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Fare Soldi

Ho provato a rispondere a un’inserzione di lavoro promossa via email. L’ho fatto solo per curiosità, perché la paga – 3000 euro al mese – onestamente mi sembrava troppo alta. Ho comunque spedito il mio curriculum, peraltro molto generico. Mi ha risposto la responsabile del personale, tale C*******a Z***g (nome alla moda, come ho scoperto dopo), allegando anche il modulo per il contratto. Scritto in buon italiano, il documento è molto lungo e lo riporto solo in parte:

New Way Neo Logistics Company.

Gentile Sig. ***,

La nostra azienda, presta una vasta gamma di servizi di trasporto ad altissimo livello,

specializzandosi in trasporti di carichi internazionali tra i paesi dell’Europa occidentale. L’indirizzo prioritario della nostra attività è rappresentato dai trasporti internazionali dall’Italia. Avendo l’ufficio centrale situato in Gran Bretagna, disponiamo di una rete di rappresentanze in molti paesi europei e collaboriamo solamente con partner affidabili e di fiducia, sia in Italia che in tutta Europa. Comprendiamo che dalla giusta scelta dello schema logistico e di trasporto, dipendono direttamente i termini ed i costi di consegna del carico (…). Garantiamo un approccio individuale nei confronti di ogni cliente e la garanzia dell’alto grado di interazione da parte di tutti i nostri dipendenti nel processo di trasporto, a prescindere dalla difficoltà degli obiettivi che ci siamo posti. In relazione all’ampliamento ed alla preparazione dell’apertura di un nuovo dipartimento nella vostra regione, siamo alla ricerca di candidati per la nostra futura filiale. (…) Se siete una persona onesta, comunicativa, vivete in Italia oppure in un altro paese dell’Unione Europea, avete più di 21 anni e siete disposti a dedicarci circa 5-7 ore alla settimana del vostro tempo libero, siete il candidato giusto per le mansioni da ricoprire nella nostra azienda. Vi proponiamo di effettuare un apprendistato di 2 mesi e durante questo periodo vi pagheremo 3.000 euro al mese a partire dal momento della prima operazione. A seguito di tale periodo, deciderete se restare con noi per lavorare a tempo pieno, diventando direttore della nostra filiale ed incrementando il vostro stipendio fino a 5000-7000 euro al mese. Nel corso dell’apprendistato eseguirete i seguenti semplici incarichi:

  1. Ricevere la corrispondenza da parte della nostra azienda, materiali metodici, istruzioni.
  2. Comunicare con i nostri manager, i quali durante il periodo di apprendistato vi invieranno incarichi e le relative istruzioni.
  3.  Essere sempre on-line, rispondere alle nostre chiamate, email, sms.
  4.  Ricevere il denaro da parte della nostra azienda per le spese ordinarie, oppure per altri fabbisogni, sia durante il periodo di apprendistato che dopo. Ricevere lo stipendio, che ammonta a 3.000 euro per un mese di apprendistato in base alla nostra metodica aziendale, a partire dall’inizio del primo training. In seguito, il vostro stipendio aumenterà, per raggiungere il massimo, quando sarete impegnati a tempo pieno.

Distinti saluti,

C******a Z***g

Global Marketing Manager NEW WAY NEO LOGISTICS COMPANY

Dai 3000 mensili iniziali si può arrivare fino a 7000? Troppo bello. A quel punto cerco il sito dell’azienda: www.nwneo.com . E’ realmente professionale, ma per intuito “questurino” cerco su Google maps l’indirizzo della sede legale. Allo stesso indirizzo sono allocate almeno una dozzina di ditte diverse, quindi mi aspetto un edificio nella city. Curiosando con Street view si vede invece solo una brutta via suburbana inglese con le classiche casette a schiera, ma del tutto priva di insegne di attività commerciali. A quel punto cerco di capire in che consiste veramente il lavoro proposto; ebbene, si tratta di rispedire a indirizzi terzi tutti i pacchi e pacchetti che lo spedizioniere manda a te come ponte. E perché mai uno spedizioniere internazionale “di altissimo livello” subappalterebbe ai privati il remailing dei pacchi a ignoti destinatari stranieri? Quei pacchi ovviamente non potrei aprirli, ma se fosse merce di contrabbando o di dubbia natura, magari comprata con carte di credito rubate, è chiaro che per la polizia postale l’ultimo mittente registrato sarei io. Sia chiaro che la mia è solo diffidenza, ma il fiuto mi dice di lasciar perdere.

01 Mar 2018

Economia e globalizzazione: il gioco delle tre carte – Aprire il gioco

Economia e globalizzazione, vecchi e nuovi equilibri: non è facile predire i futuri assetti. Meglio lasciare l’azione divinatoria ai maghi dell’economia e concentrarsi sull’esame degli umori della partita mondiale.

