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Egitto: nuovamente alle urne

 

 

Egitto, elezioni il 26 e 27 maggio

Si vota il successore di Morsi

Francesca Paci

Articolo completo

 02 OlO Egitto elezioni il 26 e 27 maggio***********************************

Qualcosa di più:

Egitto: acrobazie controrivoluzionarie

L’Egitto si è rotto

Egitto: laicità islamica

Nuovi equilibri per tutelare la democrazia in Egitto

Egitto: democrazia sotto tutela

Estive cautele d’Occidente

Una Primavera di libertà congelata dall’inverno

Turchia: Autocrazia Ottomana

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Egitto: acrobazie controrivoluzionarie

In Egitto, dopo tre mesi, la Corte dichiara concluso lo stato d’emergenza, ma rimangono i sospetti e le paure nel poter manifestare le proprie idee. Le ansie e i timori nel gridare il proprio scontento che erano scemati sono ricomparsi, portando a pensare che in Egitto non sia cambiato nulla dopo migliaia di vittime della Rivoluzione.

La gente di piazza Tharir rientra nelle loro abitazioni e gli intellettuali tornano a sfoggiare prudenza nell’esprimere le proprio opinioni sul clima politico che sta scendendo sul paese.

In Italia vi era un’epoca, non troppo lontana, che sui giornali si leggeva di una Crisi guidata. Ora in Egitto si è varata la Rivoluzione guidata verso una Restaurazione e il popolo di Tharir si accorge di essere stato strumentalizzato dai militari.

Non rientra nell’ambito dei racconti di fantapolitica ipotizzare il ritorno dell’ancien regime. nell’attesa che si concretizzi un Egitto da nuova “repubblica”. Mubarak, dai suoi dorati arresti domiciliari nella residenza di Shark el Shiekh, potrebbe pensare a quanto impegno è occorso, in una versione araba del Gattopardo con il suo “tutto cambia affinché nulla cambi”ai suoi fidati militari per un giro a 360°.

Egiziani pedine di un gioco delle parti, con i militari buoni e quelli cattivi impegnati a recitare un ruolo per conservare la loro influenza sull’Egitto, mentre un’assemblea costituente di 50 membri, in stragrande maggioranza d’ispirazione laica, si appresta a varare una Costituzione, in sostituzione di quella approvata dall’esecutivo del deposto presidente Morsi, senza riferimenti alla sharia e alla legge islamica.

Un sistema politico in stile francese, dove è contemplato un bilanciamento nell’attribuzione dei poteri del presidente e quelli del primo ministro e una condivisione di responsabilità nel dichiarare futuri stati d’emergenza.

Una Costituzione che vorrebbe dare una dignità al ruolo femminile, anche se l’Egitto rimane un paese difficile rispetto ai diritti delle donne, come risulta dalle interviste che Thomson Reuters Foundation ha realizzato grazie alla collaborazione di centinaia di esperti nei 21 membri della Lega Araba più la Siria (sospesa dall’organizzazione nel 2011).

Un sondaggio che evidenzia come l’Egitto detiene il primato tra i paesi del mondo arabo in cui è difficile vivere per una donna, al secondo posto l’Iraq, mentre le Isole Comore, piccolo arcipelago nell’Oceano Indiano, è il migliore tra i membri della Lega Araba, anche senza libertà di espressione, non discrimina le donne in caso di divorzio, in politica (il 20% dei ministri) né sul posto di lavoro (il 35%), probabilmente grazie all’eredità francese, ma come ogni sondaggio deve essere interpretato.

L’Egitto è un paese dove le donne rischiano quotidianamente la sopraffazione fisica, anche se l’attuale governo proclama di voler ristabilire i diritti messi in discussione dalle scelte islamiste del precedente esecutivo.

Diritti che il Arabia saudita non sono neanche presi in considerazione e dove la Tunisia li sta mettendo in discussione. Non è solo l’Egitto ad essere un paese negato alle donne, è solo tra quelli più insicuri.

Se in Arabia saudita è negato alla donne di guidare, in Egitto la 22enne Ghadeer Ahmed ha lanciato su Facebook la campagna Andremo in bicicletta, nell’ambito del progetto Girls Revolution, per sconfiggere il tabù che considera inappropriato e “poco signorile” l’uso della bicicletta da parte delle donne.

