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“The Beirut School” dei Mashrou’Leila

È stato finalmente rilasciato il nuovo album dei Mashrou’ Leila: The Beirut School. Dopo un attesa lunga 4 anni, il più grande complesso Middle East torna con una celebrazione dei 10 anni del gruppo. Un solo problema: nell’album c’è un solo inedito, Cavalry.

10 anni insieme

I Mashrou’Leila fanno il loro ritorno sulle scene in grande stile, omaggiando i loro 10 anni di successi. Un album che contiene tutte le tracce più interessanti di questo complesso, vera e propria leggenda dei giorni nostri. Un vero e proprio viaggio nella storia della band che ha come tappe finali Cavalry e una rivisitazione di Salam. Un vero e proprio omaggio a tutti i fan che li hanno seguiti dal primo all’ultimo giorno di questa lunga cavalcata verso il successo.

Mashrou'Leila
Le date del tour europeo

Purtroppo, però, oltre a questo l’unica nota positiva dell’album è l’imminente tournée europea, conclusasi giusto una settimana fa dopo aver toccato diverse città del Nord Europa. Dopo 4 anni di assenza ci si aspettava davvero qualcosa di più, specie per come è stato gestito il tutto.

Poco collezionabile

Chiariamo fin da subito: questo tipo di operazioni commerciali si fanno da anni e in qualsiasi campo dell’intrattenimento, il problema di questa è che stata gestita male. Non è raro infatti imbattersi in “edizioni limitate” o rimasterizzate che ripropongono lo stesso prodotto ma con qualche extra, in questo caso sono mancati. Abbiamo disperatamente provato a capire se esistesse una sorta di limited edition ma perfino su Amazon manca la possibilità di un ordine fisico di ogni sorta.

Mashrou'Leila

I Mashrou’Leila

In un mondo dove si può ascoltare perfino Bi Kidude con pochissimi clic, un album-compilation fa una pessima figura e risulta un modo per “fare il concerto dei 10 anni”. Senza nessun extra, inoltre, l’album diventa del tutto inutilizzabile anche per il futuro. Perché chi ha già quei brani dovrebbe riacquistarli o anche solo sostituire quelli che ha già? Ci fosse stato il classico “contentino” come il “dietro le quinte”, l’album avrebbe almeno avuto l’appeal collezionistico, così è davvero insignificante.

Inspiegabile

Siamo da sempre fan dei Mashrou’Leila e proprio per questo ne parliamo con estrema sofferenza. Cavalry prometteva un album davvero spettacolare, i 4 anni di attesa e l’anniversario ci avevano fatto sperare in un ritorno in grande stile, per farlo così potevano anche risparmiarsi la fatica. La cosa che ci delude ancor di più è che sarebbe bastato davvero poco a far qualcosa di bello, anche senza sforzarsi. Negli anni, infatti, il gruppo non è stato fermo ma ha anzi collaborato con diversi grandi artisti Middle East e non, riuscendo anche a produrre pezzi originali ed interessanti, sarebbe bastato riproporre quelli.

Scrivendo ogni giorno ci rendiamo benissimo conto che, alle volte, scrivere qualcosa di interessante sia una vera e propria impresa; in 4 anni di assenza però ci si aspettava qualcosa di più. Così com’è l’album risulta una mera operazione per ricavare del profitto sul loro stesso anniversario. Un’operazione che si non si addice alla storia di questo gruppo e dalla quale speriamo di essere a breve smentiti. Voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto il “nuovo” album?

Khalid Valisi
del 29 marzo 2019
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni

Alessandra Celletti: L’Utopia del sogno

LMB Musica Alessandra Celletti 2017 Working on Satie erik_small-4Con “Working on Satie” Alessandra Celletti celebra i fasti della mitica stagione surreale che col balletto “Parade” nel 1917 proclamò la necessità ironica, gioiosa, rivoluzionaria, di affermare i diritti della libera creatività che attinge all’antirealtà del paradosso onirico.
Dal poema di Cocteau Satie, coadiuvato dal delirio cubista di Picasso, ricostruì il percorso ora umoristico ora grottesco ora elegiaco di una innovativa, scandalosa tessitura armonica che rivelava l’assurda ma vitale irrealtà del Sogno e dei suoi enigmi.

