Archivi categoria: MULTIMEDIALITA’

La mitologia del fantastico

Sarà un enorme drago realizzato dallo scenografo-scultore Gigi Giovanazzi a dare il benvenuto con le fauci spalancate ai visitatori della spettacolare mostra per scoprire e conoscere attraverso affreschi, dipinti, sculture, arazzi e preziosi oggetti d’arte un mondo fantastico fatto di unicorni, draghi, centauri, grifoni, basilischi, sfingi, serpenti e animali fantastici e inconsueti che ricorrono costantemente nella mitologia e anche nella iconografia castellana.

A fare da scenario la mostra i numerosi animali raffigurati negli affreschi che decorano il castello del Buonconsiglio eseguiti da Dosso Dossi nella decorazione della Stua della Famea con le favole di Fedro, o la dama con unicorno, la scimmia, il serpente che morde l’Invidia dipinte da Girolamo Romanino o ancora il bestiario realizzato dal maestro Venceslao nel celebre ciclo dei Mesi in Torre Aquila o il prezioso erbario medievale conservato in castello. Un tema, quello degli animali fantastici, che sarà protagonista nella mostra estiva “Sangue di drago, squame di serpente: animali fantastici al Castello del Buonconsiglio” organizzata in collaborazione con il museo Nazionale Svizzero di Zurigo. Scultura, pittura, architettura e disegno, raccontano il mondo animale, frutto delle fantasie e delle paure dell’uomo.

Dipinti, con capolavori di Tiziano e Tintoretto, sculture rinascimentali, magnifici arazzi provenienti dagli Uffizi e da Palazzo Pitti, preziosi monili d’ oro, oggetti archeologici, oltre a filmati e scenografie emozionanti, grazie anche all’innovativo ausilio della realtà aumentata, stupiranno e conquisteranno il più vasto pubblico. La mostra sarà l’occasione per ammirare sfingi e centauri dipinti sia sui vasi a figure rosse e nere greci, sia nelle tele dei maestri bolognesi del Seicento, il gatto mummificato egiziano, la fontanella rinascimentale in bronzo con il mito di Atteone, il Laooconte proveniente dal Museo del Bargello di Firenze, un prezioso falco in bronzo, una rarissima casula (veste del prete) decorata, sculture di San Giorgio e il drago.

Dagli animali sacri della tradizione cristiana alla mitologia con Diana cacciatrice a quelle care agli dei: il cigno, il toro e l’aquila per Giove, il leone per Sansone ed Ercole. E ancora i veri mostri delle leggende: draghi, chimere, unicorni, sfingi, mostri marini, centauri e sirene. Nemico, preda, cibo, forza lavoro e mezzo di trasporto, l’animale è anche interprete della forza della natura primigenia e dell’immaginario nella sfera magico-religiosa ed eroica.

