Son tornato in Istria in vacanza, e mi viene la curiosità di capire come era descritta dagli antichi greci la zona che va da Trieste fino a tutta la Dalmazia. Ho qui una copia di Antichi viaggi per mare. Peripli greci e Fenici, a cura di Federica Cordano (Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1992). Da questa antologia scelgo e cito testualmente dal Periplo del c.d. Pseudo-Scilace. Si tratta di un testo che probabilmente integra un nucleo originario con parti aggiunte anche due secoli dopo; pratica questa non infrequente nelle opere geografiche. Scilace era un esploratore al servizio di Alessandro Magno (sesto secolo a.C.), ma poco importa qui sapere se sia lui il vero autore del Periplo: la letteratura nautica è spesso cumulativa. Per scrupolo consulto anche un’altra edizione dello stesso testo, in inglese, curata dalla Università di Leicester nel 1992 e reperibile in rete. Non è pedanteria: la cito perché la trascrizione dei nomi diverge parecchio dall’edizione italiana e perché la corretta trascrizione dei nomi rimane un problema aperto. Purtroppo non ho sottomano un’edizione critica completa del testo in greco: l’edizione di Patrick Counillon (Bordeaux, 2004) si occupa solo della parte relativa al Mar Nero, che qui non ci interessa. Detto questo, chiariamo intanto cos’è un periplo: non è un portolano, ma piuttosto una descrizione delle coste. Tanto per capirci, un portolano descrive esattamente punti noti, secche, luoghi d’attracco e regime dei venti, mentre il periplo è più un’opera di geografia descrittiva. Il portolano serve dunque a chi naviga, il periplo è una piacevole lettura per chi resta a terra. Ecco dunque cosa scrive Scilace, il nostro greco: 19. Veneti. Dopo i Celti c’è il popolo dei Veneti. E nella loro terra scorre il fiume Eridano (cioè il Po).. La navigazione interna è di un giorno. 20. Dopo i Veneti c’è la popolazione degli Istri e il fiume Istro (il Danubio). Questo fiume sbocca nel Ponto (il Mar Nero), dirimpetto all’Egitto. 21. Dopo gli Istri c’è il popolo dei Liburni. Le loro città costiere sono Lia, Idassa, Attienite, Diurta, Alupsi, Olsi, Pedeti, Emioni. Essi vivono in regime matriarcale e le donne, mogli di uomini liberi, si uniscono anche ai loro servi e agli uomini del paese vicino. Ecco le isole, prospicienti queste terre, delle quali so dire il nome (ma ce ne sono molte anonime): Istri, lunga 310 stadi e larga 120, e poi le Elettridi e le Mentoridi. Queste isole sono grandi. Poi c’è il fiume Catarbate. La navigazione costiera della Liburnia è di due giorni. 22. Illiri. Dopo i Liburni si trovano gli Illiri, ed essi abitano la costa fino alla Chaonia <l’Epiro>, che è di fronte a Corcyra, l’isola di Alcinoo.<Corfù, in greco Kerkyra> e vi si trova anche una città greca, col nome di Eraclea; e vi abitano anche i Lotofagi, ritenuti barbari, cioè Ierastamni e Bulini. Confinanti con i Bulini gli Ilei. Questi poi dicono che il loro fondatore sia Illo, figlio di Eracle, eppure sono barbari. Abitano una penisola poco più piccola del Peloponneso. Dalla penisola si raggiunge <un’isola> stretta e lunga: vi abitano i Bulini. I Bulini sono un popolo illirico. La navigazione costiera del paese dei Bulini, fino al fiume Nesto, dura un giorno “lungo”. 23. Nesti. Dopo il Nesto la navigazione si svolge all’interno di un golfo. Tutto quanto il golfo si chiama Manio. La navigazione interna dura un giorno. E in questo golfo ci sono delle isole: Protera, Cratie, Olunte. Esse distano una dall’altra 2 stadi, e poco di più dalle dirimpettaie Faro e Issa. Infatti proprio qui si trova la nuova Faro, isola greca.; pure Issa è un’isola, ed entrambe hanno una città greca. Prima di arrivare al fiume Narone si costeggia un lungo tratto di costa che sporge parecchio in mare. E c’è un’isola vicina alla costa, che si chiama Melita, e un’altra isola prossima a quella, chiama Corcira La Nera. Questa seconda isola si allontana dalla costa, e con l’altro guarda la foce del Nesto. Essa dista venti stadi da Melita e otto dalla costa. 