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Le ferite della Grecia

Per capire la Grecia politica attuale è uscito un libro che riporta la memoria indietro di oltre mezzo secolo. Pochi sanno che in Grecia la guerra partigiana è durata fino al 1949. Come in tutti i paesi occupati dai nazifascisti si sviluppò la Resistenza, ma nel 1944 Churchill decise di appoggiare con decisione i partigiani filo monarchici e moderati a danno di quelli comunisti dell’ELA (Esercito Popolare Greco di Liberazione) poi riorganizzati come DSE (Esercito partigiano greco), componente militare del Fronte nazionale di liberazione greco (EAM). Facendo male i calcoli, i comunisti non accettarono le elezioni (diversamente da Togliatti in Italia) né riconobbero la legittimità della monarchia ellenica, compromessa col parafascismo del generale Metaxàs (che invece dovette affrontare l’invasione voluta da Mussolini) e in fondo estranea al popolo: nella casa reale ellenica non è mai scorsa una goccia di sangue greco, ma solo tedesco o scandinavo. Nelle fasi iniziali della Guerra Fredda, la Grecia non poté quindi scegliere il proprio governo, ma divenne il campo di battaglia tra i partigiani comunisti appoggiati esternamente dalla Jugoslavia di Tito e dall’Unione Sovietica contro l’esercito regolare finanziato dagli Inglesi e poi dagli Stati Uniti.
La guerra civile durò fino al 1949, rovinò un paese già povero di suo, causò almeno 80.000 morti, migliaia di profughi e internati e si concluse con la restaurazione della monarchia. Ma per anni la Grecia rimase una nazione divisa e il suo fragile sistema politico ed economico fatica tuttora a trovare un equilibrio. Solo dal 1981 il governo socialista del PASOK consentì agli ex-partigiani del DSE di rientrare in patria, avere una pensione ed essere riconosciuti come combattenti. Dal 1989 quel tragico triennio è definito ufficialmente Emfylios (pòlemon), guerra civile. Esso rivive ora attraverso il diario di un partigiano del DSE, Sotiris Kanellopoulos, che operava nel Peloponneso dove era nato. Copre solo due mesi e mezzo del 1949, ma è un documento di un’intensità incredibile. Man mano che l’esercito regolare chiudeva la morsa, le bande partigiane che operavano a nord in Tessaglia e in Epiro potevano anche ritirarsi in Jugoslavia, ma quelle del Peloponneso si erano messe in un vicolo cieco. Fu così che Sotiris Kanellopoulos e i suoi si asserragliarono – novelli spartani – sul monte Taigeto, la cima più alta della zona, tutta forre e dirupi, dove però alla fine furono accerchiati e annientati. Si vive in condizioni estreme, eppure il nostro guerriero braccato e affamato trova il tempo di scrivere un diario. Si cambia spesso rifugio, spesso un vero buco nella roccia, si parla di neve, di freddo, di fame, di compagni morti o dispersi, ma c’è persino spazio per ben altro: ora si canta o si recitano poesie, oppure leggiamo testualmente: “le pastorelle cantano come sempre, si sente anche il suono di un piffero”. Siamo realmente in Arcadia, ma sorprende l’eterna capacità poetica degli Elleni.
Il diario è stato scoperto in Italia dalla giornalista Silvia Calamati ed ora è disponibile al lettore italiano. Il libro è completato da un’opportuna analisi del periodo 1936-1949 dell’inglese Richard Clogg, studioso di storia greca moderna e contemporanea. Il ruolo svolto dal DSE durante la Guerra civile è invece l’oggetto del saggio di Polymeris Voglis, del Dipartimento di Storia dell’Università della Tessaglia, arricchito dall’introduzione di Caterina Carpinato, professore associato di Lingua e letteratura neogreca all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

 

00 Libri KAnellopoulos - recensione cover******************************

NEVE E FANGO PER DISSETARMI
Diario di Sotiris Kanellopoulos, partigiano della Guerra civile greca (1° marzo – 17 maggio 1949)
A cura di Silvia Calamati