Le eterne questioni della ferinità presente nell’uomo e dell’antropomorfismo ravvisato nel mondo animale, emergono attraverso le opere in mostra. Il percorso è dedicato sia ad alcuni animali reali che nel tempo hanno assunto, spesso anche in termini transculturali, complessi significati simbolici, sia ad animali fantastici interpreti di miti, leggende e credenze condivisi o peculiari di diversi popoli e civiltà. Aquila, leone, serpente, cervo, cavallo e pesci sono alcuni degli animali reali che danno origine ad esseri che, in più forme di ibridazione, variabili a seconda di tempi e luoghi, sono interpreti delle riflessioni, paure, speranze e immaginazione dell’uomo. Si potranno ammirare le tele del ciclo di Ercole con il drago a più teste, dipinto magistralmente da Paolo de Matteis, il famoso drago con due ali serpentine attaccate allo stesso tronco. Questi draghi nacquero dall’unione tra il multiteste Tifone e la donna-serpente Echidna. I figli dei due furono Chimera, dalla testa di leone e dal corpo di serpente-capra, Cerbero il cane a tre teste e l’Idra di Lerna, rettile con molte teste che verrà poi ucciso da Ercole, il quale sconfisse anche Ladone dalle cento teste e Scilla, dai tentacoli di piovra. Magnifico il dipinto conservato a Castel Thun eseguito a fine Seicento dal pittore tedesco Dietterlin che raffigura le Tentazioni di S. Antonio Abate dove draghi lanciano fuoco, un mostro alato regge uno spiedo con un pollo e serpenti infilzati e serpi fuoriescono dai capelli di una dama ignuda. La mostra avrà una sezione a Riva del dal titolo «Mostri smisurati» e creature fantastiche tra i flutti, che intende esporre un ristretto ma importante nucleo di opere prevalentemente cinquecentesche aventi per tema creature fantastiche e animali mitici che, nell’immaginario antico, abitavano le acque dei laghi e dei mari. Il precipuo taglio dato all’esposizione rivana, rispetto a quella ospitata nelle sale del Castello di Trento, deriva non solo dalla peculiarità della sede espositiva – la Rocca – circondata dalle acque del Garda, ma anche dalla presenza nelle prime sale della Pinacoteca, che ospiteranno la mostra, di un affresco che risale agli anni trenta del Cinquecento raffigurante Ercole, intento ad uccidere l’Idra, un mostruoso essere che viveva nel lago di Lerna nella regione greca dell’Argolide.

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05 Mostre Trento Sangue di drago, Squame di serpenteSANGUE DI DRAGO

Squame di serpente

Dal 10 agosto 2013 al 6 gennaio 2014

Trento

Museo Castello del Buonconsiglio

monumenti e collezioni provinciali

Tel. 0461/492803 – 492846

Sito web

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Emilio Greco: una vitalità tutta da scoprire ovvero la lingua viva della scultura

Gaspare Del Fiore la definì “sensualità immaginativa” e ancora: “La ricerca della sintesi, la voglia di “asciugare” la forma fino all’essenziale, quasi all’astratto…” Per Leonardo Sciascia invece il collegamento vitale con l’antico “l’ha operato, per sua parte, attraverso una visione del mondo essenzialmente erotica, di armonia erotica. Sorgente di quest’armonia è, naturalmente, il corpo della donna; e da lei si irradia in tutte le cose: forma, ritmo, misura del mondo”, parlando …”invece la lingua viva della scultura”.

Ugo Moretti ebbe a dire che fu: “Tra i pochissimi artisti moderni che si rendono conto che l’opera deve essere finita e risolta in ogni suo minimo particolare espressivo, che non lasciano all’abbozzo o al volazzo estroso la funzione del facile effetto…”.

Queste e altre definizioni sono state donate a quell’Artista della forma scultorea che risponde al nome di Emilio Greco.

A questo Artista viene ora dedicata una esemplare esposizione ad opera di quella Fondazione, la Carichieti dove ho già avuto modo di parlare. In occasione, infatti, del centenario della nascita dell’Artista catanese (Catania 1913 – Roma 1995), la Fondazione Carichieti ha organizzato, nel bel Palazzo (restaurato) de’ Mayo a Chieti, una mostra a tutto tondo di Greco dal titolo: La vitalità della scultura. Infatti proprio di vitalità si parla, si ascolta, si guarda, ogni volta che ci mettiamo di fronte, di lato, avanti, dietro ad una scultura di Emilio Greco.

A cura di Gabriele Simongini, con la collaborazione degli Archivi Emilio Greco di Roma e dell’Opera del Duomo di Orvieto, la mostra presenta sculture e disegni, focalizzata sul tema del corpo. Sedici sculture fra bronzi, terrecotte, gessi e cementi, accompagnano un gruppo di 26 disegni di soggetto sportivo che provengono dagli Archivi Greco di Roma, dal Museo Emilio Greco di Orvieto e da collezioni private.

