La caratteristica principale degli Anabattisti, come dei Mennoniti è la somministrazione del battesimo in età adulta. I Mennoniti, che nell’Olanda del Seicento vivevano a latere del Calvinismo ufficiale, avevano fatto rinascere l’eresia anabattista.
Ma perché inizio questo mio breve testo con questi concetti? Semplicemente perché sono il frutto di una interessantissima presentazione del volume (fanno anche parte del risvolto di copertina del libro) Giovinezza di Rembrandt – La committenza mennonita, avvenuta il 5 dicembre 2013 al Salone di Pietro da Cortona in Palazzo Barberini di Roma.
Il testo elaborato da Silvia Danesi Squarzina, Ordinario emerito di Storia dell’Arte Moderna (Sapienza – Università di Roma) che vanta un lunghissimo curriculum di docenze, attestati, pubblicazioni, curatrice di mostre e di convegni, è stato sapientemente edito da De Luca (editore colto e raffinato) che ha colto letteralmente la palla al balzo, per confezionare un volume di centoventotto pagine, ricco anche iconograficamente. Così in questo appassionante testo, già apparso nel 1993 in un volume dal titolo L’asino iconoclasta (immagine di uomini con la testa d’asino che con bastoni si avventano su una catasta di libri, sculture e varie opere d’arte distruggendole, visione questa che testimonia la spaccatura delle coscienze tra Fiandre e Paesi Bassi del Nord) si viene a conoscenza dell’appartenenza del grande pittore olandese, in età giovanile, di quella minoranza religiosa, i mennoniti, la cui testimonianza appare nel famoso Ritratto del predicatore mennonita Cornelis Claesz Anslo e di sua moglie, del 1641, ma anche attraverso disegni e acqueforti il cui soggetto appare essere uguale o quasi uguale al famoso dipinto.
Il movimento mennonita (che prese il nome da Menno Simons), ebbe larga diffusione in Olanda, lentamente ottenne libertà di culto e si caratterizzò per l’impostazione più silenziosa, attraverso una profonda interiorizzazione della fede fondata sull’individualità. Nell’introduzione, la dotta Danesi Squarzina scrive: «…non più e non solo la finezza in punta di pennello dei fijnschilders, non più e non solo le tele di piccola dimensione, …». Fijnschilders (letteralmente “fine-pittori”), erano pittori olandesi della Golden Age, che tra il 1630 e il 1710, cercarono di creare una naturale riproduzione meticolosa della realtà con estrema attenzione al dettaglio attraverso opere di piccole dimensioni.
Nel XIX secolo divenne un marchio per artisti come Gerrit Dou e i suoi seguaci a Leiden.
I fijnschilders sono più noti per le scene di genere che mostrano la vita quotidiana e le attività, i soggetti notturni a lume di candela, e trompe l’oeil di nicchia dipinti.
L’autrice di questo prezioso volume ci elenca i vari studi, comprensivi anche di schedature accurate sulle opere certe, dove risultano esserci documenti attestanti l’appartenenza di Rembrandt ai mennoniti. L’importanza di questa conoscenza ci porta, non solo, a mettere un nuovo tassello in quel meraviglioso mosaico che è il micro-macro cosmo rembrandtiano, ma anche a farci consapevoli che (cito nel testo): «Le minoranze del secolo d’oro avevano, verso la pittura e la scienza, un atteggiamento più duttile e curioso rispetto alle maggioranze al potere e alimentavano un mercato dell’arte ricco e complesso, con le stimmate della sofferta e vincente modernità».
I complimenti sono doverosi all’autrice e all’editore, per aver contribuito a regalarci tanti elementi in più per comprendere uno dei “geni” della pittura olandese.
Interessante e dottissima lettura a tutti voi.
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Titolo: Rembrandt: la sua giovinezza nell’ambito della committenza mennonita
Autore: Danesi Squarzina Silvia
Prezzo: € 20,00
Dati: 128 p., ill., brossura
Editore: De Luca Editori d’Arte (collana Trenta nove), 2013
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