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Money money money

Confesso che man mano che leggevo questo romanzo mi veniva voglia di scrivere: del rapporto fra donne e soldi poco si parla, eppure alle donne i soldi piacciono e non solo perché servono o fanno comodo, ma perché attraverso essi passano i rapporti di potere e per secoli le donne erano prive di indipendenza economica. C’è chi si mette con un uomo ricco, oppure – nel caso della protagonista e del suo doppio – si ritrova ricca in poco tempo grazie a un best-seller e al film che ne deriva. Ricordo il titolo di un articolo di vent’anni fa: “Guadagnare un milione a 18 anni”. Qui Melissa gioca a carte scoperte: l’io narrante è proprio lei e nulla s’inventa. Di fantasia invece è il suo rapporto con Clara, l’attrice che a suo tempo impersonò il suo personaggio in un film di successo derivato da un suo libro (non è dunque Maria Valverde Rodriguez, che recitò nel mediocre film prodotto nel 2005 da Francesca Neri e Claudio Amendola, diretto da Luca Guadagnino). La giovane attrice da quel giorno divenne famosa, ma qui invece viene immaginata ancor giovane (è quasi coetanea di Melissa) ma povera e sul viale del Tramonto. L’incontro fra Melissa e il suo doppio inizia in modo casuale e si svilupperà fin quando Clara vorrà narrare la sua storia. Anche lei era divenuta ricca e famosa e Lino, il suo agente, gli aveva fatto sposare suo figlio Trevor (chi ha orecchie per intendere intenda), con vantaggi per entrambi: Lino è un ex-povero, duro e spietato ma sa il suo mestiere e Clara è disinibita, ha talento e lavorerà persino con Roman Polansky e Francis Ford Coppola, ma non si accorge che Lino la imbroglia e soprattutto non sa gestire il denaro. Solo le escort guadagnano tanto in poco tempo e sia Clara che Melissa i soldi indirettamente li hanno fatti col sesso, per cui resta dentro di loro un senso di colpa, una mancanza di sicurezza quasi autodistruttiva. In più gli uomini sono abituati da sempre a gestire i capitali, molte donne invece non l’hanno mai fatto. Clara dilapida la sua fortuna e sua madre fa il resto chiedendo sempre soldi, è una madre che prende invece di dare. Un rapporto così ambiguo fra madre, figlia e denaro finora si era visto solo ne L’Amante, il romanzo di Marguerite Duras (1984), dove nell’Indocina francese la madre impoverita accetta che la figlia minorenne sia l’amante di un ricco cinese. Clara vive solo nel presente e Melissa si darà da fare col piglio del commercialista per ricostruire il conto spese di Clara, uno dei pochi modi per conoscere le persone, scoprendo che Clara non ha mai pensato a investire nel futuro. Quando Clara lascerà lo scialbo Trevor per Pietro, archetipo del bel mascalzone ozioso ma bravo a letto, Lino sadicamente rescinderà il contratto con Clara, la quale dovrà trovarsi da sola ingaggi per spot pubblicitari, promozioni di cosmetici e comparsate in tv sperando da vecchia di fare la nonna saggia in qualche serie televisiva. Cade dunque in depressione e in effetti ce n’è di che essere depressi: avrà anche un figlio da Pietro, ma non potrà allevarlo e lo affida alla madre. Melissa cerca di aiutarla trovandole un ingaggio, ma è troppo tardi: Clara nel frattempo si è tolta la vita ingerendo monetine da 10 centesimi (chi di noi non conserva gli euro fior di conio fingendo che siano d’oro?). Sapeva che dopo la risalita sarebbe ricaduta un giorno in depressione e non ha avuto il coraggio di vivere. Questo mentre la vita di Melissa prosegue nella routine di lavoro e famiglia, ma dopo il rapporto con Clara non sarà più la stessa.
Questa la trama del libro. Melissa afferma di aver impiegato tre anni a scriverlo, ma già nel 2011 aveva espresso in un’intervista concetti analoghi (1). Nel racconto di Clara vi sono forse velate allusioni autobiografiche, quasi messaggi in codice (Melissa sempre siciliana è) ma è presente anche la coscienza di essere cresciuta troppo in fretta, a suo agio fra sushi, viaggi e interviste, ma impreparata a gestire somme di denaro iperboliche per un’adolescente. C’è anche chi – stordito da fama e denaro – è finito cocainomane, mentre Melissa ha continuato la sua sistematica carriera di scrittrice, ovviamente senza la fortuna del primo libro, ma gestisce una piccola agenzia letteraria, ha un marito e due figli ed è presente in blog e riviste. E vive a Roma, la quale è più che uno sfondo per il romanzo; è una città divisa per caste ma con precisi punti d’incontro e scambio: feste in terrazza con vista sul Centro, locali di tendenza, ristorazione promossa dai social, movida rumorosa, case sempre aperte a tutti. Ma è’ un mondo dove Clara non riesce a governare gli eventi, lei naviga nella corrente ma può anche annegare. E’ una Roma che illude il provinciale, una sorta di Grande Bellezza vista con gli occhi del disincanto, dove coatti, palazzinari, attrici e attricette, politici e cinematografari, nobili romani, stranieri residenti e forse anche qualche camorrista si mescolano ogni sera per sviluppare alleanze temporanee e proporre amicizie interessate. A Roma nessuno è qualcuno, così annota Clara. E’ la Roma già descritta ai tempi di Nerone da Petronio Arbitro nel Satyricon (magistralmente reso da Fellini), dove i personaggi sono coscienti della loro precarietà: erano nulla il giorno prima e possono perdere la fortuna da un giorno all’altro. E’ una Roma effimera, una sorta di Barocco 2.0 dove tutto è apparenza, caducità, se vogliamo è lo spirito della Controriforma. Paradossalmente questo libro pur trasgressivo (infrange un tabù) ha infatti una sua moralità, ripetendo ancora una volta l’idea che il benessere è effimero e i soldi non danno la felicità. Almeno quando sono troppi e – come Melissa e Clara – si è convinti di non aver fatto molto per meritarseli. Chi vive a Roma alla fine ne assorbe lo spirito e impara a superare con lo sguardo le apparenze, altrimenti sarà un perdente.