Emilio Greco è stato uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, ebbe il Gran premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1956. Le sue opere sono conservate nei musei di tutto il mondo, dalla Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altri ancora. Fra i lavori più celebri di Greco è sufficiente ricordare le Porte della Cattedrale di Orvieto, il monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro, il monumento a Pinocchio a Collodi.

La personalità di Emilio Greco esce ben presto allo scoperto per quella profonda carica di umanità, misura classica e dolce sensualità, rivelatrici di quell’attitudine lirica che lo porterà, anche, a comporre diversi componimenti poetici. Nel visitare la mostra ho ritrovato, così, diversi lavori già visti anni addietro e nel rivederli non ho avuto la sensazione del già visto, non sono opere datate. Ed è questa la grandiosità di un artista, quella cioè di essere sempre contemporaneo anche dopo che la sua attività si è fermata da tempo.

Il corposo catalogo, edito da Allemandi, contiene le riproduzioni delle opere esposte a Chieti, i saggi di Gabriele Simongini ed Elisabetta Cristallini ed un ricordo di Antonella Greco (figlia dell’artista). Contiene, anche, una serie di foto che documentano l’artista al lavoro.

Serena visione.

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05 Mostre Emilio Greco 02_-allestimento-Testa-di-fata-1953-Archivi-Greco-RomaEMILIO GRECO

La vitalità della scultura

Fino al 29 settembre 2013

Palazzo dè Mayo

largo Martiri Della Libertà 1

Informazioni:

tel. 0871/359801

Sito

Ingresso libero

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Penne: l’Arte Moderna

Sono capitato a Penne quasi per caso. Sapevo che era stato inaugurato il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (Mamec). Così appena entrato in questo, apparentemente, piccolo Museo, mi sono subito accorto della sua funzionalità. La gentile Persona che stava alla biglietteria, mi ha fatto da guida. Sono venuto a sapere così che era stato inaugurato nel 2011 dopo una serie di lavori di ristrutturazione, che hanno mantenuto i pavimenti originari attraverso un sistema veramente valido senza per questo operare interventi o demolizioni sulle murature. Così tiranti distribuiti in ogni stanza hanno fatto parte di quella scelta conservativa e, debbo dire, innovativa. Infatti, tutte le integrazioni necessarie hanno trovato collocazione al di sopra dei pavimenti esistenti coperti da una nuova pavimentazione in legno che nasconde tutto. La piattaforma, che è staccata dalle pareti, diventa un elemento aggiunto con parti apribili per la manutenzione. L’allestimento museale ha poi completato l’opera, attraverso elementi scatolari e pannellature idonee. Ogni stanza contiene un sistema di climatizzazione, illuminazione, sicurezza e antincendio. L’ultima stanza, a mio avviso, è particolarmente interessante perché allestita da pannellature scorrevoli con funzione di deposito per i quadri che sono visibili al pubblico. Stesso discorso è stato reso valido per le opere grafiche contenute in apposite cassettiere fruibili al visitatore.

La raccolta comprende pitture che vanno dal vedutismo di fine Settecento fino alla grande pittura napoletana. La ricca collezione Galluppi ci fornisce un quadro importante della pittura dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Tra le opere i fratelli Palizzi, Antonio Mancini, Filippo De Pisis e Mario Mafai. Nelle bellissime sale oggi è possibile ammirare anche le opere di Remo Brindisi e della collezione Fabrizio-Savini. Oltre alle opere già citate risultano esserci i ‘Costumi romani’ di Bartolomeo Pinelli, il ‘Busto di donna’ di Vincenzo Gemito, una ‘Veduta di Orvieto’ di Michele Cammarano e uno scrittoio di Filippo de Pisis. Inoltre una sezione di opere a soggetto religioso tra il XIV e il XVII secolo.

Farebbero bene, architetti e allestitori, in vena di particolari soluzioni originali, cercando con la giusta umiltà, a visitare questo Museo veramente all’avanguardia.

