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“Amore nei giorni della rivolta” di Ahmet Altan

Vi presentiamo finalmente il secondo capitolo di “Quartetto ottomano”, una serie di Ahmet Altan che ci porterà in un’Istanbul più che mai infuocata. I Giovani Turchi sono alle porte e il trono del sultano comincia a farsi sempre più traballante…

Amore nei giorni della rivolta

Il romanzo si apre subito dopo il tentativo di suicidio di Hikmet Bey, figlio del medico personale del sultano, mentre cerca di dimenticare la donna all’origine della sua tristezza, la sua sposa, la bellissima e superba Mehpare Hanım. Mentre in un ospedale di Salonicco Hikmet ritrova lentamente le forze e la voglia di vivere, le cose cambiano nella capitale ottomana. Il potere del sultano è minacciato, si prepara la rivolta, le strade di Istanbul diventano teatro di ogni violenza. Siamo alla vigilia di un episodio della fine dell’Impero: la controrivoluzione del 31 marzo 1909.

Seconda parte

“Amore nei giorni della rivolta” ci riporta alle magiche atmosfere che avevamo lasciato in “Come la ferita di una spada“, unendo ad esse una situazione politica sempre più intricata ed approfondita. Se nel precedente romanzo eravamo alle origini della rivolta, qui è lei a far da padrona, condizionando la vita di tutti i personaggi che saranno costretti ad adattarsi o a perire. Probabilmente è proprio questa la novità più grossa di questo secondo capitolo, in grado di stravolgere l’approccio dei protagonisti al loro stesso ambiente. Emblema assoluto di tutto ciò saranno il Sultano Abdul Hamid II ed Hikmet Bey.

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Il sultano Abdul Hamid II, l’ultimo ad esercitare un reale potere nell’Impero ottomano

Il primo, in un certo, è il vero protagonista dell’opera, incarnando perfettamente la malattia che affligge l’Impero e che, fin da subito, sembra destinata a distruggerlo. Fin dal primo momento, infatti, non vi saranno dubbi sul destino di questa rivolta, così come riguardo a quello del sovrano in carica. Molto poetico, poi, come verranno descritti gli alloggi del sultano, ormai belli da fuori ma in rovina al proprio interno. Hikmet Bey invece, personaggio attivo per eccellenza nel primo romanzo, subirà un’incredibile evoluzione che, probabilmente, rappresenta il movimento dell’intera sommossa popolare.

Distruggere per creare

Se nel primo capitolo era il seduttore per eccellenza, in “Amore nei giorni della rivolta”, il personaggio sarà costretto ad costruire assolutamente da zero la sua fama, preoccupandosi a lungo di sopravvivere più che di vivere. Sono molto lontani i fasti di un tempo, ciò però darà al personaggio la possibilità di ri-iniziare da capo la propria vita, eliminando per sempre ciò che lo aveva fatto soffrire e ponendo le basi per un futuro che non avrebbe mai immaginato.

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Enver Pasha

Altro personaggio dalla storia simile è poi Ragıp Bey, militare dal forte senso di giustizia unitosi ai Giovani Turchi per ripristinare l’ordine nell’Impero. Sarà attraverso i suoi occhi che osserveremo la rivolta e le conseguenze, riuscendo fin da subito ad intuire quale sarà il futuro del paese. Con sempre più insistenza, infatti, inizieranno a risuonare i nomi di Enver Bey, Talaat Pasha e Mustafa Kemal, personaggi che segneranno per sempre la storia di Turchia, andando ad occupare ogni libro di storia.

Una citazione

“Non giudicare mai nessuno con il tuo metro di giudizio, ognuno dev’essere giudicato con il proprio. È immorale chi tradisce le proprie convinzioni, non le tue.”

Sheikh Yusuf Effendi

Scritto benissimo e completo, “Amore nei giorni della rivolta” vi svelerà uno dei periodi più duri e nascosti della storia ottomana, risultando interessante sia sotto l’aspetto narrativo che storiografico.