La mano di Bretton Woods stabiliva, oltre all’egemonia del dollaro, la costituzione di due istituti: la Banca Mondiale (Bm) e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). La prima con il compito di sostenere la ricostruzione dei Paesi devastati dal conflitto mondiale, mentre il secondo come garante della stabilizzazione delle relazioni monetarie e finanziarie internazionali.

Tralasciando l’analisi sul ruolo effettivo dei due istituti, una volta esaurite le urgenze derivanti dalla seconda guerra mondiale, non si può non osservare che i giochi di forza geopolitici hanno finora assegnato il vertice del Fmi all’Europa e quello della Bm agli Usa. È ragionevole dunque il dubbio che la visione finora perpetuata da questi istituti sia fortemente orientata dai modelli economici occidentali, cosi come la gestione di specifici interventi sia indirizzata a favorire le rispettive aree d’influenza.

Tuttavia comincia a essere condivisa la linea che “nel nuovo mondo scosso dalla crescita di economie emergenti come quelle del Brasile, della Cina e dell’India però questo equilibrio molto “occidentale” risulta sempre più in crisi”.

Crisi già avvertita in Sud America nel 2003 con la necessità di costituire una Banca del Sud (Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Venezuela) seppur resa effettivamente operativa solo di recente. Lo scopo è di svincolarsi dalle condizioni poste dal Fmi e Bm, promotori del polo occidentale. Iniziativa sottolineata per la sua importanza, dal commento del premio Nobel per l’economia Josep Stiglitz giacché proprio “un’istituzione del genere” avrebbe potuto interpretare meglio del Fmi o della Banca mondiale le esigenze del Sud America.

Se può essere ritenuto un indizio dell’insufficienza dell’azione di Fmi e Bm anche il sorgere di altri istituti similari che suppliscono o/e intervengono in ambito regionale (Banca di sviluppo africana, Banca di sviluppo asiatica, Banca di sviluppo interamericana), risulta certamente emblematico del progetto che riguarda la Banca di Sviluppo dei Paesi Emergenti.
Tale progetto non solo conferma il peso dei nuovi attori nel panorama mondiale, ma sembra rappresentare anche un’alternativa di finanziamento più sostenibile e produttiva rispetto a quella proposta dal Fmi e la Bm.

L’attuale crisi permette di riflettere dunque sull’opportunità di ripensare il mondo ridisegnando perimetri e ricomponendo aree d’influenza. Slogan ingenuo? È necessario il pragmatismo purché abbandoni schemi conosciuti. Se veramente siamo giunti a parlare di multipolarità di un sistema che sembra ancora essere governato dal mazziere in modo unipolare (Jacques Sapir), non sarà ora opportuno pensare di aprire un nuovo gioco con più attori?
Utilizzando l’aforisma di T. W.Adorno se si può pensare che “la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”, forse il vero coraggio sta nel cercare di avere una comprensione differente della realtà per individuare nuovi percorsi.

La crisi mondiale sembra ancora tutta da risolvere: che i grandi maghi dell’economia sappiano essere realmente visionari e che i governi abbiano la saggezza di accettare i cambiamenti!

OlO Il gioco delle tre Carte 18 febbraio in-vigore-il-trattato-unasur-per-una-seconda-indipendenza-dei-paesi-sudamericani_medium

OlO Il gioco delle tre Carte 18 febbraio Banco-del-Sur

Economia e globalizzazione: il gioco delle tre carte – Il mazziere

In un sistema aperto e globalizzato ciascuna giocata avviene contemporaneamente su due tavoli, quello nazionale e quello internazionale. È necessario dunque ampliare il livello di osservazione per comprendere il gioco, i giocatori, ma soprattutto chi da le carte ed i suoi trucchi.

Nei mercati internazionali il tasso di cambio rappresenta una valvola per far affluire o defluire capitali: un tasso di cambio tendente al ribasso agevola le esportazioni a scapito delle importazioni e contemporaneamente scoraggia gli investimenti in valuta.

Con l’avvento della crisi e l’aumento del debito pubblico dei paesi industrializzati, le banche centrali e i governi, hanno adottato misure straordinarie di politica monetaria immettendo moneta, e abbassando di conseguenza il tasso di cambio (Rapporto ICE 2013).

Ora, nell’attuale sistema economico, la maggior parte dei paesi avanzati (diciamo l’Occidente) vive al disopra delle proprie possibilità e consuma più di quanto produce. Ciò implica che una parte dei beni consumati sono importati e in genere, dai paesi in via di sviluppo.

Con l’abbassamento del tasso di cambio tende a ridursi però la convenienza da parte dei paesi avanzati di importare beni e, a loro volta, i paesi in via di sviluppo vedono contrarre la loro attività commerciale verso l’estero (esportazioni).

