beckett e di Jonesco…

Mark Rothko, pseudonimo di Markus Yakovlevich Rothkowitz (1903 – 1970)

Mark Rothko non volle mai definirsi astrattista,ma come disse:” Mi interessa solo esprimere le emozioni primarie umane di base..”- Come definirlo allora? Un ASSOLUTISTA?..Come ricerca delle emozioni assolute e basilari?

Anton Schiffer (1811-1876)

Paesaggista d’un romanticismo tutto “contenuto” e senza alcuna drammatizzazione, lontano dallo “Sturm und drang” e dalla cosmicità di Caspar Friederich. Nella sua natura, prevalentemente alpestre, quasi confortevole e rassicurante illustrazione turistica, l’uomo è immerso nel tiepido meriggio di una dimensione amica e rasserenante: questo spiega la sua fortuna nei frequenti passaggi d’aste. La sua tecnica, piuttosto di maniera, guarda più all’Arcadia di un Poussin, di un Lorrain, piuttosto che ai contemporanei tedeschi compresi dalla innovativa   temperie romantica. La sua luce, domestica e tranquilla, ci racconta di un narratore in pace amorosa con il suo mondo rurale nel quale la Natura non è ostile né matrigna.

Masaccio

Ecco il famoso nudo che “triema” per il freddo, dal “Battesimo dei neofiti” di Masaccio, proverbiale esempio del drammatico realismo del grande innovativo artista del ‘400, in cui naturalismo e idealizzazione si fusero nella scarna semplicità di una pittura che,oso dire, anticipa le stesse finalità di un Caravaggio due secoli dopo…