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L’Europa della Multiculturalità “Donna”

Va detto che questa è una mostra nasce da incontri e amichevoli frequentazioni tra artisti per un omaggio alla Donna, all’universo femminile, a un mondo così ricco e complesso, variopinto di razze, suoni, colori, odori ma anche di rabbie e dolori, multietnico e meraviglioso.
La Donna, nei suoi molteplici aspetti, è il tema della manifestazione che propone una riflessione sull’importanza che la presenza femminile ha determinato nel campo delle Arti e delle Scienze, della Cultura e del Pensiero, dell’impegno Sociale e del Costume, in un grande affresco multiculturale e multietnico, delle varie realtà presenti e vive nella società globale.

La centralità della figura femminile, sulla denuncia della violenza che ancora subisce nel mondo, su proposte speranze e utopie praticabili, scritte dipinte e scolpite tramite i diversi linguaggi dell’arte, intesa come potente strumento di confronto ed evoluzione. Condotto con incursioni in tempi, luoghi e culture differenti, ma compresenti nell’Europa odierna, il percorso della manifestazione ci parla della complessità dell’essere donna, e di momenti densi di difficoltà, gioie e paure.
Il titolo della mostra ” Donna e Multiculturalità nell’Europa di oggi” sottolinea l’esigenza di stimolare una riflessione sull’essere donna al di là di barriere geografiche, culturali o di orientamento sessuale.
Sia che la presenza femminile sia esaltata nel suo carattere simbolico di archetipo universale, sia che si ispiri alle grandi figure che hanno contribuito ad illuminare un percorso di progresso etico e sociale, questo viaggio nell’universo femminile indica un possibile cammino e testimonia di un disegno di coscienza, speranza e amore, su cui riflettere oggi.
Al progetto di Roberta Filippi partecipano artisti di vari paesi europei e una apposita sezione è dedicata ad una selezionati di giovani artisti emergenti.

Artisti: Claudio Abate, Minou Amirsoleimani, Mirella Bentivoglio, Luigi Campanelli, Bruno Ceccobelli, Raffaele Della Rovere, Paolo D’Orazio, Patrizia Dottori, Roberto Dottorini, Roberta Filippi, Elizabeth Frolet, massimo Gatti, Valter Gatti, Bianca Menna, Patrizia Molinari, Lina Passalacqua, Umberto Salmeri e i Giovani Emergenti: Violetta Carpino, Greta Colli, M.Cristina Marmo, M.C.Nuccetelli, Nunzia Pallante, Igor Spadoni, Ralf J. Trillana, Fabio Vernile.

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DONNA E MULTICULTURALITÀ NELL’EUROPA DI OGGI
Dall’11 al 20 novembre 2014

Roma
Complesso Monumentale di S.Andrea al Quirinale
Teatro dei Dioscuri
via Piacenza, 1

Ingresso:
gratuito

Informazioni:
tel. +39 06/4747155

Sito http://www.laltrosguardo.it/
Ex-art http://www.ex-art.it/l_altro_sguardo/

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Mostre Donna e Multiculturalità nell'Europa di Oggi 26748-rm hp

 

