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Artisti Americani a Roma

Mostra

ARTISTI AMERICANI A ROMA

dalla fine degli anni ’60 agli anni ’90

opening il 17 gennaio 2013, alle ore 18.00

Una selezione delle oltre cento opere di piccolo e medio formato, in gran parte su carta, ma anche su tela e delle sculture, dei veri soprammobili, di metallo o di ceramica, raccolte nell’arco di una quarantina d’anni da Maria Verzotto durante la sua presenza all’Accademia Americana di Roma. 

Schizzi, dipinti compiuti, sculture e bozzetti, dal figurativo tradizionale, all’astratto, alla grafica per temi e tecniche altrettanto diversi e alterni. 

Un excursus sulla tradizione nordamericana in un vitale scambio con la tradizione europea, attraverso le opere di artisti come: Anthony Ames, Charles Dwyer, Paul Kubic, Karen Saler, Varujan Boghosian, Gyorgy Kepes, John Wenger, Edgard Haag, Laura Newman e Frederic Biehle. 

Questi sono solo alcuni nomi che si succedono nell’itinerario proposto da Maria Verzotto; il cammino è ampio e propone interessanti scoperte artistiche di un paese che molto ha dato e preso in un continuo e vitale scambio con la tradizione europea. 

ARTISTI AMERICANI A ROMA

dalla fine degli anni ’60 agli anni ’90 nella Raccolta Verzotto

che rimarrà aperta

dal 18 gennaio all’8 febbraio 2013

dal lunedì al venerdì – dalle 15.00 alle 19.00

presso lo spazio “Moto della Mente”

Via Monte Giordano, 43 (piazza Navona) 00186 Roma Tel. 06/6869974

 A cura di Gianleonardo Latini Con il testo di Luigi M. Bruno

  http://www.ex-art.it/raccolta_verzotto/index.html

 

Documentare l’arte

L’istituto nazionale per la grafica rende omaggio alla figura di Federica Di Castro (1932- 1998), curatrice e conservatrice dell’arte contemporanea per l’Istituto dal 1977 al 1997, con un’edizione selezionata dei suoi scritti e una mostra di opere grafiche del secondo Novecento, acquisite alle collezioni della Calcografia, grazie alla sua mediazione.

L’ampiezza degli interessi che contraddistingue la ricerca della studiosa può essere ricondotta ad alcuni concetti di fondo: l’opera d’arte riproducibile, il suo valore estetico e la sua funzione sociale, con un’attenzione particolare al ruolo svolto dalla donna in ogni campo di ricerca affrontato.

Le opere esposte offrono un panorama molto ampio della ricerca contemporanea del secondo dopoguerra, tra queste si segnalano i lavori di Accardi, Capogrossi, Dorazio, Novelli, Perilli, Radice, solo per citare alcuni nomi. Tali opere provengono, per la gran parte, dalla donazione che Renzo Romero fece al termine della sua attività di gallerista e stampatore nel 1986. Il fondo, con più di 1000 pezzi tra stampe, matrici e disegni, costituisce la più ampia acquisizione di opere dei maestri dell’astrattismo italiano.

Dalla donazione di Francesco Flores D’Arcais derivano invece alcune opere utilizzate per la rivista «Civiltà delle Macchine» come nel caso di Santoro e Consagra.

In mostra anche i collages di Remo Remotti sul caso Moro, le cartelle di grafica della storica Galleria La Salita, stampate da Roberto Bulla alla fine degli anni Cinquanta, con Fontana, Schifano, Festa e molti altri.

Non mancano i grandi formati e tra questi, oltre alla xilografia di Kritsotaky, anche le acqueforti di Chia e Vedova, donate dalla stamperia Il Cigno Galileo Galilei Edizioni di Arte e alcune delle opere selezionate per la Biennale internazionale di grafica di Lubiana nel 1995, tra le quali quelle di Delhove, Ducrot, Frare, Napoleone, Paladino, Romanello.

Infine, è esposta una scelta dalla cartella Paolini Patella Pistoletto, realizzata alla fine degli anni Settanta all’interno delle sperimentazioni della scuola della Calcografia voluta da Carlo Bertelli.

Sempre nell’ambito del progetto, l’Istituto offre la possibilità di consultare la raccolta di filmati d’artista, avviata anch’essa da Federica Di Castro nel 1979. Quest’ultima realtà dimostra quanto la ricerca sui linguaggi contemporanei della riproducibilità, fin da allora, sentiva il bisogno di espandersi oltre i limiti del foglio e di confrontarsi con altri media trovando nell’Istituto un punto privilegiato di analisi.

Nel suo complesso l’iniziativa si inserisce nel progetto GRAFICA: femminile singolare, sostenuto dalla Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i beni e le attività culturali.

