Gaspare Del Fiore la definì “sensualità immaginativa” e ancora: “La ricerca della sintesi, la voglia di “asciugare” la forma fino all’essenziale, quasi all’astratto…” Per Leonardo Sciascia invece il collegamento vitale con l’antico “l’ha operato, per sua parte, attraverso una visione del mondo essenzialmente erotica, di armonia erotica. Sorgente di quest’armonia è, naturalmente, il corpo della donna; e da lei si irradia in tutte le cose: forma, ritmo, misura del mondo”, parlando …”invece la lingua viva della scultura”.
Ugo Moretti ebbe a dire che fu: “Tra i pochissimi artisti moderni che si rendono conto che l’opera deve essere finita e risolta in ogni suo minimo particolare espressivo, che non lasciano all’abbozzo o al volazzo estroso la funzione del facile effetto…”.
Queste e altre definizioni sono state donate a quell’Artista della forma scultorea che risponde al nome di Emilio Greco.
A questo Artista viene ora dedicata una esemplare esposizione ad opera di quella Fondazione, la Carichieti dove ho già avuto modo di parlare. In occasione, infatti, del centenario della nascita dell’Artista catanese (Catania 1913 – Roma 1995), la Fondazione Carichieti ha organizzato, nel bel Palazzo (restaurato) de’ Mayo a Chieti, una mostra a tutto tondo di Greco dal titolo: La vitalità della scultura. Infatti proprio di vitalità si parla, si ascolta, si guarda, ogni volta che ci mettiamo di fronte, di lato, avanti, dietro ad una scultura di Emilio Greco.
A cura di Gabriele Simongini, con la collaborazione degli Archivi Emilio Greco di Roma e dell’Opera del Duomo di Orvieto, la mostra presenta sculture e disegni, focalizzata sul tema del corpo. Sedici sculture fra bronzi, terrecotte, gessi e cementi, accompagnano un gruppo di 26 disegni di soggetto sportivo che provengono dagli Archivi Greco di Roma, dal Museo Emilio Greco di Orvieto e da collezioni private.
Emilio Greco è stato uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, ebbe il Gran premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1956. Le sue opere sono conservate nei musei di tutto il mondo, dalla Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altri ancora. Fra i lavori più celebri di Greco è sufficiente ricordare le Porte della Cattedrale di Orvieto, il monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro, il monumento a Pinocchio a Collodi.
La personalità di Emilio Greco esce ben presto allo scoperto per quella profonda carica di umanità, misura classica e dolce sensualità, rivelatrici di quell’attitudine lirica che lo porterà, anche, a comporre diversi componimenti poetici. Nel visitare la mostra ho ritrovato, così, diversi lavori già visti anni addietro e nel rivederli non ho avuto la sensazione del già visto, non sono opere datate. Ed è questa la grandiosità di un artista, quella cioè di essere sempre contemporaneo anche dopo che la sua attività si è fermata da tempo.
Il corposo catalogo, edito da Allemandi, contiene le riproduzioni delle opere esposte a Chieti, i saggi di Gabriele Simongini ed Elisabetta Cristallini ed un ricordo di Antonella Greco (figlia dell’artista). Contiene, anche, una serie di foto che documentano l’artista al lavoro.
Serena visione.
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La vitalità della scultura
Fino al 29 settembre 2013
Palazzo dè Mayo
largo Martiri Della Libertà 1
Informazioni:
tel. 0871/359801
Ingresso libero