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Quel che resta del giorno ( I racconti del Campo)

Siamo a largo dei Librari, con le spalle all’oratorio restaurato. E’ un pomeriggio di settembre ma il Filettaro apre la sera. E mentre chiacchieriamo seduti ai tavolini del caffè, due bangladesi schizzano via lungo via dei Giubbonari con la mercanzia, evidentemente inseguiti dai vigili. E’ il gioco delle parti, la solita scenetta messa in onda quando Roma Capitale decide di fare sul serio per far contento il Messaggero o evitare i tweet di Salvini contro Virginia Raggi. La coppia che mi sta davanti si direbbe male assortita: lei è una stupenda brunetta, lui ricorda un po’ Morgan o Anonymous ed è l’archetipo del simpatico bel mascalzone. Lei infatti è sposata ed è allo stesso tempo sinceramente innamorata di questo divorziato con figli. Come finirà la storia? Non lo sanno nemmeno loro, questo lo ammettono mentre lentamente girano il cucchiaino nella tazzina del caffè. I tratti di lei sono dolci, è una siciliana elegante e sensuale e ha sempre il sorriso sulle labbra. Nel frattempo la partita a guardie e ladri continua: una robusta vigilessa sta facendo il giro della piazzetta, lasciando comunque un intervallo sufficiente a far scappare il “bangla” lungo l’altro lato della piazza. Lentamente sentiamo avvicinarsi anche una macchina che scandaglia via dei Giubbonari. Anche qui è un’operazione di facciata: se vuoi rastrellare sul serio una strada devi chiuderne entrambi gli accessi. Mi ero comunque distratto e la donna che ho davanti aspetta la risposta a chissà quale domanda. Chiedo di ripeterla e prendo tempo: mi chiede che voglio fare io. Risposta: nulla. Non provo emozioni, o almeno col tempo ho imparato a controllarle. E poi è da lei che aspetto una risposta, visto che sono suo marito ed è lei che vuole mettersi con un altro. Ho chiesto io di vederci a tre per fare due chiacchiere: devo sapere cosa vogliono fare, come e quando.

Dietro di me continua il passeggio domenicale, mentre un distinto venditore ambulante deve discutere con le guardie: lui non è scappato, ma è italiano e pensa di evitare la sanzione. Ben altro panorama la mattina dei giorni feriali verso le 8, quando c’è scuola: il vicino liceo statale Vittoria Colonna pullula di belle ragazze e ai tavolini c’è di tutto: ormai non esistono più ragazze brutte o poco curate, e forse per questo miss Italia non va più di moda: ormai basta uscir per strada e sembrano tutte finaliste.

Ritorno sui miei pensieri: mi preoccupa l’aspetto economico di una eventuale separazione. Già lei mi ha chiesto a chi resterà la macchina, e questa non gliela perdono. Lui poi non ha un posto fisso e chi chiede i soldi una volta, li chiederà anche dopo. Passi per il letto, ma i soldi no. Qui manco a farlo apposta siamo vicino al Monte, dove i traffici di oggetti e denaro avvengono da sempre e certe facce le conosciamo tutti da anni. Proprio al Monte comprai una macchina da scrivere usata, quando ancora non c’era la videoscrittura. Ma qui troppe cose sono cambiate da quando ero giovane, inutile fare l’amarcord. Devo infatti concentrarmi su quello che ho davanti, ma non è facile: quei due se non sono ancora andati a letto ci andranno presto e anche senza dirmelo lo capirò lo stesso. Nel frattempo mia madre sta lentamente spegnendosi in un lontano ospedale e quella casa dove una volta abitavamo in cinque ora è malmessa, enorme e vuota. Ieri insieme alla badante – una robusta contadina romena – abbiamo dato una riordinata alle stanze e soprattutto le abbiamo pulite da tutta la robaccia accumulata nel tempo: scarpe, indumenti in disuso, pentole in alluminio, certificati elettorali, bollette d’epoca, carte da regalo, riviste, decoder e cavi elettrici, verbali di condominio, fatture saldate mezzo secolo prima. Se la lasciassi sola, quella donna brava quanto ignorante butterebbe tutto, ma insisto per esaminare prima qualsiasi cosa trovi in armadi, madie e cassettiere. Decido io cosa va conservato e cosa va mandato in discarica, altrimenti andrebbero perduti anche i libri antichi di mio padre o le mie collezioni che non ho avuto il tempo né lo spazio per portare con me dopo il matrimonio, di cui tra pochi giorni ricorre l’anniversario. Mi viene da ridere: quest’anno non riesco a immaginarmi una cenetta a lume di candela, né è sicuro che, una volta sloggiato da casa di mia moglie, io possa abitare casa di mia madre: i fratelli la vogliono vendere e non avrei certo i soldi per riscattare le loro parti. Certo l’idea di non dover guidare più ogni giorno nel traffico o di poter entrare al cinema Farnese quando voglio resta un bel sogno: con lo stipendio che mi danno posso solo scegliere un’altra periferia. Magari con un teatro o un cinema di quartiere.

