Abbiamo visto il film di Martone e ne abbiamo ammirato il rigore formale, la studiata ricostruzione d’ambiente, la dicotomia tra sublime poetico e miseria fisica, tra l’isolamento del natìo borgo selvaggio e la frenetica corrispondenza con l’Accademia. Un film ambientato per quadri in quattro luoghi diversi: Recanati, Firenze, Roma e infine Napoli, dove il regista gioca in casa e cerca di interpretare l’impatto del poeta con una città per lui diversa e affascinante, in una specie di vertigine che spazia dal magma umano a quello della lava vesuviana. Ebbene, nel 2007 era apparso un piccolo libro di appena 45 pagine edito da Scepsi & Mattana, un piccolo ma coraggioso editore di Cagliari: La luce nel fosso. Tre racconti su Leopardi a Napoli, scritto da Gigi Monello, peraltro autore di altre piccole, preziose opere pubblicate dallo stesso editore (1). Curiosa opera, articolata in tre racconti: Il segreto del cielo di giorno, La strana notte del poeta, Un americano nel golfo. Più che più che nei Canti si pesca nelle Operette morali, nello Zibaldone e persino nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani, in una curiosa, manieristica sintesi. Nel primo parla il medico personale del conte Leopardi. Il suo paziente è indisciplinato: mangia in modo sregolato, dorme troppo ed esce poco. Il medico dunque lo convince a fare con lui una passeggiata al sole in carrozza e questa è l’occasione per discutere sulla vita e la morte. Aleggia la minaccia del cholera, di cui neanche il medico conosce la vera natura, mentre il popolo festoso e lazzarone sembra non curarsene, intento a mangiare con avidità qualsiasi cibo. In realtà è una reazione istintiva alla morte e alla precarietà dell’esistenza, e di questo infatti discettano i nostri. Come si concilia il sole del Mediterraneo con l’incombente epidemia, che magari sarà sostituita da un’altra in futuro? Napoli ha vissuto il colera persino nel 1973 e sempre per gli stessi motivi. Per il conte Giacomo l’unica spiegazione è in un Creatore crudele che illude un’umanità, la quale preferisce vivere alla giornata, per incoscienza o consapevolezza. Non sapendo come rispondere, il medico suggerisce un curioso rimedio all’angoscia: il collezionismo. E qui vien introdotto un personaggio forse anche esistito: Beniamino ‘o mortale, un giovane bello e ricco che, una volta vecchio e solo, colleziona funerali, più preciso e sistematico di un necroforo. Di ognuno voleva sapere il modo in cui era morto, ma lui morì in un modo diverso da tutti gli altri. Commento del poeta: “ … in verità viviamo in un universo spalancato, un freddo dirupo sfondato; e chi vuole sognare, sogni pure … Tanto la notte tornerà, e il cielo ci sembrerà di nuovo una domanda, e il mondo la maschera di ciò che non sappiamo.”
La strana notte del poeta ci porta invece nell’atmosfera descritta anche da Saverio Martone, ma senza scadere nel presepe napoletano. La voce narrante è quella di un anonimo corrispondente di un giornale italiano, estraneo alla città, che scopre quasi per caso dove è morto Leopardi. In città è anche lui è uno straniero, per cui si dà da fare e vien dunque condotto dal Professore, memoria storica del quartiere. Come non pensare a Eduardo ne L’oro di Napoli? Il nostro è incuriosito dalle voci sulle strane abitudini del conte Leopardi, il quale amava effettivamente infilarsi di notte nel ventre molle della città – qui sappiamo che pagava anche un guardaspalle – per quanto di giorno poco amava i solari intellettuali partenopei con cui polemizzava ai tavolini dei caffè. Già, ma cosa cercava Leopardi? Non i bordelli – troppo facile – né emozioni forti come certi borghesi; il suo è più un viaggio dantesco in un mondo che oggi è riuscito a rendere visibile solo il fotografo Salgado: carnalità, impasto di riti del cibo e devozione ai santi, bordelli e tabernacoli; luogo ove tutto s’incrocia: mare, malattia, camorra, sudiciume, leggi; grumo denso e insondabile; pulsare misterioso. Ma non c’è la repulsione di Conrad in Tifone, dove il magma umano dei braccianti cinesi ammassati nella stiva fa solo paura. Qui l’incontro tra il poeta e Napoli è un incontro fatale e paradossale, ambiguo e necessario. Dopo Leopardi, solo Guglielmo Marconi ha capito che per comunicare con l’etere non basta un’antenna, ma bisogna anche fissare una buona presa di terra. Ma resta il distacco dell’osservatore, l’ambigua partita tra festosità ignara della plebe e lucido argomentare del filosofo; intenta, l’una, a vivere la vita, l’altro a mostrare come essa danzi insensata sull’orlo di un fosso, di cui la luce ci oscura la vertigine. E il Professore cosa dice? “Ateo o materialista? Peggio ancora, era scettico”.
L’ultimo racconto ci porta a ridosso della seconda Guerra Mondiale, dove l’interlocutore di turno è Burt, un biologo marino americano incuriosito da Leopardi e ben presto suo entusiasta ammiratore. Sono divertenti pagine piene di domande che quest’atletico ragazzone pone al suo collega napoletano: per lui Leopardi è un genio, anche se poco ne capisce della sua filosofia. Ama però i contrasti, di cui l’Italia è comunque piena. Ma la conversazione trova il suo fulcro a bordo di un battello, dove un anziano marinaio trasporta i nostri scienziati in zona. Monumenti per i morti? A che servono? Quel fondo marino è pieno di camorristi fatti sparire nelle guerre tra bande. Sapremo solo alla fine che uno di loro – don Vito – lo ha ucciso proprio il barcaiolo per vendicare un’offesa. Da quel momento l’equilibrio nervoso dell’americano s’incrina, appena corretto dall’alcool. Viviamo in un mondo senza regole oppure esistono e non le conosciamo tutte? La domanda rimane inevasa: la voce narrante ci informa che Burt è morto nel 1945 nella guerra del Pacifico.
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Titolo: La luce nel fosso. Tre racconti su Leopardi e Napoli
Autore: Gigi Monello
Editore: Scepsi & Mattana Editori, Cagliari, 2007
Pagine: 45
Prezzo: € 6,00
ISBN 978-88-902371-3-3
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Note:
(1) Accadde a Famagosta: l’assedio turco ad una fortezza veneziana ed il suo sconvolgente finale (2006); Voci e viaggi : note, fissazioni e chiacchiere di un sedicente fotografo. (2008); Le conchiglie a Monte Mario: Un doppio enigma nella Roma di Pio 9. : romanzo. (2009); Sonni & viaggi: note sparse tra alberghi e ferrovie di un fotografo a chiacchiere (2011)
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