Compositrice fervida e originale, oltre che affermata pianista, Alessandra Celletti ci conduce con l’andamento altalenante e misterioso di frammentarie evocazioni a ricomporre la complessa tela di un “notturno” vagando tra sonno e risvegli, tra i quadri di una immaginaria esposizione (non è già surreale l’invenzione di Mussorgsky?) alla ricerca del magico filo, della traccia fiabesca che ci riporta alla nascosta sostanza del nostro esistere.
I capitoli dell’opera, in irragionevole libera autonomia, in effetti si ricollegano e si manifestano proprio con la logica della apparente assurdità onirica.

Dopo l’omaggio rievocativo a Satie con il picchettare (“the Typewriter”) della macchina da scrivere, l’autrice si immerge letteralmente nella rievocazione (“Landscapes”) di elegiaci paesaggi della memoria dove colori e temperature autunnali ci riconducono a lontane stagioni infantili (il bambino che gioca e continuamente si assopisce).
Con “Faces” si alternano volti e figure di antiche fotografie, riflessioni malinconiche di esistenze sconosciute, voci remote, occhi e sorrisi che riemergono dalla penombra.
Poi le profondità fredde e acquatiche di “the Lake”, i verdi minerali di “Absinthe flowers”, la rievocazione infantile di curiose giostre, il reticolo buio in “the Metal tower”, come di sbarre e inferriate a chiudere il respiro.
Eppoi in “Ectoplasm” le tracce evanescenti di animule, echi languenti di un trascorso, irresoluto esistere.
E ancora, il bizzarro, tutto surreale “Concert in a snowball”, dove la pianista suona sulla tastiera di leggiadri megascheletri, con un intermezzo quasi di sapore chopiniano (una “berceuse”?).
Spirali elicoidali che sprofondano in imbuti terrestri, enigmatici palombari, saltellanti musiche di pianola che si alternano a placide meditazioni.

Una straordinaria passeggiata tutta intrapresa col gusto del libero divagare, lo stupito indagare con occhi infantili la continua sorpresa d’un magico mondo nascosto dietro l’apparenza della comoda, quotidiana realtà.
Una visione musicale in perfetta simbiosi, inscindibile dalla fantasia visiva, dalla geniale improvvisazione pittorica dell’artista Onze che con la compositrice realizza un insolito duetto di richiami e coinvolgimenti che hanno nel comprendersi e realizzarsi quasi la perfezione di un miracoloso “entanglement”.

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Qualcosa di più:

Sopra il cielo, in fondo al cielo, con Alessandra Celletti

Sopra il cielo, in fondo al cielo, con Alessandra Celletti

In viaggio con il piano

In viaggio con il piano. La sfida crowdfunding di Alessandra Celletti

L’atlante segreto di Alessandra Celletti

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Sopra il cielo, in fondo al cielo, con Alessandra Celletti

Con Above The Sky Alessandra Celletti ricompone attraverso una frammentazione di notturni percorsi profusi di enigmi e cangianti nebbie sonore un miracoloso labirinto cui ci fa dono del suo filo rivelatore.

Senza luci abbaglianti e folgorazioni improvvise la sua spirale ci conduce per mano fino in fondo alla notte, notte magica di pene segrete e dolcissime, fino alle soglie dell’alba, dove il profondo blu di Prussia si stempera nell’acqua marina che è trasparenza di un’innocenza infine riconquistata.

Ci si desta e a tratti ci si riassopisce riguadagnando il sogno interrotto, si va a ritroso e l’infinito è a due passi, l’intero universo è nella nostra stanza, tra la tenda e la finestra, aspetta paziente i nostri passi: bisogna seguirlo, non si deve aver paura.