Edizioni: Socrates, 2014
Scheda del libro
Pagine: 208
Prezzo: 14,00€
Ebook: € 7,49
ISBN: 978-88-7202-067-8

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00 Libro Neve e fango per dissetarmi Diario di Sotiris Kanellopoulos a cura di Silvia Calamati 01 00 Libro Neve e fango per dissetarmi Diario di Sotiris Kanellopoulos a cura di Silvia Calamati 02

 

 

Alla ricerca delle radici

RossoAcero di Marika Guerrini
E’ un romanzo tragicamente attuale frutto di sapienza storica
che affronta e rivive l’eterna falsa tragedia della diversità.
Esploso da un drammatico incontro nato e vissuto d’impulso,
è un libro vero, scritto tutto di un fiato
che ci costringe a leggerlo con lo stesso ritmo impetuoso
nel quale è vissuto-raccontato da Marika, autrice-protagonista
quanto da Oriana, l’antagonista scomparsa
che improvvisamente rivive in lei.
Due donne che combattono in un incontro metafisico:
due volti simili stravolti in uno specchio
che li deforma in opposte passioni
a la lettura contagia sensazioni inquietanti
come il ripetersi di un sogno già sognato.
Accade infatti di riconoscere, in uno scontro passionale tra due donne
metafore del tragico conflitto tra oriente ed occidente:
due mondi apparentemente lontani che…
oltre la follia di assurde convenzioni
indotte ad arte da un potere mostruoso,
potrebbero armoniosamente completarsi.
Ma ancor prima di conoscere e comprendere la storia,
e prima di incontrare “ i personaggi “
(creature reali che Marika disegna palpitanti
per cui ci appaiono famigliari e care come la dolcissima Melì)
prima di tutto questo, troviamo già nell’inizio semplice e perfetto
qualcosa che già esisteva dentro di noi, qualcosa che ci coinvolge
e che misteriosamente ci lega e ci appartiene.
Non a caso tutto nasce da un amore, un grande amore a prima vista
che avvolge l’autrice conducendola, come per incantamento,
attraverso le ineffabili “magie” di Istanbul misteriosa e famigliare.
Ed è nei luoghi fantastici e reali di questa città sorprendente
che tornano ricordi impetuosi: parole e frasi di quel monologo
concitato e palpitante che affronta e coinvolge Oriana,
la seconda – Prima donna – della storia.

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Marika Guerrini, indologa, storica dell’Afghanistan,
studiosa di antropologia culturale e pedagogica
e del pensiero filosofico di Rudolf Steiner, sembra concentrare,
in questo ultimo romanzo, l’essenza del suo essere donna.
E per quanto mi riguarda, la lettura suggestiva delle 116 pagine
dove Lei coniuga passione, capacità di analisi e bella scrittura,
mi ha suggerito la ripresa di uno spettacolo quanto mai necessario:
“Poeti arabi di Sicilia dell’Anno Mille.”

00 Libri RossoAcero di Marika Guerrini cover

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Titolo: RossoAcero. Conosco il canto del muezzin
Autore: Marika Guerrini
Prezzo: € 13,00)
Editore: Città del Sole Edizioni (collana La vita narrata), 2013, p. 120

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Scomode Letture

Una delle sensazioni più belle che può donare un libro è quella di sentirsi parte di esso, avvolto dall’ambiente che circonda i protagonisti fino a percepirne i profumi e i sapori che la terra emana. Bene, si dà il caso che questo romanzo, intitolato “I cacciatori di libri”, faccia proprio quest’effetto e che la terra in questione, tra le tante che i protagonisti calpesteranno, sia la Terrasanta che Raphaël Jerusalmy, l’autore, descrive così:

“E’ la patria dei profeti e dei cantori di salmi, dei villani e degli angeli decaduti, delle peggiori disperazioni e dei sogni più folli”.

