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Squarci di umanità temporale

Può avvenire di non comprendere le intenzioni di un regista con la sua realizzazione e si elude il quesito sentenziando con “è solo un film”, perché farebbe troppo male riconoscere di aver perso del tempo in una scomoda poltrona davanti all’infranta magia cinematografica.

Riflettendo, un film non è solo un film e si può anche essere superficiali, ma un film come un libro o qualsiasi altra attività che si intraprende, non è solo un impegno o un atto di evasione, ma è un’azione che interviene in un diverso modo nella vita di ogni singolo. L’ultimo lavoro di Ferzan Özpetek, Allacciate le cinture, non è un’eccezione.

Al primo impatto appare come uno dei film che vuol indagare nell’animo umano, ma bisogna considerare che la scelta di svolgere un racconto intorno al tema del ricordo delle giovanili passioni che prevaricano ogni differenza – i contrari si attraggono – non può essere sufficiente per catturare l’attenzione del pubblico e si aggiunge anche il drammatico momento della scoperta di un male per mostrare alcune possibili reazioni nell’affrontare quello che potrebbe essere l’ultimo atto di una vita.

Un evento dove c’è sempre chi soffre di più e Özpetek si limita ad arricchirlo con gelosie, tradimenti, discriminazioni e quant’altro si può trovare nel compendio della vita di ciascuno di noi con l’aggiunta di salti temporali e dimensionali, degli improvvisi flash forward, come se la vita si possa rappresentare come un serpente che si morde la coda, e non come una strada da percorrere, con tutte le sue curve e possibili inversioni, protesa in avanti.

Un film di sogni per mostrare la possibile leggerezza della vita, anche nei momenti più tragici, e toccare le corde della commozione con i drammi personali che si trasformano in occasioni di riconciliazione o di una definitiva fuga. Differenti modi di affrontare le prove della vita usati come escamotage per strappare una lacrima, ma ferisce le persone che hanno vissuto un’esperienza così dilaniante anche quando l’ammalato mostra tanta ironia da dare forza alle persone che gli sono vicino.

Un film che, nonostante la bravura degli interpreti, si mostra come un distillato dei buoni sentimenti estratti dal filone modello Ultima neve di primavera o L’incompreso e da quello dei telefoni bianchi.

 

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ALLACCIATE LE CINTURE

Un film di Ferzan Ozpetek

Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Carla Signoris, Elena Sofia Ricci, Paola Minaccioni.

 

Commedia

durata 110 min.

Italia, 2013

01 Distribution

 

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Curling di riscatto

“La mossa del pinguino” racconta l’avventura verso il sogno olimpico di quattro uomini perdenti, che scoprono per caso il gioco del curling e si convincono di poter partecipare alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

Si ingegnano in allenamenti improbabili, trovano scappatoie alle regole, tentano l’impossibile pur di aggiudicarsi il titolo di campioni italiani, per acquisire il diritto di partecipare alle Olimpiadi. Per riuscirci dovranno però diventare uomini migliori.

I toni sono quelli della classica commedia italiana, la cui comicità è tipicamente alternata a momenti di amara consapevolezza. Una tragicomica avventura che vede il percorso di riscatto dei quattro personaggi maschili: uomini abbattuti dalla vita ma che hanno ancora voglia di vincere e sognare.

Roma, 2006. Superati da un pezzo i trent’anni, Bruno non si rassegna a crescere e diventare adulto. Nonostante sia sposato con Eva e con lei abbia avuto un figlio, Yuri, che frequenta le elementari, Bruno è un esempio da manuale di “Sindrome di Peter Pan”. Incapace di tenersi un lavoro per più di sei mesi e sempre alle prese con improbabili progetti che non vanno mai a buon fine, Bruno passa le sue giornate a giocare a calcio Balilla con il suo migliore amico dai tempi della scuola, Salvatore.

Ma la cronica mancanza di soldi e lo sfratto imminente hanno reso teso il rapporto con Eva.

Bruno ci mette tutta la buona volontà per risolvere la questione della casa ma, se alla sua persistente incapacità di impegnarsi uniamo anche una proverbiale sfortuna, ecco che tutto l’impegno di questo mondo non può che risolversi in disastro. Bruno viene truffato e ridotto in miseria, perdendo tutti i risparmi, anche quelli che servivano per affittare una nuova casa. Per evitare di incorrere nelle ire di Eva e nel disperato tentativo di risollevare le magre economie di famiglia, ecco che Bruno trascina Salvatore nell’ennesimo, pazzo e strampalato progetto: partecipare con una squadra di curling alla prossime Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

Dal momento che il curling è uno sport ancora poco conosciuto in Italia, Bruno è convinto di avere campo facile e di riuscire facilmente a qualificarsi. Una volta raggiunta la qualificazione per le Olimpiadi, secondo Bruno, non sarà difficile trovare uno sponsor e rientrare nella rosa dei vincitori, con conseguenti guadagni da capogiro…

Salvatore non sembra convinto del piano del suo amico ma, nel perfetto stile gregario sul quale si basa la loro amicizia, non nega il suo appoggio a Bruno.