L’installazione di computer art Echi della memoria, omaggio a Federica Di Castro, ideata per questa occasione da Ida Gerosa, con musiche di Nicola Sani, è parte integrante del progetto.

L’inaugurazione della mostra dedicata a Federica Di Castro è inserita all’interno dell’evento che l’Istituto ha realizzato in occasione del Re-birth day, prima giornata mondiale della rinascita ideata da Michelangelo Pistoletto.

Il volume Federica Di Castro. L’Idea espansa. Un percorso critico nell’arte del Novecento è edito da Quodlibet Edizioni, Macerata.

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Federica Di Castro

L’IDEA ESPANSA

Dal 21 dicembre 2012 al 17 febbraio 2013

Roma

Istituto Nazionale per la Grafica

Palazzo Poli, via Poli 54 (Fontana di Trevi)

http://www.grafica.beniculturali.it

http://www.federicadicastro.it

 

 

 

 

 

 

UNA DINASTIA DI PITTORI

Il nome Brueghel ricorre spesso nella storia dell’arte fiamminga per oltre un secolo e mezzo; si riferisce ad una famiglia di artisti originata da Pieter Brueghel il Vecchio (1525/30 -1569) e proseguita prima con i figli Pieter il Giovane (1564 -1638) e Jan il Vecchio, detto “dei Velluti” (1568 – 1625) e poi con i nipoti e bisnipoti Jan il Giovane (1601 – 1678), Ambrosius (1617 – 1675), Abrahm, detto “dei Fiori” (1631 – 1697) e Jan Pieter (1628 – 1680), a loro si aggiungeranno poi altri pittori legati a Brueghel da vincoli matrimoniali.
Alla dinastia DART Chiostro del Bramante unitamente ad Arthemisia Group dedica una mostra che si tiene nel suggestivo edificio omonimo e che espone 100 opere tra quadri, disegni e grafiche proveniente da musei italiani ed esteri e da importanti collezioni private; precedentemente la mostra, in forma ridotta, era stata ospitata a Tel Aviv.
La carrellata in un percorso di un secolo e mezzo prende il via dal capostipite del quale si hanno pochissime notizie anagrafiche, sposò la figlia del pittore Pieter Coeke anche se non sembra fosse a bottega da lui, più probabile invece si ispirasse a Hieronymus Bosch stralunato e fantastico artista a cui si rifà nello stile popolaresco, onirico e fantastico con punte di grottesco che tramandò ai figli in particolare Pieter il Giovane che si adattò molto allo stile paterno; diverso il percorso artistico del fratello Jan il Vecchio più aperto alla moda italiana e definito “dei Velluti” per la raffinatissima perizia tecnica che si sviluppa nei paesaggi e soprattutto nelle nature morte floreali che poi divennero quasi un emblema di altri membri della famiglia; questi a loro volta rinnovarono in tempi successivi il loro stile sino a giungere agli ultimi della dinastia che visitarono l’Italia e subirono l’influsso della pittura barocca.
La mostra si articola in cinque sezioni: si parte dal capostipite che in pieno Rinascimento, mentre in Italia si puntava sullo studio dell’uomo e della sua interiorità, sposta il suo interesse verso la natura ed il paesaggio con scene di vita contadina, allora definita “vita bassa” cogliendone i vari aspetti anche negativi e grotteschi. La seconda esamina l’opera dei due figli, Pieter imitatore del padre e Jan il Vecchio che invece si differenzia, la terza prende in esame i rapporti tra gli stili dei vari membri della famiglia compresi pittori divenuti parenti acquisiti tramite matrimonio con ragazze Brueghel, si tratta di David Teniers il Giovane e Jan van Kassel il Vecchio. La quarta sezione mostra una serie di “allegorie” genere di pittura all’epoca di moda e diversi quadri raffiguranti i Quattro Elementi “Acqua, Fuoco, Terra, Aria”, l’ultima infine espone i più tardi epigoni della quarta generazione della dinastia, che giunse alle soglie del ‘700, fino ad Abraham detto “il fracassone” che visse e morì in Italia pienamente integrato nella cultura barocca locale. Degne di nota alcune opere esposte quali “Danza nuziale all’aperto” e “le sette opere di Misericordia” di Pieter il Giovane, alcune allegorie di Jan il Giovane, paesaggi di Jan il Vecchio, nature morte con fiori di Ambrosius, studi di farfalle di Jan van Kassel il Vecchio ed un bellissimo “Paesaggio fluviale con maniero” di David Teniersi il Giovane; molto piacevoli alla vista sei pannelli di Martin van Cleve contemporaneo di Pieter il Vecchio rappresentanti “Matrimonio di contadini”.

