Archivi categoria: Mostre&Musei

SENTIMENTO E TORMENTO D’AMORE

“Si dolce è il tormento: l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il vecchio”, è il titolo della mostra inserita nel progetto “Viaggio in Italia. Capolavori dai Musei del mondo”.
Viaggio in Italia è stato suddiviso in tre sedi: quella del Castello di Diramare a Trieste che si conclude il 30 ottobre, quella della Rocca di Gradara che si chiude il 29 ottobre e quella del Castello Normanno-Svevo a Bari che si chiude il 28 ottobre.
Patrocinata dall’Ambasciata di Francia in Italia e promossa dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del Mibac, ideata e prodotta da Alef-cultural project management, vuole offrire una iniziativa destinata a ripetersi ogni anno.
Nel visitare la mostra al Museo Storico del Castello di Miramare a Trieste, ho avuto modo di vedere le tre opere dell’artista del Rinascimento pittorico tedesco: Lucas Cranach.
I dipinti presenti dai titoli: ‘Venere e Cupido’, ‘Il vecchio innamorato o Gli Amanti’, ‘Diana e le ninfe al bagno sorprese da Atteone’. Tutte eseguite su tavola.
Vale la pena raggiungere la città di Trieste, per poter vedere da vicino questi tre capolavori inseriti all’interno dell’affascinante Castello di Miramare.
Infatti, alla suggestione della visita agli arredi storici del castello, costruito a picco sul mare (aristocratica residenza arciducale, voluta alla metà dell’Ottocento da Massimiliano d’Asburgo e Carlotta del Belgio) si aggiunge la visione dei dipinti di Lucas Cranach il Vecchio.
In ‘Venere e Cupido’, realizzata dall’artista tra il 1530 e il 1531, la figura enigmatica di una Venere nuda, ornata di gioielli e cappello, accoglie il dolente Cupido che reca il favo di miele, simbolico rimando al tormento d’amore.
Anche ne ‘Il vecchio innamorato’ il tema sentimentale è trattato splendidamente.
In ‘Diana e le ninfe sorprese da Atteone’, invece, è raffigurata la drammatica conclusione della vicenda che vede legati la dea e il suo innamorato.

Serena visione.

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SÌ DOLCE È IL TORMENTO:
l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il Vecchio
Dal 14 giugno al 30 ottobre 2012

Trieste
Museo storico del Castello di Miramare

Orario: 9.00 – 19.00
(ultimo ingresso ore 18.30)

Informazioni:
tel. 040/224143
http://www.castello-miramare.it/
http://www.beniculturali.it

L’APOGEO DELLA POTENZA DI ROMA

Ai Musei Capitolini, a cura della Sopraintendenza, di Zetema e di MondoMostre e con il coordinamento di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce è stata aperta la mostra “L’Età dell’Equilibrio” avente per oggetto il periodo di storia romana che va dal 98 al 180 d.C.. Si tratta di un’epoca che gli storici successivi definirono felice in quanto la potenza dell’Impero Romano raggiunse il suo massimo estendendosi per tutto il bacino del Mediterraneo, il Nord Africa, parte dell’Europa Continentale, il Medio Oriente. Unico lo Stato, l’organizzazione giuridica e amministrativa, la moneta, la lingua almeno per le classi dirigenti, l’approccio culturale. Pace, commercio fiorente, agricoltura, artigianato raffinato facevano dell’Impero un’isola felice; le legioni vegliavano sui confini, la flotta sui mari, la pax romana regnava indisturbata. Naturalmente si tratta di una visione agiografica, non tutto era perfetto, le tasse erano esose, le condizioni di vita delle plebi e degli schiavi pessime, le incursioni dei barbari erano il prologo di quello che sarebbe avvenuto nei secoli successivi.

Merito di tutto ciò che andava bene per gli storici fu dovuto a quattro imperatori che si alternarono per ottantadue anni. Furono chiamati imperatori adottivi perché nessuno di essi era figlio biologico del predecessore ma scelto ed adottato per merito, in realtà su questa scelta così virtuosa pesava il fatto che tra loro intercorrevano rapporti di parentela o di affinità.