24. Mani. Dopo il paese dei Nesti si trova il fiume Narone, l’imboccatura della quale non è stretta, tanto che ci può navigare persino una trireme, e le navi mecantili possono arrivare fino all’emporio alto, che dista dal mare ben 80 stadi.. Vi abitano i Mani, che sono un popolo illirico. Vi si trova una grande laguna, e la laguna giunge fino al paese degli Autariati, anch’esso popolo illirico. All’interno della laguna c’è un’sola di 120 stadi, e l’isola stessa è molto adatta alle coltivazioni. E proprio da questa laguna esce il fiume Narone. Dal Narone al fiume Arione c’è una giornata di navigazione, e dall’Arione al fiume Rizunte una mezza giornata: qui si trovano i munumenti di Cadmo e Armonia, e neppure il santuario è lontano dal fiume Rizunte. Da questo fiume fino a Butoa la navigazione è pari a quella dell’emporio. 25. Encheli. Gli Encheli sono un popolo illirico e abitano la regione dopo il fiume Rizunte. Da Butoa fino ad Epidamno, città greca, per mare ci vogliono un giorno e una notte, via terra tre giorni. 26. Taulanti. Anche i Taulanti sono di stirpe illirica, e nel loro paese si trova Epidamno e un fiume di nome Palamno scorre lungo questa città. Da Epidamno si raggiunge la città greca di Apollonia. In due giorni di cammino.Apollonia dista 50 stadi dal mare e il fiume Aia bagna la città. Da Apollonia ad Amantia ci sono 320 stadi. (…) Cerchiamo adesso di mettere un po’ d’ordine, seguendo lo stesso ordine dei paragrafi: 19. Veneti. Sui Veneti poco da dire: esistono ancora, anche se anticamente erano cugini degli Illirii e simili a tutti i popoli indoeuropei venuti dalla zona della Turchia. L’Eridano è il bacino del Po. Le distanze qui son misurate in giorni di viaggio. Ma che s’intende per un giorno di viaggio? E’ grosso modo la stima che oggi farebbe un velista che si tenesse sotto costa e veleggiasse in condizioni climatiche buone, cioè con venti regolari o prevedibili. Anticamente si navigava dalla primavera fino all’inizio di ottobre. Nelle parti del testo integrate più tardi, le distanze son misurate anche in stadi (180 m.). 20. Istri. Il territorio degli Istri non pone problemi: l’Istria è un grosso triangolo ben caratterizzato geograficamente. Dopo gli Istri vengono i Liburni e, a seguire, Dalmati e Illiri. In realtà, prima della dominazione romana erano ancora liburniche anche le città istriane di Albona e Fianona, a oriente del fiume Arsa (lat. Arsia, croato Rasa) lungo la costa istriana. Qui i Liburni si sono trovati stretti fra Istri e Giapidi, un popolo che preme sulla costa dall’interno cone gli Slavi secoli dopo. Il fiume Arsa (lat. 45.0322 e lat. 14.0436) nasce dal monte Maggiore (Ucka in croato) e scorre in una specie di fiordo sul lato orientale dell’Istria fino a Barbana (Barban in croato). Albona (in croato Labin) esiste ancora (lat. 45.05N, long. 14.07E). Esiste anche Fianona (croato Plomin) (lat. 45.08 N, long..14.11E), abitata all’epoca per l’appunto dai Liburni Flanati. Il golfo del Carnaro o Quarnero (Qvarner in croato) era detto prima di Augusto Sinus Flanaticus. Ancora oggi è chiamata Istria-Liburnica la zona tra la Cicceria e il Carnaro, ed è ben delimitato dall’allungamento della catena del monte Maggiore, che si spinge fino a nord, fino alla strada che va da Trieste a Fiume, mentre a sud arriva per l’appunto al vallone di Fianona con la catena della Caldiera. 21. Liburni. Il territorio vero e proprio dei Liburni iniziava dal fiume Tibavio o Zedanio, che dovrebb’essere oggi un torrente presso Zerovniza a sud di Segna (croato, Senj, lat. 44.59N, long. 14.54E). Dal Tedanio si arriva costeggiando fino al grande fiume Tizio (Titius in latino, la Krka dei croati), che sbocca in mare a Sebenico/Sibenik e faceva da confine naturale con i Dalmati. Nel nostro periplo il fiume Tizio suona Katarbates (Kataibates nell’ed. Leicester). L’assurdo viene dopo: Lia, Idassa, Attienite, Diurta, Alupsi, Olsi, Pedeti, Emioni. diventano nell’edizione inglese Arsias, Dassatika, Senites, Apsyrta, Loupsoi, Ortopeletai, ed Heginoi (una in meno, tra l’altro). 