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Roma: Passeggiate coloniali

Non ho ancora letto Roma negata, di Igiaba Scego, ne ho solo sentito parlare stamane alla radio, ma conosco i suoi libri e la ricordo quando, da studente, veniva a studiare nella biblioteca di quartiere dove io ero stato assegnato dal Comune di Roma. Qualche osservazione però posso farla già da ora. Intanto la memoria della storia coloniale italiana a Roma è praticamente relegata alla toponomastica del c.d. quartiere africano: viale Libia, piazza Gondar, via Migiurtina, via Giuba, via Macallè e così via. Il resto è stato rimosso dagli edifici pubblici – penso al comunicato ufficiale di Badoglio che entra nel 1935 ad Addis Abeba – oppure è visibile nel Circolo Ufficiali, come il ritratto del Duca d’Aosta o il quadro d’epoca dell’Amba Alagi. Non esiste più il Ministero delle Colonie (dove è ora la FAO) e l’obelisco di Axum è stato restituito ai legittimi proprietari. Da lì iniziava viale Africa, che ora si chiama viale Aventino e giunge fino alla Piramide, che invece non è stata rubata agli egiziani ma costruita da un antico governatore romano. Quanto al monumento ai cinquecento Caduti di Dogali (1887), è ormai privo del Leone di Giuda (restituito anche quello) e non sta più al centro di Piazza dei Cinquecento, ma è seminascosto nel viale di collegamento con piazza della Repubblica. Gli altri reperti del nostro passato coloniale uno se li deve andare a cercare al chiuso: nel cortile del Museo della Civiltà Romana è affissa l’ultima carta geografica marmorea dell’Impero che completava il ciclo esposto a via dei Fori, mentre il Museo storico della Fanteria ha invece ereditato la parte militare che stava al già Museo Africano di via Ulisse Aldovrandi, dove invece sono rimaste solo le raccolte di scienze naturali ora organizzate come Museo civico di Zoologia. Una collezione completa di modellini delle nostre fortificazioni coloniali sta nel Museo storico dell’Arma del Genio, chiuso da anni. Infine, la sede dei Bersaglieri a Trastevere conserva gelosamente il labaro della disciolta sezione di Mogadiscio. Come si vede, gli unici a ricordarsi ancora dell’Africa coloniale sono i militari. Dunque Igiaba Scego – giovane e affermata scrittrice italiana di ascendenze somale – ha ragione: il passato coloniale italiano è stato rimosso e i giovani non ne sanno niente. A dire il vero, che non fossimo stati santi ed eroi l’ho imparato tardi, dai libri di Angelo del Boca, il primo storico italiano a sfatare, documenti alla mano, l’immagine dell’Italia coloniale foriera di civiltà (vedi la bibliografia). Ma per motivi anagrafici – ho 60 anni – prima vedevo le cose in modo diverso : tutti in famiglia abbiamo avuto almeno un parente che ha combattuto in Africa, l’ultimo è stato mio nonno nel 1940 (nella foto). Ricordo poi benissimo somali, etiopi ed eritrei che si davano appuntamento per gruppi alla Stazione Termini; le donne somale erano vestite in modo stupendo e colorato. E poi rivedevo ogni tanto i nostri parenti nati all’Asmara, dove erano poi rimasti come imprenditori. Ricordo anche i giovani ufficiali somali che venivano addestrati a Cesano anche dopo la fine dell’Amministrazione Fiduciaria della Somalia (1949-1960), a noi assegnata nel dopoguerra dall’ONU. E ricordo ancora il monopolio delle banane somale poi distrutto dall’United Fruits in nome del libero commercio. A Roma c’è ancora qualche vecchia drogheria del centro che reca sull’insegna la dicitura “generi coloniali”. Aggiungo infine che negli anni Sessanta nessuno a Roma era razzista: le nazioni africane sbocciavano come fiori, le colonie erano un capitolo chiuso, non avevamo avuto come i Francesi la guerra d’Algeria e l’ondata degli immigrati africani era ancora al di là da venire. Chi aveva cantato “Faccetta nera / sarai romana” certo non immaginava che un giorno qualcuno ci avrebbe preso alla lettera, senza peraltro scatenare un’altra guerra coloniale. In realtà tra noi e gli africani già nostri concittadini non c’e mai stata una vera comunicazione, e anche questo era un retaggio: il Fascismo da un lato era razzista, dall’altro imitava le leggi dell’Impero Romano, inclusivo per eccellenza, e noi giovani eravamo figli del nostro tempo. Oggi scommetto che nessuno distingue più le varie identità africane nella massa dell’immigrazione, ma io sapevo riconoscere benissimo i somali dagli eritrei o e li rispettavo come tali. Gli Abissini poi hanno a Roma da sempre le loro chiese cristiane di rito copto. Il vero problema era che nessuno di noi parlava con loro, anche se si sapeva che molti erano cittadini italiani, magari per aver fatto il servizio militare in Italia o perché sfuggiti alla dittatura di Mengistu in Etiopia e di Siad Barre in Somalia. E qui passiamo a dire quello che noi italiani *non* abbiamo fatto dopo il colonialismo. In sostanza, è mancata una politica estera coerente, capace di esercitare una vera influenza nelle aree da noi in precedenza amministrate. Non abbiamo saputo creare una vera democrazia e uno stato moderno in Somalia, dove Siad Barre ha imposto una dittatura (1969-1991) e ha contribuito a sfasciare uno stato tuttora a pezzi. Non abbiamo difeso l’Eritrea dall’annessione all’Etiopia (1962). Non abbiamo saputo difendere gli italiani residenti in Libia e cacciati da Gheddafi (1970). Non abbiamo saputo pacificare la Somalia nel 1992-93 (Operazione Ibis), anche se la colpa va attribuita alla’incoerente politica americana. Infine, nel 2011 Gheddafi non è stato difeso neanche da chi ancora pochi mesi prima l’aveva costosamente ospitato a Roma come grande amico. E infine, finora non abbiamo saputo realmente integrare non solo le masse d’immigrati africani non acculturate che ora affollano a vario titolo città e campagne d’Italia, ma nemmeno le ristrette comunità che avevamo ereditato da un recente passato coloniale, anche se per vari motivi esse erano assai meno influenti e corpose di quelle residenti in Francia o nel Regno Unito. E qui entra in scena il libro di Igiaba Scego, che vede le cose dal punto di vista proprio di quei cittadini con un’identità a cavallo di due culture ma sempre tenuti a distanza dalla diffidente Italia matrigna. Ma ne riparleremo presto.