L’arte della Terra

A 125 anni dalla morte è in corso a Milano presso Palazzo Reale, una particolare mostra dedicata a Van Gogh connessa al tema della prossima esposizione universale, a cui la mostra fa quasi da presentazione artistica.
L’esposizione, che all’inaugurazione ha visto la presenza di due membri della famiglia Van Vogh, ha come curatrice Kathleen Adler, uno dei più noti esperti di Van Gogh al mondo, e conta circa una cinquantina di opere. Di queste una quarantina proviene dal Kröller-Müller Museum, che ospita la seconda collezione al mondo di opere di Van Gogh, e che per diposizione della fondatrice Ellen Kröller-Müller (e per fortuna nostra) si propone di far girare nel mondo le opere del grande artista olandese che perciò vengono volentieri prestate ad altri musei.
Il tema della mostra, Van Gogh L’Uomo e la Terra, è strettamente legato alle tematiche di Expo 2015, la terra , i suoi frutti, la vita rurale e le sue fatiche, temi cari a Van Gogh, perlomeno al Van Gogh del primo periodo, le cui opere sono in prevalenza esposte nella mostra milanese.
Esaminare e disegnare tutto ciò che appartiene alla vita contadina: questo è il proponimento di Van Gogh all’inizio della sua attività artistica, e nella mostra di Milano ritroviamo i suoi primi disegni, troviamo i segni della matita incisivi come le rughe profonde dei volti di contadini, di zappatori, di mietitori, di pastori col gregge. La terra, il lavoro, la fatica emergono nelle opere delle prime due sezioni in cui è articolata la mostra che prosegue con la sezione dedicata ai ritratti (troviamo qua il ritratto di Joseph-Michel Ginoux, e dell’affezionato postino Roulin) e quella dedicata alle nature morte, sempre coi prodotti della terra come soggetti principali (Natura morta con patate, Natura morta con cipolle).
Una sezione è riservata all’esposizione delle lettere, queste ultime provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam.
Il carteggio tra Vincent e il fratello Theo fu fittissimo, e Theo raccolse con cura tutte le lettere che il fratello gli scriveva, e non è senza emozione che ci si avvicina nel tentativo di decifrare la scrittura nervosa e fitta con cui Vincent scriveva all’amato fratello
L’ultima sezione è infine dedicata all’esplosione del colore, che caratterizza l’ultima parte della vita artistica dell’artista: il Paesaggio con covoni e luna che sorge, La vigna verde, il Sottobosco, l’Uliveto con due raccoglitori di olive (di nuovo il lavoro dei campi…).
Una particolare nota merita l’allestimento,che si discosta dai consueti allestimenti per mostre a sfondo neutro, e che inaugura il nuovo indirizzo di palazzo Reale che vuole allestimento e mostra profondamente compenetrati. Affidato all’archistar giapponese Kengo Kuma, utilizza materiali naturali come stuoia e iuta che avvolgono il visitatore come in una stretta relazione con la terra, tema della mostra.
Anche l’illuminazione proveniente dal basso ad illuminare sale piuttosto buie contribuisce a stabilire questo rapporto.
Il risultato però, nonostante le ottime intenzioni, non convince del tutto; le forti ombre che sfiorano i dipinti a volte infastidiscono il visitatore nella fruizione dell’opera d’arte.
Per concludere la mostra ha il merito di porre l’accento sull’evoluzione della parabola artistica di Van Gogh, partendo dal suo forte interesse per la vita rurale, più che sulle opere più note dell’ultima fase della sua vita. Un Van Gogh forse meno noto al grande pubblico, ma indispensabile per conoscere a fondo la sua evoluzione personale ed artistica.

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VAN GOGH
L’Uomo e la Terra
Dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015

Milano
Palazzo Reale
In collaborazione con il Kröller-Müller Museum

Informazioni:
tel. 02/54913
http://www.vangoghmilano.it/

Orari
lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30

Ingresso:
intero € 12
ridotto € 10
audioguida compresa nel prezzo del biglietto

Catalogo:
VAN GOGH. L’UOMO E LA TERRA
a cura di Katleen Adler
152 pagine
€ 39,00
24 ORE Cultura

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 Mostre Van Gogh 082 Mostre Van Gogh 4

Carte non solo Senza Titolo

Le opere esposte, tutte inedite, ripercorrono la ricerca dell’artista negli ultimi due anni e sono principalmente tecniche miste su carte di grande formato in cui la matericità della carta e le sue caratteristiche evidenziano le dinamiche profonde da cui muove l’ispirazione al lavoro.

Per Simona Caramelli il quadro diventa il luogo di un paesaggio interiore in cui il predominio del bianco e del nero è la traccia di una ricerca introspettiva portata avanti con determinazione e senza inibizioni.

