Il 19 dicembre è stato presentato l’ultimo, almeno per il momento, restauro finanziato da Bonduelle Italia tramite il progetto “Orti per l’Arte” caldeggiato da Fondaco srl. Si tratta della realizzazione del pavimento della sacrestia delle Chiesa di Santa Maria in Montesanto a Piazza del Popolo ed è il terzo intervento dopo quelli sulla cupola della chiesa e sull’affresco della volta della sacrestia. Il nuovo pavimento messo in opera dalla International Italmarmi è in lastre di marmo Bianco di Carrara intramezzato da piccoli riquadri in Bardiglio Nuvolato, sostituisce un degradato pavimento in cotto abbastanza recente che ha a sua volta sostituito l’originale pavimento di fine seicento in marmo. Secondo le intenzioni del rettore della chiesa l’ampio locale della sacrestia verrà destinato a luogo di incontro di artisti non soltanto cattolici; da oltre sessanta anni la chiesa ospita la “ Messa degli Artisti “ istituita da Monsignor Ennio Francia, è un evento che coinvolge numerosi rappresentanti del mondo dell’arte nel senso più ampio del termine. Spesso è anche il luogo dei funerali di molti artisti. La chiesa e la sua quasi gemella Santa Maria dei Miracoli sorgono all’ imboccatura del Corso al posto di due sepolcri romani a forma piramidale edificati prima che la costruzione di Porta Flaminia e delle mura di Aureliano a metà del III secolo d.C. vietasse le sepolture entro le mura. Le chiese furono fortemente volute da Papa Alessandro VII Chigi intorno al 1660, il primo progetto è attribuito a Carlo Rainaldi che si trovò ad affrontare il problema di disporre di aree di diversa estensione. Intervennero successivamente Carlo Fontana e Gian Lorenzo Bernini che riuscì a superare la difficoltà ideando due cupole diverse, una ottagona l’altra dodecagona, che però danno l’effetto ottico di essere simili. I lavori per la chiesa di Santa Maria in Montesanto, finanziati dal Cardinale Gerolamo Gastaldi, ebbero termine nel 1675 e l’edificio, come l’altro, si presenta con un pronao corinzio sostenuto da colonne in travertino con timpano ed attico coronato di statue. Nell’interno sull’altare maggiore vi è l’antica immagine della Vergine di Montesanto, dipinto su tavola forse della fine ‘400; di particolare interesse la Cappella Montioni con sull’altare una Madonna del Maratta e ai lati quadri del Garzi e del Seiter degli ultimi anni del ‘600, la volta è affrescata dal Chiari; la cappella vicina è stata decorata da Ludovico Gimignani. Chiesa e quadri sarebbero meritevoli di qualche attenzione, speriamo che Bonduelle e Fondaco continuino ad interessarsi di Santa Maria in Montesanto.
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L’arte di un impegno sociale
La mostra offre per la prima volta in Europa un ampio panorama delle opere di , conosciuta come uno degli autori che fin dai primi anni Settanta, nella West Coast, hanno compiuto un lavoro cruciale mescolando l’arte emergente con l’impegno sociale.
La sua attività spazia dalle esplorazioni del corpo alle riflessioni intime, fino alla strutturazione di grandi manifestazioni pubbliche che coinvolgono decine di artisti e migliaia di spettatori.
Un percorso espositivo in gran parte focalizzato sui temi cruciali della condizione femminile: lo sfruttamento sessuale e la violenza, l’invecchiamento e la considerazione che i media hanno della donna anziana, le questioni sociali che vanno dal razzismo alle condizioni di lavoro e di classe.
Temi che, se negli anni Settanta e Ottanta erano provocatori e avanguardisti, oggi sono ancora all’ordine del giorno. L’arte diviene così uno strumento utile, da una parte per scavare più profondamente i significati e le aspirazioni personali di tutte le centinaia di anonime performer che altrimenti non avrebbero accesso ai sistemi di comunicazione, dall’altra per mettere in evidenza, attraverso l’amplificazione dei media, le tematiche dei movimenti di liberazione femminile.
L’arte come strumento di lotta e di promozione di idee libertarie e progressiste, è il messaggio dell’artista californiana, amplificandone il suo potere politico e civile.
La mostra raccoglie i riadattamenti di alcuni tra i lavori più importanti di Suzanne Lacy. Tra questi Prostitution Notes, (1974) , un’indagine sulle prostitute e sul loro sfruttamento in alcune aree di Los Angeles, basata su interviste nei bar e nei locali da loro frequentati.
In Mourning and In Rage (1977) è un’opera creata quando a Los Angeles ci fu il brutale strangolamento di dieci donne per opera di un serial killer. Suzanne Lacy, insieme ad altre attiviste, si presentò davanti al municipio della città con dieci figure femminili, coperte dalla testa ai piedi con tuniche nere, ciascuna a denunciare tutti i tipi di violenza sulle donne, oltre all’omicidio, spostando l’attenzione dei mass media dalle storie specifiche delle vittime, alla cultura generale della violenza.