Dunque giocando al ribasso con il tasso di cambio, si può operare un’alterazione “impropria” nella competizione dei mercati internazionali: migliora la bilancia di pagamenti e si crea una sorta di effetto beggar-thy-neighbor verso l’esterno. Si, proprio qualcosa di similare a quanto avveniva nella Grande Depressione del ‘30!

Sintesi: gioco sporco!: i paesi avanzati fanno pagare la crisi finanziaria ai paesi emergenti. Nel 2012 la presidentessa brasiliana Dilma Rousseff, lamentava l’assenza di soluzioni allo tsunami monetario (Rapporto ICE 2013), proprio a Washington dove, in visita ufficiale, sembrava voler richiamare il mazziere (gli Stati uniti d’America) sugli andamenti del dollaro.

Perché si è giunti a questo punto?

Ritorniamo al primo giro di carte.

Con gli accordi di Bretton-Woods del primo dopoguerra (1944) si posero le regole di politica monetaria internazionale: stabilizzazione dei tassi di cambio rispetto al dollaro (gold exchange standard), a sua volta agganciato all’oro.

Ma già nel 1971 il presidente Richard Nixon annunciò unilateralmente la sospensione della convertibilità del dollaro in oro, avviando implicitamente l’era della libera fluttuazione dei cambi. L’esplosione della spesa pubblica americana per la guerra del Vietnam, richiedeva una tale immissione di liquidità da rendere impossibile la convertibilità del dollaro in oro!
Bluff: gli Stati uniti potevano continuare a trarre vantaggi dal dollaro, moneta ormai mondiale, senza più preoccuparsi del deficit strutturale della bilancia dei pagamenti e della conseguente immissione di moneta.

Tornando a oggi, si può senza dubbio affermare che gran parte del debito pubblico degli Stati Uniti è detenuto dalla Cina, fortemente interessata a non far deprezzare le sue riserve monetarie in dollari.

Carta truccata: gli Stati Uniti d’America oggi vorrebbero continuare a dare le carte, ma il ruolo del mazziere sembra fondarsi sulla potenza del sistema politico-economico del gigante cinese più che sulla solidità reale dell’economia americana.

In realtà, i paesi emergenti, Cina in testa, stanno introducendo nuove variabili in gioco e sembrano poter profilare un diverso assetto degli attuali blocchi geopolitici: saranno i nuovi equilibri a favorire la guarigione del sistema infermo o ne decreteranno la fine? Quel che è certo è che ormai non si può più prescindere da questa consapevolezza.

(2 puntata)

02 OlO Il gioco delle tre Carte 23 gennaio Banche riforma Wall Street con la Volcker Rule obama-wall-street-134034

02 OlO Il gioco delle tre Carte 23 gennaio Economia Bretton woods us-gold

Economia e globalizzazione: il gioco delle tre carte

La Crisi economica è profonda, globale e per il suo prolungarsi è evidente il rischio che da “ciclica” possa trasformarsi in “cronica”. Cosa si sta facendo per risolverla? Obama, dopo quattro anni di braccio di ferro con la lobby di Wall Street, sta ottenendo l’attuazione della Volker Rule, l’Unione Europea bastona i paesi membri già in ginocchio: solo la regola del “si salvi chi può”è comune e condivisa.

Il Miserere cominciò circa 6 anni fa con il fallimento di Lehman Brothers, precursore dei successivi crack finanziari di portata mondiale. In questo tempo, una parte del mondo, quella sviluppata, si è persa nel processo agli untori. In concreto sono stati individuati solo palliativi temporanei: un maquillage per eludere “inopportuni” cambiamenti strutturali. Questi ultimi, infatti non possono convenire a governi, non a politici e certamente neppure alle multinazionali quando l’unico obbiettivo è il mantenimento del potere. L’altra parte del mondo, i “lontani paesi in via di sviluppo” (latinoamericani inclusi), memore dei contraccolpi economici già ricevuti, cerca di rimanere a galla evitando gli schiaffi dell’imperialismo del terzo millennio.

La globalizzazione attuale alimenta il sistema a scapito dei più deboli, non solo in termini sociali a livello nazionale, ma anche a livello geopolitico.

È come il Gioco delle Tre carte, Carta vince Carta perde: a parte rare eccezioni, vince sempre colui che dà le carte sia perché la probabilità statistica è matematicamente a suo favore, sia perché molto spesso la aiuta imbrogliando.

Come spiegare il gioco? Il tema è più complicato di quello che sembra se lo si osserva da vicino: si incontra la grande ragnatela intricata di variabili economiche; a distanza invece lo si può semplicemente ricondurre al Gioco delle Tre Carte.