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BRUEGHEL
Meraviglie dell’arte fiamminga
Dal 18 dicembre 2012 al 2 giugno 2013

Roma
Chiostro del Bramante
via della Pace

Orario:
tutti i giorni dalle 10 alle 20

Catalogo
Silvana Editoriale

Informazioni:
tel. 06/916508451

http://chiostrodelbramante.it/

http://www.brueghelroma.it/

Quando l’Arte è fuori dall’organicità di un Regime

Una mostra che non ha nulla a che vedere con i ritratti mussoliniani ricuperati dalla soffitta e tirati fuori dalla cantina per dimostrare che il periodo tra le due guerre e delle leggi razziali si può riabilitare. Del Regime si può trovare un accenno su di una scultura dalla mascella volitiva e da un paio di braccia alzate su di un delicato vaso, per il resto è l’arte che si sviluppava in stili, correnti e individualismi negli Anni ‘30. Un assaggio dell’arte che partecipava ai pubblici bandi come quello dedicato alle Arti Applicate, per il resto è un florilegio di pittura e scultura di nomi conosciuti affianco ai meno noti al grande pubblico, per conoscere una realtà artistica ben lontana dall’omologazione di un Regime, ma un’espressione di grande effervescenza. La sola sezione delle Arti Applicate, nella sua stringata presenza, rende utile la visita della mostra e illumina sul ruolo dell’Italia nel panorama internazionale con la sensibilità dei creatori a percepire i cambiamenti, elaborandoli per le proprie specificità per lo stile italiano di allora come oggi per l’affermazione dell’italian style. Una mostra che si srotola in un percorso tranquillo, facilmente godibile con pannelli esplicativi essenziali, ben lontani da quelli che spesso si incontrano come espressione tronfia del sapere dei curatori incapaci della sintesi. A rappresentare quel periodo sono stati scelti un centinaio di opere (99 dipinti, 17 sculture; 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell’epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Gli anni Trenta sono anche il periodo vitale di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l’affermazione di un’idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare “la via italiana alla modernità” nell’architettura come nel design, così come in pittura e in scultura. Una via espressa attraverso le riflessioni sugli stimoli provenienti dal contesto nord europeo, avendo ben presente la tradizione italiana del Trecento e Quattrocento, come sono ben evidenti i rimandi a Massacio. Il Regime cercava di fare proprio il disagio espresso dagli artisti di quei decenni, trasformando la creatività artistica, oltre a quella scientifica, come il frutto di un progetto, ma la realtà è che non aveva alcun progetto organico strutturale per guidare l’Italia verso la modernizzazione. L’Italia non era la Germania hitleriana che condannava l’arte che non gli era gradita come quella di Dix e Grosz, entrambi presenti nella mostra fiorentina. L’Italia che sognava un impero era lontana dall’industrializzazione della Francia o dell’Inghilterra e l’apparato finanziario era meno vulnerabile di quello statunitense, messo in crisi dal crac del ’24, solo perché era ininfluente nell’apparato economico nazionale. La Seconda Guerra mondiale era in agguato per risolvere nell’unico modo che il Capitalismo poteva concepire per riavviare l’economia e assorbire le decine di milioni di disoccupati, sistemando il tutto con gli interessi prodotti da una cinquantina di milioni di morti Come in ogni crisi economica la scelta non è solo la distruzione, ma anche impegnare i Governi, democratici e non, nel finanziamento di grandi opere pubbliche. Allora come oggi sembra che il mattone sia l’unica soluzione per uscire da ogni crisi economica. Il recente libro di Emilio Gentile E fu subito regime (Laterza) può offrire più di un’occasione per riflettere sull’impreparazione di un movimento a trovarsi a capo di una nazione senza aver predisposto una struttura governativa. Un po’ come è successo ad alcuni partiti nel trovarsi inaspettatamente ad amministrare alcuni enti locali e dover raccattare senza nessuna selezione delle persone per dei ruoli dirigenziali. Ad avallare l’impreparazione del Fascismo troviamo anche il libro di Roberto Vivarelli, terzo della seria dedicata alle origini del movimento, affermando che Mussolini venne partorito dalla crisi dello Stato liberale e non la sua causa. Il Fascismo con suo il pensiero debole, lontano dal concetto introdotto in filosofia da Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti, dedito alle attività manesche più che intellettuali, non aveva la capacità dare un’organicità culturale del movimento. Una realtà che rende plausibile l’incapacità di omologare un pensiero, lasciando la cultura progredire in una variegata rappresentanza liberale, cristiana, ebraica e agnostica, rendendo l’Italia una potenziale fucina di creatività, bastava non beffeggiare il capo.