Ma tra le tante caratteristiche che rendono questo romanzo così particolare quella che senza dubbio più spicca è il protagonista della storia ovvero tale François Villon, un poeta francese vissuto sotto il regno di Luigi XI. La sua biografia dice che egli fu un poeta molto scomodo alle alte sfere del potere tanto che più volte venne condannato a morte e poi graziato fino all’esilio definitivo avvenuto agli inizi del 1463 quando fu costretto a lasciare la Francia. E dopo? Dopo non si sa… Non si sa dove andò come non si sa dove, come e quando morì.
E qui interviene Raphaël Jerusalmy che, in mancanza di documenti certi in merito a ciò che il poeta fece o non fece da quell’anno in poi, decide di ipotizzare una storia verosimile su quello che Villon avrebbe potuto fare visti il suo animo focoso e la sua vena poetica, come ad esempio inserirlo in un complotto religioso orchestrato dalla Corona francese e dai Medici di Firenze con l’appoggio di una confraternita formata da ebrei e da cristiani che agiscono in clandestinità da Gerusalemme. Tale complotto è stato ordito con lo scopo di minare il potere del Vaticano e della Parola che esso diffonde, sfruttando agenti della confraternita che, sfuggendo dall’Inquisizione, vagano per le terre conosciute a caccia di libri, pergamene e testi persi o dimenticati che al loro interno nascondono delle scomode verità che minaccerebbero gravemente la Chiesa di Roma, testi come, tra gli altri, il vero testamento di Cristo.
Ma François Villon non è un uomo facile da adescare e ci vogliono ben più che semplici parole o evidenti fatti per convincerlo ad appoggiare una simile cospirazione. Fortunatamente per la confraternita nel viaggio che lo porterà da Parigi a Gerusalemme passando per Genova e Roma il poeta avrà modo di scoprire meglio se stesso fino a trovare il suo vero scopo nella vita. Uno scopo che le terre aride e misteriose della Terrasanta gli sussurrano all’orecchio e gli mostrano ai suoi occhi ancora ciechi dinanzi alla verità; il tutto mescolato all’amore inseguito e goduto in ogni suo sospiro con la bellissima Aisha, la donna che ruberà il suo cuore per legarlo definitivamente al suolo sacro.

Raphaël Jerusalmy ha pensato proprio a tutto, creando un romanzo molto descrittivo in ogni sua parte che si addentra nei misteri della fede, nell’animo umano e in quelle terre che ancora oggi nascondono segreti che probabilmente mai nessuno svelerà. Ma, come sempre, con la fantasia si arriva ovunque e grazie ad essa e con l’ausilio dei testi storici si possono creare storie che molto si avvicinano alla realtà.
Ciò che è certo e vero è che François Villon ha lasciato ai posteri delle opere di infinito valore che da molti vengono considerate le basi della lingua francese moderna, ma ancor più sicuro è che la Terrasanta non finirà mai di essere, “grazie” alla sua storia e ai suoi misteri, un teatro di guerre ideologiche che purtroppo non vengono combattute a suon di libri ma, bensì, a suon di bombe.

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Libri i cacciatori di libri arton67106Titolo: I cacciatori di libri
Titolo originale: La Confrérie des chasseurs de livres
Autore: Raphaël Jerusalmy
Traduzione: Federica Alba
Editore: E/O (collana Dal mondo), 2014
Pagine: 272
Disponibile anche in Ebook

ISBN: 9788866325321
ISBN Ebook: 9788866325833

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Nota sull’autore

Raphaël Jerusalmy, ex agente del Mossad, si è dedicato ad azioni umanitarie e al commercia in libri antichi a Tel Aviv. Un’attività quest’ultima da cui probabilmente è nata l’ispirazione per questo romanzo, il secondo pubblicato in Italia dopo “Salvare Mozart”, edito dalla medesima Casa Editrice.