Khalid Valisi
del 20 luglio 2019
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni


Amore nei giorni della rivolta
di Ahmet Altan
Traduzione:Barbara La Rosa Salim
Editore:E/O, 2019, p. 480
Prezzo: € 19,00

EAN:9788833570785


Salvini e il Pensiero slegato


Chi scrive è sinceramente inorridito dallo stile di Salvini: anti-intellettuale, assertivo invece che dialettico, duro ma privo dell’elaborazione culturale del fascismo storico. Eppure il suo stile funziona, quindi va studiato, non fosse altro per combatterlo. Finora l’opposizione non lo ha fatto, anzi è scesa al suo livello: aggredisce invece di analizzare e in più confonde i modi con i contenuti, dimostrando scarse capacità di analisi. Certo che rispetto a non molti anni fa il linguaggio politico si è impoverito, all’analisi si è sostituita l’emozione. Il problema è che tutto questo funziona, almeno per ora, cioè fino al giorno in cui la gente chiederà ragione dello scarto fra le parole e i fatti. Se parli di blocco navale le navi della Marina devi farle uscire dal porto, altrimenti chiunque s’i infila e ti fa fesso. Ma prima di parlare devi anche verificare se questo te lo permette la legge, a maggior ragione se sei ministro dell’Interno. Ebbene, l’analisi del lessico di Salvini è ora contenuta in un libello di Stampa Alternativa, nella collana “Strade bianche”, erede dei Millelire e come tale breve – 30 pagine – ma corposo. Autrice è Francesca Vian, che ha smontato i messaggi di Salvini dal giugno 2018 a oggi, un anno in cui è successo tutto e il contrario di tutto, o niente. Intanto si stabilisce la differenza tra il Salvini che posta brevissime frasi sui social – aiutato da un’équipe guidata dal filosofo informatico Luca Morisi – e il Salvini in diretta, aggressivo e logorroico, che parla con tutti, accetta i selfie brandendo il cell come la spada del guerriero di Legnano, risponde a braccio e parla anche per ore senza leggere neanche un foglietto di appunti. Antitesi del politico che non esce dall’ufficio, in questo modo ha il polso del suo elettorato, né sarebbe una cattiva idea per l’opposizione tornare a camminare per strada e parlare con la gente invece che con altri politici. Ma torniamo al libretto. E’ diviso per paragrafi: lessico quotidiano, brevitas, notizie de-formate, auctoritas, negazione, ritmo, ripetizione… per ogni lemma ci sono esempi documentati. Ne esce un continuo disprezzo del nemico – deve sempre esserci un nemico – offeso e reificato in ogni modo. Il linguaggio è quello della guerra, sempre. Le ripetizioni e le assonanze sono continue, ossessive, le battute razziste derubricate a goliardata. Quello che è più grave, non si citano mai fonti documentate o nomi e cognomi dei responsabili: genericamente sono i ministri di Berlino, quelli di Bruxelles, la grande informazione, le banche, i signori dello Spread. Sulle ONG si va invece sul pesante attraverso accostamenti emotivamente suggestivi, ma che sono in realtà uno scarto tra la realtà e il resto, tipo: gli immigrati sulle navi delle ONG fanno lo sciopero della fame? I bambini poveri italiani lo fanno tutti i giorni, nel silenzio dei buonisti, dei giornalisti e compagni vari. E’ evidente che non si possono accostare realtà che appartengono a classi logiche diverse, eppure questo è il meccanismo. Naturalmente il nemico è sempre goffo, radical-chic, mezzo gay oppure criminale, magistratura compresa. Sicuramente è una reazione a certa sinistra preoccupata delle piste ciclabili ma incapace di varare un piano per il commercio. Per lui sono solo chiacchieroni da salotto buono, capaci di dire solo che non si tocca l’alberello e non dovete disturbare l’uccellino. Diciamolo: Salvini odia chi ha studiato e il suo elettorato ha trovato in lui il portavoce. Ma davvero l’Italia era tanto arretrata, impaurita e ignorante da andar dietro al pifferaio di turno?

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Dalle spade ai pennelli e agli scalpelli: scontro fra Titani

Continua il “Secolo dei Giganti” firmato da Antonio Forcellino che, dopo il “Cavallo di Bronzo” (nel link la recensione), torna con il secondo capitolo intitolato “Il Colosso di Marmo”, con protagonisti ancora una volta i mostri sacri del Rinascimento.

Se nel primo romanzo la scena era quasi interamente dedicata a Leonardo Da Vinci e ad un susseguirsi di Papi alla guida della Chiesa, la seconda parte si concentra maggiormente sulle vicende del Papa guerriero Giulio II e sul suo successore Leone X, il Papa Medici noto per aver quasi distrutto ciò che il suo predecessore aveva creato.

La guerra, la politica e la religione, non bastano però a mettere in secondo piano il motore portante di entrambi i romanzi: l’arte, e non una semplice arte, ma quella di quei maestri che hanno consegnato alla storia alcune tra le opere più belle forse mai concepite. Se è vero infatti che in questo libro l’autore non si concentri particolarmente sulle biografie degli artisti, è vero anche che non si può affrontare questo periodo storico senza menzionare le loro creazioni.

