Già da molti anni mi chiedo se non sarebbe se non salutare addirittura drammaticamente necessaria una qualche censura, certamente illuminata e responsabile, che facesse da argine all’alluvione di “fiction” film e documenti che in qualche modo illustrano in modo perlomeno ambiguo il tetro panorama delle disumane depravazioni che,ahimè, inquinano a mio parere, possono o potrebbero inquinare menti deboli o frustrate o già predisposte alla crudeltà.
Non dico che si esalta o si eroicizza in questi filmati lo stupratore o il killer seriale, ma con lo spirito di un guasto appetito si analizza, anatomizza, si penetra nel tunnel dell’orrore con una ostinazione per dettagli e moventi del perverso “dark”, che non può essere giustificato né come studio psicologico della deviazione né come atto di denuncia e di condanna. o meglio, l’intento di condanna dell’abominio nel seguito dell’esposizione narrativa diventa un rovistare nel sudiciume delle oscure profondità che in fin dei conti, nascosto dalle migliori intenzioni, rischia di tradursi in una perversa ammirazione per il diabolico “eroe” solitario.
Temo piuttosto che questo eccesso di produzione “nera” non sia altro che il commercio di una aberrante “offerta” per una “domanda” che in qualche modo, cosciente o meno, il pubblico o “certo” pubblico chiede. Incoraggiare queste tendenze oscure in una società già in qualche modo alienata da fini e modi di una giusta, naturale etica, può volente o nolente ispirare individui già mentalmente predisposti al delitto, o quanto meno incentivare certa inconfessata morbosità piuttosto dilagante.
Qui non si vuole limitare né la creatività né la libertà d’espressione, ma forse molti “addetti ai lavori” della diffusione visiva dovrebbero finalmente capire quanto grande e gravosa è la loro responsabilità divulgativa nell’indulgere spesso eccessivo e deviante nei confronti del “mostro” e delle sue “mostruosità” che forse altro non sono che i frutti disgustosi di una umanità già malata da tempo.