La mostra ripercorre il sopracitato periodo di tempo articolandosi in sei sezioni che ne prendono in esame i vari aspetti; la prima sezione “I protagonisti”, dominata dalle statue dei quattro imperatori, ne esamina storia e caratteristiche. Traiano il grande condottiero che conquistò la Dacia e vinse i Parti, Adriano che consolidò i confini e represse duramente una rivolta in Giudea nel 135 d.C., Antonino Pio che eresse il “Vallum Antonini” in Britannia ed infine Marco Aurelio, l’imperatore filosofo che fu costretto a combattere una guerra incessante contro i barbari invasori morendo di peste lontano da Roma. In mostra sono esposti busti e statue degli imperatori insieme a quelli delle loro donne: Sabina, Plotina, Marciana, Matidia, Faustina Maggiore e Faustina Minore, matrone di grande cultura e di corposa influenza sui loro uomini, esposta anche una statua di Antinoo, bel giovane amato da Adriano e morto tragicamente. La seconda sezione “il linguaggio artistico” illustra il passaggio dallo stile realistico dell’età giulio-claudia ad un recupero del classicismo attico. La terza “Ville e dimore” offre una ricca rassegna di reperti provenienti da sontuose dimore imperiali e senatorie in specie da Villa Adriana a Tivoli e dalle ville greche di Erode Attico senatore ed intellettuale di epoca antonina. La quarta “rilievi storici” espone una serie di bassorilievi provenienti da edifici pubblici, tra loro spicca una grande scena di sacrificio proveniente dal Louvre. La quinta “Vincitori e vinti”esamina a fondo l’ideologia imperiale romana basata sull’uso della forza e della guerra; gli imperatori si fanno effigiare in abito militare quasi fossero alla testa delle legioni, interessante un Adriano in corazza che calpesta un barbaro,  quanto a questi ultimi sono proposti sempre come vinti supplici o in catene contraddistinti da un abbigliamento “diverso”, brache, capelli e barbe lunghi, cappelli a cono. Infine dato che ogni umana vicenda ha una fine l’ultima sezione ci parla delle “Tombe” suddivise ad incinerazione e ad inumazione. Il primo sistema nel II secolo stava andando in disuso comunque sono esposte belle urne cinerarie in marmo e in vetro, per l’inumazione sono presentati splendidi sarcofagi riccamente adorni di bassorilievi a soggetto mitologico o bellico; molto interessante un frontone del sepolcro degli Haterii, famiglia di imprenditori edili, che presenta una serie di edifici pubblici costruiti a loro cura e frammenti del sepolcro di Claudia Semne, moglie di un liberto di Traiano, ritratta come una dea. Chiude la rassegna il sarcofago, con scheletro, di Crepereia Tryfaena ragazzina sepolta con un corredo di piccoli gioielli e monili ed una bella bambola in avorio con braccia e gambe mobili.

La mostra è un piacevole viaggio dentro quasi un secolo di un periodo glorioso di storia romana illustrato da un popolo di candide statue, quasi fantasmi dell’epoca. Avvertenza: le statue in mostra si distinguono da quelle esposte al museo in quanto poste su basi verde scuro.

 

Roma
Musei Capitolini

L’ETÀ DELL’EQUILIBRIO

Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio
Dal 4 ottobre 2012 al 5 maggio 2013
Tel. 060606
Tel. 06/39967800
http://www.museicapitolini.org

 

Orario:
da martedì a domenica
9,00/20,00

Catalogo:
MondoMostre

MASCHERARSI PER RITRARSI

Nell’ambito dell’ottava edizione di FotoLeggendo che ci si imbatte in un curioso quanto poco conosciuto archivio fotografico. Un archivio milanese quello della mitica Foto Marvellini che ha iniziato la sua formazione sin dalla nascita della fotografia.

Lo studio fotografico veniva pubblicizzato con lo slogan “Dai Fratelli Marvellini ritratti per tutti. Anche per chi non vuole essere ritratto” ed è in questa frase che può essere individuata la sintesi della mostra. Ritratti con maschera, databili tra il XIX e il XX secolo, sono stati scelti per essere mostrati in tutta la loro eccentricità creativa. Una serie di ritratti femminili, per signore che desideravano restare anonime ma nel contempo bramavano posare per Foto Marvellini. Saranno anche presenti i perturbanti Marvellini più recenti, le mini istallazioni che girano il mondo aggiungendo all’immagine una forza espressiva amplificata dai particolari delle presentazioni in cornice.

Nell’Archivio Marvellini si possono trovare alcuni pezzi unici stampati su carte baritate e che ci sono pervenute senza le lastra. Le stampe venivano realizzate in camera oscura con una tecnica originale, a base di acido tannico, chiamata “Viraggio Marvellini”. Del secolo successivo si conservano invece una sessantina di negativi che gli eredi Marvellini oggi ristampano e montano su cornici coeve adattate all’immagine.

Con le successive generazioni l’archivio Marvellini crebbe fino a diventare una vasta galleria di personaggi fantomatici. La preziosa collezione, sempre tenuta celata, viene ora divulgata per volontà degli ultimi eredi.