Il titolo della mostra “Until Next Morning” fa riferimento a quel senso di sospensione e di continua attesa che è presente nel lavoro dell’artista e ben rappresentato in mostra da opere come quelle del ciclo “I”, che sta per insonnia, una condizione sofferta dall’artista e che ha dato origine alla produzione notturna di queste cinque grandi carte. Qui le piegature della carta, le sue lacerazioni e la sua “storia” diventano il simbolo delle dinamiche interiori che la pittura riesce a materializzare, mantenendo pur sempre una forma aperta, irrefrenabile e magmatica.
Il rapporto con lo spazio è articolato e complesso, come avviene nelle ultime carte chiamate genericamente e programmaticamente “Untitled”, in cui la figura si allarga a macchia d’olio sul foglio lasciando margini di non-finito e vuoti d’immagine in cui la pittura galleggia, scorre in rivoli ed esplode nello spazio. In queste recentissime opere (come nel caso di Untitled, 2014, acrilico su carta, 140×180 cm.) la ricerca di Simona Caramelli assume la forza di un flusso inarrestabile che dal basso spinge verso l’alto il contenuto del suo inconscio, usando un segno incisivo e violento che libera e dà voce allo stato informe della materia e delle memorie, spingendolo fino alla soglia dell’evidenza formale e li trattenendolo come in una fugace apparizione restituita perennemente alla vista. In questo caso il “senza titolo” rimanda infatti a qualcosa che va oltre il quadro stesso e di cui ne costituisce la sorgente.
Nel ciclo intitolato “Hand” l’immagine fotografica di una mano inguantata intrisa di pittura viene riprodotta in serie su lastre di ferro o sdoppiata e triplicata su carta: se arcaiche sono la temperatura del colore e la lontananza dell’immagine moltiplicata, attualissima è la conturbante efficacia del simbolo del fare e della poiesi, di quel gesto liberatorio e sfrontato che sottintende tutta la ricerca dell’artista.

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06 Mostre Fondazione Mudima Simona Caramelli Untitled_2014_acrilico su carta_cm 190x140 (2)_0Simona Caramelli
UNTIL NEXT MORNING
Dal 17 al 30 dicembre 2014

Milano
Fondazione Mudima
via Tadino 26

Informazioni:
tel. 02/29409633
sito web
http://www.mudima.net/

Orari:
lunedì – venerdì
11 – 13 / 15 – 19.30

Ingresso:
libero

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06 Mostre Fondazione Mudima Simona Caramelli 'Silently Dark', 2013, acrilico su carta, 60x110 cm

 

Il Cinema in una tela

Immagini del passato (recente) si ripresentano nei vividi colori acrilici della pittura di Maurizio Morandi; una pittura eclettica, capace di districarsi in scioltezza tra rappresentazione esatta del reale e interpretazione fumettistica irreale, che sceglie come punti di riferimento le avanguardie americane degli anni Sessanta, iperrealismo e pop-art, senza riproporle pedissequamente, conscia di possedere una propria cifra stilistica ben definita.
Attraverso la rielaborazione d’immagini attentamente selezionate, l’artista ripropone gli anni di Kennedy, della guerra fredda, del mitico cinema americano anni Cinquanta-Sessanta, rivisitati e catapultati nell’era moderna in sembianze completamente nuove. Uno stile asciutto, essenzialmente pulito, nel quale le stesure appaiono sempre attentamente ponderate in ogni dettaglio; dominato dal colore, strumento indispensabile per astrarre un’immagine effettivamente reale e spostarla dal piano della veridicità a quello della verosimiglianza. Personaggi, immagini, momenti, diventati con il passare del tempo icone indelebili nell’immaginario collettivo, che per ri-vivere, per essere ri-evocati, a volte necessitano unicamente di una trasformazione in semplici “poco più che silhouette” messe ben in evidenza tramite l’impiego di azzardi cromatici utili a sottolinearne l’essenza decisamente pop, tuttavia non circoscrivendo tale citazione artistica al solo ordine visivo: Morandi si addentra in profondità nelle fondamenta del pop-art pensiero, spoglia i soggetti delle fisionomie mettendone in luce la basilarità conformativa apparentemente riproducibile all’infinito, reinventandoli alla stregua di “marchi pubblicitari”, oggetti di un consumo speculativo/visivo popolare perfetto per il grande pubblico, talmente noti da poter essere identificati con facilità anche se di essi rimane poco più di un “contenitore” privo di caratteri.
E quando Morandi si serve delle fredde tonalità di grigio le sue opere si riappropriano di tutto il sapore vintage di una vecchia istantanea, perfetto per illustrare una corsa d’auto di fine anni Cinquanta; con l’aggiunta magistrale di quel tocco pop-decontestualizzante che pone la scena in bilico tra realtà e finzione.