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Libri Roma negataTitolo: Roma negata
Autore: Rino Bianchi, Igiaba Scego
Editore: Ediesse
Pagine: 176
Prezzo: 13 euro

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100 Bugie

L’ultimo libro di Melissa P. si legge di un fiato ed è una sorta di decompressione dopo l’ebbrezza del successo dei 100 colpi di spazzola (2003), libro ormai lontano anni luce dall’esistenza attuale della scrittrice. La forma-diario qui lascia il posto ad una struttura ellittica: essenziali le descrizioni, frequenti i salti temporali; si passa dalle scene di adolescenza etnea al tempo attuale, ma in modo lieve. In dieci anni Melissa è cresciuta anche stilisticamente, anche se sa benissimo che nessun suo nuovo libro avrà mai la fortuna del primo. Ma è sopravvissuta al suo successo e all’immagine che gli altri hanno voluto di lei e questo è già un risultato. E qui mi viene in mente il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, dove. c’è anche la danza di Salomè davanti a Erode Antipa. Salomè non è la solita sensuale danzatrice orientale, ma una normale ragazzina, che si muove come farebbe appunto una ragazzina a un saggio di danza. Con questo Pasolini voleva significare che l’immagine della donna è solo una proiezione mentale sagomata sulle aspettative maschili. Melissa è venuta incontro allo stereotipo della lolita siciliana, ma lei chi era e chi è ora? Leggiamo dunque il libro.