310 stadi diventano 210, e così via. Se avessi tempo consulterei una buona edizione critica, dato che è evidente la corruzione del testo originale. Copisti ignoranti hanno trascritto i nomi come potevano. Ma quali sono i nomi veri? E soprattutto, a cosa corrispondono? Il suffisso -te è di certo liburnico (vedi Tergeste, Trieste) e Senites potrebb’essere Segna/Senj. Certo, i porti sono gli stessi da sempre, ma identificarli uno per uno sulla base di un elenco simile è azzardato. Più facile identificare le isole: Istri è per forza Cherso (Cres), viste le dimensioni, mentre Mentoridi ed Elettridi (lett. le isole dell’ambra, attraverso le quali passava il commercio del prezioso materiale nordico) sono per esclusione le altre: Veglia/Krk, Arbe/Rab, Pago/Pag e così via. Più quelle che all’epoca di Scilace non avevano nome. 22. Illiri. Agli Albanesi – sedicenti eredi degli antichi guerrieri Illiri – piace credere che il termine derivi da Iliret, uomini liberi, il che non è impossibile. Il fiume Nesto, che fa da confine tra Illiri e altri popoli più a sud, altri non è che la Narenta (Neretva). Il golfo Manio è il golfo di Spalato, ma sta più a nord.: il periplo ogni tanto non ha chiaro lo sviluppo reale della costa. I Greci vennero a contatto con gli Illiri più a sud – diciamo con gli antenati degli Albanesi – e hanno esteso il nome anche a popolazioni più a nord. Chi sono gli Ierastamni? Il testo edito da Leicester li chiama Iaderatenai, il che forse è più esatto: Iader era Zara e Jadran è tuttora il nome con cui i croati chiamano il loro mare Adriatico. Infine i Bulini. Sono sicuramente illirici, e sembrano abitare – almeno dalla descrizione – nella penisola di Sabbioncello/Peljesac. Eraclea è forse Corcira La Nera, ovvero Curzola/Korcula, almeno dalle monete col volto di Ercole ritrovate in zona. Stranamente non si parla di Epidauro (Ragusa vecchia, croato Cavtat). La Chaonia, confine sud degli Illiri, è l’Epiro. 23. Nesti. Melita/Mljet non pone problemi: non ha cambiato nome. Il golfo Manio è quello di Spalato/Split (vedi sopra). Cratie e Olunte sono oggi Brazza/Brac e Solta, mentre Faro e Issa sono Lesina/Hvar (<Pharos) e Lissa/Vis. Issa aveva evidentemente il digamma eolico, che suona “v”. La distanza tra le due isole è errata: non 2 stadi ma almeno 20. 24. Mani. Rhizon o Rizunte si riferisce alle Bocche di Cattaro. 25. Encheli. Epidamno è l’attuale Durazzo Butoa è oggi Budva. Il nome del popolo ricorda quello delle anguille(encheléai in greco). Forse era una comunità di pescatori. 26. Taulanti. Le rovine di Apollonia, oggi in Albania, sono visitabili. Era una colonia greca in terra straniera. Il fiume è l’attuale Voiussa.
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PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO
L’Osservatorioiraq.it, nell’ambito del Salone dell’editoria sociale di Roma (18-21 ottobre 2012), presenta insieme a Un ponte per… il libro Cronache di una controrivoluzione. Il prezzo della libertà ai tempi delle Primavere Arabe (Edizioni dell’asino), per una riflessione sull’autunno del malcontento che potrebbe spazzare via ciò che rimane delle primavere arabe.
Repressione, corruzione e guerra per le risorse, gli attivisti della sponda sud continuano a rischiare la vita, e a denunciare un’Europa che, mentre sigla accordi economici di stampo neo-coloniale, riceve il Nobel per la Pace 2012.
Le Primavere Arabe in chiave controrivoluzionaria per capire perché ancora oggi in Egitto e Bahrein, passando per lo Yemen, migliaia di persone continuano a rischiare la propria vita a mani nude in nome della libertà.
Mentre al Museo di Roma in Trastevere è la rivista Geopolitica, in occasione dell’uscita del suo secondo numero, e l’associazione Me.Dia (Mediterraneo in Dialogo) organizzano il convegno dedicato alla Primavera Araba per discutere sui risultati e le prospettive dei recenti sommovimenti nel mondo arabo.
A partire dalla morte di M. Bouazizi nel dicembre 2010, una serie di rivolte, proteste e rivendicazioni popolari ha investito vari paesi arabi in rapida successione. In Tunisia, Egitto, Yemen e Libia i governi sono stati rovesciati; in Libia e Bahrain le rivolte hanno portato all’intervento armato straniero; in Siria la situazione rasenta la guerra civile ormai da parecchi mesi. Ma nessun paese arabo è rimasto completamente estraneo alla cosiddetta “Primavera”.
Salone dell’Editoria Sociale
venerdì 19 ottobre 2012
Roma
Porta Futuro – Sala B
via Galvani 108 (Testaccio)
dalle 12.15 alle 13.45 incontro su:
Economia e politica a un anno dalle rivolte arabe.
Convegno
LA PRIMAVERA ARABA:
un anno dopo
alle ore 15.30 del 19 ottobre 2012
Roma
Museo di Roma in Trastevere
piazza Sant’Egidio 1/b
Per prendere parte all’evento è richiesta la registrazione tramite posta elettronica ai seguenti indirizzi: eventi@istituto-geopolitica.eu e segreteriame.dia@gmail.com.