FOTO MARVELLINI
Dal 12 ottobre al 7 novembre 2012
FotoLeggendo
VIII edizione 2012

Roma
Label201
via Portuense 201

http://www.fotoleggendo.it/
http://www.label201.com/

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INTERNI DI ARMONIOSE LUCI

Anch’io, come tanti altri, ho già visto l’esposizione alle Scuderie del Quirinale. A differenza di altre esaurienti recensioni, non darò particolare rilievo al periodo nel quale il “genio” di Delft  si venne a trovare, né dei tanti pittori (si calcola che ce ne fosse almeno uno su settecento abitanti) che andarono a popolare quell’operoso periodo ricco di così tanta ‘Pittura’.

Ecco, di questo proverò a parlare e a suggerire, quanti andranno a vedere l’imperdibile mostra su Vermeer. Una chiave di lettura scevra da aneddoti, dal ‘si dice…’, ‘si ritiene che…..’ e tanto altro.

La mia scelta, non è solo dettata dagli studi accademici con il Maestro Alberto Ziveri, ma soprattutto da quell’educazione che mi ha trasmesso e che ritrovo di pari passo soprattutto nella pittura di Vermeer.

Ma vado con ordine. Un piccolo preambolo è necessario però, infatti la visita alla mostra, necessita di una leggera infarinatura sul periodo storico olandese, cercando così di comprendere meglio il ‘mondo’ dell’Olanda e delle Fiandre, diversi tra loro per svariati motivi. Ormai su internet si trova tutto e una breve lettura cercherà di porre il visitatore con quella sana e doverosa pazienza utile per la visita.

Si, la pazienza in questo caso ci vuole. Ci vuole perché ci si trova di fronte a tele e/o tavolette dalle dimensioni piccole. Se si pensa poi che la visione è permessa da almeno venti o trenta centimetri  dal quadro, per ovvi motivi di sicurezza, si capirà come non è possibile scorrere via da un dipinto all’altro. Dipinti ad olio dove si nota la differenza con altri maestri che sono nella mostra e che affiancano gli otto quadri di Vermeer. I cinquantuno lavori esposti sono di Gabriel Metsu, Pieter de Hooch, Egbert van der Poel, Quirijn van Brekelenkam, Frans van Mieris, Gerard Ter Borch, Michiel van Musscher, Jan van der Heyden e tanti altri.

La differenza tra Vermeer e i pittori sopra elencati, non sta tanto nei vari soggetti dei quadri, tutti infatti nel periodo che va dopo la metà del diciassettesimo secolo, solevano dipingere figure in un interno con o senza strumenti musicali, interni corredati da drappeggi, da quadri appesi alle pareti, da oggetti che erano nelle abitazioni e soprattutto, elemento da non trascurare, da quel mondo femminile che lo si ritrova magari scrivendo una lettera, suonando il virginale (strumento musicale a tastiera e a corde pizzicate diffuso soprattutto in Inghilterra durante il XVI sec. e la prima metà del XVII.

Si poteva posare su un tavolo, il virginale produceva un suono dolce e delicato.) o ricevendo un bicchiere di vino da un cortese uomo o perché no lavorando ad una maglia.

Non ha importanza che Vermeer possedesse una memoria visiva strepitosa, come da più parti ho letto, la cosa importante è stata quella di creare una atmosfera (personalmente poco credo che fossero immagini tutte o parzialmente inventate).

Il visitatore, se avrà la pazienza che ho richiesto all’inizio, scoprirà, abbandonandosi alla visione di queste immagini, quanto sia difficile poter e dover necessariamente passare ad un altro quadro. Infatti è solo rimanendo immobili o quasi che si riesce a percepire non solo quella tanto decantata ‘luce’, ma i vari tipi di luce che a seconda degli oggetti o delle pareti che va a rifrangersi assume una ‘vita’ propria.

Così nel fissare i dipinti, si avrà quasi per effetto ottico una espansione maggiore della superficie pittorica: il quadro sembrerà più grande, fino a ritornare delle sue dimensioni una volta passati ad altro dipinto.

I fondi a volte molto scuri, non sono quelli del Caravaggio, fanno presagire delle forme, delle figure. La prospettiva spesso data dai pavimenti piastrellati o a riquadri, mi fanno ricordare la pittura dechirichiana, come se si fosse in un ideale palcoscenico. Dalla pseudo finzione del dipinto, si passa ad una vera e propria finzione: il quadro nel quadro.

