L’Europa ha dei nemici nel suo essere un’unione di stati, ma quelli che dimostrano la loro pericolosità non sono i dichiaratamente euroscettici e gli schiamazzi populisti, ma la schiera di personaggi che operano in silenzio per sfaldare l’Unione europea come eurozona e come identità dalle stesse origini.
Sono più interessati gli Stati uniti e la Cina a salvaguardare la Ue che i 28 paesi che la compongono ad avere una visone lungimirante sulle sorti di ciò che doveva essere non solo un trattato che potesse offrire vantaggi a tutti i firmatari, ma anche una possibilità di scongiurare conflitti e salvaguardare il benessere di tutti gli europei.
Per quanto riguarda l’intento di salvaguardare il vecchio continente dai conflitti, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il risultato negativo lo troviamo nelle guerre balcaniche dei fine anni ’90, nella dissoluzione della Jugoslavia, nelle varie Srebrenica e Vukovar annientate con i loro abitanti dall’incapacità dei governi europei di evitare massacri e genocidi incrociati, nell’aver permesso lo smembramento della Bosnia e avallare indipendenze e scissioni fittizie, per poi inveire contro la Russia e l’annessione della Crimea.
Gli Stati europei non appaiono uniti nella Ue, non solo per la difesa degli interessi nazionali, ma anche per la “cogestione” decisionale delle due strutture politiche: Consiglio dell’Unione europea e Parlamento.
Il primo è espressione dei governi nazionali, mentre il secondo è dal 1979 che viene eletto dai cittadini dei differenti paesi, con la possibilità che i due organi si potrebbero trovare in competizione.
È in questo gioco che l’Europa come Unione continua a deludere con la sua sempre più evidente subitanza ai voleri tedeschi e per la Merkel sarà sempre più imbarazzante sentirsi ostaggio di “quattro” estremisti capeggiati dal ministro delle Finanze.
Un’intransigenza che sta esacerbando gli animi, ma cosa nasconde veramente il voler far rispettare ad ogni costo le regole? Più commercialisti che politici, si dimostrano interessati a far quadrare i conti a tutti i costi e non pensano alle conseguenze diplomatiche o forse è proprio l’esasperare le pretese di fermezza nel rispettare i rapporti di entrate e uscite che voglio porta l’Europa a una specie di selezione naturale.
Questi sono i veri nemici dell’Europa unita, quelli che vogliono basare tutto sui dogmi e il negoziare è solo un gioco estenuante che non contempla varianti geopolitiche, ma solo l’umiliazione della parte debole.
Si accettano governi xenofobi, ma non quelli “troppo” di sinistra. L’adesione dei paesi dell’est, rendendo sempre più ininfluente la presenza mediterranea, è gradita e serve a focalizzare l’attenzione di molti sul pericolo di una Russia irritabile, per distrarre dalla serpe in seno. Una serpe intenta nell’accrescere il suo ruolo guida con una politica sconsiderata incentrata sul rigore.
Un rigore che potrebbe prevedere un’emarginazione progressiva dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, a meno ché non siano utili come colonie estive per gli obesi nordici.
Un nord che vuol colonizzare e mettere sotto tutela tutto ciò che esula da ogni suo schema mentale, ma con questa rigidità non ci saranno dei vincitori. Una rigidità che non penalizza solo i paesi più deboli, ma l’intera Europa, come è successo con i 100 miliardi bruciati con le sanzioni applicate alla Russia (fonte Wifo) e quello che potrebbe costare cacciare la Grecia dall’eurozona.
Una Grecia umiliata al punto che Tsipras ha offerto anche la propria giacca come garanzia agli usurai europei per arrivare ai 50 miliardi di beni da privatizzare come cauzione per il prestito. Il “droghiere” tedesco e il “contabile” finlandese non vogliono solo far tornare i conti, ma anche guadagnarci con una Grecia in svendita.
Forse è ora di cominciare a diffidare di tutte quelle nazioni che non hanno l’immaginazione per vedere i possibili scenari futuri: di una Germania con i suoi fiancheggiatori protesi a distruggere più che costruire.
Sono passati una quarantina d’anni e non dei secoli dal pragmatismo dell’Ostpolitik di Willy Brandt che non avrebbe mai permesso che la Grecia venisse umiliata e la Russia emarginata nel momento che il ministro francese Valls avverte, con il rapporto redatto dal deputato socialista di origine algerina Malek Boutih «Generazione radicale», che l’Europa è seriamente minacciata dal fanatismo e solo la cooperazione e la lotta alla disoccupazione può essere un efficace viatico contro il terrorismo.
La partita che la Ue sta giocando con la Grecia non è circoscritta al futuro della culla della Democrazia, ma è globale e Nash, con la sua Teoria dei giochi, ci suggerirebbe di collaborare per garantire ai giocatori un guadagno superiore a quello che otterrebbero giocando in competizione.