È difficile pensare che un tecnocrate come Junker possa essere stato il primo a pensare che sarebbe logico avere un unico referente per due organismi europei quali il Consiglio d’Europa e la Commissione europea, oltre al risparmio si potrà sapere quello che fa uno e l’altro, magari per arrivare in un futuro alla eliminazione del controllo politico dei singoli paesi sul Parlamento e avere una legislazione europea.
Ma il pensiero del presidente della Commissione europea è un fiume in piena ed esterna la necessità di un super ministro delle Finanze e del Tesoro che apra ai flussi migratori con motivazioni economiche.
La questione dei migranti economici è un ispido punto che ha trovato l’ostilità di Macron non più lontano di un paio di mesi, ma Junker conosce i numeri e prevede che l’Europa avrà bisogno anche di nuovi lavoratori, una necessità per un continente europeo che sta invecchiando, prospettando l’apertura di canali legali, ma perché proporre dei «progetti pilota, quando i corridoi umanitari http://www.mediterraneanhope.com/corridoi-umanitari-0 sono ben collaudati dal dicembre del 2015, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese che hanno sottoscritto un protocollo con Viminale e Farnesina, attivando in Libano, Marocco e Etiopia, a spese delle stesse associazioni, grazie alle risorse provenienti dall’8 per mille, con controlli scrupolosi e la rilevazione delle impronte digitali?
I corridoi umanitari pensati per la Ue sono differenti, non sono a fine umanitario, che prevedono di agevolare l’ingresso in Europa dei migranti qualificati e il rilascio della Carta blu, contrastando il pensiero di Macron del luglio passato, basato sulla diversificazione dei diritti, ostacolando la migrazione di chi è in cerca di lavoro, ribadendo la necessità di istituire “una polizia europea delle frontiere”.
Ma anche Macron ha un sogno di una sua Europa, esternato nel discorso alla Sorbonne a fine settembre, affermando non solo la necessità di affrontare la crisi migratoria con una visione a lungo termine, ritenendo l’Africa un partner strategico e contraddicendosi con il ritenere illusorio rimanere vincolati ad un concetto obsoleto delle frontiere.
L’Europa vive nella contraddizione al pari di Macron con il suo sovranismo europeista che mette in discussione i confini, ma scava fossati, getta ponti per poi minarli.
In Macron sono molti a riporre le speranze europeiste che erano della Merkel l’unico capace di pungolare l’Unione per un passo deciso, più che decisivo, verso un’integrazione europea.
Sembra lontano il pensiero di una Europa degli stati per far posto a quella delle regioni, dove la cancelliera Angela Merkel, dopo i recenti poco entusiasmanti risultati elettorali hanno dato spazio al gruppo xenofobo e antieuropeista di Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD), ha assopito le sue affermazioni europeiste e il suo impegno a coinvolgere tutta l’Unione europea nella gestione dei flussi e superare il trattato di Dublino.
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