Nota

  1. Intervista del 5 gennaio 2011 per Dagospia

Storia dei miei soldi
di Melissa Panarello
Editore: Bompiani, 2024, pp. 208
EAN: 9788830110052
Prezzo: € 18,00


Sull’impalatore Valacco

“Ecco”, pensai “un nuovo romanzo su Dracula ma non potrebbe esistere se non a condizione della più assoluta fedeltà alla storia: il reale, il tal caso, supererebbe ogni immaginazione, e ogni nuova invenzione non sarebbe che un debole riflesso, uno squallido rifacimento di fatti storici ben più. vivi e veri.”

Così lo studioso rumeno Mario Mincu, in una delle sue prime osservazioni, introduce il lettore al suo “II Diario di Dracula” (Bompiani, 1992, pagg. 220, lire 11.000).

Da uomo di cultura quale è, Mincu scrive direttamente in italiano questo libro, sotto lo stimolo, come narra nelle prime pagine, dell’incontro con un sedicente conte bessarabico, avvenuto durante il suo primo viaggio in Italia, su di un treno.

Una “scusa” quella di essere stato incaricato dallo strano personaggio di riordinare l’antico scritto, fortunosamente ritrovato, del principe valacco.

Un escamotage narrativo che porterà Mincu ad interrogarsi, più di una volta, sul perché di tanto ritrovato interesse. dopo 500 anni, per il personaggio Dracula, un quesito difficile da comprendere e al quale non dà mai una risposta diretta, lui che mai aveva letto Bram Stoker.

Una prova letteraria curiosa, costruita su di una ricerca storica minuziosa e confezionata sotto forma di impressioni, memorie e considerazioni riordinate dal principe Dracula “voivada” Vlad nei 13 lunghi anni della sua prigionia nel castello di Visegràd, nei pressi di Budapest.