Alcuni dettagli si sapevano o si intuivano, altri sono inediti. Intanto, strana famiglia, la sua, invasiva e assente allo stesso tempo. Se si dovesse fare una tesi sul declino della figura paterna nella cultura siciliana, ecco un padre gran lavoratore ma assente, e una madre frustrata ma forte, ora complice, ora invidiosa della figlia. Ricordo il suo sguardo deciso quando ho avuto modo di conoscerla. E’ con lei che avviene sempre il confronto, anche violento. E quando in casa si scopre la sua attività di scrittrice, è un trauma: i suoi forse accettano la precoce sessualità della figlia, ma non la divulgazione delle sue imprese. E qui per la prima volta Melissa è posta davanti al doppio stereotipo contro cui dovrà lottare per sempre: se quanto scrive è vero , è una puttana; ma se non lo è, allora è una bugiarda. In realtà la letteratura non è solo la riproduzione del reale, ma sembra che nessuno lo capisca. Passi per i suoi genitori, ma la critica letteraria e i giornalisti non sono da meno: tutti hanno voluto credere a tutto o tutto sconfessare, senza chiaroscuri. Più realistica la reazione dei suoi compagni di liceo catanesi, a cui candidamente legge le bozze di quanto scrive. Ma a scuola lei ha una sola amica, votata per l’atletica come lei lo è per il sesso: Melissa è precoce e i suoi non sanno imporle dei limiti. E come il suo personaggio, sbaglia quando cerca l’amore partendo dal letto: agli uomini basta in realtà la prima parte del discorso. Lasciano però il segno un prof e un certo Matteo, un uomo sposato conosciuto nel forum di Rosso Scarlatto. Ma presto s’impara anche a godere del sesso senza amore, e in questo Melissa mi pare più normale della ragazza protagonista di “Nymphomaniac”, che cerca di fermare il proprio caos mentale andando a letto con gli uomini in base a un comportamento provocato da psicopatologia e non da personale piacere, come se il regista Lars von Trier si debba giustificare davanti a un pastore luterano. Melissa casomai è amorale, non immorale; nel profondo ancorata a una cultura greca ancestrale opposta alle leggi della Polis. Ma in pochi gliel’hanno perdonata, a cominciare da Maurizio Costanzo. Si parla poi molto dell’incontro con l’editore Elido Fazi e del fido Simone Caltabellota, editor e gentiluomo, quello che ha convinto i suoi a pubblicare il libro e lei a riscriverlo da capo. Si parla anche dei diritti cinematografici mal gestiti e svenduti in un brutto film. Ma è un peccato che Melissa nulla scriva del turbine dei tour promozionali in cui è stata inserita in Italia e all’estero dal suo editore, che non si è fatta certo sfuggire la pollastra dalle uova d’oro. Melissa è stata capace di affrontare anche quaranta interviste al giorno, anche se le domande erano sempre quelle. In poco tempo ha però viaggiato quanto noi in dieci anni e conosciuto da vicino scrittori e artisti, a fianco del fedele Thomas. Già, Thomas. Che si fosse messa insieme al figlio del suo editore lo scrisse per primo il quotidiano israeliano Haaretz, dimostrando ancora una volta l’efficienza di certi ambienti. Eppure era amore, non calcolo, e la relazione è durata diversi anni, incrinata però dalla scorrettezza di papà Fazi. Ma di questo non si parla nel libro, che educatamente sorvola sui panni sporchi. Rivediamo infatti Melissa già impoverita, costretta a cambiar casa e ridimensionata nei suoi obiettivi. Vive ormai a Roma da più di dieci anni e naturalmente continua a scrivere.

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Libri 14040202 La bugiarda 978-88-6044-390-8_LaBugiardaTitolo: La bugiarda

Autore: Melissa P.

Edizioni: Fandango Libri, 2013

Pagg. 222

E-book EPUB

Lingua: Italiano

Prezzo: 15 €

 

http://www.10righedailibri.it/prime-pagine/bugiarda

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Una ruota che gira

Nel 2012 gli amanti del fantasy ebbero un assaggio delle straordinarie innovazioni sul genere, proposte da Joe Abercrombie grazie al suo romanzo The Heroes pubblicato in Italia dalla casa editrice Gargoyle. Oggi per tutti coloro che sono stati catturati da quel romanzo è possibile assaporare l’universo originario che lo scrittore britannico ha creato con la trilogia, da cui The Heroes è derivato, intitolata La prima legge.