BARBEFINTE 2.0

Ho sulla scrivania due libri appena usciti, uno in inglese, l’altro in italiano:

Operation Dragon : Inside the Kremlin’ Secret War in America / R. James Woolsey , Jon Mihai Pacepa. New York, Encounter Books, 2021.

I come Intelligence. Indispensabilità e limiti / Renato Caputo , Vittorfranco Pisano. CI&S , 2021.

Li ho messi insieme perché sono scritti da gente del mestiere: Woolsey è stato direttore della CIA, Pacepa dei servizi segreti romeni, mentre Caputo e Pisano sono docenti di scienze della sicurezza presso una università privata italiana e hanno alle spalle un solido curriculum accademico. Ma l’accostamento dei due volumi è anche suggerito dallo scorrere del tempo: Woolsey e Pacepa lavoravano in piena Guerra Fredda, mentre Caputo e Pisano affrontano il presente. Oggi avere informazioni è più facile: l’OSINT ovvero Open Source Intelligence è non dico alla portata di tutti, ma accessibile a chi abbia lunga pratica del web e la capacità di analizzare la mole delle informazioni disponibili in rete. Nulla di segreto e neanche monopolio degli organi di Stato: se l’intelligence è l’analisi strutturata delle informazioni raccolte e il loro uso funzionale alla sicurezza, alcune procedure sono usate anche da gruppi industriali e centri di ricerca privati. Ma a cambiare dai tempi della Guerra Fredda è l’estensione del lavoro: il range non riguarda più solo l’ambito militare o la sicurezza interna, ma anche settori strategici legati all’informatica, ai brevetti, alle risorse energetiche, alle comunicazioni e ora anche al settore farmaceutico, come è evidente ora in tempi di Covid-19. La guerra dei vaccini vede hackeraggio di siti di ricerca, di archivi ospedalieri, furto di brevetti, controinformazione per screditare il vaccino rivale, infiltrazione di spie al seguito di interventi umanitari, secondo copioni aggiornati al 2021. Tutto questo è diverso dal complottismo, nel senso che non è opera di menti disturbate, ma di precise strategie dell’informazione e dello spionaggio industriale.

Cosa resta del vecchio spionaggio, in epoca di ELINT (Electronic Intelligence)? Beh, l’HUMINT (Human Intelligence) resta basilare laddove non ci sono radio o terroristi così fessi da parlare per telefono. E pare che funzioni sempre l’Honey trap: sedurre e poi ricattare l’uomo d’affari resta un classico, ora aggiornato all’era digitale. Ma la STASI – il servizio segreto di Berlino Est – gestiva persino una scuola di formazione per “agenti Romeo”, seduttori di segretarie che lavoravano in posti chiave, pratica favorita dalla carenza tedesca di uomini (morti in guerra). Ma possiamo scommettere che ancora ci sono imprenditori e funzionari che si fanno incastrare dalla bella Tatiana o dalla cortese orientale che in fiera ti regala la pen-drive. Sono forse passati i bei tempi dei cocktail d’ambasciata, ma la natura umana resta sempre la stessa.


