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Chieti: un Palazzo della fine del diciassettesimo secolo

Quando nel 2004, la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti acquisì Palazzo dè Mayo realizzato nel 1795, la destinazione che venne pensata fu quella di un’operazione a tutto tondo.

Il Palazzo, che si estende su una superficie di tremila metri quadrati, è composto da due edifici a tre piani contenenti tre corti e un ampio giardino, con stanze tappezzate di sete pregiate e volte dipinte.

Dopo il 1821, il conte Levino Mayo s’impegnò a recuperare l’intera proprietà, che il proprietario non era riuscito a mantenere sovrastato dai debiti. Negli anni a seguire, oltre a residenza civile, l’edificio è stato sede delle riunite Direzioni Finanziarie della Provincia d’Abruzzo Citeriore, ha ospitato comandi militari fino ad essere dichiarato monumento nazionale nel 1934. Il Palazzo fu venduto, dall’ultima discendente dei Mayo, alla Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. Quest’ultima avviò un particolare restauro, una ristrutturazione e consolidamento delle fondazioni, delle murature e delle volte. Con il passaggio dell’immobile alla Fondazione Carichieti, l’opera di restauro è arrivata a conclusione nel 2011.

Ora il Palazzo dè Mayo è visitabile e io l’ho fatto. Così ho potuto ammirare, non solo l’opera di restauro effettuata, ma anche quello che l’edificio contiene. Infatti, al piano terra è dedicato un ampio spazio alla biblioteca con videoteca, sala multimediale oltre alle sale di lettura. Il giardino sul retro accoglie una cavea circolare con gradinate per eventi culturali e concerti all’aperto. Superato il primo piano che ospita uffici amministrativi, il secondo accoglie un museo.

Il restauro del palazzo, ha così riconsegnato alla città e all’intero Abruzzo, uno dei più significativi esempi di architettura barocca esistenti in regione, come disse a suo tempo l’allora Presidente Arch. Mario Di Nisio. L’Architetto affermò anche che fin dalla prima fase progettuale ha voluto assegnare al Palazzo la denominazione di Cittadella della cultura. Infatti l’edificio, non solo ospita la sede della Fondazione ma anche, come ho già scritto, un museo, una biblioteca d’arte con una speciale sezione riservata ai ragazzi. Inoltre sale dedicate a mostre temporanee, l’auditorium e sale per conferenze, l’Area archeologica “via Tecta”, corti e aree all’aperto per manifestazioni culturali di ogni genere.

Il Palazzo dè Mayo infine, è anche sede del Centro Abruzzese di Studi Manzoniani e del Centro Internazionale Alessandro Valignano. Insomma una visita questa al Palazzo dè Mayo necessaria per l’accrescimento di quella particolare sfera della cultura, bisognosa sempre di essere alimentata, che è in ognuno di noi.

Ricchissima visita tutta per voi.

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Beni Culturali Chieti-Palazzo dè MayoPalazzo dè Mayo

Chieti

Largo Martiri Della Libertà 1 (66100)

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Un ottimo inizio

A Palazzo Venezia, presso il Museo Nazionale, è in esposizione, e lo sarà per otto anni, un dipinto della metà del ‘500 di proprietà privata ed offerto in comodato d’uso. Il comodato è un contratto in cui il comodante consegna al comodatario un bene mobile o immobile affinché se ne serva per un certo periodo con l’obbligo di attenta custodia e di restituzione. Questo istituto giuridico è previsto dall’art. 44 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Nel nostro caso un benemerito ma ignoto proprietario privato ha concesso in uso al Museo il dipinto con obbligo di esposizione al pubblico e di conservazione con la massima cura. Il quadro è un olio su tavola databile alla metà del XVI secolo di misura contenuta, 98×72 cm, e quindi di committenza per devozione privata e rappresenta una Sacra Famiglia con San Giovannino per un totale di quattro figure su cui primeggia in primo piano una bellissima immagine della Madonna. S’ignora chi sia l’autore né, forse per motivi di riservatezza, quale sia la storia del dipinto e attraverso quali passaggi sia pervenuto all’attuale proprietario ma la critica concorda nel ritenerlo opera dell’ambiente artistico gravitante attorno a Giorgio Vasari ottimo pittore che lavorò per decenni a cavallo del secondo e terzo quarto del ‘500. L’attribuzione è dovuta al fatto che, essendo il soggetto del quadro molto di moda nei primi anni della Controriforma, ne esistono parecchie versioni sia pure con alcune varianti nei personaggi di sfondo che appaiono come un San Giuseppe e un San Francesco come nell’originale che il Vasari dipinse nel 1544 per Francesco di Nicolò Vespucci, come risulta da un documento datato 6 agosto 1544. Numerosi sono gli originali, le copie e le opere di bottega rappresentanti lo stesso soggetto secondo un gusto dell’epoca che ricercava immagini di un certo tipo e di un noto autore anche se in copia. Nel nostro caso il quadro presenta solo il San Giuseppe e in posizione opposta alla generalità degli altri dipinti, eventuali indagini potrebbero accertare variazioni o manomissioni della tavola per intervento del committente.

L’opera è in ottimo stato di conservazione grazie ad un restauro di una quarantina di anni fa a cura dell’Opificio Pietre Dure di Firenze; è esposta nella Sala Altoviti che conserva una volta affrescata sempre dal Vasari nel 1553 per il banchiere fiorentino Bindo Altoviti. Originariamente si trovava nell’omonimo palazzo, situato sul lungotevere davanti a Castel Sant’Angelo, demolito per costruire i muraglioni, salvata e immagazzinata la volta fu fatta rimontare dal Soprintendente Hermanin in una sala di Palazzo Venezia, di congrua misura, all’inizio degli anni Trenta del ‘900. Grande è la gratitudine per l’ignoto proprietario che ha voluto che un’interessante opera venisse messa a disposizione del pubblico con l’auspicio che il comodato d’uso divenga un istituto utilizzato con frequenza e molti altri mecenati permettano che le loro bellezze artistiche possano essere fruite da tanti.

02 Beni Culturali Sacra Famiglia a Palazzo VeneziaSacra Famiglia con San Giovannino (XVI secolo)

Dal 10 luglio 2013 per Otto anni

Roma

Palazzo di Venezia

Tel. 06/6994218 – 69994294

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