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Festa del Libro e della Lettura

Dopo il ciclo delle anteprime, con Serge Latouche, Javier Marías, Mario Monti – Sylvie Goulard e Wilbur Smith, ecco al via la quarta edizione di “Libri come”, una fitta serie di oltre cento appuntamenti che animerà ogni spazio dell’Auditorium Parco della Musica: dalle sale tradizionali al reinventato Spazio Garage con le sue tre officine. Conferenze, dialoghi, tavole rotonde, reading, video e mostre sono alcune delle forme attraverso le quali si svolgerà il racconto delle idee suscitato dai libri più interessanti di questi mesi. Il racconto della scrittura e della lettura resta, anche in questa edizione, uno dei percorsi principali che attraversa molto del programma della Festa del Libro e della Lettura ma c’è un tema, dettato dalla recente storia del nostro tempo, che possiamo considerare il tema principale di Libri come 2013: l’Europa, la sua crisi economica, le trasformazioni politiche e soprattutto la dimensione culturale e letteraria. Insomma è il nostro destino comune di europei che abbiamo affidato alle riflessioni di una pattuglia di scrittori del vecchio continente: Javier Cercas, Petros Markaris, Fernando Savater, Catherine Dunne, Uwe Timm, Frank Westerman, Miljenko Jergović, Dragan Velikić, Matti Rönkä. Oltre alle conferenze, due “maratone” sono dedicate alle sfide che attendono l‘Europa: una affidata agli scrittori e un’altra ai saperi tecnici di economisti e sociologi. L’arco della settimana di Libri come si apre in realtà domenica 10 con David Grossman, il potere della letteratura di fronte al dolore, e si conclude la domenica successiva con Salman Rushdie, il potere della letteratura di fronte al potere tout-court. In mezzo le mattinate dedicate alle scuole con lezioni sul giornalismo e sulla lingua italiana. I grandi autori italiani, da Aldo Busi ad Andrea Camilleri, le lezioni d’autore di Giorgio Agamben, Roberto Calasso, Massimo Cacciari e Massimo Recalcati, i dialoghi tra uno dei più importanti narratori americani, Richard Ford, con Sandro Veronesi, quelli tra Alessandro Piperno e Walter Siti sul realismo in letteratura, e ancora Umberto Galimberti su cristianesimo e modernità, tra Marco Malvaldi e Maurizio De Giovanni su come nascono le loro storie, la serata noir con Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo. Il romanzo familiare è il perno del dialogo fra Simonetta Agnello Hornby e l’israeliana Zeruya Shalev. Due autori e attori come Nanni Moretti e Fabrizio Gifuni terranno due reading a partire dal loro incontro di lettori con Goffredo Parise e Carlo Emilio Gadda. Le ormai puntuali tavole rotonde dedicate al futuro del libro e dell’editoria, quella dedicata agli esordienti. E infine l’incontro con un maestro come Ermanno Olmi, la lezione d’arte di Peter Greenaway le tante presentazioni, reading e tavole rotonde che affolleranno il Garage, dove saranno presentati in anteprima alcuni fra i romanzi più importanti della stagione.

Corner Fahrenheit Radio3

Fahrenheit e La lingua batte

in diretta da Libri come

 

Sabato 16

Foyer Petrassi dalle 14 alle 14.50

In diretta dalla postazione di Radio3, La lingua batte la trasmissione settimanale dedicata alla lingua italiana condotta da Giuseppe Antonelli.

Sabato 16 e Domenica 17

Foyer Petrassi dalle ore 16.50 alle 18

Fahrenheit, la popolare trasmissione di Radio3 dedicata ai libri, avrà una propria postazione, nel Foyer Petrassi, che ospiterà ai suoi microfoni molti degli ospiti di Libri come. Conduce Tommaso Giartosio.

 

LIBRI COME

Libri Come

Festa del Libro e della Lettura

dal 14 al 17 marzo 2013

Roma

Auditorium Parco della Musica

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a cura di Marino Sinibaldi

con la collaborazione di Michele De Mieri e Rosa Polacco

Informazioni:

tel. 06/80241281

http://www.auditorium.com/eventi/5423662

 