Un Egitto che da una parte pensa ai diritti delle donne e dall’altra non intende rinunciare a un ferreo controllo sull’informazione.

Cambiano i volti del potere egiziano, ma i metodi per controllare e mettere a tacere il dissenso non muta. In certi casi si preferisce alla carcerazione l’emarginazione come è accaduto a Bassem Yussef con la sospensione della sua trasmissione satirica.

Una trasmissione che mise alla berlina il passato governo Morsi e si apprestava a fare lo stesso con l’attuale governo militare, anche se, come ha scritto lui stesso nella sua rubrica sul giornale arabo Al-Shorouk, «le cose ora sono molto più difficili».

Ironizzare sul generale Abdel Fattah al-Sisi, avendo provocato le proteste di molti ascoltatori, al trentottenne Youssef, con una formazione da cardiochirurgo, gli è costato il posto.

Era più semplice deridere Morsi e i Fratelli Musulmani, con la loro incapacità di governare invece dei militari che hanno “ristabilito” un equilibrio laico all’Egitto.

Un populismo religioso è stato sostituito con uno laico, ma chi critica le scelte e i volti del potere lo deve fare in silenzio e soprattutto con poco seguito, mentre Youssef, anche lui populista, rappresenta un modello da seguire.

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Una pericolosa eredità

Lo scrittore egiziano Ahmed Mourad con Polvere di diamante, sua seconda prova letteraria, affronta non solo il complesso rapporto tra egiziani musulmani e ebrei, ma soprattutto l’idea di giustizia e la vita stessa in una Cairo dai forti contrasti, sullo sfondo di una sessantina d’anni di storia, dalla presidenza Mohammed Naguib degli anni ’50 ai nostri giorni, con l’ingombrante presenza dei militari.

Una presenza quella dei militari che ha influenzato la quotidianità dell’Egitto dove il golpe nasseriano ha reso controllore di chi doveva essere accettato come membro della comunità e chi era invece bollato come traditore e nemico.

I governanti che si sono succeduti dopo Mohammed Naguib hanno operato nella paranoia dei nemici che tramano nell’ombra, revocando le libertà personali per consolidare il potere, ma dietro ai diversi personaggi è sempre e solo l’esercito a tirare le fila, imponendo alle persone “a udire un solo tipo di melodia …”, come nel Caffè dei misteri di Naghib Mahfuz, dove il narratore che ha una sua opinione, osservando gli eventi, lascia che tutto inevitabilmente prosegua come deve continuare. Gli eventi scorrono fuori dal caffè, nelle vie cairote tra le tragiche scelte nazionalistiche e la ricerca di ruolo guida per l’Egitto nel mondo arabo.

Leggendo Ahmed Mourad si percepisce l’idea di narrazione fortemente legata ad un luogo che, come nei libri di Naghib Mahfuz e Ala Al Aswani, .può essere un caffè o un palazzo, magari un intero quartiere dove si intrecciano le vite delle persone, ma quello che fa Mourad rende consequenziali le azioni dei singoli sull’esistenza di molti altri.

In una piazza i giovani si incontrano, ragazzi e ragazze si lanciano messaggi come avveniva nella provincia italiana, non solo meridionale, di trenta/quarant’anni fa, e si affacciano le abitazioni di un politico affarista, di un alto funzionario di polizia e il palazzo che ha visto giorni più gloriosi, ma riesce ancora a custodire la vita degli inquilini; è la morte di uno in particolare che fa entrare nel vivo della storia dove il mistero della Polvere di diamante comincia a dipanarsi.

Il padre paraplegico di Taha viene massacrato in casa, un’immobilità che lo costringeva su di una sedia a rotelle per una malattia, che passando le giornate tra i ricordi di ex insegnante e l’hitchcockiano scrutare dalla finestra la vita dei vicini. Spiare la vita della piazza con il binocolo, insinuandosi nei vizi e anche nelle scorrettezze dei frequentatori, forse è la causa del suo assassinio o forse bisogna indagare nel suo passato, di certo la Polizia non trova alcun indizio, ormai impegnata a contenere le manifestazioni e proteggere i corrotti potenti, più che affermare la legalità.

Taha, nel rinvenire tra le sue carte un libricino, scopre un padre che ignorava e che involontariamente gli lascia una scomoda eredità.