Da vicino la trama include soprattutto i processi di finanzilizzazione e internazionalizzazione avviati negli anni ’90 dagli Stati Uniti e conseguenti al pensiero neoliberista, culminante nell’abrogazione della Glass-Steagall (1999), legge che separava le banche commerciali da quelle d’investimento. Questa linea si diffuse con diversi gradi di libertà in Europa e in gran parte del Mondo.

La nascita della banca universale o mista infatti ha permesso soprattutto alle più grandi banche, le multinazionali, di effettuare attività ad alto rischio utilizzando per lo più i depositi dei privati (cioè i debiti a breve). La deregolamentazione dei derivati e l’abbassamento dei controlli hanno ulteriormente agevolato la nascita di un “sistema bancario ombra” e gonfiato la bolla speculativa. Ma le bolle speculative sono sempre destinate a scoppiare determinando il collasso dell’economia e, di seguito, una compensazione di segno opposto, diciamo depressiva. Le Aziende falliscono, aumenta la disoccupazione, è difficile far fronte ai debiti, si contraggono consumi e investimenti e l’economia reale precipita in caduta libera: non c’è più liquidità! Le banche che hanno giocato d’azzardo, sicure perché “too big to fail” (troppo grande per fallire) sono state “risanate” dai governi compiacenti pur di salvare il salvabile.

Per questo ora si è avviato un dibattito mondiale sul neoliberismo economico. Ma tornare indietro in tutto o in parte su leggi che hanno fatto da detonatore alla Crisi – come ad esempio prova a fare Obama con la Volker Rule – servirà veramente?

Ma poi chi da le carte?

(Prima parte)

Il gioco delle tre Carte capitolo 1 Banche riforma Wall Street con la Volcker Rule 18063-wall-st

UNA FINANZA FATTA DI PAROLE

Il web è sicuramente uno strumento d’informazione condivisa, l’e-mail è meno pubblica, ma arrivare tramite i social network ad una comunicazione personalizzata evidenziando la solitudine nella quale una gran parte di persone sono sprofondate rasenta il chiacchiericcio.

Ora il chiacchiericcio sociale di Facebook è stato quotato in Borsa trovandosi in compagnia degli altrettanto eterei Zynga per il gioco condiviso e Groupon per incrementare gli acquisti online di ogni genere.

Sono lontani i tempi immortalati da un film come Una poltrona per due (di John Landis con Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis) del 1983 dove i raggiri della finanza si facevano sul raccolto delle arance o sulla produzione della pancetta e  non su quanti click di mouse si effettuano su di una icona per calcolare quanti possibili utenti potrebbero avere la pubblicità in quel sito web.

Appare impossibile che Facebook possa contare su centinaia di milioni di abitanti annoiati che vagano sulla Terra per permettere con le loro facezie a far vivere comodamente, nonostante un calo degli utili iniziato con un preoccupante meno 12%, a Mark Zuckerberg e alla banca d’affari Goldman Sachs sua partner.

Un calo che si è trasformato in un tonfo che ha coinvolto altri prodotti del web facendo suonare il campanello d’allarme a Nasdaq e c’è chi vede i presagi di una nuova crisi finanziaria che, come nella bolla speculativa dei beni tecnologica di fine millennio, anticipa la bolla immobiliare.

Quale vocabolo può meglio descrivere l’umiliazione subita da azioni che nell’arco di alcuni mesi hanno perso metà della loro quotazione iniziale: crollo, tonfo, forse boom.

Facebook è come Damien Hirst: è un nulla quotato in Borsa con la differenza che l’artista inglese può contare su un esercito di sostenitori, tra galleristi, critici e collezionisti, che continuano a soffiare dentro la bolla per tenerla a galla senza farla scoppiare.

Tra tanto annaspare solo LinkedIn, social impegnato a mettere in contatto professionisti in diversi campi, appare ancora in buona salute in un ambiente che basta un sussurro o un vigoroso discorso a determinare i sali e scendi dei propri titoli.

Sono le tre sorelle del rating, nemiche dell’economia reale con i loro conflitti d’interessi, che meritano l’attenzione della magistratura italiana e dell’Unione europea per le loro avventate esternazioni.

Volubili Borse che periodicamente subiscono accordi vietati ad operare con transazioni allo scoperto che permettono di speculare senza possedere la valuta necessaria per l’acquisto di un bene o di un servizio perché viene immediatamente rivenduto.

È un po’ come il gioco del cerino: perde chi rimane per ultimo con la fiammella che brucia tra le dita.

Sono i Commodity Futures, come in Una poltrona per due, a permettere alla finanza di guadagnare scommettendo su cereali e petrolio pagando a posteriori.

Tra questa moltitudine di annoiati ci sono anche persone che utilizzano i social network per esternare il disagio verso una società opulenta che, nel suo essere una minoranza, detiene la proprietà della maggioranza delle ricchezze del Mondo.