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FERMO IMMAGINE A di Maurizio Morandi Santa Barbara,1959- 2008,acrilico su tela,120x125FERMO IMMAGINE/A
di Maurizio Morandi
dall’8 al 19 novembre 2014

Genova
piazza Stella 5/1
SATURA art gallery
associazione culturale – centro per la promozione e la diffusione delle arti

Informazioni:
tel. 010/246.82.84

Maurizio Morandi

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Orario:
da martedì a sabato
15:30 – 19:00

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FERMO IMMAGINE A di Maurizio Morandi Subway, 2014, 100x100 acrilico su tela web

 

 

Rinascimento nordico

Spesso si pensa che l’Italia per l’arte antica abbia una sorte di monopolio, ciò è vero parzialmente, abbiamo una parte consistente delle opere d’arte ma queste sono numerose anche in altre nazioni.
Un luogo che conobbe una grande fioritura di pittura, scultura e architettura fu la Fiandra, una zona compresa tra l’attuale Belgio settentrionale e l’Olanda, nella metà del ‘400 sottoposta al Duca di Borgogna. Posta all’incrocio di rotte commerciali e marittime tra l’Europa Settentrionale e quella Mediterranea, sede di attive manifatture soprattutto tessili la Fiandra tra il ‘300 e il ‘500 conobbe una grande prosperità economica che portò con se una ricca committenza religiosa e laica con conseguente sviluppo delle arti e dell’artigianato del lusso.
Nel campo della pittura si affermarono grandi artisti quali Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Petrus Christus, Giusto di Gand. Nello stesso periodo, tra la fine del XIV e la metà del XV secolo, in Italia avveniva con Masaccio quella grande svolta che poi prese il nome di Rinascimento; acquistava consistenza il senso del volume, la definizione delle figure, il colore, la luce, la prospettiva.
Dopo di lui una miriade di artisti si affollò per oltre un secolo facendo dell’Italia la guida artistica dell’intera Europa. Diverso lo sviluppo nella Fiandra, non netta e polemica antitesi con la precedente tradizione ma evoluzione dello stile gotico fiammeggiante con quel suo colore vivo ed un analitico naturalismo. In contatto con il nuovo stile italiano, spesso con viaggi e soggiorni in Italia, con rapporti con mercanti italiani residenti e operanti nella città della Fiandra, gli artisti fiamminghi del ‘400 acquistarono larga notorietà presso corti principesche, chiese, monasteri e ricchi borghesi dipingendo quadri di arte sacra e ritratti come il famoso “ Coniugi Arnolfini “ del van Eyck.
Nella generazione successiva si presenta sulla scena artistica della Fiandra un pittore di origine tedesca di cui restano molte opere ma della cui vita poco si sa: Hans Memling. A lui è dedicata una grande mostra monografica che si tiene presso le Scuderie del Quirinale” Memling. Rinascimento fiammingo”, con esposizione di dipinti provenienti da collezioni italiane e da prestigiosi musei esteri. Il pittore nacque tra il 1435 e il 1440 in un paese della Germania e si ignora dove abbia svolto il suo apprendistato e presso quale bottega; dopo il 1460 appare a Bruxelles forse nello studio di Roger van der Weyden e dopo la morte di questi nel 1464 è citato a Bruges. Alcuni documenti dell’epoca lo descrivono come titolare di una fiorente bottega che riceveva ricche ed importanti committenze. Il suo stile presenta una visione tranquilla e contemplativa con un delicato lirismo ed una dolcezza di tratti, con volti sereni e pensosi, paesaggi chiari e netti. Dipinse trittici, tavole con soggetti religiosi e ritratti con immagini assorte in tranquilla compostezza. Morì l’11 agosto 1494 circondato da universale stima e da grande fama.