Il narratore Mincu-Vlad, rielabora e mette su carta i dubbi e le perplessità dei suoi rapporti con il suo amico carceriere Mattia Corvino principe di Ungheria, con i parenti, con gli amici, con Elisabetha sua sposa per volere di Mattia Corvino, con i nemici e con il papa Pio II.

Attraverso le riflessioni di carattere filosofico viene tracciato il ritratto di un uomo sanguinario, dispotico e guerriero, ma anche di un uomo di cultura e poliglotta, dalle molte speranze e dalle mille sfaccettature. Un principe vissuto in una terra di in equilibrio tra Occidente e Oriente e lui stesso diviso tra la Cristianità e l’Islam, in un’epoca in cui l’intera zona era allo stesso tempo un ponte fra Oriente e Occidente ed un’enorme palestra per incursori.

Brani come “… Ammazzare è proibito, anche se di fatto se ne ammettono tante legittimazioni, guerra di difesa, di punizione, ecc. Tutto per uccidere la noia. la gente si annoia: allora si distrae con il sangue. Solo lo spargimento di sangue è un diversivo di sufficiente soddisfazione. Nessun altro spettacolo può dissimulare la noia degli umani. Nerone incendiò Roma per sconfiggere la noia. Non vi riuscì è vero, ma fece parlare di sé …” o come “Vivo solo di notte. Di giorno non posso far altro che dormire. Mi sento assuefatto al buio … La luce del sole mi acceca. Nella notte il mio sguardo penetra gli oggetti e li attraversa.” e ancora “Sogno continuamente un orrendo oceano di sangue che si avvicina minaccioso. Morirò annegato nel sangue delle mie vittime. Se morirò…” sono continue ed insinuanti allusioni dell’autore per dare una spiegazione alla nascita della leggenda di Dracula il “non morto”.

Ai fini della leggenda è interessante anche la scritta tombale “Qui giace Dracula. Allorché io volli essere, proprio allora cessai di essere” rinvenuta in Bosnia (!).

Ma se non è certo che i morti hanno assalito i vivi, certo è che i vivi non hanno mai lasciato i morti in pace.

da EcoTipo – L’Evasione Possibile
del maggio 1993


Il diario di Dracula
di Marin Mincu
Bompiani, pp. 220
prezzo: € 7,20 €
EAN: 9788845201332


Il Cronenberg scrittore

Dopo quasi dieci anni di gestazione (o almeno così si dice) ha visto finalmente la luce il primo romanzo del regista David Cronenberg, il maestro di quel cinema definito “body horror”, che per non smentirsi neppure come scrittore ha ben riproposto le sue tematiche preferite in quest’opera intitolata “Divorati”.
A beneficio di coloro che poco conoscono i lavori cinematografici del regista e quindi i temi da lui trattati c’è una parola utile per avere un approccio più semplice alla lettura e questa parola è “estremo”. Estremo è il rapporto che i suoi protagonisti hanno talvolta con il proprio corpo piuttosto che con la propria mente, così come estreme arrivano ad essere le relazioni che si instaurano tra i vari personaggi nati dalla sua fantasia, relazioni che includono la violenza e il sesso nelle loro visioni più crude e, appunto, estreme.