Riti blasfemi nel sottosuolo di Roma

In una città denominata “Eterna”, che ha fatto la storia del vecchio continente e che ancora oggi porta i simboli del suo antico splendore oltre ad essere tutt’ora una grande capitale europea, è ambientato questo thriller storico di pregevole fattura. Non è il primo certamente, ma una città come Roma, perché è di lei che si sta parlando, è senza dubbio una fonte inesauribile di ispirazione per i nostri scrittori. Questa è la volta dell’autore Massimo Pietroselli, che in un romanzo dal ritmo serrato e avvincente ha racchiuso i misteri di una confraternita segreta dedita a riti pagani dove venivano sacrificati giovani innocenti. La storia si svolge a ridosso del Giubileo del 1600 quando una cacciatrice di manufatti rari e a volte blasfemi entra in possesso del teschio deforme di un uomo, fondatore della misteriosa setta che in passato aveva terrorizzato la città, ma sopratutto autore di un libro eretico intitolato “L’alfabeto di Erode”. Nello stesso periodo una suora in preda al delirio profetizza l’apertura dell’inferno al di sotto di Roma chiamando in causa un inquisitore che, scioccato dalle parole della donna che sembrano celare un’oscura verità, decide di scoprire cosa si nasconde dietro di esse. Come se ciò non bastasse, quattro bambini con i nomi degli evangelisti scompaiono nel nulla, gettando l’inquisizione nel panico sopratutto in relazione alla profezia della suora. Alphabetum è un romanzo veloce, poche infatti sono le pagine in cui l’autore è riuscito a racchiudere una storia senza lacune e a cui nulla di più si può chiedere. Gli avvenimenti descritti e quelli che invece lasciano spazio all’immaginazione, sono spesso e volentieri molto crudi, visto il tema trattato, ma sono anche quelli che fanno del romanzo una storia interessante da leggere. L’immagine che l’autore ci dà della Capitale è approssimativa, in quanto priva dei luoghi noti che la caratterizzano, ma nonostante questo la storia non perde di interesse, dal momento che l’ambientazione principale è comunque descritta in modo soddisfacente. Un libro piacevole senza dubbio, ideale per quei momenti in cui non si sa cosa leggere e si ha voglia di qualcosa di semplice e veloce che non richieda troppa concentrazione per capire quei misteri nascosti tra le righe, visto che Massimo Pietroselli ha messo tutto ciò che c’è da sapere nero su bianco in questo “Alfabeto blasfemo”.

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 Libri Riti blasfemi nel sottosuolo di RomaTitolo: Alphabetum La confraternita del saio nero
Autore: Massimo Pietroselli
Editore: Newton Compton
Anno: 2012
P. 377

Massimo Pietroselli non è nuovo nel panorama letterario italiano, numerosi sono i libri pubblicati che han riscosso un buon successo tanto da meritarsi ben due premi letterari dalla casa editrice Mondadori. Nel seguente link è possibile leggere una sua breve biografia. http://www.intercom.publinet.it/1999/Pietroselli.htm

Una saga familiare

Leggere un libro che ti avvolge con i profumi, i suoni e i colori che ne riempiono le pagine è senza dubbio una sensazione piacevole, soprattutto quando la storia stessa, spogliata di queste tre cose non perderebbe comunque il suo fascino. Questo accade perché “La collina del vento” è un romanzo che racchiude molteplici tematiche in grado di soddisfare una vasta gamma di lettori. La terra innanzitutto, quel colle rosso porpora chiamato Rossarco, su cui soffia un vento carico del profumo degli ulivi e dei frutti che su di esso sono coltivati e che colorano le pagine del libro, è un’immagine da cui, per come la descrive l’autore, risulterebbe difficile distogliere lo sguardo. Su quest’istantanea poi, Carmine Abate ha ricamato la storia di una famiglia che di quella collina ne ha fatto una ragione di vita, versando lacrime, amore, passione, fatica e anche del sangue pur di non perderne il possesso e privarsi così dei segreti che essa racchiude. La collina si trova nei pressi di Punta Alice in Calabria a ridosso del mar Jonio, e la famiglia in questione è quella degli Arcuri, che di padre in figlio per ben quattro generazioni più volte si è vista costretta a difendere strenuamente le amate pendici dai pericoli a cui erano esposte e che loro stessi hanno corso nel possederle. Uno degli ingredienti che rendono incredibile questo romanzo infatti, è il motivo per cui il Rossarco era così prezioso per loro e per gli altri, ovvero una leggenda secondo cui la mitica città di Krimisa, fondata dal greco Filottete in seguito alla guerra di Troia, finì sepolta sotto di esso. Ma non è tanto la ricerca della città che colpisce, quanto il fatto che tutto ciò che accade ai personaggi nel corso della loro vita è legato con un filo invisibile a quella leggenda, e ancor più sorprendente è il modo in cui Abate è riuscito a creare l’intreccio tra le due cose. Dagli amori che sul colle sono nati, alle lotte con la malavita che ne voleva il possesso, fino ad altri piccoli traguardi che a quei tempi era difficile raggiungere, ogni cosa aveva un legame più o meno forte con il mito di Krimisa, che per tutta la storia aleggia intorno ad ogni componente della famiglia, senza però essere mai vero protagonista delle loro avventure. A narrarle, queste avventure, è Rino, ultimo Arcuri in linea di successione, che ripercorre la storia dei suoi predecessori dall’inizio del secolo fino ai giorni nostri nel tentativo di portare alla luce alcuni misteri tutt’ora irrisolti. Alla base di questa ricostruzione c’è suo padre Michelangelo, principale protagonista del racconto, che per un motivo che solo le pagine del libro possono rivelare convoca con urgenza il figlio sull’amato colle. E’ importante sottolineare l’accuratezza che l’autore ha dedicato alle parti descrittive del romanzo, come quelle riguardanti i personaggi le cui personalità sono ben distinte o quelle dei paesaggi già evidenziate in precedenza. A ciò si aggiunge anche il tempo in cui la storia si svolge che comprende le due Grandi Guerre e la zona d’Italia dove si trova il colle, quella Calabria dove tuttora la mafia detta le sue leggi. Abate è stato in grado di mettere nero su bianco un romanzo veloce ma esaustivo in ogni sua parte in grado di trasmettere le gioie ed i dolori di una famiglia e del loro colle che alla fin fine si rivela essere il vero protagonista del libro. Nei dialoghi non mancano parole e frasi tipici del dialetto calabrese che danno ulteriore personalità all’opera e che vanno ad aggiungersi a tutti quegli ingredienti che, messi insieme, ci consegnano un libro carico di emozioni che non lascia dubbi sul perché, la critica prima e la “Giuria dei lettori” poi, lo abbiano scelto come vincitore del Premio Campiello 2012. Libri La collina del vento Titolo: La collina del vento Autore: Carmine Abate Editore: Mondadori Anno: 2012 Euro 17,50 pag. 264 http://www.carmineabate.net/collina.htm Disponibile anche in ebook Carmine Abate è uno scrittore italiano, autore di numerose e svariate tipologie di opere. Il suo sito ufficiale è il seguente http://www.carmineabate.net/, qui è possibile trovare una sua breve biografia, tutti i suoi romanzi e i contatti per scrivere all’autore.