Operation Dragon: Inside the Kremlin’s Secret War on America
by R. James Woolsey, Ion Mihai Pacepa
$25.99


I come Intelligence. Indispensabilita & limiti
di Renato Caputo, Vittorfranco Pisano
Editore: ilmiolibro self publishing
Collana: La community di ilmiolibro.it, 2021, pp. 164
Prezzo: Euro 25,50
EAN: 9788892376328
ISBN: 8892376322




IL CONSENSO

Vanessa Springora non credo fosse nota in Italia prima del suo libro pubblicato nel 2020, Le Consentement (Il Consenso, edito per noi da La Nave di Teseo). La Springora è una scrittrice ed editrice francese e oggi, a 47 anni, narra della sua relazione avuta dai 14 ai 16 anni con uno scrittore e intellettuale francese oggi anziano (83 anni) ma all’epoca cinquantenne. Qualcosa forse in linea con L’amante di Marguerite Duras (1984), ma senza esotismi e aggiornato ai tempi del MeToo. Viene subito in mente uno scandalo simile: l’avvocato e giurista Camille Kouchner (45 anni, figlia del primo matrimonio dell’ex ministro socialista, Bernard Kouchner, fondatore di Medici senza Frontiere) nel libro La Familia grande (2021), denuncia che suo fratello gemello da adolescente fu vittima di incesto da parte del patrigno, il celebre politologo e costituzionalista Olivier Duhamel, che ha subito annunciato le proprie dimissioni dalla carica di direttore della Fondazione nazionale di scienze politiche. E non so quanti si ricordano che il noto fotografo David Hamilton (inglese ma naturalizzato francese) nel 2016 si è suicidato dopo che Flavie Flament (42 anni), nota presentatrice della radio e tv francese, nel suo libro  La Consolation (2017) ha narrato dello stupro subìto a 13 anni da parte di “un famoso fotografo specializzato in raffinati nudi di ballerine e ragazze adolescenti”. Al che una ventina di donne ha confermato la stessa cosa, identificando senza mezzi termini il responsabile e facendo capire che era uno stupratore seriale di ragazzine. Sono tre storie esemplari, ma differenti da quanto avviene ora negli Stati Uniti: le vittime francesi non sono attricette sfruttate sessualmente da produttori cinematografici e imprenditori arricchiti, ma professioniste affermate che scrivono a trent’anni di distanza dal trauma, facendo nomi e cognomi di uomini di potere e di cultura. In Francia il libro ha sicuramente ancora un prestigio e la cultura pure, ma qui sono proprio gli intellettuali a farci brutta figura. Olivier Duhamel è un politologo e costituzionalista, amico influente di François Hollande e di Emmanuel Macron, mentre lo scrittore attaccato da Vanessa Springora è lo scrittore Gabriel Matzneff, un nobile russo naturalizzato francese, autore (oltre che di un’ampia serie di saggi) de L’Amante de l’Arsenal, pubblicato lo scorso novembre, e di cinque volumi di diari dal 1979 al 1992, che ora Gallimard sta cercando di ritirare dalla circolazione. Mazneff in realtà non ha mai nascosto le sue inclinazioni: in Italia nel 1994 fu pubblicato da ES I minori di sedici anni (orig.: Les Moins de seize ans, 1974), dove – a metà tra la narrazione e il trattato – l’autore afferma con veemenza il diritto di avere rapporti sessuali con ragazzi e ragazze minori di sedici anni. A suo tempo quel libro l’ho anche letto ed era sorprendente il tono esplicito e assertivo con cui veniva trattata una materia diciamo delicata. E se qualcuno ancora avesse dubbi, sappia che Mazneff  il 26 gennaio 1977 aveva promosso una petizione di firme per la depenalizzazione del reato di pedofilia dal codice penale francese. L’appello era stato sottoscritto da vari intellettuali vicini al Sessantotto francese, quali: Simone de Beauvoir, Roland Barthes, Gilles Deleuze, Michel Foucault, André Glucksmann, Felix Guattari, Jack Lang, Bernard Kouchner, Jean-Paul Sartre e Philippe Sollers; come si vede, praticamente l’aristocrazia della Cultura francese al completo. Sicuramente all’epoca certe posizioni venivano viste come il superamento della morale borghese, ma la controparte – all’epoca minorenne –  oggi non è di questo avviso e neanche il legislatore: in Francia sarà considerata violenza qualsiasi rapporto con chi ha meno di quindici anni. Maturità sessuale e psicologica ormai si è capito che non sono la stessa cosa, e soprattutto “consenziente” non significa “consapevole”: le vittime per rielaborare la propria esperienza e narrarla ci hanno messo trent’anni. Anche se la storia della ragazzina precoce vende sempre (ricordate i Cento colpi di spazzola di Melissa P. ?), il successo immediato di questi libri s’inquadra in un momento di elaborazione culturale e di reazione a quanto avveniva da anni sottotraccia e persino con la complicità della famiglia. A leggere tutte queste testimonianze – comprese quelle di Matzneff – salta sempre fuori l’immagine negativa di un padre assente e di una madre troppo debole perché divorziata e depressa o perché ammaliata dal prestigio e il potere riflesso offerto dal legame con un uomo famoso. Nella famiglia incestuosa si è spesso notata l’inversione dei ruoli fra madre e figlia, e Matzieff stesso afferma che le sue prede migliori erano i figli delle famiglie labili, il che la dice lunga sul rapporto di dipendenza psicologica ed economica che si forma all’interno di una relazione squilibrata. Unica consolazione è che qualcosa ora sta cambiando sul serio.