La cosa interessante poi è che, spesso e volentieri, erano proprio quei dipinti e quelle sculture a favorire le alleanze o ad esaltare la potenza dei governanti.

Non è un caso se si parla di “loro” perchè, al contrario del primo libro, questa volta la scena è divisa più o meno equamente dal genio inconcludente di Leonardo, dallo scorbutico perfezionista Michelangelo e dallo spensierato e stupefacente Raffaello.

E’ lecito pensare che il titolo si riferisca maggiormente al Buonarroti che, dei tre, è il più noto per le sue opere marmoree come il David, la tomba di Giulio II o la Pietà giusto per citarne alcune, e in effetti le prime due vedono qui la loro nascita, così come viene sottolineata più volte la maestria dell’artista toscano nel plasmare questo tipo di roccia; dire però che sia lui ad essere il vero protagonista forse è troppo. Mentre egli si dedica infatti alla scultura e, non meno importante, alla decorazione della Cappella Sistina (sì c’è anche quella), il grande Da Vinci vaga senza sosta per le maggiori corti d’Europa, cercato e desiderato da tutti per avere un suo quadro mentre lui si dedica principalmente alla scienza, e Raffaello? Bè, lui è il fiore all’occhiello della Chiesa di Roma, che sfrutta il suo immenso talento per decorare ogni parete libera dei palazzi più prestigiosi della capitale.

Come sempre, la storia raccontata in un certo modo ha il suo fascino, specialmente per gli appassionati, ma, soprattutto per gli appassionati, leggere nero su bianco a mo’ di romanzo gli incontri di tre dei più grandi artisti mai esisti fa un certo effetto.

Tre come probabilmente saranno tre i libri che andranno a comporre l’opera completa di cui ormai rimane solo da scoprire il finale, un terzo ed ultimo romanzo che narrerà per l’ultima volta, grazie alle vaste conoscenze dell’autore, le gesta dei condottieri delle grandi famiglie italiane, i sotterfugi che prendevano vita nei luoghi più sacri del Vaticano e, in ultimo, la genesi di quei capolavori che, ancora oggi, sono capaci di catturare l’attenzione di milioni di persone.

A proposito, avete presente la Gioconda? Non sarà un colosso di marmo ma la sua storia infinita e ricca di sfaccettature non smette mai di incantare, leggere per credere.


Titolo: Il colosso di marmo. Il secolo dei giganti. Vol. 2
Autore: Antonio Forcellino
Editore: HarperCollins Italia, 2019, p. 528

Prezzo: € 16.90

EAN: 9788869053764
ISBN: 8869053768

Disponibile anche in ebook

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Forcellino


Hoda Barakat vince l’International Prize for Arabic Fiction

  • di Khalid Valisi

L’autrice libanese è la seconda donna a vincere l’International Prize for Arabic Fiction, il premio per il miglior libro di narrativa araba. Per Hoda Barakat si tratta del primo premio dii questo tipo, ottenuto grazie a “The Nigh Mail”, in uscita in inglese nel 2020.

Un premio sofferto

Hoda Barakat si è da sempre contraddistinta come una delle scrittrici e giornaliste più interessanti del panorama Medio Orientale. Nata a Bsharre, città natale di Khalil Gibran nel Nord del Libano, si è laureata nel 1975 a Beirut in letteratura araba, scegliendo di rimanere nella capitale anche durante la guerra civile. Qui, lavorando come giornalista, insegnate ed interprete, verrà per la prima volta davvero a contatto con la società libanese, che diventerà centrale in tutte le sue opere. Nel 1989 si trasferirà definitivamente a Parigi dove inizierà a lavorare come giornalista a tempo pieno.

Hoda Barakat

I suoi scritti si concentrano sopratutto sull’esilio dalla madre patria e sul difficile rapporto della società libanese con la guerra, andando spesso a toccare personaggi scomodi. In “The Stone of Laughter” (purtroppo non ancora tradotto in italiano), ad esempio, affronta il conflitto interiore di un omosessuale durante quel difficile periodo storico, diventando la prima scrittrice araba a portare questo tipo di soggetto. Quest’anno si è aggiudicata finalmente il premio con “The Night Post”, che vedrà la luce in inglese nel 2020.

Lettere ed esili

Il libro è una raccolta di 6 lettere affidate ad un misterioso postino per essere trasportate dall’altra parte dell’oceano. Un immigrato irregolare che scrive al suo amore, una donna che aspetta un uomo in un hotel, un torturatore in fuga scrive a sua madre, una sorella che avvisa il fratello della morte della madre e un giovane gay che scrive a suo padre. I personaggi di questo libro toccano l’intero immaginario arabo, mettendone in risalto i profondi problemi interni.

