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Variazioni in punta di canini

Alcuni personaggi letterari hanno avuto maggior fortuna di altri sullo schermo e nei fumetti. Nascono dal folclore popolare per vivere di luce propria nelle diverse versioni cinematografiche e televisive, nei fumetti e nei cartoon, sino ai videogame.

Nell’anno appena trascorso si sono inaugurate due mostre per rendere omaggio a due personaggi come Tarzan e Dracula, nati dalle leggende e dai miti delle varie culture per dar vita ad un immaginario globale.

Tartan e la sua leggenda di un uomo allevato dalle scimmie, debuttò, grazie alla penna dello scrittore americano Edgar Rice Burroughs nel 1912 sulle pagine della rivista “All – Story Magazine”. Nello stesso anno moriva l’irlandese Bram Stoker, lo scrittore che, nel 1897, pubblicò il romanzo dedicato a Dracula.

La saga cinematografica dedicata al signore della foresta inizia con Tarzan delle scimmie (Tarzan of the Apes) nel 1912, mentre è di dieci anni dopo il debutto del Vampiro, ma ora i destini dei due personaggi si incrociano attraverso Kellan Lutz, ex vampiro in Twilight (2008), che è Tarzan nel film di Reinhard Kloos in uscita nel 2013.

Tradizione orale di paure arcaiche per concretizzarsi sulla carta e offrire differenti letture di un umano allevato dagli animali, possono essere lupi o scimmie, in Europa o in Africa, magari in India, per esaltare in Tarzan l’eroe positivo, anche prima di Kipling, che vede il Mondo con occhi ingenui senza contemplare l’inganno come modalità di vita.

Mentre il personaggio di Dracula non rimane rinchiuso nella lettura stereotipata del cattivo contro il buono. con gli anni Dracula e il resto del Mondo si confondono in un vortice di bene e male. Da l’orrorifico Nosferatu di Murnau ai bellocci vampirotti di Twilight che saltellano tra le sequoie dell’Oregon, dal linguaggio metaforico del cinema espressionista alle atmosfere rarefatte di un’immaginaria provincia del profondo sud-est statunitense di True Blood, è un’interminabile elenco di riletture e stravolgimenti di un personaggio identificato dai timori più atavici di ogni cultura come il male, sia come Vampiro o Ghul, Gorgone o Sfinge, ben prima di opporsi a Cristo.

Vampiri che disdegnano il palesarsi all’umanità e quelli che vivono tra le persone e le persone ne sono amici o ostili, sino a ipotizzare una guerra al “diverso”.

La mostra milanese “L’urlo di Tarzan” si è conclusa a settembre, quella dedicata a Dracula e il mito dei vampiri sarà possibile visitarla sino al 24 marzo 2013 negli spazi della Triennale.

Un omaggio all’immortale vampiro, principe della notte, antesignano di una lunga serie di emuli più o meno fascinosi. Dai lontani trascorsi folclorici allo sviluppo nell’ambito illuministico, sino alla contemporaneità della “vampiromania” che continua a sedurre adolescenti e non solo.

Un centinaio di opere tra dipinti, incisioni, disegni, documenti, oggetti storici, costumi di scena e video – affronta e indaga la figura del vampiro per antonomasia, partendo dalla dimensione storica per procedere alla trasfigurazione letteraria, fino ad arrivare alla trasposizione cinematografica e, infine, alle implicazioni sociologiche del mito di Dracula. Un vero e proprio viaggio nel mondo vampiresco che, al contempo, analizza il contesto storico e quello contemporaneo, passando in rassegna oggetti d’epoca e design dei nostri giorni, miti antichi e divi di oggi, per contribuire alle celebrazioni per il centenario della sua scomparsa di Bram Stoker.

L’anniversario della morte di Bram Stoker è stato anche l’occasione della lettura di Dracula nella rubrica di Ad Alta Voce su Rai Radio3.

Un testo, anche se datato, che aiuta ad avere un ampio panorama, con tutti i limiti di una pubblicazione con trent’anni di longevità, sulle coinvolgenze vampiresche, nei vari ambiti dell’umana conoscenza, dal folclore alla storia, passando per le varie espressività artistiche, è I vampiri di M.D, Cammarota Jr. (Ed. Fanucci).

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Manifesto Dracula
Manifesto Dracula

Milano

Triennale

DRACULA

e il mito dei vampiri

Dal 23 novembre 2012 al 24 marzo 2013

Tel. 02/72434208 – 45496874

 

ARIDATECE DRACULA!