Il consenso
Vanessa Springora
La nave di Teseo, pp. 224, 2020
Prezzo: € 17.00

ISBN: 88-346-0327-3 – EAN13: 9788834603277


La sicurezza dello Stato nella gestione dell’informazioni

Scritto da due specialisti, entrambi docenti universitari ma di estrazione diversa (il primo un ufficiale di S.M., un giurista l’altro), il libro è un originale contributo alla conoscenza di un settore delicato ma vitale per la sicurezza dello Stato, ristrutturato nel 2007 sia per venire incontro a nuove esigenze, sia per coordinare sotto una direzione unica funzioni assegnate prima a singoli ministeri, con conseguenze negative per l’efficienza e la trasparenza dei servizi stessi.

Dopo unaprefazione diVittorfranco Pisano, uno specialista nel campo, il primo capitolo descrive appunto la strutturazione attuale del Servizio, complessa ma funzionale. La direzione politica è affidata al Presidente del Consiglio dei Ministri §1.1), responsabile istituzionale unico, da cui deriva un’autorità delegata (§1.2), ove istituita: sono recenti le polemiche sorte durante il governo Conte. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è assistito in questo dal CISR, Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica (§1.3), pari del Presidente, mentre invece  ne dipende  gerarchicamente il DIS (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza) (§ 1.4), che deve assicurare il livello tecnico – amministrativo del servizio. Dunque, al vertice della struttura c’è un responsabile unico, ma assistito da un organismo di indirizzo politico collegiale e da una struttura istituzionale di supporto. A caduta, seguono AISE e AISI (§ 1.5), rispettivamente i Servizi di Informazione per la Sicurezza esterna e interna, secondo uno schema ormai diffuso in tutti i paesi moderni ma da noi recepito in ritardo. All’interno del DIS il Presidente del Consiglio ha competenza assoluta di apporre il segreto di Stato, di nominare o rimuovere i direttori amministrativi e di stabilire il bilancio assegnato, come pure  delega i Direttori di AISE e AISI a richiedere all’Autorità giudiziaria l’autorizzazione a poter svolgere specifiche attività di raccolta informazioni, Dopo la riforma della Legge n. 124 del 3 agosto 2007 nessuno può esercitare in modo autonomo le funzioni assegnate, come facevano prima i singoli ministri, vigendo ora la centralità del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Altro aspetto innovativo della legge (artt. 30-38) è il controllo parlamentare tramite il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), che ridefinisce i poteri del vecchio COPACO (Comitato Parlamentare di Controllo, Legge 801 del 1977) (§ 1.6). Il Comitato è ora formato da cinque deputati e cinque senatori bilanciati fra maggioranza e opposizione, Il Comitato verifica, in modo sistematico e continuativo, che l’attività del Sistema di Informazione per la Sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione, delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni (comma 2).  Il potere di controllo del Comitato (art. 31) si esplica nella convocazione, per lo svolgimento periodico di audizioni, del Presidente del Consiglio, dei membri del Comitato interministeriale (CISR), del direttore generale del Dipartimento (DIS), dei direttori dei servizi (AISE ed AISI). Il Comitato è, in sintesi, l’organo di controllo parlamentare della legittimità e della correttezza costituzionale dell’attività degli organismi informativi, e può persino richiedere l’accesso ad atti giudiziari in deroga al segreto delle indagini preliminari, e allo stesso modo può richiedere atti riservati prodotti dai Servizi, ovviamente a precise condizioni che non mettano in pericolo gli interessi dello Stato e gli uomini. Di tutto questo deve esser sempre preventivamente informato il Presidente del Consiglio, che è tenuto a consegnare al COPASIR una relazione semestrale riservata, mentre il Comitato è tenuto a presentare una relazione annuale davanti al Parlamento. Neanche a dirlo, l’arti. 36 della Legge 124/2007 vieta la divulgazione di atti riservati, estesa a tutti i componenti dei vari rami dei Servizi e ai membri del COPASIR.