Arabic book prize
“The night mail” di Hoda Barakat

Ciascuno di questi personaggi scrive al proprio caro nel disperato tentativo di ricucire una relazione che sembra ormai destinata alla rovina, ammettendo il proprio fallimento e cercando in quest’ultima una sorta di rifugio.

Il libro uscirà solo fra un anno in lingua inglese, pronti a questa meravigliosa attesa?

del 30 aprile 2019
Articolo originale
dal blog Medio Oriente e Dintorni

Titti Marrone: La donna capovolta

“La donna capovolta” di Titti Marrone racconta la storia di una donna, Eleonora, anzi due perché c’è anche Alina, due storie, quella di Eleonora e quella di Alina che si intrecciano nel microcosmo quotidiano, ed ecco svilupparsi un caleidoscopio di emozioni.
Il libro inizia con la voce di Eleonora che parla intimamente di quello che le accade, si confida ci confida, allo stesso modo con la voce di Alina. Racconti personali e versioni soggettive di come vengono coinvolte da ‘Loro’, gli altri personaggi che le circondano nel momento in cui entrambi i cammini si incontrano.
Eleonora filosofa e docente di studi di genere si accorge che la madre ha i primi sintomi di Alzheimer, comprende che la vedrà lentamente svanire. Il dolore e le difficoltà quotidiane rendono ancora più evidente l’assenza del marito la cui relazione è ridotta a comunicazioni di servizio; di fatto si rende conto che non può contare su nessuna delle persone care come ad esempio la figlia Laura ventenne che studia all’estero ed è troppo presa dalla sua giovane vita per fermarsi ad osservare ciò che succede realmente a casa. La stessa Laura contribuisce a dare uno scossone alla madre deludendola nelle aspettative in quanto interrompe la sua carriera di scienziata.
Eleonora non si ritrova, non ritrova la solidità degli affetti e quella dell’ambiente intellettuale che ha scelto, un ambiente sempre più autoreferenziale che sembra di vuota apparenza. Eleonora perde il senso di sé e della sua femminilità: è rovesciata!
In questo momento incontra Alina che assume come badante della madre. Alina è moldava, colta e laureata con passato roseo nel suo paese che è stato poi rovesciato per cause politiche e con un presente in Italia nel quale arranca faticosamente facendo umili lavori per sostenere economicamente la famiglia lontana, coltivando la speranza di un futuro migliore.
Alina è dritta, ha capito cosa ci si aspetta da lei è un panzer: recita alla perfezione l’archetipo della badante in quanto viatico per il presente e premessa per il suo futuro. Per sopravvivere nasconde il suo vero volto che dunque è rovesciato, rivolto dentro di sé: non può essere se stessa nel mondo di fuori non può lasciarsi andare. Ha dovuto capire presto che “mostrandosi nelle vesti di entità pensante e acculturata” e invadendo i territori del sapere “non richiesti e quindi non permessi”, il maschio occidentale l’avrebbe interpretata come eccentrica e quindi disponibile “all’approccio carnale”. Anche la difficile vita di Alina viene messa in crisi: sembrano rovesciarsi le premesse per il futuro in cui aveva riposto le speranze e che le permettevano di sopportare le umiliazioni del presente.
Le protagoniste Eleonora ed Alina profondamente diverse si incontrano e si scontrano tra pregiudizi e difficoltà: entrambe nella stessa fase di vita, un rovesciamento, proprio nel momento in cui nessuna di loro può contare sugli affetti. Tutto sembra sgretolarsi, vane le lotte e pie illusioni le speranze; a ciascuna di loro non rimane altro che aggrapparsi a se stessa e rimettersi in gioco con autocritica e con il coraggio di ripartire, un coraggio tutto al femminile.
Eleonora ed Alina due donne, ma forse solo una che con Eleonora esprime lo spaesamento sociale e con Alina la solitudine interiore.
La donna capovolta di Titti Marrone riguarda tutte le donne perché in fondo tutte noi siamo capovolte.
Noi tutte abbiamo difficoltà a vivere secondo la direzione che vorremmo, non solo perché a volte gli eventi della vita ci rovesciano, ma anche perché molto spesso i codici stabiliti da questa società ci impediscono di raddrizzare il tiro.
Titti Marrone, ha dedicato il romanzo alle sue amiche, e scommetto che chi lo leggerà, entrandoci dentro tutta, sentirà che in fondo è stato dedicato anche a lei.

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La donna capovolta
di Titti Marrone

Editore: Iacobellieditore, 2019, pp. 175

EAN: 9788862524537
ISBN: 8862524536

Prezzo: € 16.00

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