Purtroppo i piani di Bruno hanno sempre molti ostacoli da superare… Primo problema da risolvere: i componenti di una squadra di curling regolamentare sono quattro. Bisogna quindi trovare altri due giocatori. E dove cercarli, se non sul campo di bocce? Dopotutto, si dice Bruno, il curling è l’equivalente delle bocce su ghiaccio… E così entrano a fare parte della squadra anche Neno ed Ottavio. Il primo, Neno, è un attempato biscazziere che vive di espedienti ed entra immediatamente in sintonia con il protagonista. Al contrario Ottavio è un anziano vigile urbano in pensione, un uomo solitario con la testa sulle spalle e guidato da La Mossa del Pinguino

un enorme senso di responsabilità. Agli antipodi rispetto a Bruno, l’abilità di Ottavio sul campo di bocce gli vale però l’ingresso onorario in squadra.

Una volta formata la squadra, iniziano gli allenamenti e, con essi, cominciano a spuntare gli inevitabili problemi pratici.

Per prima cosa, c’è da risolvere il problema di “dove” allenarsi: Roma non offre molti stadi del ghiaccio a disposizione per una tale disciplina e i nostri non hanno soldi a sufficienza per affittare il Palaghiaccio.

Una volta trovato il luogo per allenarsi,però la nobile arte del curling si rivela essere molto più ostica di quel che pensavano inizialmente i protagonisti. Le regole da mandare a memoria, i termini tecnici e le strategie di partita da pianificare costringono Bruno e i suoi a studiare sui manuali di gioco.

Inoltre l’attrezzatura ufficiale da curling costa cara, e nessuno dei protagonisti ha capitale da investire…

Nonostante tutti gli imprevisti e le difficoltà, completamente soggiogato dal sogno Olimpico, Bruno continua a credere nel raggiungimento del suo obiettivo e diventa forza trascinante della sgangherata squadra. Quando Eva, che era stata saggiamente tenuta all’oscuro di tutto, scopre che Bruno ha investito tutti i loro ultimi risparmi nell’ennesima impresa donchisciottesca, la situazione precipita…

Delusa dall’immaturità del marito, Eva lascia Bruno proprio quando la squadra riesce finalmente a qualificarsi per rappresentare l’Italia centro-meridionale alle selezioni per i Giochi Invernali.

Il percorso che porta la squadra a battersi per acquisire il diritto a partecipare alle Olimpiadi assume quindi il tono del riscatto: si tratta per Bruno dell’ultima occasione per dimostrare alla sua famiglia quanto vale.

Arrivare alle selezioni rappresenta per la squadra dei “Pinguini d’Assalto” un viaggio accidentato e pieno di ostacoli. Nel corso dell’avventura i quattro uomini avranno la possibilità di maturare e di trovare la felicità, senza per questo perdere uno sguardo incantato e la volontà di sognare.

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Cinema La-mossa-del-pinguinoLa Mossa del Pinguino

Regia

Claudio Amendola

Con

Edoardo Leo

Ricky Memphis

Ennio Fantastichini

Antonello Fassari

Francesca Inaudi

Soggetto

Michele Alberico, Giulio Di Martino, Andrea Natella

Sceneggiatura

Claudio Amendola, Edoardo Leo, Michele Alberico, Giulio Di Martino

Musiche

Giorgio H. Federici

Fotografia

Antonio Grambone

Montaggio

Alessio Doglione

Prodotto da DAP ITALY – DE ANGELIS GROUP

Con il sostegno della FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE

Distribuzione

VIDEA

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Un amore artificiale

Lo sguardo originale e innovativo di Spike Jonze, rivolto a un sentimento così complesso come l’amore, dà vita allo spunto narrativo molto particolare su cui si basa Her.

Theodore (Joaquin Phoenix) vive nella città di Los Angeles in un futuro non troppo lontano. Dopo la separazione dalla moglie, l’uomo trascorre le sue giornate affrontando un senso di solitudine interiore che lo attanaglia, nonostante sia in grado di scrivere emozionanti lettere personali per lavoro o possa contare sul supporto dei suoi amici. Quando acquista un nuovo sistema informatico, Theodore farà la conoscenza del sistema operativo, di nome Samantha (la cui voce in versione originale è di Scarlett Johansson e in italiano di Micaela Ramazzotti), con cui stabilisce presto un legame profondo che si trasforma in amore, con tutte le complicazioni che questo comporta.