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ANNI TRENTA
Arti in Italia oltre il fascismo
Dal 22 settembre 2012 al 27 gennaio 2013

Firenze Fondazione Palazzo Strozzi

Informazioni:
Tel. 055/2645155
http://www.palazzostrozzi.org/index.jsp

Orari: tutti i giorni 9.00 – 20.00 giovedì 9.00 – 23.00

Ingresso:
intero euro 10.00 ridotto euro 8.50, euro 8.00, euro 7.50 scuole euro 4.00

Un rientro prezioso

 

Il rientro prezioso che dà il titolo a questo mio scritto è la Tavola Doria attribuita a Leonardo da Vinci. All’interessante, quanto intenso, incontro che si è tenuto il 27 novembre 2012 al Palazzo del Quirinale, il sapiente Sottosegretario di Stato ai Beni e alle Attività Culturali Roberto Cecchi, ha esordito il suo intervento, parlando di questo dipinto su tavola in maniera entusiasta. Lo si capisce, sia perché ebbe la ventura di partecipare al recupero, sia perché fin dal 2008 è iniziato un lungo percorso.
L’opera, infatti, sparì dall’Italia proprio dal 2008 e ora ritorna sotto forma di donazione allo Stato italiano da parte del Tokyo Fuji Art Museum.
Ma di cosa sto parlando?
Precisamente della così detta Tavola Doria entrata nelle collezioni Doria intorno al 1621. Ritenuta essere capolavoro di Leonardo e successivamente di un probabile ‘Maestro Toscano’. Raffigura una prova preparatoria di una parte di quell’affresco che andò perduto nello stesso momento che Leonardo lo stava eseguendo: La Battaglia di Anghiari.
L’idea, infatti, che abbiamo della battaglia sopra citata, è basata sugli schizzi preparatori dello stesso Leonardo, sulla Tavola Doria e su copie contemporanee.
Particolare ringraziamento va, comunque, al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che dal 1969 si è dotato del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, primo reparto al mondo deputato al contrasto dei furti e delle fasificazioni di opere d’arte e che ha permesso di individuare il luogo dove si trovava la Tavola Doria, il Tokyo Fuji Art Museum che l’aveva acquistata in buona fede e che ha deciso di donarla allo Stato italiano a conclusione di un lungo e complesso processo di trattative e accordi.
Il recupero del dipinto consentirà ora all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, di svolgere nei prossimi mesi l’approfondita e rigorosa conoscenza dell’opera.
La Tavola che raffigura la ‘Lotta per lo Stendardo’, un momento della Battaglia di Anghiari sarà esposta al Quirinale dal 28 novembre al 13 gennaio 2013 nella Sala della Rampa.
Vedendo il dipinto su tavola, precisamente eseguito su due tavole unite, viene subito da pensare alla mano leonardesca. La verosimiglianza dei volti, dei corpi, dei cavalli: l’occhio del cavallo, fanno pensare, ed io non ho dubbi in tal senso, che sia proprio opera di Leonardo. Tuttavia, quale che sia, comunque, la mano che ha dipinto questa tavola, bisogna dire che è una mano particolare di altissimo livello artistico. È vero, a quel tempo esistevano le botteghe ed è altrettanto vero che quando ci avviciniamo a quei maestri, così detti, minori scopriamo solo che erano minori rispetto a un Leonardo, a un Michelangelo, ma che poi tanto minori non lo fossero. Magari, avere di questi tempi la bottega dove insieme si lavora, si preparano i colori, si interviene sul dipinto! Ma questa è solo un’idea romantica e tale rimane. I tempi attuali, infatti, testimoniano tanta superficialità e tanta inesperienza in chi opera nel mondo dell’Arte.
È per questo motivo che è doveroso andare a vedere questa splendida mostra coadiuvata anche da un touchscreen dove si potrà vedere l’opera e le sue varie fasi di conservazione.

Una ricca e suggestiva visita a tutti.

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TAVOLA DORIA

Dal 28 novembre al 13 gennaio 2013

Roma
Palazzo del Quirinale

Orario
dal martedì al sabato 10.00 – 13.00; 15.30 – 18.30
ingresso gratuito

Informazioni:

http://www.quirinale.it/qrnw/statico/artecultura/mostre/2012_tavola-doria/tavolahome.htm

I visitatori potranno accedere alla mostra con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, nei giorni feriali da martedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15:30 alle ore 18:30, mentre l’orario domenicale resta fissato dalle ore 8:30 alle ore 12.00, in concomitanza e con le disposizioni dell’apertura al pubblico delle sale di rappresentanza. La mostra rimarrà chiusa tutti i lunedì e nei giorni festivi, nonché il 9, 16, 23 e 30 dicembre 2012.