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Piani di Guerra

“Un piano funziona finché non viene applicato alla realtà” (Erwin Rommel)

A cent’anni dall’inizio della Grande Guerra si stanno naturalmente moltiplicando gli studi storici e questo libro del col. Filippo Cappellano, (Ufficio storico SME) esplora un campo finora poco esplorato: i piani di guerra del nostro Stato Maggiore. Si parte dal lontano 1861 per finire al 1915, coprendo un arco di oltre mezzo secolo, durante i quali si mantiene un’impostazione difensiva, per poi elaborare piani di attacco che poi non funzioneranno, come del resto non funzionarono quelli tedeschi, né quelli degli altri eserciti. Il pregio del libro, oltre a quello di una precisa documentazione d’archivio, consiste nell’inquadrare il problema geopolitico, per poi collegarlo alle oscillazioni della politica estera italiana.
Cominciamo appunto dalla geografia e dal modo in cui essa condiziona la politica. L’Italia è in fondo un paese fortunato: il mare da tre lati e l’arco alpino sono confini naturali che la Polonia si sogna. Se le coste sono vulnerabili – ma cent’anni fa non esistevano i mezzi da sbarco usati vent’anni dopo dagli Americani nel Pacifico e in Normandia – l’esercito può facilmente difendere la frontiera alpina, e non per niente abbiamo creato gli Alpini. Il problema strategico è identificare il nemico, e qui emerge il limite strutturale della politica estera italiana: la sua discontinuità. Il giovane Regno d’Italia si è dovuto confrontare con l’egemonia francese nel Mediterraneo e con l’Impero Austro-Ungarico per i 600 km che vanno dal Trentino fino a Trieste, arrivando a firmare con quest’ultimo e con la Germania la Triplice Alleanza nel 1882, ma senza mai sentirsi con le spalle coperte, una mancanza di fiducia peraltro ricambiata dall’inizio alla fine dagli Austriaci. In realtà la strategia militare italiana fu impostata quasi sempre sulla difensiva: lo consigliavano le dure esperienze precedenti e la debolezza strutturale italiana. Gli Austriaci combattevano da mille anni ed erano superiori per risorse militari, economiche e demografiche, mentre il giovane Regno d’Italia, anche se militarista, era carente sul piano industriale e ancora poco coeso su quello sociale. Niente di strano dunque che i piani di guerra fossero impostati sulla difensiva e sulla controffensiva, anche se – secondo la situazione politica – poteva cambiare il settore di arco alpino da difendere. Alla fine del 1914, però, col ribaltamento delle alleanze, lo Stato Maggiore dell’Esercito aggiornò la pianificazione operativa in senso offensivo. Il gen. Luigi Cadorna progettò così un ambizioso piano offensivo, mirato all’invasione della Duplice Monarchia che si fondava sulla cooperazione delle forze russe e serbe, nel frattempo entrate in guerra. Si scartò l’invasione del Trentino perché troppo difeso (il nostro esercito difettava di artiglieria e di munizioni adeguate) per concentrarsi sul Cadore e su Gorizia, trascurando il Tarvisio (da cui si penetra a Klagenfurt e poi a Graz) e finendo invece per incunearsi nella lunga valle dell’Isonzo, in modo da puntare su Lubiana e poi ricongiungersi alle truppe russe e serbe. Così descritto un piano del genere sembra quasi realistico, mentre invece era pura follia.
Intanto, se era giusto pensare alla cooperazione con altri eserciti, nel 1915 Russi e Serbi erano già stati fatti a pezzi. Secondo, se le Alpi sono per noi una barriera difensiva, lo sono anche per gli Austriaci. Per chi non avesse chiara la geografia, diciamo che in Austria si può penetrare da pochi valichi: da ovest a est, rispettivamente dal Brennero o la Val Pusteria; dal Cadore via Cortina; dal Tarvisio venendo da Udine, oppure si può risalire la valle del Tagliamento da Tolmino via Caporetto sino a Lubiana. Più facile a dirsi che a farsi: la guerra sul fronte alpino fu qualcosa di unico nella storia militare per l’impegno richiesto a cinque milioni di soldati italiani mandati a vivere e combattere sulle montagne, ma soprattutto fu uno spreco di risorse. Il piano di Cadorna era affrettato e l’autore lo dimostra dati alla mano. Il rovesciamento delle alleanze sorprese dunque anche i militari, abituati da cinquant’anni a una strategia difensiva. Ma nessuno aveva mandato ufficiali osservatori a studiare la guerra sul fronte francese, così la fanteria andava all’attacco con tattiche superate e armi inadeguate, mentre il nemico sbarrava gli accessi alle vallate strategiche. In realtà nessun piano elaborato dagli Stati Maggiori dei grandi eserciti europei funzionò, a cominciare dal collaudato piano Schlieffen dei Tedeschi per invadere la Francia. Si trattava di elucubrazioni di generali nati tutti nell’Ottocento e incapaci di adeguare il loro cervello alla tecnologia del Novecento, fatta di mitragliatrici, cannoni, gas, radio, aerei, camion e mezzi meccanici. Il piano di Cadorna era nel migliore dei casi molto ottimistico, ma in fondo i suoi colleghi europei non erano migliori di lui e quelli che furono all’epoca celebrati come grandi generali, oggi sarebbero rimossi dall’incarico entro un mese. Ma a cento anni di distanza dalla Grande Guerra ancora non abbiamo imparato due lezioni fondamentali: che una guerra costa più di quanto ottiene, e che una guerra nuova non somiglia mai a quella precedente.