Questo per la parte strettamente legislativa. Il secondo capitolo invece analizza le Risorse Umane e il rapporto di lavoro nel settore della Sicurezza Nazionale. La legge 124 del 2007 introduce molte novità (§2.1): il “dualismo razionalizzato” fra agenzie con ruoli diversi sotto una guida unica (al posto dei servizi dipendenti da Difesa e Interni) ; precise garanzie funzionali nei riguardi degli addetti ; infine, la selezione per concorso pubblico (tranne casi particolari) e l’inquadramento in un ruolo unico SIS e DIS;  la creazione di una scuola specifica per la formazione, aperta anche all’università e ai centri di ricerca. Questo garantisce una migliore preparazione professionale, una maggiore omogeneità e un migliore coordinamento operativo, tenendo presente la complessità della situazione mondiale. Materia delicata, sottoposta a segreto di Stato, opponibile all’autorità giudiziaria, la quale può però chiedere verifica dell’autorizzazione al Presidente del Consiglio. Anche qui vige un sistema di garanzie e controlli reciproci.

Il terzo capitolo intriga anche il lettore comune: la gestione delle Risorse umane nella Human Intelligence (HUMINT).  In sostanza, quanto si usava al tempo della Guerra Fredda sembrava superato dallo sviluppo e l’uso dei nuovi mezzi tecnologici, salvo poi accorgersi delle loro limitazioni in un ambiente – come quello del terrorismo internazionale o del narcotraffico – politicamente frazionato, privo di una vera struttura centralizzata, caratterizzato da attori che agiscono per gruppi autonomi, caratterizzati da strutture clanico-mafiose, localizzate in zone circoscritte ma difficilmente penetrabili, e magari anche poco avvezze all’uso di mezzi di comunicazione tecnologici. In sostanza, fino alla caduta del Muro di Berlino (1989) i due blocchi contrapposti sapevano cosa cercare e dove: in genere le informazioni riguardavano centri militari e industriali, impianti nucleari e catene di comando. Il Corpo Diplomatico si dava da fare, si faceva certamente  uso della tecnologia, ma più spesso ci si valeva di collaboratori e infiltrati; tutte cose che abbiamo visto nei film di spionaggio o imparato dai libri di Le Carré. Ora il terrorismo internazionale del nuovo secolo ha scompaginato le carte. Proteggere una centrale elettrica da un attacco di cyberwar, sventare il furto di codici di carte di credito, proteggere un brevetto, identificare una cellula terroristica o infiltrarsi tra i mafiosi, è tutto nuovo L’ELINT (Electronic Intelligence) poco ne ricava, ma anche l’HUMINT ha le sue difficoltà, non essendo facile infiltrarsi o reclutare collaboratori nelle strutture chiuse sopra descritte. A questo punto, con la globalizzazione, più che di Secret Service potremmo parlare di Security Service. A maggior ragione l’operatore HUMINT, sia esso un ufficiale reclutatore, un informatore o un analista di dati, deve avere – ferma restando la preparazione tecnica e culturale – qualità e attitudini particolari, alcune delle quali, come l’OSINT (Open Source Intelligence, la capacità di rielaborare dati dalle fonti aperte, soprattutto in web) dovrebbe far parte anche oggi della formazione civile, in ogni caso tutto è lontano dallo spionaggio classico. Un paragrafo interessante (3.1.1) riguarda la differenza fra notizia, informazione e rumor. L’informazione è attendibile e comprovata, il resto va confrontato e valutato. Da parte mia osservo che certi metodi dovrebbero essere patrimonio anche dei comuni giornalisti, che possono anche permettersi tempi meno stretti di un “Case officer”, l’ufficiale di riferimento nelle operazioni di Intelligence. Nel testo c’è comunque un paragrafo importante (§ 3.4) sul processo di ricerca informativa HUMINT: la ricerca, la selezione e la valutazione delle fonti; il reclutamento delle fonti; la loro gestione (nota: alcune tabelle aiutano l’analisi). Ciò non toglie che una delle maggiori criticità resta la valutazione della fonte e delle notizie fornite, pur ben sapendo che disinformazione e/o doppiogioco sono frequenti. Viene anzi riportato a titolo esemplificativo (§ 3.5.1) un caso di studio di disinformazione.

