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Emergenza Siria

Il Magis si mobilita insieme al Jesuit Refugees Service (JRS) per offrire ai profughi siriani un’adeguata accoglienza in vista dell’inverno. Durante i mesi estivi, quando i combattimenti hanno raggiunto picchi mai visti prima, le autorità hanno concesso a decine di migliaia di siriani di rifugiarsi negli edifici scolastici. Ora che l’anno scolastico è ricominciato, tutti si chiedono che ne sarà di questi sfollati senza dimora.

Sono più di 1 milione le persone attualmente sfollate all’interno della Siria, mentre più di 300.000 sono state registrate o in attesa di registrazione come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania e Iraq. Il JRS accoglie e difende 21.200 rifugiati ad Aleppo, Homs, Damasco e in Giordania. Solo ad Aleppo, una delle città più colpite dalla guerra civile, il JRS gestisce aiuti per un totale di 4mila persone, un numero destinato a crescere, all’interno di 6 istituti.

DIALOGO PER INTERPOSTI MARMI

Ormai è entrata nella storia la loquacità dei romani e allora come possono le statue essere mute a Roma? Anche le statue parlano, si esprimono con scritti e non con i vocalizzi.
La più famosa delle statue parlanti è quella dl Pasquino.
Un torso mutilo, appartenente a un gruppo marmoreo del III sec. a.C. che prese il nome di Pasquino, pare, da un sarto romano del XVI sec. famoso per «tagliare i panni addosso alla gente». La sua fama è dovuta al foglietti satirici, talora feroci, dette pasquinate, contro il potere papale e i signorotti dell’epoca. Notte tempo mani ignote affiggevano al torso o al piedistallo di una delle più famose «statue parlanti» i foglietti satirici.
Oltre a Pasquino altre sono le statue che a Roma venivano usate per collocarvi tavolette con scritti di satira politica.
Poco lontano da piazza Pasquino, piazza Vidoni, stretta tra il Palazzo Vidoni e la chiesa di S. Andrea della Valle e, nell’angolo dl sinistra non molto visibile, la statua di Abate Luigi: figura di antico oratore tardo romano con un epitaffio apposto sul piedistallo che ricorda la sua appartenenza alle «statue parlanti».
Anche il gruppo marmoreo del Bernini a piazza Navona, la fontana dei Fiumi, può essere annoverato tra le statue che non sanno tacere e per il pettegolezzo popolare che vuol dare ad ogni singolo gesto del gruppo un significato, tutto nato per una animosa rivalità tra il Borromini e il Bernini.
La statua che raffigura Rio della Plata, con un gesto della mano, si difende dalla possibile caduta di Sant’Agnese (la chiesa del Borromini); il Nilo, con il volto velato, evita di guardare la «bruttezza» che la chiesa rappresenta.
Vicino a piazza del Collegio Romano, in via Lata, la fontana del Facchino raffigura un giovane in costume cinquecentesco dell’Università degli Acqualoli, scolpita alla fine del 1500.
In piazza S. Marco, di fronte alla fontana della Pigna, nell’angolo del Palazzetto Venezia, il simulacro detto di Madama Lucreazia, resto di una grande statua dedicata alla divinità egizia, Iside, che forse, raffigura Faustina, moglie di Antonino, a cui fu dedicato un tempio nel Foro Romano.
Salendo la scalinata del Campidoglio si arriva al musei Capitolini dove dal 1594 ha trovato stabile dimora il Marforio, imponente scultura del I secolo dell’Impero che rappresenta una divinità fluviale, anche se alcuni la chiamano Oceano, e su questa giacente statua venivano attaccate le risposte alle satire di Pasquino.
Un dialogo per Interposti marmi.
Ultima, e poco conosciuta tra le «statue parlanti» è il Babuino dell’omonima fontana.
Qualche anno fa c’era un promettente e giovane disegnatore, tale Dino Manetta, che rispolverò, con successo, l’uso di Pasquino per la satira. Con mano furtiva, di notte, collocava sulla statua le sue mordaci vignette, ora i suoi disegni appaiono su alcuni quotidiani di Roma.

ITINERARI
Le statue parlanti
da Il manifesto di domenica 11/ lunedì 13 ottobre 1986

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Una casata

Cristoggesummaria, cc’antro accidente!
Sete una gran famijja de bbruttoni.
E nnun méttete in pena ch’io cojjoni,
perché pparleno tutti istessamente.