Fatta questa breve delucidazione è giunta l’ora di parlare meglio di questo romanzo che ha per protagonisti una coppia di foto-giornalisti free-lance di nome Naomi e Nathan, coppia sentimentalmente e, di rado, professionalmente. Di rado perchè come in questo caso a loro insaputa i loro rispettivi reportage finiranno per intrecciarsi. Mentre infatti Nathan vola a Toronto per incontrare il Dott. Roiphe, nientemeno che lo scopritore della malattia ai genitali che il giornalista ha “casualmente” contratto, Naomi va prima a Parigi poi a Tokyo per cercare informazioni più precise sul “Succoso caso di omicidio-suicidio sessual-cannibal-filosofico francese” come lo chiama lei, fino a che scavando più a fondo entrambi troveranno del materiale che si rivelerà utile l’uno per l’altra. Ma non sarà forse che questa coincidenza non sia casualità e che i due foto-reporter siano stati trascinati in un intrigo ben più misterioso?
Qui inizia la vera complessità del romanzo o forse è meglio dire che è qui che iniziano a mostrarsi i primi veri segni della mano di Cronenberg.
Il sospetto omicidio-suicidio su cui è concentrata Naomi è quello che ha per vittima la nota filosofa francese Cèlestine Arosteguy che, secondo le indagini e le immagini pubblicate dalla polizia, è stata trovata un po’ qua e un po’ là nel suo appartamento di Parigi, brutalmente smembrata e sembra anche parzialmente cannibalizzata. C’entra forse il marito, anch’egli noto filosofo di nome Aristide Arosteguy? Potrebbe, visto che di lui si son perse le tracce, perse ma non per tutti perchè tramite alcune conoscenze Naomi riesce a rintracciarlo nella capitale Nipponica dove i due si incontreranno. E Nathan? Beh lui scoprirà invece che nella casa del dottore o, meglio, nella figlia del dottore si nascondono segreti molto ma molto scottanti.

A questo punto avviene la massima esplosione di tutte le caratteristiche che accomunano le opere di Cronenberg: si comincia con gli estremismi sessuali dei rapporti che i due filosofi avevano tra loro e con i loro studenti, per passare poi alle immagini piuttosto crude e talvolta disturbanti di come il regista è solito trattare il corpo umano fino ad inoltrarsi nelle menti complesse dei protagonisti, indubbiamente affetti da disturbi psichici tra i quali l’apotemnofilia, da voltastomaco.
Ma… può forse mancare un intrigo politico di qualche particolare paese come ad esempio… la Corea del Nord? Ovviamente no. Come non possono mancare le radici cinematografiche dell’autore tra le cause scatenanti della follia di alcuni personaggi. Per essere più completi bisognerebbe aprire un paragrafo molto lungo e articolato su Cèlestine e Aristide Arosteguy ma, dal momento che i veri protagonisti alla fine sono loro, basta giusto lanciare il seme dell’interesse per quei lettori che poi vorranno farlo germogliare.
Limitarsi insomma a queste piccole anticipazioni è talmente riduttivo che rimarreste senza dubbio sorpresi nello scoprire cosa contiene questo romanzo tutto sommato abbastanza contenuto nel suo numero di pagine. Per farla breve, qui c’è tutto il meglio (e il peggio per gli stomaci deboli) del cinema di Cronenberg,
Un ultimo dettaglio per coloro ai quali potesse interessare è che nel libro è presente un campionario completo dei più bei modelli di macchine fotografiche digitali, dipositivi audio, video, notebook, tablet, smartphone e quant’altro di tecnologico può tornare utile ai due giornalisti, sembra una banalità presentarlo così ma c’è da rimanere a bocca aperta per quello che l’autore mette in campo…

Non è dunque necessario essere fan di David Cronenberg per leggere questo romanzo, basta semplicemente essere aperti alle visioni estreme ma talvolta affascinanti dell’autore, che egli è in grado di esporre in modo così semplice e naturale. Non è escluso però che ai più nostalgici venga voglia di rispolverare le vhs dei cari vecchi Videodrome e Crash o i dvd dei più recenti a History of Violence e A Dangerous Method, come non è escluso che chi non li hai mai visti decida, a lettura conclusa, di regalarsi un week-end cronenberghiano. Le sue opere fanno quest’effetto.

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Titolo: Divorati
Titolo originale: Consumed
Autore: David Cronenberg
Traduttore: Prosperi C.
Editrice: Bompiani(Collana Narratori Stranieri), 2014
Pagine: 343
Disponibile anche in ebook

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Regista, sceneggiatore, attore, produttore scrittore e quant’altro, tutto questo è David Cronenberg, e siccome è tutto questo quale modo bigliore di un booktrailer più esplicito che mai per accompagnare l’uscita del romanzo? Cliccare per credere.