Non mancano poi lavori più recenti, come Full Circle (1994) , una serie di monumenti in pietra dedicati a donne importanti di Chicago e Storying Rape (2012) , una discussione svoltasi nella City Hall della città di Los Angeles tra importanti personalità dei media, dell’associazionismo e della politica, incentrata sulla necessità di individuare forme più efficaci di comunicazione per descrivere la violenza sessuale e porre la società di fronte al problema con uno sguardo più urgente.
La mostra è arricchita da una sezione di archivio, video e cartaceo, che racconta la multiforme personalità dell’artista, attraverso i molti lavori, compresi quelli iniziali legati alle tematiche del corpo e della carne.
L’iniziativa espositiva milanese è un’anticipazione della riapertura della rinnovata sede di Prato, prevista per la primavera 2015, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
SUZANNE LACY
Gender Agendas
Dal 14 novembre 2014 al 6 gennaio 2015
Milano
Ripa di Porta Ticinese, 113
Museo Pecci Milano
Ingresso:
gratuito
Orari:
da martedì a domenica
dalle 12.00 alle 19.00
lunedì chiuso
Informazioni:
tel. 02/36695249 – 40
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L’arte della narrazione
Light Time Tales è la prima grande mostra personale di Joan Jonas (New York, 1936) ospitata presso un’istituzione italiana, che riunisce, tra opere storiche e più recenti, dieci installazioni e dieci video monocanale, tra cui un nuovo video concepito appositamente per Pirelli HangarBicocca.
Tra le opere in mostra Reanimation http://www.youtube.com/watch?v=U6PiKPJM-pE, simbolo dell’evoluzione delle sperimentazioni di Joan Jonas, è punto di partenza dell’omonima performance in collaborazione con il musicista e compositore jazz Jason Moran.
Joan Jonas è una delle più rispettate e riconosciute artiste viventi. Considerata la massima autorità in campo di storia e teoria della performance, si è affermata negli anni 60 e 70 grazie alla sua pionieristica pratica performativa e video.
Il suo lavoro ha reinterpretato in modo assolutamente originale la relazione tra l’arte e le forme della narrazione, includendo nelle sue opere, accanto all’immagine video, alla scultura e alla performance, la presenza della parola come motore di immaginario.
Joan Jonas rappresenterà gli Stati Uniti alla 56° edizione della Biennale di Venezia, in apertura a maggio 2015, con una mostra presentata dal MIT List of Visual Arts Center. Attualmente è Professor Emerita presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) Program in Art, Culture and Technology di Boston, ed è autrice di testi di riferimento sul tema delle performing arts. Ha partecipato alle più importanti mostre collettive degli ultimi trent’anni, fra cui la Biennale di Venezia nel 2009 e varie edizioni di documenta di Kassel (1972, 1977, 1982, 1987, 2002, 2012).
JOAN JONAS
Light Time Tales
Dal 2 ottobre 2014 al 1 febbraio 2015
Milano
Fondazione HangarBicocca
via Chiese, 2
Informazioni:
tel. 02/66111573
Sito web
Ingresso:
libero
Orari:
giovedì – venerdì – sabato – domenica
dalle 11.00 alle 23.00
lunedì – martedì – mercoledì chiuso
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Approfondimenti
Guida alla mostra Light Time Tales
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Fra i vincitori e vinti cè sempre chi fa la fame
L’esposizione, attraverso lo sviluppo di contributi complementari fra loro, si allontana dalla semplice riflessione sulla storia e offre uno sguardo più complesso sull’attualità del conflitto, ancora oggi al centro del dibattito contemporaneo. La Prima guerra mondiale, di cui ricorre il Centenario, tra gli eventi più drammatici e significativi della storia, rappresenta dunque il punto di partenza di un’indagine più ampia che attraversa il XX secolo e arriva ai conflitti dei nostri giorni. Il Mart si misura con il più difficile, travagliato e scabroso dei temi, facendosi carico non solo del racconto della storia, ma anche dell’esposizione articolata di alcune delle verità che lo contraddistinguono. Questo progetto ha richiesto e richiede non solo oggettività e distanza ma partecipazione e chiarezza. Non basta non volere la guerra e desiderare la pace. Muovendo dalla celebre poesia di Bertolt Brecht, “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”, il Museo costruisce una narrazione dalla quale scaturisce un intenso viaggio che affonda le sue radici nelle guerre di un secolo, ritrovandosi nella più tragica storia recente. La mostra sviluppa il tema adottando molteplici punti di vista e toccandone anche gli aspetti più sensibili, delicati e talvolta controversi. Il percorso espositivo lascia emergere l’evento come risultato di una composizione in cui l’arte si confronta con la storia, la politica e l’antropologia. Ricorrendo a una sorta di complesso montaggio tematico e temporale, l’esposizione evita di seguire un preciso filo cronologico, dimostrando – tramite inediti accostamenti e cortocircuiti semantici – come tutte le guerre siano uguali e, allo stesso tempo, come ogni guerra sia diversa. L’intento non è quello di inventariare i conflitti di ieri e di oggi, né quello di misconoscere le irriducibili differenze storiche, ma la volontà di mantenere aperta la ricerca e la riflessione in un luogo in cui ricordare non significhi ridurre un evento a qualcosa di pietrificato, archiviato e definitivamente sigillato in se stesso ma, all’opposto, riveli interpretazioni e riletture capaci di esprimerne tutta la complessità.