La sceneggiatura di Jonze, vincitrice del premio Oscar, unisce gli elementi più tradizionali della commedia romantica con al centro un protagonista dalla personalità complicata, incapace di comprendere fino in fondo ciò che desidera dalla propria vita e da una relazione, con una riflessione sulla nuova tecnologia in grado di integrarsi in modo inaspettato con la vita dei suoi utilizzatori e, al tempo stesso, di evolversi in modo inaspettato causando una riflessione etica e morale.

Essenziale per la buona riuscita del film è l’interpretazione di Joaquin Phoenix che gestisce con talento la responsabilità di sostenere Lei con la sua presenza costante sullo schermo. L’attore riesce a trovare un buon equilibrio tra vulnerabilità e incertezza, e la sua interazione con Samantha e con le altre figure femminili del film è credibile e naturale, anche se Amy Adams e Rooney Mara avrebbero meritato uno spazio maggiore. La relazione tra Theodore e il sistema operativo, tuttavia, affronta tutti gli ostacoli di una più ‘umana’ storia d’amore, senza presentare sviluppi inediti o un approccio completamente originale. La situazione, pur presentando dei momenti molto romantici come la scoperta del mondo da parte di Samantha attraverso gli occhi di Theodore, scivola spesso in un sentimentalismo fin troppo prevedibile che ripercorre le tappe già mostrate in numerosi film. Elementi come l’evoluzione personale di Samantha o i dubbi filosofici legati alla creazioni di entità pensanti virtuali vengono solo sfioraio, rimanendo in secondo piano rispetto ai problemi di cuore e privando il film di una complessità che avrebbe reso Lei ancora più interessante. Jonze, tuttavia, sfrutta al meglio le interpretazioni, una splendida fotografia e la suggestiva colonna sonora composta dagli Arcade Fire, firmando un film emozionante e divertente, nonostante un ritmo lento e una retorica sentimentale un po’ troppo forzata. Originale.

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Cinema Lei 1380012584136_her1Her – Lei

Regia: Spike Jonze

Con: Joaquin Phoenix – Scarlett Johansson – Olivia Wilde – Amy Adams – Chris Pratt – Portia Doubleday – Luka Jones – Rooney Mara – Alia Janine Anno: 2013

Sceneggiatura:Spike Jonze

Fotografia: Hoyte van Hoytema

Scenografia: K.K. Barrett

Costumi:Casey Storm

Soggetto: Spike Jonze

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La spina nel piede

Alcune sale dei Musei Capitolini in questi giorni sono, e lo saranno fino al 25 maggio, affollate d’immagini di un ragazzo seduto e chino su un piede per togliersi una spina. La mostra, organizzata da Zetema e curata da Claudio Parisi Presicce, ospita 45 opere e si basa su un antico bronzo romano noto da secoli come lo Spinario contornato da copie ed imitazioni più o meno fedeli che coprono un periodo che va dall’età classica all’800. La statua sta al Museo dal 1471 quando Papa Sisto IV donò al Popolo Romano un certo numero di opere d’arte antica già nel Patriarchio Lateranense ma risulta citata già da alcuni viaggiatori medioevali che la videro e la ritennero di un dio pagano talvolta giudicato negativamente per la sua nudità. Si tratta di un antico bronzo fuso a cera persa e costituito da vari pezzi assemblati, recenti studi hanno confermato che testa e corpo hanno origini diverse, la prima di V secolo a.C. ed il secondo di epoca ellenistica; si pensa siano stati uniti alla fine del I secolo a.C. e si giustifica questa convinzione esaminando la capigliatura che ha una posizione statica di una figura in piedi e non spiovente di un capo chino in avanti.

Le ragioni di questo assemblaggio forse possono essere motivate dalla moda che in epoca augustea ebbe la rievocazione del mondo pastorale, arcadico, idilliaco; il giovane pastorello colto in un momento realistico rispondeva al gusto delle classi agiate dell’epoca. Altra teoria vuole che simboleggi il giovane figlio di Enea, Ascano Iulo progenitore della gens Giulia a cui appartennero Cesare ed Augusto, a dimostrazione di ciò si fa notare un particolare ciuffo di capelli nell’acconciatura del giovane, presente solo in alcuni esemplari, e che avrebbe un carattere sacro. Pochi secoli fa invece si sosteneva che la statua rappresentasse un pastorello di nome Mazio che, incaricato di recapitare un importante dispaccio militare, a somiglianza del Tamburino Sardo di Deamicisiana memoria, avrebbe corso a lungo con una spina nel piede togliendosela solo dopo aver recapitato il messaggio.

