Nella “City” porteña il dollaro si va tingendo di vari colori.
Non sto parlando di arte o moda ma delle strade colorate che più o meno legalmente vengono percorse dagli argentini per l’acquisizione del dollaro.
Nonostante la politica kirchneriana abbia cercato di rendere sempre più indipendente l’Argentina dall’egemonia economico-finanziaria americana, utilizzando misure protezionistiche e accordi economici con paesi latinoamericani come il Brasile, gli argentini ora più che mai vanno alla ricerca del bigliettone verde.
Le restrizioni scoraggiano l’acquisizione della divisa con carte di credito (chiamato dollaro celeste) i cui acquisti ora verranno caricati di una tassa del 15%, e stanno imponendo i pagamenti degli immobili in pesos e non più in dollari.
Ma la domanda degli argentini si fa ancora più insistente, in quanto il dollaro appare l’unico ancoraggio contro la perdita di potere del peso e l’annullamento dei propri risparmi; quindi accanto al cambio ufficiale della Banca centrale ormai abbiamo il dollaro blu scambiato a mercato nero con un valore più alto di almeno un 20%-30%.
Ormai la pratica per le strade alternative si sta consolidando: è più vantaggiosa di quella ufficiale sia in termini economici che pratici (elusivi dai controlli); ciò comporterà che il divario tra il cambio ufficiale e quello blu continuerà ad ampliarsi.
E mentre sull’interpretazione dello scenario macroeconomico opinionisti e specialisti si scontrano sul futuro dell’economia argentina in un duello all’ultimo sangue, il povero turista ignaro scambia la propria divisa all’aeroporto nelle case di cambio, dove il dollaro viene valutato ad un tasso del 20 % più basso di quello ufficiale e quindi 40%-50% più basso rispetto a quello blu!