L’opera è una serie fantasy-epica che si discosta nettamente dai canoni a cui la maggior parte degli scrittori del genere sono soliti attenersi, dove i sogni ad occhi aperti di bellissime principesse e le gesta eroiche di maestosi cavalieri sono sostituiti da violente e sanguinose battaglie e da guerrieri sfregiati, spietati e disposti a tutto. Una storia imprevedibile dove si accavallano le avventure dei protagonisti e dove nulla è lasciato al caso, seppur molte cose sembra vengano accantonate senza motivo. I tre romanzi che la compongono si intitolano Il richiamo delle spade, Non prima che siano impiccati e L’ultima ragione dei re. La storia si suddivide nei tre libri seguendo una linea temporale di circa un anno e in breve questo è quanto accade:

Nel mondo circolare il grande regno conosciuto come l’Unione dopo anni di pace e prosperità si trova preso tra due fronti di guerra: al Nord c’è l’esercito degli Uomini del Nord comandato da Bethod, auto proclamatosi Re del Nord e deciso più che mai ad invadere l’Unione e a prenderne possesso; mentre al Sud c’è l’imperatore dei Gurkhul che si è posto il medesimo obiettivo. Il Re dell’Unione, colui che dovrebbe guidarla alla vittoria, in realtà non è altro che un fantoccio nelle mani di politicanti avidi di potere e senza scrupoli. Ma tra loro c’è una voce che torna dal passato per ergersi sopra tutti, quella del Primo Mago Bayaz che per la buona sorte dell’Unione è ben deciso a seguire la sua strada con tutti i mezzi e i sacrifici necessari. Non è però lui il protagonista (con beneficio del dubbio) ma altri personaggi che, ognuno a suo modo, si ritroveranno coinvolti nelle macchinazioni sue e dei politicanti. Tali personaggi sono anche coloro a cui l’autore si è affidato in quello che sembra essere il suo stile di narrazione nel raccontare i fatti in metodo POV.

Il primo di questi è Logen Novedita detto il Sanguinario, un temibile guerriero conosciuto in tutto il Nord e una volta campione di Bethod, una volta appunto e ora? Il secondo in ordine di comparsa è Sand Dan Glokta l’inquisitore storpio dell’Unione, un tempo il miglior guerriero dell’esercito caduto purtroppo nelle mani dei Gurkhul che devastarono il suo corpo rendendolo ciò che è diventato. Come non sentirsi poi affascinati dal Capitano Jezal Dan Luthar? Il bel cavaliere, brillante e fiero nella sua armatura ma, a tutti gli effetti, un codardo. Collem West patisce invece la sua non appartenenza alla nobiltà compensandola però con degli ottimi risultati nell’esercito, a volte anche imprevedibili. Dal lontano Nord arrivano Mastino e i suoi compagni Nominati, prima combattenti al servizio di Bethod insieme a Novedita, poi allontanati dal Nord senza tanti complimenti e ora in cerca di una nuova bandiera sotto cui combattere. E le donne? Una sola, Ferro Maljinn, una temibile guerriera dalla pelle nera proveniente dal Sud, con il volto sfregiato e con un odio spropositato nei confronti dei Gurkhul. La sua moneta di scambio è la vendetta contro il loro imperatore, un prezzo che una sola persona è in grado di pagare.

Dagli occhi di questo arcobaleno di personaggi per nulla assimilabili ai soliti protagonisti belli, coraggiosi, valorosi e di sani principi, la storia prende forma come un puzzle da una parte all’altra del Mondo Circolare. Non meno caratteristici sono i personaggi secondari che affiancano i protagonisti e che l’autore ha creato e dettagliato con cura offrendo loro notevole visibilità.