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Libri Piani di guerra 001Autore: Filippo Cappellano
Titolo: PIANI DI GUERRA dello Stato Maggiore Italiano contro l’Austria-Ungheria (1861-1915)
Editore: Rossato, 2014
Pagine: 168

Prezzo: € 19.00
Isbn 978-88-8130-127-0
Fotografie, cartine e illustrazioni: 71

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quel reale che vive parallelo a ciò che noi definiamo: il vero

Ambiziosa e ardua, oltre l’apparenza,
è spesso una composizione “a quattro mani”.
In questo caso si tratta di una inedita sfida costruttiva
tra il giornalista performatore: Daniele Barbieri
e il pedagogo formatore d’insegnanti: Raffaele Mantegazza.
Una coppia affiatata e singolare che si realizza ricercando:
– tracce pedagogiche nella fantascienza – con saggia premessa:
“Pensando l’educazione come sfida utopica
per mettere al mondo esseri umani che provino a cambiare il mondo,
questo testo interroga il genere letterario di Asimov,
Dick, Le Guin, Simak e tanti altri proprio nelle sue declinazioni
più prossime alla politica e all’utopia.”
Già la breve presentazione della collana intitolata:
– Controeducazione – diretta da Paolo Mottana,
incuriosisce, attrae e lascia ben sperare.
Inoltre ci colpisce e ci piace l’idea di questa nuova ricerca
affrontata con passione e competenza nella certezza
ché i nuovi umani possano crescere, imparare e nutrirsi piacevolmente
nei pascoli di storie avveniristiche
comunemente dette: di FANTASCIENZA.
Inseguendo questa giovane parola ultracentenaria,
che evoca climi di chiaroveggenza intuitiva,
non solo scientifica ma storica e geografica,
le 124 pagine del libro volano dilettevoli rendendoci ottimisti.
Chissà che procedendo su tracce “realmente avveniristiche”
non accada di trovare, tra nuove idee, anche il senso positivo
di un’altra espressione centenaria come – geopolitica –
parola forse prematura, tuttora tragicamente svisata
sperduta e “incompresa” nel vocabolario dell’umano barbaro linguaggio.
Sapendo bene come ideali, fantasie e sogni,
siano quel reale che vive parallelo a ciò che noi definiamo: il vero,
possiamo credere che queste “tracce pedagogiche”
saranno realmente illuminanti verso una nuova direzione di vita.
Una vita finalmente lontana da questo mondo assurdo,
dove la donna, malgrado tutto, continua a voler creare,
mentre il maschio preferibilmente distrugge e uccide.

 

Libri Quando c'era il futuro

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Titolo: Quando c’era il futuro. Tracce pedagogiche nella fantascienza
Autore: Daniele Barbieri – Raffaele Mantegazza
Editore: Franco Angeli (collana Controeducazione), 2013
Prezzo: € 16,50
Pagine: 128

ISBN: 9788820450885

Grafica della copertina: Elena Pellegrini

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