Il quarto e ultimo capitolo pone a confronto due interviste, ovviamente anonime. La prima con un agente HUMINT, l’altra con un analista operatore sistemi tecnologici DISCIPLINA IMINT (Fotointerprete/Analista di immagini digitali). Da non perdere.

Infine, interessanti e aggiornate sia la bibliografia che la sitografia (elenco strutturato di siti web in argomento).


Il sistema di informazioni per la sicurezza della Repubblica e la gestione delle risorse umane
di Renato Caputo, Antonello Vitale
Prefazione di Vittorfranco Pisano
Editore: ilmiolibro self publishing, pp, 128, 2020

Collana: La community di ilmiolibro.it
C&IS, (Collana Intelligence e Sicurezza)
Prezzo: 22,00 euro

EAN: 9788892373242
ISBN: 8892373242


Dalle stalle alle stelle (nelle stalle)

Sono in ritardo di una decina d’anni lo so, ma non ricordo che a suo tempo questo romanzo abbia ricevuto la visibilità che merita. Fortuna vuole che in questo periodo il libro sia in promozione sulla maggior parte delle piattaforme di vendita digitali, e da li mi è balzato all’occhio.

Ammetto che un po’ la lettura è stata condizionata dal fatto che l’autore Livio Macchi è un mio compaesano, ma sono bastate poche pagine per farmi dimenticare questo particolare e lasciarmi prendere completamente dalla storia.

La storia è quella di Giovanni Pepere, un cafone (contadino e non per forza dispregiativo, perlomeno nel 1500) originario di Melfi che un bel giorno, durante una battaglia, salva il viceré e in cambio ottiene terre e moglie dal principe che presiede Melfi e dintorni. L’ambizione del cafone lo porta a far fruttare quei terreni ostili fino a scoprire “l’olio di pietra” che lo rende l’uomo più ricco della zona.

Però, da che mondo è mondo, più sei ricco più sei a rischio, e il rischio era in quel tempo quello di trovare qualcuno più forte di te che era interessato ad impossessarsi delle tue terre e delle tue ricchezze e che, se all’ambizione ti mancava la scaltrezza, bastava poco per perdere tutto.

Ma Giovanni Pepere era anche scaltro, oltre che fortunato. Ma poteva tutto ciò durare per sempre? Qui mi fermo per lasciare che siano le pagine a parlare, pagine ricche di paesaggi, di personaggi e di costumi. I costumi di un Sud Italia che colpisce sempre per il suo fascino, e di un paese che, più in generale, non smette mai con la sua storia di offrire spunti per altre piccole storie da raccontare. Se poi queste storie sono scritte in un certo modo c’è ancora più piacere a leggerle, inventate o meno, con personaggi reali e con altri immaginari che ben si inseriscono nel contesto.

E’ una lettura veloce e coinvolgente, dove non mancano la passione, la famiglia e i suoi drammi, l’eroismo di taluni e la codardia di altri; è una terra che parla, che racconta di come un uomo con poco può elevarsi a principe e a rendere reali cose che prima poteva solo disegnare nella terra, cinquecento anni fa come oggi.

Di Giovanni Pepere in effetti se ne vedono tutti i giorni, o sbaglio?


Titolo: Il Principe del fuoco
Autore: Livio Macchi
Editore: Piemme, pp. 332, 2012
Prezzo: € 8,75 (€ 17,50)
Disponibile in ebook

EAN: 9788856623826

Livio Macchi, originario di Gallarate in provincia di Varese, si è fatto conoscere ai lettori con il romanzo “A metà della notte” per poi continuare con altri romanzi sempre su base storica.

http://www.liviomacchi.com/