C’è qualcosa in questa trilogia da molti considerata la migliore nel suo genere degli ultimi anni, che colpisce particolarmente oltre ai personaggi e alle battaglie cruente rese nei minimi dettagli (quando la trama lo richiede) e questo qualcosa è quel comune denominatore che unisce le sorti di ogni elemento di cui l’opera si compone. Tutto sembra stato costruito come una ruota che gira, dove il destino di ognuno è già stato tracciato da altri ben prima che la guerra scoppiasse e che le strade si congiungessero, un destino che sembra riportare tutti al punto di partenza.

Joe Abercrombie ha innegabilmente dato vita ad un innovativo concetto di fantasy con un opera in grande stile e di enorme contenuto, per la quale molti auspicano una trasposizione cinematografica. Può darsi che alcuni trovino difficoltà ad apprezzare una storia così particolare dove mancano gli stereotipi tipici del genere ma, con una variante nella chiave di lettura, l’autore sembra aver pensato anche a loro (involontariamente)…

Una cosa direbbe infatti Logen Novedita… Ma detta da lui fa più effetto perciò è meglio non rubargliela. Quindi, se vi va, scopritela.

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Titolo:

Il richiamo delle spade

Non prima che siano impiccati

L’ultima ragione dei re

Anno: 2013, 2013, 2014

Pagine: 679, 703, 811

Autore: Joe Abercrombie

Editore: Gargoyle (collana extra)

Traduttore: B. Tavani

Scrittore britannico con un passato nella produzione cinematografica Joe Abercrombie ha raggiunto un ormai indiscusso successo con le sue opere sia in Italia che all’estero. In madre patria è in uscita il primo libro di una nuova trilogia mentre in Italia dal 30 aprile in libreria è disponibile il secondo spin-off della trilogia qui recensita intitolato Il sapore della vendetta.

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Libri Una ruota che gira 1 Libri Una ruota che gira 2Libri Una ruota che gira 3

 

Prova generale impeccabile… Del sogno universale d’anarchia.

Provando a chiedere a cittadine e a cittadini italiani

che cosa pensino delle – Repubbliche partigiane –

scopriamo che pochi di loro sono a conoscenza

di quella mitica “esperienza di autogoverno democratico”

realizzata nel nostro Paese tra il 1944 e il 1945.

In tale vuoto di memoria storica si evidenzia l’importanza del libro

frutto di ammirevole lavoro di gruppo

curato e coordinato da Carlo Vallauri,

noto scrittore e docente universitario

di storia moderna e contemporanea.

Ringraziamo dunque Simonetta Annibali,

Fiammetta Fanizza  e Gabriella Spigarelli

– scrittrici esperte di ricerca storica-

e Paolo Saija – responsabile dell’archivio della UIL

e segretario del Comitato scientifico dell’Istituto

di studi sindacali per la storia del movimento operaio.-

Una squadra straordinaria che ci ha restituito

quel capitolo esemplare “dimenticato”

della nostra storia nazionale quando…

nell’infuriare della seconda guerra mondiale,

mentre le formazioni combattenti partigiane  

colpivano duramente l’esercito di occupazione Nazista,

donne e uomini dei movimenti antifascisti del Piemone,

Liguria, Lombardia, Val d’Ossola, Carnia,

Friuli occidentale ed Emilia,

davano vita a locali istituzioni democratiche:

Le mitiche “Repubbliche partigiane”

definite giustamente “lampi nelle tenebre”

che illuminano la pagina della Resistenza Italiana

come prova generale di autogoverno permanente.


Impresa incredibile al limite dell’utopia:

le prime organizzazioni democratiche

sul piano politico amministrativo

in un Paese sconvolto e dilaniato dalla follia della guerra

e da oltre un ventennio di dittatura fascista.

Oggi pensiamo increduli a quelle piccole grandi Repubbliche

sorte nell’unione di forze partigiane di diverso orientamento politico

in quelle zone d’Italia dove si concentrano e crescono

le forze del Fronte di Liberazione Nazionale

mentre a furor di popolo si promuovevano libere elezioni.

Un passaggio determinante e significativo

da una nazione ancora oppressa dalla dittatura fascista

a una nuova Italia libera e repubblicana.

In questo libro, realizzato con il contributo dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti,

tutto è ricostruito e raccontato con amore.