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Uno scomodo omicidio

In una notte di fine estate in una delle più belle spiagge di Cagliari, una ricca signora di nome Giulia Hernandez, appartenente ad una delle famiglie più influenti della città, viene trovata morta nella sua cabina orrendamente sfigurata a colpi di lama. L’unico testimone oculare in grado di fornire utili informazioni a riguardo, tale Nicola Pisano, ha pensato bene di sparire nel nulla con ben altri problemi in testa da lui ritenuti di maggiore importanza rispetto ad un omicidio. Il Capitano dei Carabinieri Martino Crissanti è costretto quindi ad affidarsi al suo acume per portare a buon fine le indagini, dare un volto all’assassino e consegnarlo alla giustizia.

Una trama semplice questa che contiene però ben più di quanto sembra. Il ritmo quasi ipnotico con cui scorrono le pagine crea un’atmosfera di quiete che avvolge il lettore, trascinandolo in una lettura veloce e carica di curiosità pur mantenendo i toni pacati scelti da Flavio Soriga. Notevole è in questo senso il contributo fornito dal profilo caratteriale dei vari personaggi che l’autore ha creato e disposto in equilibrio perfetto, altalenando personalità forti ad altre più umili e posate. E’ in mezzo ad esse che si pone Crissanti con la sua razionalità mista alla professionalità richiesta dal mestiere, oltre che ad un ottimo distacco emotivo che a volte sembra più timidezza, e sottolineo “sembra”, se non addirittura timore reverenziale, nei confronti di alcuni soggetti con cui si trova ad avere a che fare nel corso delle indagini di questo scomodo assassinio.

Nei romanzi di genere noir capita spesso che il filone principale della storia venga a tratti accantonato per concentrarsi brevemente su personaggi secondari che, apparentemente, sembrano avere pochi legami con quanto fin lì narrato. Personaggi le cui vicende si avvicinano pian piano alla trama centrale e che, una volta svelato e compiuto il loro ruolo all’interno di essa, vengono riconsegnati al loro ignoto destino. Metropolis rappresenta appieno questo concetto con varie comparse che poco alla volta entrano ed escono dalla storia con colpi di scena per nulla scontati, utili solo ad aumentare nel lettore i quesiti sull’identità segreta dell’assassino.

Le indagini svolte analizzano la vita tutt’altro che facile di una vittima che attribuiva ai soldi ben poco valore rispetto a ciò che invece i legami affettivi potevano offrirle, legami molto numerosi che ostacoleranno non poco le ricerche di Crissanti. I vari spostamenti per la capitale sarda che porteranno il Carabiniere ad incontrare gli amici e i conoscenti della povera Giulia offrono al lettore la possibilità di conoscere una città raccontata con le parole e con gli occhi di chi ci ha vissuto e che la conosce fin nel profondo. Soriga mette da parte l’immagine turistica di Cagliari ridisegnandola come la metropoli che in realtà dovrebbe essere, con le diverse classi sociali che la popolano e che la vivono, la cui distinzione tra di esse evidenzia ancora quel concetto di equilibrio sopra espresso e che ben si sposa con questo romanzo.

Dopo Neropioggia pubblicato nel 2004 l’autore sardo, volto ormai noto anche in tv, torna a narrare le avventure del Capitano Crissanti, senza per fortuna creare legami con il precedente romanzo tali per cui la lettura di Metropolis risulterebbe difficoltosa per chi ha deciso di partire da questo libro. Per chi ancora non lo conoscesse la sua biografia e le sue opere sono consultabili sul suo sito ufficiale.

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04 Libri Metropolis Flavio Soriga 4527227_0Titolo: Metropolis

Autore: Flavio Soriga

Editore: Bompiani (Collana Narratori Italiani)

Pagine: 256

Prezzo: 17,00 euro

Anno prima edizione: 2013

ISBN: 45272271

Sito web

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