La mostra organizzata da Scuderie del Quirinale e da Arthemisia Group è la prima antologica che viene dedicata all’artista nel nostro paese, espone una cinquantina di dipinti, di cui più della del Memling, e mira a chiarire gli intensi rapporti intercorrenti tra la Fiandra ed alcuni stati italiani sia sotto l’aspetto culturale che economico.
Particolarmente vivace l’incontro tra il Memling e i mercanti italiani o i loro rappresentanti, operanti a Bruges e nelle città vicine e ne sono testimonianza i molti quadri dipinti per committenti italiani, d’altra parte sono presenti in mostra opere di pittori italiani in cui si nota l’influsso dell’artista fiammingo: c’è un trittico del Botticelli, in collezione Pallavicini, di chiara ispirazione, un quadretto di Frà Angelico, una tempera su tavola di Bernardino Luini ed un “Cristo Benedicente” del Ghirlandaio replica di uno analogo del Memling .L’influsso di quest’ultimo anche sull’arte locale si nota dal buon numero di seguaci ed imitatori, generalmente ignoti, ma conosciuti dai critici d’arte come Maestro della leggenda di Sant’Orsola, di Santa Lucia, di Santa Caterina.
L’eposizione si articola su varie sezioni che si susseguono con un interessante allestimento. Al piano terreno si apre con una serie di ritratti, di dimensioni molto contenute, contraddistinti da un tratto minuto e preciso e da grande serenità; segue la pittura religiosa articolata su dittici e soprattutto trittici, spesso smembrati e ricomposti in occasione della mostra, tra loro spicca il “Trittico Moreel” con una scena sacra contornata dal donatore con moglie e molti figli. Manca purtroppo il “Trittico di Danzica”, un dipinto di grandi dimensioni destinato ad una chiesa di Fiesole, intercettato dai pirati e finito nella città polacca dalla quale pare sia impossibile averlo in prestito.
Al piano superiore si alternano opere devozionali del Memling frammiste con quelle di suoi imitatori e seguaci fornendo una chiara nozione della pittura fiamminga della seconda metà dal XV secolo ancora in parte legata allo stile gotico. Emblematico dello stretto rapporto tra Memling e l’Italia è il “Trittico Pagnanotti” dipinto per un vescovo italiano e ricomposto per l’occasione con il pannello centrale agli Uffizi e i pannelli laterali alla National Gallery di Londra.
L’esposizione è estremamente interessante per la qualità dei dipinti e per il fatto che raramente opere d’arte fiamminghe del ‘400 sono state esposte in Italia, ed in particolare a Roma, con una scelta oculata ed un raffinato allestimento.
Alla mostra sono legate altre iniziative quali tre conferenze presso le Scuderie e sei presso il Palazzo delle Esposizioni nonché visite e laboratori per ragazzi e bambini.

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 MEMLING
Rinascimento Fiammingo
Dall’11 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015

Mostre Rinascimento nordico 15Roma
Scuderie del Quirinale
via XXIV Maggio 16

Informazioni:
sito web

Orario:
domenica/giovedì 10/20
venerdì e sabato 10/22,30

Catalogo:
Skira

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Mostre Rinascimento nordico 11 Mostre Rinascimento nordico 10