Sembra quasi che Vermeer voglia dire a tutti noi che ciò che vediamo nel quadro dipinto all’interno di un ambiente è finzione e ciò che stiamo vedendo nella sua totalità è mera realtà. E poi questo rivolgere lo sguardo interrogativo allo spettatore. Queste ragazze, queste donne che mentre cuciono o suonano ci guardano quasi con la curiosità di chiederci perché noi stiamo a guardare loro, rafforza ancora di più il pensiero che ciò che stiamo vedendo sia la realtà e non la pura finzione pittorica.

Ma non solo, ancora altri riferimenti che ci ricordano la pittura precedente, le tende, queste tende che non solo sono dentro gli ambienti, ma anche all’interno di grandi chiese come nel quadro di Hendrick Cornelisz van Vliet. Questi drappi che a volte coprono ulteriori quadri come nel dipinto di Gabriel Metsu e che in parte appaiono al nostro sguardo grazie alla curiosità di una inserviente che scosta la tenda.

Non è una pittura d’effetto, è una pittura studiata, ragionata, sentita ed è soprattutto una pittura che dimostra la visione dal vero come l’ Artista nel suo atelier di van Musscher.

Questa esposizione alle Scuderie del Quirinale è veramente importante per capire cosa è veramente la Pittura, le raffigurazioni nei quadri sono solo un pretesto ma il vero e unico significato è nei dipinti a olio così magistralmente realizzati.

Felice e serena visione.

VERMEER
Il secolo d’oro dell’arte olandese
Dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013

Roma
Scuderie del Quirinale

Orario:
da domenica a giovedì
dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato
dalle 1000 alle 22.00

Informazione e prevendita:
tel. 06/39967500
http://www.scuderiequirinale.it/Home.aspx

Catalogo:
Skira

PARLANDO CON I LIBRI

L’arte nel contemporaneo può essere stimolata in molte forme e quella scelta per la rassegna “Autunno Contemporaneo”, alla sua prima edizione, propone delle opere realizzate in stretta relazione con il monumento storico di Roma che le ospita. Protagonista non è solo l’artista con la sua opera contemporanea, ma anche lo spazio Sala Santa Rita, opera dell’architetto barocco Carlo Fontana, che ospita i primi quattro interventi.

Il titolo del progetto, Novembre 1977, si riferisce alla data di nascita dell’artista, Zaelia Bishop, il cui lavoro è presentato da Claudio Libero Pisano, in bilico tra collage ed assemblaggio, segue un percorso in libero disordine emotivo attraverso la memoria trasfigurata dal tempo ed i simboli che separano la fanciullezza dall’età adulta.
Il cuore di questa installazione site specific è rappresentato da un grande albero che poggia con il nido delle radici sulla superficie dell’altare della ex chiesa di Santa Rita e si innalza fino al catino absidale con le sue diramazioni, rami secondari e principali, fronde recise oppure proiettate verso le pareti: è l’innalzamento di un Cenotafio ai Giorni Vuoti, dove l’infanzia si mescola all’adolescenza e al terrore dell’età adulta.

In terra, decine di libri carbonizzati delimitano uno spazio di gioco, una sorta di “codice ludico”, che della crescita è metafora di confronto e conflitto.

Un’installazione suggestiva che offre il fianco a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e alla negazione della memoria, con il suo distruggere i libri nel loro contenuto, ma salvaguardandone la loro specificità di singoli volumi ordinatamente esposti sul geometrico pavimento in bianco e nero.

Novembre 1977 è il primo appuntamento, dei quattro eventi espositivi previsti, della prima edizione della rassegna di “Autunno Contemporaneo”, un ciclo di installazioni site specific in programma alla Sala Santa Rita fino a gennaio 2013, per far dialogare l’artista e la sua opera contemporanea, presentati da quattro critici romani, con il monumento storico di Roma che li ospita, la Sala Santa Rita, opera dell’architetto barocco Carlo Fontana.

Seguiranno: Michele Ciribifera con la mostra “Ondananomala” presentato da Gabriele Simongini (11/10 – 9/11), Filippo Centenari con la mostra “Anime vittime” presentato da Claudio Crescentini (15/11 – 6/12) e Gianluca Murasecchi e Luca Padroni con la mostra “Murasecchi e Padroni. Contemplazioni” presentato da Guglielmo Gigliotti (3/12/2012 – 5/1/2013)

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NOVEMBRE 1977
INSTALLAZIONE DI ZAELIA BISHOP
Dal 14 settembre al 5 ottobre 2012

Roma

Sala Santa Rita
via Montanara (adiacenze piazza Campitelli)
Orario:
dal martedì al sabato
dalle 11.00 alle 19.00
chiuso domenica e lunedì

Ingresso libero

060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)

http://www.salasantarita.culturaroma.it
http://salasantarita.wordpress.com