Dar grugno de tu’ padre a li meloni,
cuelli mosini, nun ce curre ggnente:
e ar vedé mmamma tua, strilla la ggente:
“Monaccallà, ssò ffatti li bbottoni?”.

Tu, senza naso, pari er Babbuino:
tu’ fratello è er ritratto de Marforio,
e cquell’antro è un po’ ppeggio de Pasquino.

Tu e Mmadama Lugrezzia, a sti prodiggi,
v’amanca de fà cchirico Grigorio,
pe mmette ar mucchio l’Abbate Luiggi.

G.G.Belli

NUOVI EQUILIBRI PER TUTELARE LA DEMOCRAZIA

Il nuovo esecutivo egiziano è stato il risultato di equilibrismi politici, cominciando con la scelta che il presidente Mohammed Morsi ha fatto affidando l’incarico di premier a Hisham Kandil, un tecnico già gradito ai militari, nel formare il governo, proseguendo con l’accettare due donne di cui una cristiana e cercando di limitare la presenza dei Fratelli musulmani.

L’Egitto sembrava avviato verso una convivenza di non belligeranza tra il potere politico e quello militare in una forma di reciproco controllo affidando il ministero della Difesa al federmaresciallo Hussein Tantawi, responsabile del Consiglio Supremo delle Forze Armate (Scaf), ma l’armonia tra l’anima religiosa e quella laica sembra finita.

In pochi giorni Tantawi passa da ministro a pensionato e sostituito dal generale Abdel Fattah Al-Sisi ed anche il capo di stato maggiore Sami Anan viene messo a riposo e rimpiazzato dal generale Sidki Sobhi; ad entrambi è stato affidato l’incarico di consiglieri presidenziali.

Un avvicendamento all’interno delle Forze armate senza riuscire a capire se sono state delle punizioni o delle ricompense, ma forse Mohammed Morsi ha semplicemente applicato l’antico adagio che consiglia di tener vicini gli amici ma ancora di più i nemici, facendosi più audace con la cancellazione delle limitazioni che l’Esercito aveva posto ai poteri del presidente.

Destituzioni e destinazioni a nuovo incarico sono caldeggiate dall’incapacità di fronteggiare i continui scontri tra egiziani musulmani e quelli cristiani copti. Uno degli ultimi scontri, scatenato da una camicia rovinata in una lavanderia, ha portato all’uccisione di una decina di poliziotti al posto di frontiera Kerem Shalom con Israele.

L’effetto reale di queste scelte si potra’ soppesare solo nei prossimi giorni, ma di sicuro nel Governo non ha trovato posto chi è sceso in piazza Tahrir.

Ora l’Egitto deve affrontare la situazione economica e garantire sicurezza al turismo, sua maggiore fonte d’introito, portando Morsi a rispondere con risolutezza alle scorrerie jihadiste nel Sinai e interrompe il contrabbando e il transito di terroristi attraverso i centinaia di tunnel che collegano la zona di Rafah e Gaza. Il controllo del transito è stato uno dei tanti fallimenti dell’autoritario Mubarak che giocava sull’ambiguità, tenendo l’Occidente sotto “ricatto”. Morsi sembra che non debba fare questi giochetti: l’Egitto riceve finanziamenti europei e statunitensi oltre a quelli sauditi e questo facilita una via pragmatica nel governare, almeno sino a quando non troverà altre fonti di aiuto economico.

Un pragmatismo che sembra mancare alla nuova classe politica che sta impostando il futuro della Tunisia con delle scelte impopolari del partito islamista Ennahda (al-Nahda) di governo sulla messa in discussione dello status delle donne. Nella metà degli anni ’50 grazie alla visione modernista di modello sociale Habib Bourguiba adottò un testo progressista per il mondo arabo di allora come d’oggi con il Codice sullo status personale (Code du statut personnel – CSP). Una scelta che aveva rivoluzionato i rapporti familiari e che ora viene messa in discussione con modifiche costituzionali, trasformando la parità tra donna e uomo in “complementarietà”, ribadendo sia il ruolo dello Stato come garante dei diritti e sia le pari opportunità delle donne, ma “all’interno della famiglia”. Un’incongruenza dialettica nel controverso articolo 28 che ha portato a manifestare per le strade di Tunisi come a Sidi Bouzid, la culla della rivoluzione, per non trasformare la parità in complementarietà.