Un Museo dove contenitore e contenuto si valorizzano a vicenda, a differenza di grandi esempi dove il contenitore la fa da padrone sminuendo ciò che contiene. Ma so bene che l’umiltà, a volte, male si sposa con la visione individualista di certi ‘innovatori d’ambiente’ e allora consiglio a tutti voi, persone normali, di andare a visitare questo splendido Museo poco distante da Pescara.

Godibilissima visita a tutti.

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MAMEC – Museo di Arte Moderna e Contemporanea

via Muzio Pansa, 37-39

Penne (Pescara)

Orario:

dal martedì a domenica

dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30

dal lunedì al sabato

dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30

domenica è chiuso

Ingresso:

intero 5,00 €, ridotto 2,50 €

Informazioni:

tel. 085/8210160

Sito web

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Chieti: un Palazzo della fine del diciassettesimo secolo

Quando nel 2004, la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti acquisì Palazzo dè Mayo realizzato nel 1795, la destinazione che venne pensata fu quella di un’operazione a tutto tondo.

Il Palazzo, che si estende su una superficie di tremila metri quadrati, è composto da due edifici a tre piani contenenti tre corti e un ampio giardino, con stanze tappezzate di sete pregiate e volte dipinte.

Dopo il 1821, il conte Levino Mayo s’impegnò a recuperare l’intera proprietà, che il proprietario non era riuscito a mantenere sovrastato dai debiti. Negli anni a seguire, oltre a residenza civile, l’edificio è stato sede delle riunite Direzioni Finanziarie della Provincia d’Abruzzo Citeriore, ha ospitato comandi militari fino ad essere dichiarato monumento nazionale nel 1934. Il Palazzo fu venduto, dall’ultima discendente dei Mayo, alla Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. Quest’ultima avviò un particolare restauro, una ristrutturazione e consolidamento delle fondazioni, delle murature e delle volte. Con il passaggio dell’immobile alla Fondazione Carichieti, l’opera di restauro è arrivata a conclusione nel 2011.

Ora il Palazzo dè Mayo è visitabile e io l’ho fatto. Così ho potuto ammirare, non solo l’opera di restauro effettuata, ma anche quello che l’edificio contiene. Infatti, al piano terra è dedicato un ampio spazio alla biblioteca con videoteca, sala multimediale oltre alle sale di lettura. Il giardino sul retro accoglie una cavea circolare con gradinate per eventi culturali e concerti all’aperto. Superato il primo piano che ospita uffici amministrativi, il secondo accoglie un museo.

Il restauro del palazzo, ha così riconsegnato alla città e all’intero Abruzzo, uno dei più significativi esempi di architettura barocca esistenti in regione, come disse a suo tempo l’allora Presidente Arch. Mario Di Nisio. L’Architetto affermò anche che fin dalla prima fase progettuale ha voluto assegnare al Palazzo la denominazione di Cittadella della cultura. Infatti l’edificio, non solo ospita la sede della Fondazione ma anche, come ho già scritto, un museo, una biblioteca d’arte con una speciale sezione riservata ai ragazzi. Inoltre sale dedicate a mostre temporanee, l’auditorium e sale per conferenze, l’Area archeologica “via Tecta”, corti e aree all’aperto per manifestazioni culturali di ogni genere.

Il Palazzo dè Mayo infine, è anche sede del Centro Abruzzese di Studi Manzoniani e del Centro Internazionale Alessandro Valignano. Insomma una visita questa al Palazzo dè Mayo necessaria per l’accrescimento di quella particolare sfera della cultura, bisognosa sempre di essere alimentata, che è in ognuno di noi.

Ricchissima visita tutta per voi.