EcoTipo 1993 Dracula

 

 

 

Nel castello di Dracula

I Paesi del Golfo tentano di imporsi come fautori di un nuovo Mondo, ospitando e promuovendo conferenze sui vari temi e questioni di coinvolgimento internazionale.

A novembre Doha (Qatar) ha dato ospitalità alle diverse anime del variegato panorama dell’opposizione siriana e dopo una settimana d’intense discussioni sono riusciti a presentarsi come una forza unita che ha superato le differenti vedute, eleggendo l’islamista indipendente Munzer al-Khatib (Ahmed Moaz Al-Khatib) a capo della nuova “Coalizione Nazionale siriana”.

Gran parte dell’opposizione siriana ha trovato nel Qatar l’unità con l’islamista al-Khatib e il riconoscimento di “legittimo rappresentante” del popolo con la dichiarazione congiunta dei 27 ministri degli Esteri dell’UE, mentre nell’emirato non si ammette alcuna critica alla classe dirigente.

Al diritto di contestare hanno fatto seguito due estenuanti settimane di difficili negoziati per giungere a un nulla di fatto sui cambiamenti climatici. Ed ecco il Qatar, uno dei produttori di petrolio, interessato non solo del diritto di contestare un governo che non sia il suo, ma anche di ambiente, ospitando il summit COP 18, promosso dall’Onu, con 17mila delegati, un vero impatto climatico, in rappresentanza di 194 paesi. Un vero tripudio di lingue e culture per ridurre le emissioni delle tonnellate di gas serra e arginare il surriscaldamento del pianeta.

Un Pianeta sottoposto a dei cambiamenti climatici palesati con l’intensificare degli uragani, le sempre più irruenti inondazioni e le minacciose previsioni sull’aumento del livello del mare imputato allo scioglimento dei ghiacciai, ma che non ha la stessa priorità in ogni luogo del pianeta. L’Unione europea cerca di far sopravvivere il protocollo di Kyoto, mentre altri paesi industrializzati come gli Usa, nonostante l’attuale presidenza propagandi uno sviluppo ambientalista, si trovano accomunati, insieme al Canada e al Giappone, a quelli emergenti (Russia, Nuova Zelanda, Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa) nel club dei grandi inquinatori che non intendono recedere dalle loro performance inquinanti.

Differenti vedute sull’ambiente hanno preceduto quelle sulle comunicazioni del WCIT-12 (Conferenza Mondiale sulle Comunicazioni Internazionali), voluta dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) dell’Onu, ma ospitata a Dubai dovein quanto a libertà d’informazione l’emiro è molto attivo nei confronti di altri paesi, più che praticarla nel suo regno.

Un appuntamento dell’ITU fortemente contestato dalle società attive su Internet e non ufficialmente presenti all’interno dell’agenzia delle Nazioni unite che non temono solo delle limitazioni al libero accesso alla Rete per rendere marginale il peso delle aziende private nella sua gestione, ma un controllo sul business etereo.

La governance di Internet coinvolge non solo la finanza, ma la geopolitica e le rivendicazioni dei Diritti umani. Un ambito poco gradito alla Cina e alla Russia, con i loro alleati dalle democrazie autoritarie, nel non rinunciare ad un ferreo controllo dell’informazione come viene formulato nel documento russo-cinese nel quale ribadisce che “gli stati membri devono poter assicurare che le amministrazioni e le agenzie operative cooperino nell’assicurare l’integrità, la sicurezza e la affidabilità del segmento Internet nazionale”.

Una posizione ribadita recentemente con un’ulteriore stretta all’utilizzo della Rete con l’intenzione di Pechino a richiedere agli utenti i dati identificativi. Niente nickname o alias per accedere ad Internet, ma un prosieguo delle opere di filtraggio e censura del governo cinese. Una vera schedatura di 500 milioni di internauti cinesi, già sottoposti a forti limitazioni della libertà sulla Rete, una misura giustificata per prevenire frodi informatiche.

Mentre la posizione statunitense è per una deregulation dei servizi a banda larga, mettendo in secondo piano il diritto alla libertà di opinione e di espressione attraverso ogni mezzo e senza frontiere, una visione ribadita da Hamadoun Touré, Segretario Generale ITU, cercando di raffigurare che la conferenza non ostacolerà la libertà di espressione e il diritto alla privacy.