E non si può immaginare l’importanza degli allegati:

documenti, relazioni, notizie, esempi di stampa clandestina,

piantine e fotografie: pagine sorprendenti di storia vera

da leggere e rileggere per conoscere e comprendere…

un tempo tragico e leggendario di grandi imprese

grandi sogni, grandi speranze ma anche tempo di certezze

che non vacillano tra guerre mostruose e lotte di popolo.

E dunque ”romanzo vero” e prezioso

in tempi di oscure rimozioni e in attesa di progetti

che mostrino la volontà reale di cambiare il mondo.

Ad ogni costo.

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Libri LE REPUBBLICHE PARTIGIANE2 9788858109427Autore: Carlo Vallauri

Titolo: Le Repubbliche partigiane – Esperienze di autogoverno democratico

Pref. di G. Albertelli

Editori: GLF laterza, 2014

Collana: Percorsi [169]

Dati: pag. 387, con ill.

Prezzo: € 22,00

ISBN: 9788858109427

– disponibile anche in ebook

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 Libri LE REPUBBLICHE PARTIGIANE2 Foto-17-023-Il-Comando_-Partigiani-formazione-Matteotti-scendono-ad-Alba

Carlo Gesualdo e le Dame di Ferrara

Già il titolo potrebbe nascondere un tranello.

Sarà invece un preambolo

ad anticipare qualcosa di inaspettato

che inizieremo a scoprire e a comprendere

attorno al VII° capitolo di questo nuovo libro di:

LINA LO GIUDICE.

Si tratta dunque di un giallo?

E’ vero che per vocazione io vedo “giallo” ovunque

ma in questo caso è certo che ogni lettore o lettrice,

musicista o semplice appassionato,

scoprirà qualcosa e nasceranno dubbi, domande, 

indagini di vario tipo secondo la passione di chi legge.

Ma davvero il Rinascimento è stato in gran parte…

opera delle donne?

Ne è convinta anche una nota scrittrice francese

biografa per tradizione di famiglia

e premiata per aver riscritto brillantemente

fantastiche storie vere di femmine celebri.

Già nel secondo capitolo di questo libro

(raro saggio singolarmente piacevole)

troviamo una prima manciata di nomi:

solo alcune di queste creature superdotate

fra le tante che hanno fatto “segretamente” la Storia,

non solo quella della musica.

E quanto altro materiale troveremo

nelle preziose appendici ricche di sorprese

e nella bella introduzione di Carla Conti?

Ma non è tutto.

Coloro che vogliano farsi in un’idea chiara e sintetica

dell’Europa del XVI° secolo saranno soddisfatti e beati

già dal primo capitolo di quest’opera fresca di stampa.

Poi, l’autrice, dietro una copertina giustamente severa,

e nell’arco armonioso di 154 pagine,

riesce a mostrarci con disinvolta bravura

una panoramica ampia ed essenziale

che mette bene a fuoco la situazione d’ambiente

in cui nasce, vive, crea e scompare… Gesualdo.

Ed è sorprendente come Lo Giudice,

partendo da un capitolo della storia della musica,

riesca a raccontare in un quadro dinamico

la complessa tessitura e non solo,

di un quel favoloso periodo storico

che si sdoppia, raddoppia ed esplode

tra Rinascimento e Barocco.

Così incontriamo e ricorderemo Carlo Gesualdo:

Principe non proprio azzurro

posseduto da una storia tenebrosa e inquieta

quanto la sua musica, arte diversa e misteriosa

che con incredibile anticipo

precorre e ispira le rivoluzioni del nostro tempo.

Lui, compositore sospeso in dissonanza

sull’abisso della vita

resta magica-mente in bilico tra i secoli

aggrappato alla musica eterna maniacale passione.

04 Libri CARLO GESUALDO evento_26_03_2014******************************

Titolo: Carlo Gesualdo e le dame di Ferrara

Autore: Lina Lo Giudice

Introduzione: Carla Conti

Editore: La Stamperia del Principe

Prezzo: € 15,00

Dati: 2013, 256 p.

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