Alessandra ha maturato il suo viaggio; il nodo dei colori si scioglie cangiante, la storia si racconta ma non è una storia. Sguardi, riflessi, voli, piccoli sorrisi. Dietro le sue mani seguiamo l’avventura. Ci è concesso il privilegio di una preziosa rivelazione: nello specchio nascosto che ci porge ci siamo anche noi, siamo davvero sopra il cielo e abbiamo pure nella terra scure e profonde radici. Fin dove la notte s’insegue, traversando lontane costellazioni, ci siamo perduti o ci siamo ritrovati?

Infine: “Troppo da me / s’allontana / la strada sicura / e troppo dilunga / la luce / nel cercarsi lontano. / Al buio, per tornare / cauto rifaccio / a memoria il cammino”.

Alla fine torniamo indietro e in fondo alla stanza ora schiarita, tra la tenda e la finestra, lo scrigno miracoloso lentamente si richiude.

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OLYMPUS DIGITAL CAMERATitolo: Above the Sky

Artista: Alessandra Celletti

Etichetta: Transparency

Supporto: CD Audio

Prezzo: € 18,50

Transparency 0381 CD digipack deluxe con dieci immagini a colori

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Brani:

1. Three Hexagrams

2. Night Flight

3. There it Rains

4. Vision of a Starry Night

5. Chant from a Holy Book

6. Sacred Geese

7. Lily and the Fog

8. Etude de Sonorité

9. Love Attitude

10. Lyra

11. Starmilk

12. Hologram of a Dream

Video

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CentoCage

FESTIVAL DI NUOVA CONSONANZA 2012

Associazione Nuova Consonanza

da domenica 18 novembre al venerdì 14 dicembre 2012

Roma

I luoghi della manifestazione

American Academy – Villa Aurelia – largo di Porta S. Pancrazio, 1, Roma
Conservatorio di Santa Cecilia – via dei Greci 18, Roma
Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi – via M. Caetani 32, Roma
Galleria d’Arte “Monty & Company” – via Madonna dei Monti 69, Roma
Goethe-Institut Rom – via Savoia 15, Roma
Fondazione Isabella Scelsi – via di San Teodoro 8, Roma
Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio, Venezia

Cage viene ricordato nella Festa d’Autunno – Inaugurazione dal titolo CentoCage, alla Villa Aurelia il 18 novembre; un omaggio ad un grande pensatore che ha sostanzialmente stabilito la partirà dei diritti tra suono e rumore, un ricordo attraverso i suoi lavori per i vari pianoforti (preparato, toy, gran coda) nei concerti di Giancarlo Simonacci e Daniele Lombardi mentre l’Ars Ludi Laboratorio eseguirà lavori per percussioni del primo periodo nel concerto serale Cage e altri rumori. Di rilievo l’esecuzione del già citato Quintetto d’archi di Clementi che testimonia un’anticipazione dei quattro concerti a lui dedicati.

L’interesse attuale per quell’americano che amava affermare “Tutto quello che so l´ho imparato dai funghi”, si esprime con lavori eseguiti in prima esecuzione assoluta per Lui. Avremo Onde un’operina di teatro musicale su testo e regia di Idalberto Fei con la musica del giovane Domenico Turi, che impiega tecniche compositive dall´alea al collage con spunti motivici tratti dalla Suite for toy piano; cinque composizioni in prima assoluta tra cui una rivisitazione a cura di Maurizio Gabrieli del lavoro Atlas Eclipticalis; otto lavori radiofonici, prodotti da diverse emittenti europee e selezionati dalla European Broadcasting Union ispirati al brano radiofonico del 1942 The city wears a slouch hat di Cage su testo di Kenneth Patchen; un’esposizione di artisti americani residenti all’Accademia Americana fra cui un’installazione a cura di Nicholas Blechman, Art Director del New York Times Book Review, e Leonardo Sonnoli, importante grafico italiano e nel 2002 direttore artistico della 50esima esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia ed infine tre video di Roberto Masotti.