Le problematiche sul clima o le comunicazioni discusse in ambienti un po’ allergici a tali temi, è umoristico quanto ospitare una banca del sangue nel Castello di Dracula!

Appare come una contraddizione in termini tenere la conferenza delle Nazioni Unite per giungere ad un nuovo accordo mondiale per governare il clima del futuro a Doha, capitale del Qatar, ma anche gli emiri del petrolio guardano alle energie non prodotte da combustibili fossili, alle fonti rinnovabili per la prosperità dei vari Paesi

È come indire una conferenza sui Diritti Umani a casa di un autoritario presidente o l’Onu che affida la presidenza di un commissione umanitaria ad un familiare di un dittatore.

Quella è fantapolitica, ma questa è la realtà con summit sul “governare” il futuro dei cambiamenti climatici e dell’informazione che si tengono in luoghi dai governi non proprio specchiati su tali argomenti.

ZINGARATE

Di storie d’amore tra Rom e Gagi – così loro chiamano noi – son pieni letteratura e cinema, caratterizzate tutte dalla forte sensualità delle donne rom e dalla sciocca possessività di noi gagi sedentari, perennemente attratti da Carmen ma incapaci di lasciarla libera. Ebbene, una nota originale la offre un libro autoprodotto e ben poco edificante: Sensazioni pericolose, di un certo Vladimir Casinari (Lulu.com, 2007 – 112 pagine, anche in e-book). E’ la narrazione autobiografica di un italiano che per lavoro viaggia spesso all’est da solo, non disprezzando il sesso a pagamento. In questo libro mi ha incuriosito lo strano rapporto che quest’uomo ha con i rom. In Italia gli zingari tradizionalmente non vendono le loro donne (anche se l’arrivo delle nuove ondate sta peggiorando la situazione), mentre in Romania e dintorni ragazze rom anche giovanissime si prostituiscono per aiutare la famiglia o sfruttate da altri rom. Ora il nostro eroe – ricco tra i miserabili – non si fa scrupolo di andarle a cercare, rischiando di cacciarsi nei guai con poliziotti gaglioffi e prolifiche famiglie zingare, le quali incoraggiano questo straniero nelle sue scelte on the road, sperando in un ritorno economico. Almeno un paio di volte viene ospitato a casa loro – povere abitazioni sovraffollate, prive di servizi ma piene di marmocchi – in situazioni che risultano quasi comiche se non trasudassero miseria morale e materiale. Come in uno sgangherato film di Kusturiza, il nostro eroe viene ogni volta presentato ai genitori, s’intende con le madri ruffiane e si accoppia con queste giovani rom in condizioni di promiscuità, quasi in presenza di tutta la famiglia, la quale però alla fine si aspetta sempre un generoso contributo volontario o addirittura che si porti la figlia in Italia, per loro la terra del benessere. Quando si va in città – musica a tutto volume, come piace a loro – prima si va tutti a ballare, poi si fa la spesa e lui paga tutto, alimentari e regali. Ma spesso lui fa il tirchio e si offende pure, neanche pensando ai rischi che corre. In una scena da film, dopo che ha dormito con una delle sorelle praticamente davanti a tutti, i fratelli e la madre non lo fanno uscire e battono le mani sulla sua macchina chiamando “soldi-soldi” e facendo il gesto delle banconote sfogliate. A quel punto lui paga, risparmiandosi forse una coltellata. Come molti gagi, è affascinato dal mondo rom ma nel profondo non lo capisce affatto. P.es., un’altra volta conosce due sorelle e va con entrambe, ma è quella più giovane che vuole rimanere incinta: l’altra ha già un figlio. Comportamento bizzarro? No, perché in quel mondo povero un figlio è comunque una ricchezza, mentre lui ragiona da impiegato. Un’altra famiglia rom che gli ha concesso la figlia vorrebbe che lui intestasse loro un pozzo. Si, un pozzo: vivono in un tugurio in campagna e quella sarebbe già una ricchezza. La miseria materiale descritta nel libro è infatti impressionante; quella morale ne è una conseguenza, ma il protagonista la sfrutta e apprezza l’allegra vitalità di queste famiglie, nonostante facciano una vita da cani. Una volta percorse strade sconnesse e prive di segnaletica e giunto a destinazione, ammira i bei tappeti che ornano le loro povere stanze – spesso un unico ambiente separato dalla cucina – e nota la bellezza delle persone, anche se da un anno all’altro questa sfiorisce precocemente. Con la vita che fanno, non c’è di che stupirsi. Quanto a lui, è un vero nomade ad honorem, non riuscendo mai legarsi a una donna per troppo tempo. Alcune di esse vorrebbero venire con lui in Italia e magari amano veramente questo gagio incosciente. Una sua amante rom alla fine lo saluta sconsolata, ma la sua reazione è unica:

Quando mi chiamò vagabondo provai immenso piacere, perché detto da lei, una zingara, lo considerai un grande complimento, un onore, un valido riconoscimento al mio modo di intendere il viaggio.

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SENSAZIONI PROIBITE
di Vladimir Casinari
Editore Lulu.com, 2007
http://www.lulu.com/it
Formato Paperback
Pagine 108
Prezzo di vendita € 14,00 (ma disponibile anche in e-book a 5.90euro)
Lingua Italiano
ISBN-13 9781847993434

Neoliberismo Democratico o Democrazia paternalistica

È difficile leggere il nuovo assetto politico di alcuni paesi dell’America Latina, impegnati a confutare il modello economico occidentale, sottoposti prima al colonialismo e sino a qualche anno fa a una sorta d’imperialismo economico.

Un Continente che non accetta di essere ritenuto il cortile statunitense e per decenni trattato con sufficienza, vuol mettere in crisi il neoliberismo democratico.

Per comprendere questi cambiamenti è anzitutto necessario lasciare da parte modelli macroeconomici obsoleti, generati da un’ideologia politica utopistica; utilizzando una metafora artistica in politica e in economia è auspicabile abbandonare una visione surrealista per dirigersi verso lidi iperrealisti!

Per il politologo americano Francis Fukuyama della Stanford University in California, come chiarisce durante un’intervista su L’Espresso di fine giugno 2012, “occorre riportare l’equilibrio fra il mercato e lo Stato, equilibrio turbato dagli ultimi 25 anni di dominio assoluto del neoliberismo…” occorre cioè “..riabilitare l’idea di bene pubblico. Bisogna rendersi conto che non si tratta di un insieme di beni individuali e che la società non ne costituisce la somma, ma che è un concetto collettivo. Abbiamo bisogno di un nuovo progetto riformista, più credibile della socialdemocrazia e del Welfare tradizionali. È necessario reinventare lo Stato”.

Chantal Mouffe, politologa belga in forze all’università di Westminster del Regno Unito, provocatoriamente afferma che “c’è da latinoamericanizzare l’Europa” nell’intervista sul quotidiano argentino Pagina|12.

La Mouffe che ha partecipato a Buenos Aires insieme a Ernesto Laclau ad un intenso ciclo di “Confronti e scontri” con altri politologi intervenuti nel paese sostiene che “in un mondo multipolare, la democrazia non può essere un unico modello esportato dall’Europa e dal Nord America al resto del mondo. C’è da comprendere che si verranno a formare distinte forme di democrazia, che prendono origine nei distinti contesti storici. Non c’è un’unica modernità ma molte traiettorie verso ciò che può essere chiamato modernità e nella misura in cui si possono accettare l’esistenza di differenti modernità alternative, siamo in grado di accettare e di comprendere anche forme multiple di democrazia. Non è legittimo pretendere che questo modello occidentale sia accettato dal resto del mondo. Nell’esperienza delle nuove democrazie del Sudamerica non c’è un rifiuto della tradizione liberale, però c’è un’articolazione distinta tra la tradizione liberale e la democrazia. In Europa l’elemento liberale è diventato assolutamente dominante mentre l’elemento democratico è stato subordinato o in alcuni casi eliminato.”

Viceversa nell’America Latina la democrazia intesa nell’accezione di redistribuzione della ricchezza e della sovranità popolare ha il predominio sulla concezione liberale dell’economia.

E’ chiaro che sono da considerare pericolose, prosegue la Mouffe, le situazioni in cui un progetto paese dipende da una sola figura politica, non per questo però devono essere in assoluto condannate e demonizzate le rielezioni dello stesso presidente nel momento in cui il paese prevede che possa essere rieletto.