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LA GUERRA CHE VERRÀ NON È LA PRIMA 1914 – 2014
Dal 4 ottobre 2014 al 20 settembre 2015
Info e prenotazioni:
tel. 0464/438887
Numero verde: 800 397760
http://www.mart.trento.it/guerra
http://www.mart.trento.it
Orari:
martedì – domenica 10:00 – 18:00
venerdì 10:00 – 21:00
lunedì chiuso
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Un pittore toscano del Rinascimento
È esposto in questi giorni, e lo sarà fino al 18 gennaio prossimo, presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, un dipinto di Piero di Cosimo proveniente dal Museo de Arte di Sao Paulo in Brasile. In Italia è tornato provvisoriamente per essere restaurato presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza del Polo Museale Romano a spese di uno sponsor Brasiliano e con l’opera delle restauratrici Sannucci, italiana, e Barbosa, brasiliana. In attesa del suo rientro in sede, a cura della Soprintendenza, del Museo de Arte e dell’Istituto Italiano di Cultura di Sao Paulo, sarà esposto a Palazzo Barberini unitamente ad un’altra opera dello stesso autore conservata presso la Galleria d’Arte Antica. Questa esposizione è una sorta di introduzione a due mostre, ben più ampie e incentrate sullo stesso autore, che si terranno il prossimo anno a Firenze e Washington.
Le due tavole rappresentano la “Madonna con Bambino, San Giovannino ed Angeli” la brasiliana e la “Maddalena” la locale.
L’artista nacque, con il nome di Piero di Lorenzo, a Firenze intorno al 1460 ed entrò da giovane nella bottega di Cosimo Rosselli da cui acquisì il nome; con il suo maestro fu a Roma nel 1481 impegnato nella decorazione della Cappella Sistina. Rientrò poi a Firenze lavorando per committenti laici ed ecclesiastici riscuotendo ampio successo per il suo stile eclettico e raffinato in cui si fondono spunti ed influenze della pittura fiamminga, di Filippino Lippi, del Ghirlandaio ed anche del luminismo leonardesco. Nella vita privata dovette sembrare un tipo strano, almeno secondo le fonti, è citato come persona solitaria ed asociale e Vasari parla di una sua “bestialità”. Morì a Firenze nel 1521 o secondo altre notizie nel 1522. Per quanto riguarda le due opere esposte si è di fronte ad una grave carenza di informazioni: la prima è forse individuabile in una citazione del Vasari che colloca un dipinto dello stesso soggetto nel noviziato di San Marco, poi è esattamente identificata nel 1633 nella collezione di un arciduca austriaco della famiglia Asburgo dove rimase fino all’inizio del XX secolo; dopo vari passaggi fu acquistata dai coniugi Pietro Bardi e Lina Bo per conto del mecenate Assis Chautebriand che nel 1947 fondò il Museo di Sao Paulo.
E’ una tavola di forma rotonda costituita da cinque assi in legno di pioppo dipinta in parte a tempera e, al di sopra, ad olio, tecnica all’epoca di nuova concezione e pochissimo usata con l’eccezione di Leonardo, è databile tra il 1501 e il 1513. Restaurata più volte, la tavola era in pessime condizioni ed è stata restituita ad una piena leggibilità con ricostruzione, con criterio analogico, di vistose lacune. Dell’altro dipinto, di forma rettangolare, si sa ancora meno, acquistato dal Monte di Pietà, nella seconda metà dell’800, dal Barone Barraco, fondatore dell’omonimo museo ora a Corso Vittorio Emanuele, fu donato nel 1907 alla Galleria Nazionale d’Arte Antica; a lungo si è dibattuto tra gli storici dell’arte sulla paternità originariamente attribuita al Mantegna per passare poi a Piero di Cosimo. La tecnica pittorica è abbastanza simile anche se nella seconda tavola è più consistente l’uso della tempera il che farebbe pensare ad una datazione più antica, quanto allo stile i dipinti sono relativamente dissimili con una algida rigidezza della Maddalena in contrapposizione alla dinamicità del gruppo raccolto intorno alla Madonna; il tutto è comprensibile tenendo conto sia della diversa epoca della lavorazione che della tecnica pittorica di Piero che spesso si adeguava a stili diversi.
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MADONNA CON BAMBINO, SAN GIOVANNINO ED ANGELI
dipinto di Piero di Cosimo dal Museo de Arte di Sao Paulo in Brasile
Sino al 18 gennaio 2014
Galleria Nazionale d’Arte Antica
Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13
Informazioni:
tel. +39 06/4814591
Galleria Barberini
Sito web
Orari:
martedì/domenica 8.30 – 19.00
lunedì chiuso
Ingresso:
Intero € 7,00
ridotto € 3,50: cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 25 anni, insegnanti di ruolo nelle scuole statali.
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