La popolarità dello Spinario è stata ampia nei secoli dando vita ad un gran numero di copie e varianti. addirittura in epoca romana con due tipi differenti di testa, altri esemplari esposti sono di epoca rinascimentale con piccoli bronzetti ed esemplari in terracotta tra cui un’opera del Sansovino; una copia perfetta, proveniente dal Louvre, fu commissionata da un Cardinale d’Este per farne dono al re di Francia Francesco I. A mostrare la diffusione dell’iconografia della statua sono in mostra anche stampe e documenti cartacei e tre dipinti di epoca tardo barocca, due con figure non giovanili che si tolgono la spina dal piede ed una visione di Villa Aldobrandini con numerose statue sulle terrazze e tra loro un grande Spinario. Interessò anche i commissari di Napoleone che lo spedirono al Louvre da cui tornò nel 1818.

Da più di due millenni il misterioso ragazzo che si toglie la spina affascina chi lo ammira e ora, in mostra, attorniato da parecchi suoi simili, continua a destare l’interesse storico e artistico dei visitatori.

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Mostre Spinario 33SPINARIO

Storia e fortuna

Dal 5 febbraio al 25 maggio 2014

Roma

Musei Capitolini

Palazzo dei Conservatori

Orari:

da martedì alla domenica

dalle 9.00 alle 20.00

Catalogo:

De Luca

Informazioni:

tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00)

http://www.museicapitolini.org

http://www.museiincomuneroma.it

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Il social d’amore

Tommaso e Amanda sono stati il grande amore l’uno dell’altro e dopo  anni, a causa di un lutto, si ritrovano. Un messaggio di condoglianze diventa l’occasione per ricucire un filo che si era spezzato e si rivela un messaggio nella bottiglia: come stai, dove sei, chi sei diventato? E soprattutto: l’hai trovata tu, mio antico grande amore, la Ricetta per la Felicità?

Lo spettacolo L’Amore quando c’era, come il libro, indaga la relazione di coppia, la sua interruzione e gli effetti che la fine di un grande amore provoca a distanza di tempo. Perché si può smettere d’amare senza rendersene conto e si può diventare “orrendi” a stare insieme ma ci si può anche incontrare di nuovo a distanza di tempo e ri-conoscersi.

“La trasposizione di un’opera letteraria in una teatrale – confessa il Regista Pascal La Delfa – è di per sé un’impresa difficile. Quando l’opera è scritta da un autore contemporaneo e “speciale” come , è ancora più difficile. Se infine il testo è composto da un intenso colloquio di sms ed e-mail, trasformarla in teatro è una sfida affascinante!”

Il risultato è una rappresentazione intrisa di spunti di riflessione e di suggestioni tangibili, ricca di  idee e soluzioni registiche variegate nell’utilizzo di video, ipad e scene componibili che uniscono e separano i protagonisti sulla scena. Lo spettacolo è realizzato con il supporto degli allievi del Liceo Socrate di Roma.

Capita. Capita di imbattersi in lettori che trasformano te in lettrice di quello che hai scritto. Già. A me è capitato con Daniele Coscarella. Ci siamo incontrati, ci siamo conosciuti, non solo mi ha spiegato quello che non sapevo di un racconto scritto per urgenza, tutto d’un fiato (di un respiro corto) com’è “L’amore quando c’era”. Ma poi l’ha preso, fatto suo e trasformato in uno spettacolo teatrale: questo. Volevo scrivere di come fosse complicato l’amore, quando c’è, e di come sembrasse improvvisamente semplice, quando non c’è più. Daniele ha aggiunto colori, umori, facce, palpiti, speranze, nostalgie.

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Teatro L Amore quando c era_Accento 390_0_3213885_65710L’AMORE QUANDO C’ERA

dal 6 al 23 Febbraio 2014

Con Daniele Coscarella, Eva Milella e gli Allievi Liceo Socrate

Regia Pascal La Delfa

Scene Alessandra Ricci

Foto Pierpaolo Ridondo

Progetto Daniele Coscarella.

Costi: 8 – 14 euro

dal Giovedì al Sabato ore 21  – Domenica ore 18

Accento Teatro

via G. Bianchi 12-a

Roma

Tel. 06/57289812

http://www.accentoteatro.it info@accentoteatro.it

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Teatro L Amore quando c era_Accento l_amore_quando_c_era_debutta_all_accento_teatro_di_roma