“Analizziamo il caso Cileno, dove il presidente ha un solo mandato. Michelle Bachelet è stata un personaggio molto popolare e avrebbe potuto essere rieletta ma la normativa non l’ha permesso: questo si, che è stato un forte ostacolo al potere popolare. Anche la rielezione può essere una maniera di lottare contro il predominio del liberismo sulla democrazia. Chiaramente ciò non vuole dire che si debbano abbandonare in assoluto i limiti liberali”.

Ben diverso è il caso venezuelano con il quarto mandato di Hugo Chávez, riconfermato presidente grazie al referendum del 2009 che ha cancellato i limiti alla rieleggibilità del presidente.

Qual è il punto allora?

Il Clarin denuncia: “De república de leyes a una democracia de emperadores”. L’articolo è una riflessione generale sull’assetto dell’America Latina anche se poi è preso ad esempio il fenomeno Chavez. Termini come “paternalismo smisurato quasi grottesco” o “autoritarismo con personalismo estremo quasi faraonico” se non considerati tendenziosi, certamente interpellano profondamente sulla ricerca di una interpretazione il più possibile veritiera dei fatti.

La soluzione forse è lontana ma una direzione possibile ci è indicata dalla Mouffe:

“In politica esiste sempre un noi e poi gli altri. …Nella società saranno sempre presenti settori opposti. Il conflitto ha sempre a che fare con relazioni di potere e di egemonia. L’obiettivo della democrazia dunque, non è trovare il cammino per mettere tutti d’accordo giacché impossibile, ma quello di trovare il modo per gestire il conflitto. Non è possibile organizzare una società democratica su un piano amico-nemico cioè su un antagonismo nel quale non si riconosce la legittimità dell’opponente per cui non rimane che eliminarlo. Diverso il discorso se la dimensione per affrontare il conflitto si pone in una base agonistica per cui si sviluppa una “relazione” tra avversari. Ci sarà comunque una lotta per l’egemonia, ma che sarà subordinata ad atteggiamenti e procedimenti democratici. Il compito fondamentale della politica democratica è creare istituzioni e procedimenti che possano permettere ai conflitti di manifestarsi in una maniera agonistica e non antagonistica”.

I SILENZI NEL VIDEO D’ACERO

Videozoom è un’iniziativa “in progress” sulla videoarte contemporanea, pensata e realizzata da Sala 1 (Roma), con l’intenzione di far scoprire la nuova generazione di videoartisti, provenienti da diverse aree geografiche del mondo. Debuttando nel 2001, la galleria Sala 1 ha già realizzato numerosi progetti con paesi come Polonia, Iran, Israele, Cina, Spagna, Marocco, Repubblica di San Marino, Bangladesh e Giappone. Ogni edizione di Videozoom mantiene la propria unicità ed è esclusiva poiché viene curata da uno o più esperti del paese protagonista. Questa volta è il Québec a proporre per la prima volta in Italia una selezione di lavori di sette artisti (Sophie Bélair-Clément, Olivia Boudreau, Jacynthe Carrier, Michel de Broin, Pascal Grandmaisaon, Frédéric Lavoie, Aude Moreau), impegnati ad esplorano le dimensioni formali e narrative dell’immagine in movimento. Seguendo il tema L’entre-images / L’immagine di mezzo, i curatori hanno riunito lavori nei quali il suono, il tempo, il soggetto e l’azione fanno da referenti cinematografici, attorno ai quali si costruisce l’immagine.

Le opere presentate offrono allo spettatore l’opportunità di calarsi in una delle realtà artistiche canadesi, la parte francofona pure se non si disdegna l’anglofona, senza estrose inventive ed effetti speciali. Paesaggi urbani e rurali, della provincia e della foresta, sino alle un rivisitazione di classici.
Ironicamente geniale è l’ultimo intervento audiovisivo, con l’abbattimento di un lampione in un paesaggio notturno per rendere omaggio al carattere boscaiolo o per lanciare un grido di allarme verso l’ambiente messo a dura prova dall’uomo.

L’iniziativa è supervisionata da Louise Déry, Direttrice della Galerie de l’Université du Québec à Montréal e curatrice nota negli ambienti internazionali dell’arte contemporanea, in collaborazione con La Fabrique d’expositions, collettivo di curatori formato da Marie-Eve Beaupré, Julie Bélisle, Audrey Genois e la stessa Louise Déry.

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Museo di Roma in Trastevere
VIDEOZOOM:
Québec. L’entre-images
Dal 22 novembre al 22 dicembre 2012

Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
http://www.museodiromaintrastevere.it
http://www.060608.it