Tutta la storia è una pennellata sulla società, con le sue ipocrisie, che non ha subito forti cambiamenti in decenni di repubblica, il grosso lo aveva fatto la monarchia guardando al futuro, ma trova dei rallentamenti nelle descrizioni stereotipate dei personaggi femminili.

Le problematiche sociali e le prospettive politiche fanno capolino in un crescente senso d’insicurezza che alcuni personaggi del libro esternano per l’inattività della Polizia impegnata più a eludere possibili accuse di infrangere i diritti che difendere i cittadini.

La matassa del mistero sarà sbrogliata, ognuno per suo conto, da Taha e Sara, l’affascinante vicina di casa e blogger a caccia d’inchieste sulla moralità, così tra i veleni e le oscurità della polvere di diamante la corruzione s’insinua lentamente nella vita egiziana come una letale serpe, rivelando il danno causato solo quando è troppo tardi.

Attraverso il racconto si tratteggia l’Egitto alle soglie della destituzione di Mubarak e, nel “vecchio” come nel nuovo, le prospettive appaiono pessimistiche per l’autore. I “potenti”, dopo migliaia d’anni, hanno acquisito una capacità natatoria che gli permetterà di rimanere a galla in ogni marea di cambiamento. Nell’Egitto descritto da Ahmed Mourad non basterà far scomparirne uno o due prepotenti: in qualsiasi situazione politica, sono numerosi e altri sono in attesa di prenderne il posto, in un paese musulmano che non ha archiviato le sue ritualità scaramantiche dai Faraoni in poi e che è in cerca una via laica di democrazia.

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04 Libri Ahmed Mourad Una pericolosa ereditàTitolo: Polvere di diamante

Titolo originale: Tourab al-mass

Autore: Ahmed Mourad

Traduttore: Barbara Teresi

Editore: Marsilio (Farfalle / I GIALLI), 2013

Prezzo: € 18,50

Pagg.: 384

Disponibile anche in eBook a € 13,99

ISBN 978-88-317-1561-4

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Un Bacio eversivo

Nell’Egitto che annega nella violenza c’è chi mostra ottimismo per un futuro differente, tanto da organizzare la Giornata Nazionale del Bacio (National Kissing Day) per questo 30 agosto. Un invito accolto da migliaia di utenti dei social media, ma che sarà un ulteriore motivo di attrito tra l’Egitto laico e quello islamista.

Contro l’odio e l’estremismo un bacio può essere un atto eversivo ed è difficile prevedere la reazione che potranno avere gli islamici, i militari e i Balatiyya (tempisti), pronti a picchiare chiunque, e che in questi giorni stanno dando tutto il peggio che possono dare le persone.

Potranno prenderla come una provocazione alla religione e all’ordine, ma anche un’occasione per menar colpi a destra e a manca, perché tale sfida della piazza non è accettabile in un momento che si concretizza la restaurazione.

Una parte degli egiziani, non la maggioranza anche se il loro schieramento ha vinto le ultime elezioni, sente la necessità di un decalogo che scandisca le ore del giorno e dei mesi, mentre gli altri, sempre litigiosi tanto da essere sconfitti democraticamente; non vogliono trovarsi irreggimentati in regole che non salvaguardano la libertà di ogni egiziano, ma solo di una parte che vuol limitarne le scelte.

Uno degli organizzatori afferma che non c’è nulla di più bello di vedere le persone che si amano e si scambiano baci. Con amore, si costruisce una società sana ed equilibrata, mentre imponendo tabù, diffondiamo l’odio e l’estremismo.

Sembra la visionarietà di John Lennon quando vuol dare un’occasione alla Pace (Give Peace A Chance), per una pacifica convivenza, che si potrebbe concretizzare, anche se non è stato annunciato un luogo preciso per celebrare la National Kissing Day.

Egitto Gruppo facebook per la Giornata Nazionale Kissing1

L’Egitto sull’orlo dell’irreparabile

Nessuno in Egitto sembra intenzionato alla riconciliazione, anzi sono in molti a soffiare sulla brace perché possa divampare un devastante incendio sull’esempio siriano.

L’Esercito come i Fratelli musulmani si sono accodati e insinuati nello scontento popolare che portò alla destituzione di Mubārak, strumentalizzandolo per fine opposti. I Generali per mantenere il potere con tutti gli optional, mentre la Fratellanza per collocare l’Egitto nell’alleanza islamica.