La ragazza dagli occhi d’oro

Quella che vi voglio raccontare è una favola, ……bè non proprio una favola, come dire, una favola reale che non ha, però, il suo finale, perché è tutta da vivere.

Comunemente si usa dire: “….. ah quello ha le mani d’oro, dove tocca tutto riluce”, oppure: “Quella persona ha un cuore d’oro, se può aiutarti lo fa a trecentosessanta gradi”.
Voglio, invece, raccontarvi di una ragazza, di una donna che ha gli occhi d’oro.
In realtà, i suoi occhi non sono, certo, del colore giallo scintillante prerogativa del più nobile dei metalli. I suoi occhi vanno da un marrone chiaro, ad un verde delicato ed hanno anche un fondo di colore giallo tipico dell’oro.
Come tutte le ‘cose’ che si descrivono, anche in questo caso bisognerebbe vedere da vicino questi occhi. A differenza, comunque, dei modi di dire, che ho elencato all’inizio di questo scritto, gli Occhi della ragazza non hanno il potere di trasformare in oro ciò che vedono: persone, oggetti.
La donna dagli occhi d’oro quando ti guarda ti lascia in un senso di stordimento. Lo stesso stordimento che si può provare quando si è bevuto un po’ troppo. Lo stesso stordimento, quando si è impegnati in un’attività da farci sentire avulsi dalla realtà che ci circonda. E, questo stordimento, te lo porti appresso per parecchio tempo, fino ad esserne così coinvolto dal desiderare di voler rivedere questi occhi.
È quello che mi è successo, quando nel vedere questi occhi, anch’io, in parte, ne sono stato soggiogato. Ho, infatti, avuto il fortissimo desiderio di voler rivedere questi occhi.
Gentile Creatura dagli occhi d’oro, non potranno mai bastare fiumi di parole, non potranno essere esaurienti tentativi di raffigurare, attraverso i colori, i tuoi occhi.
Io ho provato a rappresentarli usando le parole, ma la magia che emanano va al di là del loro colore specifico. Infatti, la ragazza dagli occhi d’oro, ha un modo di fare, di accoglierti così personale, così avvolgente da considerare i suoi occhi la parte finale di una Creatura particolarmente colma di tanta gioia di vivere. Non c’è bisogno che io mi rivolga a Lei, pregandola di rimanere così ricca di emozioni che riesce a trasmettere.
Lei è, come i suoi occhi sono, immensamente e universalmente occhi, che ti danno quella gioia del vivere quotidiano. Ognuno di noi dovrebbe avere la fortuna di incontrare persone così vive.