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Beni Culturali Chieti-Palazzo dè MayoPalazzo dè Mayo

Chieti

Largo Martiri Della Libertà 1 (66100)

Tel. 0871/359801

Email

Sito web

 

Chieti: una visita al Guerriero

Anni fa (1997) mi recai a Chieti e dopo aver ottenuto le dovute autorizzazioni, mi cimentai nel riprendere, attraverso disegni e pastelli, il Guerriero di Capestrano che aveva stimolato la mia curiosità soprattutto per la sua ieraticità. È infatti una delle opere monumentali dell’arte italica compresa nel Museo Archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti.

La stessa atmosfera di anni passati l’ho ritrovata nel visitare oggi (2013) il rinnovato Museo di Chieti. Ospitato in una villa neoclassica fatta costruire dal barone Frigerj intorno al 1830, passò allo Stato nel 1959 divenendo l’attuale sede del Museo Archeologico.

Ma volendo parlare delle opere contenute nel Museo, farei un torto e un grossolano errore se mi concentrassi solo ed esclusivamente sulla nota scultura del VI secolo a.C. eseguita in un unico blocco o monolito di calcare. Infatti il Museo conserva sculture funerarie di età arcaica (VII – VI sec. a.C.). È in quest’ambito che viene esposto il Guerriero di Capestrano, unico esemplare arrivato a noi completamente integro. Raffigura un capo guerriero proveniente dal territorio dei Vestini, indossando armi e oggetti di ornamento. Ma come dicevo poco fa, oltre al famoso Guerriero, sono esposte sculture che provengono dal territorio abruzzese. Significativa è la statua colossale di Ercole della zona delle Terme di Alba Fucens. Siamo ancora al piano terra che comprende una parte della raccolta numismatica della Soprintendenza Archeologica dal IV sec. a.C. al XIX sec. d.C.

Personalmente non sono un cultore di numismatica e spesso ho notato che il pubblico va velocemente avanti per vedere altro. Se posso azzardare un consiglio, questa esposizione, articolata in dodici vetrine con pannelli esplicativi, va vista anche senza soffermarsi su ogni singola moneta; dedicare, infatti, un po’di tempo a questo tipo di espressione artistica serve per meglio comprendere i vari fenomeni storico-economici dell’Abruzzo.

Il Museo comprende anche la collezione Pansa. Archeologo, avvocato e storico italiano, per ben nove anni sindaco di Sulmona. Nella sua collezione, giunta in donazione al Museo nel 1954, figurano gioielli di età imperiale, vetri soffiati e oggetti del mondo femminile. Passando oltre, il Museo comprende anche testimonianze del popolo italico dei Vestini Transmontani della provincia di Pescara e di Penne; dei Vestini Cismontani dell’altopiano di Navelli, tra i massicci del Gran Sasso, della Maiella e della catena Velino-Sirente. Inoltre sono conservate sculture, bassorilievi, vasellame e altro dei Peligni nei territori di Scanno, Popoli, Cansano, Sulmona e altri luoghi; i Marruccini e i Carricini compresi nei territori della Maiella sud-orientale e del mare Adriatico, comprendente anche la stele di Guardiagrele.

Insomma c’è da divertirsi in questo rinnovato Museo, perché anche se ho visto in altri Musei archeologici oggetti simili, qui se vogliamo passare il nostro tempo per comprendere al meglio il territorio abruzzese, riusciamo a trovare tutte quelle fonti e informazioni utili all’accrescimento della nostra Cultura.

Cospicua visita per chi lo vuole.

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05 Museo Archeologico di Chieti Il Guerriero di Capestrano – pastello di Paolo Cazzella
Pastello di Paolo Cazzella del “Guerriero di Capestrano”

05 Museo Archeologico di Chieti GuerrieroMuseo Archeologico Nazionale d’Abruzzo

Villa Frigerj – Villa Comunale

via G. Costanzi, 2

Chieti

Orario:

da martedì a domenica

dalle 9.00 alle 20.00

 

Ingresso:

intero 4,00 €, ridotto 2,00 €

 

Informazioni:

tel. 0871.404392 – 331668

Sito web

http://www.archeoabruzzo.beniculturali.it/manda1.html