I militari continuano a detenere dietro le quinte il potere, mentre i Fratelli si sono impegnati a piegare la democrazia ai loro piani islamistici mentre l’inettitudine di Morsi è riuscita ad aggravare la crisi economica nella quale versa l’Egitto degli ultimi anni di Mubarak.

Un anno di governo islamico ha evidenziato tutta la debolezza di una vittoria elettorale ottenuta con un aritmetico 26% degli aventi diritto che si trasforma in un 51% di quelli che sono andati effettivamente a votare.

Un Morsi divenuto presidente grazie ad un’astensione trionfante per uno schieramento laico e liberale diviso.

Una rivoluzione che, se mai si può così definire, due anni fa si mosse dai giovani da piazza Tharir per coinvolgere ogni strato sociale scontento della mancanza di pane e di benzina, ma da allora nulla è cambiato se non l’incarcerazione di una famiglia per essere sostituita da un’altra. Un nepotismo islamico che è riuscito ad aggravare la crisi con le tasse su vari generi compresi gli alcolici.

I giovani manifestano a piazza Tharir e malvolentieri l’Esercito si schiera al loro fianco, l’Islam esce vincitore dalle elezioni per dimostrare tutta l’inettitudine politica e tutta l’ambiguità democratica di Morsi nel soddisfare le richieste dei suoi Fratelli. È nuovamente da piazza Tharir che sale lo scontento per un islamismo poco moderato e i giovani manifestanti di 21 Aprile hanno trovato nel movimento Tamarod la forza di ribellarsi ed ora è ancora una volta l’Esercito ad intervenire come salvatore.

I Militari si dimostrano alleati della piazza laica, lasciando alla polizia il lavoro sporco di sparare sui manifestanti islamici, sollecitando lo scontro tra i pro e gli anti Morsi, ma tenendo pronti i blindati nelle strade e gli elicotteri nel cielo.

Non sono solo degli osservatori e garanti della volontà popolare, i Militari operano anche dietro le quinte, strumentalizzano lo scontento e le nefandezze degli squadroni paramilitari per poi arrivare, dopo centinaia di morti, come i pacificatori in armi.

La “rivoluzione” rimane incompiuta, rischiando di trovarsi tradita per tornare ad un ancien regime.

La Primavera parte seconda è ormai alla quarta fase e si sta addentrando nel buio più profondo di una notte modello siriano. Una riconciliazione resta impossibile dalla crescente ira, come presagio per un conflitto in tutto il nord Africa tra islamismo e laicismo.

La sperimentazione di ogni di alleanze variabili sembra giunta a termine, rimangono i Militari nel ruolo di ago della bilancia.

Così i militari assurgono nuovamente ad ago della bilancia dei cambiamenti egiziani, per non perdere la loro influenza in una rivoluzione di un ancien regime che può definirsi colpo di stato applaudito dalle folle, ma per l’opposizione, con la sua ritrovata unità, è la Primavera parte seconda.

È stata la politica di Morsi ha trasformare i milioni di astenuti delle ultime elezioni in sostenitori dei militari, ritenendo che siano meglio loro della piovra islamica, come tende a giustificare il fotografo e scrittore Ahmed Mourad, autore del giallo Polvere di diamante (Marsilio).

Continuano le vittime e i feriti degli scontri tra le due fazioni in un Egitto che si affida alla tutela dei militari, usando le maniere forti per non permettere che il paese si rompa irreparabilmente sotto la rabbia islamista.

Nelle prossime settimane i militanti del movimento Tamarod potrebbero scoprire che i cambiamenti in Egitto non saranno ad una svolta, ma seguendo il copione della destituzione di Mubarak, scopriranno di essere stati usati per la seconda volta dalla vecchia nomenclatura per rimanere al potere.

L’esercito invita allo scontro tra opposti schieramenti anti e pro Morsi, per poi intervenire come pacificatori in armi, strumentalizzatori dello scontento per giustificare le maniere forti.

06 OlO Egitto sull'orlo del burrone Dessin de Haddad, Liban 16-06-Egypte-dossier-illustr-normale-HADDAD_2012-02-13-3962Qualcosa di più:

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