SAN FRANCESCO NELL’ARTE

Spesso mi sono ritrovato a suggerire la visita delle mostre per l’importanza che queste avevano su un particolare tema dell’espressione dell’animo umano.

Quella che suggerisco ora, oltre ad essere il francescanesimo rappresentato dalle opere d’arte, è anche il francescanesimo vissuto dei Santuari, attraverso gli stessi sentieri del Cammino di Francesco in uno spazio che può essere percorso in una sola giornata.

La mostra ideata da Anna Imponente e Gianfranco Formichetti nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio e il Comune di Rieti.

Sono venuto a Rieti per conoscere la mostra “Francesco, il Santo”, che si articola in tre diverse sedi.

Nella prima sede, al Museo Civico, vengono presentati Capolavori provenienti da tutta Italia, opere di grandi artisti come Cimabue e Margarito d’Arezzo, Antoniazzo Romano, Correggio e Tiziano, Annibale Carracci, Pietro da Cortona, Gianbattista Tiepolo, Domenico Morelli, Duilio Cambellotti e Adolfo Wildt fino a Mimmo Paladino e Norberto.

Nella seconda sede, il Salone delle Udienze del Palazzo Papale che ospita il Museo dei Beni Ecclesiastici, sono esposte le opere provenienti dal territorio reatino come dipinti, sculture e preziosi paramenti sacri, tra le più notevoli quelle di Vincenzo Vanenti, Giovanni Paolo Cardone, Francesco da Castello fino a Bartolomeo Manfredi e a Staffano Di Stasio.

Nella terza e ultima sede, alla Fondazione Varrone, sono raccolti oggetti preziosi: codici, incisioni, stampe, reliquiari, abiti.

Oltre alle tre sedi saranno predisposti anche due itinerari turistici sul francescanesimo: uno a Rieti e l’altro che seguirà il percorso del “Cammino di Francesco”. Inoltre visite guidate nei quattro santuari che conservano le testimonianze del passaggio del Santo: quello di Poggio Bustone dove giunse nel 1209, nel monastero di Greccio nel Natale del 1223 dove realizzò la rievocazione della nascita di Gesù mediante il celebre “Presepe vivente”, a Fontecolombo definito “Sinai francescano” dove scrisse nel 1223 la Regola definita dell’Ordine, nel santuario della Foresta dove compì il miracolo dell’uva.

Il catalogo, edito da DeriveApprodi, riccamente illustrato e di formato insolito, rimane lo strumento principale per ripercorrere tutte le tappe delle tre sedi espositive.

Nel mese di ottobre verranno organizzate alcune conferenze il cui calendario verrà pubblicato sul sito della mostra http://www.francescoilsanto.it/ e sul link nel sito della Soprintendenza: http://www.soprintendenzabsaelazio.it/news/san-francesco-testimonianze-territorio-reatino.html.

Le conferenze, dedicate ad alcuni dei capolavori esposti vedranno il coinvolgimento di studiosi del francescanesimo e storici dell’arte. Mediante l’APPFrancesco il Santo sono consultabili le opere esposte nelle tre sedi della mostra. Nei mesi di settembre e ottobre si organizzerà una rassegna cinematografica su San Francesco dal cinema muto ai giorni nostri.

Unico ‘peccato veniale’ dell’Amministrazione retina è che le tre sedi espositive non sono indicate da segnaletica. (questo quando sono andato a visitare la mostra).

 

Paolo Cazzella

o della Joie de Vivre

SAN FRANCESCO

Capolavori nei secoli e testimonianze dal territorio reatino

Dal 16 giugno al 4 novembre 2012

Rieti

Sedi della mostra:

Museo Civico sezione storico artistica

Palazzo Comunale

P.zza Vittorio Emanuele II, 1

Museo dei beni ecclesiastici della Diocesi di Rieti – Palazzo Papale

Via Cintia, 83

Palazzo Potenziani Fondazione Varrone

Via dei Crispolti, 24

Orari:

dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00

la biglietteria chiude alle ore 17.00

Biglietti:

intero € 10,00

ridotto € 8,00

soci Touring Club Italiano, soci ICOM , studenti universitari, over 65 e gruppi superiori alle 20 persone

Ridotto € 5,00

ragazzi dai 10 ai 18 anni

Gratuito

guide turistiche e giornalisti

Informazioni:

tel. 0746/259291

http://www.francescoilsanto.it/