Ecco la favola, diciamo così, non finisce qui, anzi direi che non finisce proprio perché la donna o meglio la ragazza dagli occhi d’oro vive e attraverso i suoi occhi regala momenti veri di gioia di vivere. È una favola tutta, ancora, da vivere.
Serena lettura

Niente albergo a Combosar

ZY/H308 si trovò un pò smarrito all’esterno della sua astronave… Veramente non era un’ astronave, e nemmeno uno di quei patetici dischi volanti frutto della primitiva immaginazione terrestre. Era… bé, non essendo uno specifico scrittore di fantascienza, mi risparmierò e vi risparmierò elencazioni e dettati tecnici praticamente intraducibili. Perciò ritorniamo a ZY/H308…

Veramente quella era soltanto la sua sigla in codice, il suo vero nome, per così dire di battesimo, era una lunga sequenza di suoni più o meno gutturali: GUSGRUPUMSRAUGHAMRAM… ecc.ecc. Meglio lasciar perdere anche i nomi propri.

E se lo chiamassimo semplicemente e platealmente “l’alieno”? Fatto. Dicevo, l’alieno smarrito di trovarsi solo, lontano dai suoi compagni in territorio barbaro e sconosciuto, era però conscio dell’importanza del suo compito: infiltrarsi nella comunità indigena e raccogliere più notizie possibili. Il suo aspetto era quello., precisato nei particolari dall’esperto in terrestrità, il compagno XK/N222, l’aspetto di un invidiabile borghese benestante, diciamo molto benestante, di mezza età. Non si era badato al risparmio: elegante completo scuro di Armani, scarpe mocassino di morbida pelle fatte a mano, camicia di seta, orologio Baume—Mercier, abbronzato, slanciato, atletico.

Sarebbe stata la mimetica giusta per non dare nell’occhio? (Su tutte le riviste terrestri studiate gli indigeni si riparavano così dalle intemperie ).

L’alieno non fu più così sicuro di passare inosservato una volta che si inoltrò nel paesino di Combosar, sperduto tra le valli autunnali delle catene montuose. I pochi paesani sgranavano gli occhi (sopratutto le grasse paesane) come se avessero visto il nostro con la sua autentica faccia a sei occhi e le sue normali quattro braccia disarticolate. L’alieno maledisse in cuor suo lo “specialista” di bordo che l’aveva conciato così, pronto da spedire in bocca ai terrestri. Quel buon diavolo di XK/N222 pensava forse di spedire su per la Quinta strada di New York o a Piccadilly Circus di Londra il nostro alieno, ma quell’elegantone fascinoso, una specie di star del cinema, sembrava proprio cascato dal cielo in quelle quattro stradine fangose di campagna. Il nostro ospite vide comunque una specie di locale pubblico; entrò e si accomodò al bancone poi, seguendo a memoria le istruzioni filmiche terrestri, disinvoltamente tirò fuori dal pacchetto in dotazione una sigaretta e l’accese. L’uomo del bar gli si avvicinò e gli sorrise accattivante: “Mi dispiace signore, ma è vietato fumare nei locali pubblici!” L’alieno spense la sigaretta sempre più irritato con chi non ne aveva imbroccata una delle sue istruzioni! “Potrei avere dello champagne ben fresco?” L’uomo ridacchiò guardandosi intorno: “Champagne monsieur! Qui non siamo a Parigi!

Credo di averlo visto solo nei film lo champagne, giù in città!” ZY/H308 si morse ancora di nascosto le labbra e, come si dice, tagliò corto: “Che avete da bere qui?” — “Birra e grappa” — “Va bene!” L’uomo gli portò un bicchierino e una birra chiara: “Beva prima la grappa e di sopra ci butti la birra, glielo consiglio, è la nostra specialità”. Il nostro bevve e pensò che era ora di far domande: “Amico, c’e un albergo qui per poter dormire?

Ho lasciato l’auto fuori del paese. inservibile. Ho voglia di lavarmi e di dormire un pò”.

L’uomo ridacchiò di nuovo, e con una certa inquietante confidenza disse: “Niente albergo a Combosar. Abbiamo pochi turisti qui. Ma in quanto a dormire dormirai quanto vorrai con quello che ti ho fatto bere.

Eh, un bel galletto come te è raro da queste parti sarà bello spennarti!

Alla tua macchina penseremo domani… Buon riposo”.

ZY/H308 si girò di scatto: nel locale erano entrati quattro robusti montanari e gli erano intorno. La mano già irrigidita non riuscì a impugnare la pistola a ioni alternati.

Prima di chiudere gli occhi fece in tempo a pensare : “Maledetto XK/N222, imbecille… dove cazzo mi hai mandato?” Veramente non disse proprio così ma usò una frase della sua gente piuttosto greve e colorita che non oseremo tradurvi…